Oggetto: Anti-Usagi Contest
Autore: Airo-pearl sul forum, Koishan Sokujo su efp.
Titolo: All about loving you
Personaggi e Pairing scelto: Minako/Kunzite
Rating: Verde
Avvertimenti: Het, one-shot, what if?
Note(facoltativo): Un what if della
prima serie. Cosa sarebbe
accaduto se, invece di Endymion, Kunzite avesse rapito Sailor Venus?
Il titolo è il nome di una canzone di Bon Jovi che significa
“Tutto per amarti”. So che non c’entra
molto, ma amo questa canzone e mi è
sempre piaciuto associarla anche a loro due.
La frase che Kunzite cita viene proprio da questa canzone.
Il colore del titolo: l’arancione è il colore base
di Venus
e il rosa è il colore della pietra Kunzite.
Gli attacchi e i poteri sono in versione originale:
Crescent beam = Fascio di luce, azione!
Supreme thunder! = Fulmine, azione!
Venus power, make up! = Potere di Venere, vieni a me!
Fire soul = Fuoco, azione!
All about loving you
<< Do… dove sono?
>> Minako riprese
lentamente conoscenza. Si mise a sedere e guardò attorno a
sé per cercare di
capire cosa fosse accaduto, ma una fitta improvvisa la
bloccò. Si toccò lo
stomaco leggermente dolorante e, come in un flash, tutto le
tornò alla mente…
Kunzite reggeva tra le
braccia il
principe Endymion, ferito e incosciente. Era chiaramente intenzionato a
portarselo via per condurlo da Queen Beryl. Serenity era svenuta, ben
protetta
da Mercury che le faceva da scudo insieme a Mars.
<< Non possiamo portare il Principe
con noi.
Dobbiamo ritirarci, non abbiamo scelta. >> sapeva che
quella era la
soluzione migliore, ma, in cuor suo, non poteva veder soffrire due
innamorati
in questo modo. Purtroppo, anche lei aveva già sperimentato
il dolore
dell’addio e la consapevolezza di non potersi più
rivedere. Non poteva
lasciarli andare senza tentare di fare qualcosa.
Con sguardo determinato, prese la sua decisone.
<<
Jupiter, attacca Kunzite. >> le ordinò.
La ragazza la guardò senza capire.
<< Cosa? E
perché? >> i loro attacchi difficilmente
sarebbero andati a segno, lo
sapevano bene entrambe.
<< Ho un idea. >>
ripete sottovoce, in
modo da non essere udita.
<< Ok. >>
annuì e sorrise, l’altra
guerriera. Conosceva da poco Venus, ma sapeva di potersi fidare di lei.
<< Supreme thunder! >> scagliò
il suo fulmine che, come previsto,
venne bloccato e assorbito dalla barriera oscura del nemico.
<< Illusa. Cosa credi di fare?
>> la
derise convinto che fosse un attacco diretto esclusivamente alla sua
persona. Era
più forte di tutte loro, era un dato di fatto. Rimase invece
di sasso quando percepì
un dolore alla spalla destra. << Ma cosa…?
>> riportò gli occhi
sulle cinque ragazze e finalmente capì: un
raggio di luce l’aveva colpito mentre era distratto a parare
il fulmine. Si
accorse in un secondo momento di aver mollato Mamoru, che
precipitò prontamente
afferrato dalla Senshi della protezione.
<< Tenetelo al riparo!
>> gridò Minako.
Lei rimase ferma nella sua postazione, per evitare qualche sorpresa da
parte
del generale. Makoto trascinò velocemente Endymion sino al
gruppo nelle
retrovie, dove venne subito soccorso da Rei. << Perfetto.
>>
sorrise soddisfatta la bionda.
Il generale nemico non prese bene la cosa, infatti
puntò uno sguardo alquanto infuriato verso
l’autrice del salvataggio.
<<
Questa me la paghi. >> Venus sapeva che Kunzite non era
tipo da
minacciare a vuoto e si mise in posizione, pronta a combattere. Lui
alzò entrambe
le mani e una potentissima onda di vento oscuro la investì.
Si coprì il volto
con le braccia, ma era molto difficile riuscire a vedere qualcosa in
quella
posizione. Anche le altre furono vittima dell’attacco e si
ripararono, cercando
al contempo di proteggere i due giovani innamorati.
<< Resistete ragazze. Non dobbiamo
abbassare
la guardia. >>
<< Dici bene, Venus.
>> la ragazza sussultò. Quelle parole erano
state pronunciate a pochi
centimetri dal suo orecchio destro. Si voltò di scatto per
scansarsi, ma non fu
abbastanza veloce. Tutto ciò che percepì fu un
forte dolore allo stomaco e la
voce di Sailor Jupiter gridare il suo nome:
<< Sailor Venus! >>
I
suoi ricordi finivano lì.
Sospirò.
Si era fatta
catturare come una principiante.
Preferendo
restare momentaneamente
a letto, diede un’occhiata in giro, pur percependo il dolore
diminuire sempre
più.
Si
trovava in una camera
d’albergo, questo era evidente. Era stesa su un letto a
baldacchino, alla sua
sinistra vi era un grande armadio accanto ad una porta, sicuramente
quella del
bagno. Di fronte a lei, vi era un mobile bar ben fornito e
un’intera vetrata
ricopriva tutto il lato destro. Al centro, per finire, era presente un
tavolo
rotondo con due divani ai lati. Sentendo di star decisamente meglio,
scese dal materasso
dirigendosi a grandi passi verso un piccolo corridoio accanto alla
stanza da
bagno, dove era situata la porta d’ingresso. Tentò
di aprirla ma, come aveva sospettato,
era chiusa a chiave.
<<
Niente da fare.
>> tornò sui suoi passi, andando ad
affacciarsi all’ampia vetrata e in quel
momento comprese due cose: primo, si trovava in un lussuoso hotel a
cinque
stelle, nella zona più “in” della
città, e secondo, era in sottoveste! <<
Dove sono i miei vestiti? >> si guardò intorno
sperando di vederli da
qualche parte, ma nulla. Purtroppo le avevano portato via anche la
henshin pen
e il comunicatore. Senza quei due preziosi oggetti era in un bel guaio.
<<
Ti sei svegliata.
>> riconobbe immediatamente quella voce profonda.
<<
Kunzite! >>
si voltò, pronta ad ogni azione. << Che cosa
vuoi? Perché mi hai portata
qui? >> lui sorrideva tranquillo, come se la faccenda non
lo riguardasse.
<<
Nessun motivo
particolare, ho affittato questa stanza in caso di evenienza, ma
è sempre
rimasta vuota. Almeno così la usa qualcuno. >>
si diresse al mobile bar e
ne estrasse due bicchieri e una bottiglia dal liquido color mogano.
<<
Vuoi un goccio? >>
<<
Sono troppo
giovane per bere. >> stranamente Minako non era
più tanto nervosa. I modi
di fare così rilassati dell’uomo stavano avendo
effetto anche su di lei. La
tensione dei suoi muscoli si allentò, sino a lasciarle solo
un po’ d’intorpidimento.
Kunzite si era beatamente stravaccato sul divano, incurante di essere
in
compagnia di una nemica.
Alla
fine, la ragazza
decise che era inutile strasene lì, accanto al vetro, erano
al trentesimo piano
e non l’avrebbe vista nessuno anche volendo. Fece il primo
passo, ma
un’occhiata maliziosa da parte del padrone di stanza la
inchiodò sul posto.
Arrossì vistosamente perché si era dimenticata di
un particolare: era ancora in
sottoveste.
<<
Sei imbarazzata?
>> ebbe anche il coraggio di domandarle, quando
notò che aveva posto le
braccia a croce davanti al seno. Lei lo guardò con sfida,
non intenzionata a
dargliela vinta. Spostò lentamente le braccia e si mise in
posa, come fosse
davanti all’obbiettivo di una macchina fotografica.
<<
Perché dovrei?
Sono
<<
Ci sono degli
accappatoi in bagno. >> le disse con noncuranza. La
bionda pensò fosse
meglio coprirsi, era comunque un suo avversario e non poteva abbassare
la
guardia. Senza staccare gli occhi dalla sua figura, Minako
andò dritta nella
stanza in questione e prese un accappatoio bianco. Quando
uscì si sentiva più
tranquilla, non aveva più addosso quella sensazione di
svantaggio. Si piazzò
davanti a lui, accomodandosi nel divano di fronte.
<<
Perché mi hai
portata qui, anziché nel covo del Dark Kingdom?
>> chiese tanto per fare
conversazione e anche perché era effettivamente curiosa.
<<
Perché mi andava.
>> sorseggiò tranquillo il suo drink, come se
per lui fosse normale
rapire i suoi nemici e portarli in una camera d’albergo.
Restarono
in silenzio per
alcuni minuti, nessuno dei due sembrava intenzionato a dare il via ad
una
conversazione. La cosa si fece pian piano imbarazzante e Minako
iniziò a
sentirsi a disagio. Si guardò attorno con fare impaziente,
neanche si
aspettasse di veder comparire uno youma da un momento
all’altro.
<<
Metto un po’ di
musica? >> chiese, mentre già si stava
dirigendo verso lo stereo sul
bancone del bar, ma lui la bloccò soltanto con le parole.
<<
Non osare
avvicinarti a nessuno strumento dotato di elettricità
presente in questa
stanza. >> poggiò il bicchiere vuoto sul
ripiano del tavolo con molta
delicatezza. << Ricordo fin troppo bene cosa sei capace
di combinare e
non ci tengo a saltare in aria con tutto l’albergo.
>> punta sul vivo e
con una certa consapevolezza, si voltò guardandolo offesa.
<<
Maleducato, non
posso farci niente se sono difficili da usare. >>
cercò di difendersi,
dando a capire che, se non andava d’accordo con la
tecnologia, la colpa non era
sua.
<<
Bé, se non ti hanno
mai permesso di avvicinarti al computer del palazzo, un motivo
c’è. >>
<<
Ami-chan è la
cervellona tra di noi, non io. >> lui non
pronunciò parola e si alzò con
calma, lasciando che i capelli gli ricadessero ai lati del viso. La
ragazza abbandonò
l’aria imbronciata ed assunse un espressione determinata, ben
sapendo che il
momento di relax era finito. Poteva fare ben poco nelle sue condizioni,
ma di
certo non si sarebbe lasciata sconfiggere senza lottare. Sperava solo
che le
sue compagne riuscissero a trovarla in tempo, non aveva dubbi sul fatto
che la
stessero cercando.
<<
Allora, vogliamo
iniziare? >> Minako prese quella frase come un via libera
e corse verso
la porta. L’avrebbe aperta, anche a costo di rompersi una
spalla. Purtroppo
venne immediatamente intercettata da Kunzite che alzò un
mano, attaccandola con
un vento oscuro che la scagliò sul letto.
<<
Accidenti…
>> col volto ancora coperto dalle braccia e gli occhi
chiusi, riuscì a
malapena a mettersi seduta, prima che una mano la spingesse nuovamente
giù con
la schiena. Si sentì bloccare i polsi ed allora
tentò di liberarsi, ma senza
successo. Lui era di gran lunga più forte, fisicamente e
non. <<
Lasciami! >>
<<
Prima devi
ascoltarmi. >> non fece una piega di fronte ai vani
tentativi della
fanciulla di toglierselo di dosso.
<<
Ascoltarti? Perché
dovrei? >> Prima la rapiva e poi pretendeva che lo stesse
a sentire, ma
cosa voleva davvero da lei? Le era sempre stato difficile comprendere
quell’uomo e le cose, a distanza di secoli, non erano
cambiate. Kunzuite,
ripose con un’altra domanda:
<<
Unisciti a noi,
unisciti a me. >>
<<
Cosa?! >> lo
guardò come se fosse pazzo. Forse tutto quel tempo trascorso
nelle tenebre gli
aveva ammattito il cervello. Pensava sul serio che avrebbe anche solo
preso in
considerazione la sua proposta? << Scordatelo!
>>
<<
Pensaci. >>
continuò senza demordere. << Saremo solo io e
te, nessuna restrizione.
Potremmo finalmente vivere quel sentimento che ci è sempre
stato negato, io
sono stufo di combattere per qualcun’altro. >>
la sua mano destra scese
lenta dal suo polso sino alla corda che teneva bloccato
l’accappatoio, in un
movimento sensuale. Con estrema delicatezza lo sciolse, rivelando il
corpo
coperto solo dalla sottoveste e dalla biancheria immacolata.
<< Da ora in
avanti vivremo solo per noi due. Cosa rispondi? >>
<<
Kunzite… >>
le chiedeva se le sarebbe piaciuto poter vivere felice con lui? Certo
che sì.
Era un desiderio che, non solo lei, ma tutte covavano dentro di
sé. Quante sere
aveva trascorso a fissare
<<
Allora vieni con
me. Ce la faremo insieme, io e te. >> Minako
allungò una mano e sfiorò
con le dita i capelli bianchi del generale sopra di lei,
dell’uomo che aveva
tanto amato e che, per sua sfortuna, amava ancora. Fece passare i fili
tra le
dita, saggiandone la consistenza fine e liscia.
<<
Mi piacerebbe,
>> ripete. << ma non posso.
>> chiuse gli occhi per alcuni istanti
e, quando li riaprì, la determinazione aveva ripreso il suo
solito posto.
<< Non tradirò mai la mia Principessa,
né le mie compagne. Io sono Sailor
Venus,
Dapprima
rimase impassibile
mentre Minako si risistemava, poi le sue labbra s’incurvarono
in un sorriso obliquo.
<<
Bene, direi che è
arrivato il momento di passare ai fatti. >>
alzò il mantello e con esso
coprì entrambi, sparendo dalla camera per poi comparire su
una terrazza che
affacciava sul mare. Lei si guardò attorno vagamene stupita
per il cambio di
panorama, poi tornò attenta quando udì il
richiamo dell’altro. << Questa
è tua. >> le lanciò la sua henshin
pen, che venne prontamente afferrata
al volo. Senza esitazioni la alzò in alto e
pronunciò la sua frase di
trasformazione:
<<
Venus power, make
up! >> il suo corpo cambio colore diventando blu e un
nastro arancione
l’avvolse. Terminato il tutto, era diventata Sailor Venus.
<< Preparati.
>>
<<
Ti consiglio di
preparare te stessa. >> detto questo, nelle sue mani
comparvero due
boomerang di energia che vennero prontamente scagliati contro la
guerriera.
Ovviamente non rimase con le mani in mano, saltò e
atterrò in ginocchio alla
sua sinistra. Le lame cambiarono improvvisamente traiettoria e,
anziché tornare
dal loro legittimo proprietario, si scagliarono nuovamente verso di lei.
<<
Sei finita.
>> le disse manipolando la traiettoria delle armi con il
movimento delle
braccia.
<<
Non credo proprio!
>> indirizzò il suo braccio verso il boomerang
proveniente da destra, che
era quello più vicino a lei, e sferrò il suo
attacco. << Crescent beam!
>> il raggio di energia colpì in pieno
l’arma che si fermò all’istante,
cadendo al suolo. Si voltò subito verso l’altro,
non aveva tempo per sferrare
un nuovo colpo e sapeva che non sarebbe andato a segno. Kunzite non
cadeva
nello stesso tranello due volte di fila. Allora fece qualcosa che
lasciò il suo
avversario stupito, portò la mano al diadema sulla fronte.
<<
Ma cosa… no, non
puoi farcela. >>
<<
Tu dici? >>
Venus sorrise, si sfilò l’oggetto e lo
lanciò contro il secondo boomerang con
tutta la forza che aveva. Ci furono diversi secondi di lotta tra le due
armi,
ma alla fine nessuna delle due ebbe la meglio e precipitarono entrambe
per
terra. Per un attimo nessuno dei due parlò. Kunzite si
limitò ad alzare le mani
richiamando le lame, mentre la guerriera andava a recuperare il suo
gioiello.
<<
Che stupido…
>> rise brevemente lui. << “Non
puoi farcela”, come ho potuto anche
solo pensarlo? Tu sei l’unica persona in grado di rendere
possibile
l’impossibile. >>
<<
L’hai capito
finalmente. >> sorrise soddisfatta, mentre risistemava il
diadema, per
quell’indiretto complimento.
Il
vento iniziò a spirare
lievemente, facendo ondeggiare i loro capelli e gli abiti. Si
osservarono
nuovamente in silenzio, nessuno dei due sembrava intenzionato a fare
alcunché,
ma, ancora una volta, fu lui a rompere l’atmosfera di strana
quiete che si era
creata.
<<
Quando guardo cosa
mi ha dato la mia vita, capisco che sono fatto per amarti.
>> disse
semplicemente puntando gli occhi verso il cielo, senza guardarla. Venus
sussultò.
Ricordava fin troppo bene quando aveva sentito per la prima e ultima
volta
quelle parole…
Era il giorno della fine del Silver Millenium.
Il regno era ormai devastato, non c’era
luogo che
non fosse ricoperto dalle macerie, colonne semidistrutte, gente che
urlava in
preda al dolore ed alla disperazione. I soldati della Terra attaccavano
senza
esclusioni di colpi e non sembravano intenzionati a fermarsi.
In una parte ben distante dal campo centrale della
battaglia, aveva avuto atto un terribile scontro: le Inner contro gli
Shitennou.
Venus respirava affannosamente mentre puntava con
gli occhi il suo avversario, Kunzite. Per un momento, mentre riprendeva
fiato,
si guardò attorno per verificare le condizioni dello
scontro, e ciò che vide le
spezzò il cuore. Nephrite era steso a pancia in
giù, morto, e Jupiter era
strisciata sino a quando la sua mano non aveva toccato quella del
ragazzo. Lì,
pronunciando il suo nome, era spirata.
Mercury era distesa su un cumulo di ghiaccio, senza
vita, e Zoisite la osservava con sguardo vuoto. Jadeite era anche lui
privo di
vita - dal suo corpo semi carbonizzato si alzavano vaporetti di fumo-,
giaceva
poco lontano da Mars. La ragazza era viva, ma ferita. Rivolse un ultima
triste
occhiata all’ex generale e, cercando di trattenere le
lacrime, si diresse
zoppicando verso il nemico più giovane.
<< Hai ucciso la mia amica.
>> gli gettò
addosso guardandolo con rabbia.
<< Potrei dire lo stesso di te.
>>
<< Fermati, Zoisite! >>
<< Mars, non farlo! >>
gridarono
all’unisono. Troppo tardi.
<< SOUL! >> partirono
gli attacchi
infuocati da entrambe le parti e purtroppo fu impossibile fermarli. Le
fiamme
si scontrarono subito dando origine ad una terribile esplosione,
tant’è che i
due spettatori furono costretti a ripararsi il volto con le braccia per
non essere
coinvolti. Una volta terminato il rumore e placato il fuoco, Venus si
voltò per
verificare i danni. Dai suoi occhi due sole lacrime caddero a bagnargli
le
guance.
<< Mars… >>
la ragazza giaceva stesa di
schiena, le gambe leggermente piegate e con varie ferite da ustioni sul
corpo.
<< Zoisite,
perché… >> chiese il
generale mentre contemplava il corpo del compagno caduto, in posizione
seduta,
con la schiena appoggiata al muro. Eppure conosceva bene il motivo, al
suo
posto avrebbe fatto la stessa identica cosa.
La leader strinse i pugni e, con un unico gesto, si
asciugò le lacrime per poi tornare a fissare il suo
avversario. Le sue compagne
erano morte per compiere il loro dovere, lei non sarebbe stata da meno,
per
nessun motivo. Avrebbe insultato la loro memoria in caso contrario e
questo non
l’avrebbe mai permesso.
<< Non vincerai, Kunzite. A noi due.
>>
<< Lo vedremo, Venus.
>> anche lui era
armato da altrettanta ferrea volontà di non perdere. Lo
doveva ai suoi compagni
che lo avevano sempre seguito fedelmente. Richiamò i suoi
inseparabili
boomerang, non lanciandoli, bensì unendoli in uno solo. Fu a
quel puntò che
attaccò. Sferrò la sua arma con più
energia del solito, nonostante fosse stanco
a ferito.
<< Crescent beam! >> il
fascio di
energia centrò il doppio boomerang separandolo nuovamente e
lasciando che
perdesse vita colpendo il terreno sottostante. Restarono muti a
fissarsi ostili
per alcuni minuti quando l’uomo, con una certa
velocità, si accostò alla fanciulla
che, spaventata, arretrò di qualche passo. Lui
allungò una mano carezzandole
una guancia e lasciandola perplessa oltre che un po’
imbarazzata.
<< Quando guardo cosa mi ha dato la
mia vita,
capisco che sono fatto per amarti. >> furono pronunciate
in un sussurro,
ma ben udibili.
Approfittando della sua momentanea distrazione,
l’aveva trafitta con una delle sue lame.
Lei sorrise tranquilla e stranamente serena, senza
rimproveri, lacrime o quant’altro. Sfiorò ancora
la sua tempia col dito indice,
senza far altro. Rimasero fermi per svariati secondi o forse diversi
minuti,
chi può dirlo? Il vento spirava leggero mentre tutto taceva
immutato accanto a
loro. Sembrava non ci fosse nessun altro, ad eccezione dei due. Niente
corpi,
niente guerra, niente di niente. Era quasi possibile scorgere il bianco
della
morte tant’erano immobili.
<< Cresent…
>> sussurrò lei in un
attimo. << … beam. >> un raggio
partì dal suo dito trapassando la
tempia dell’uomo che non si era minimamente opposto alle sue
intenzioni.
Caddero entrambi a terra, morti nel corpo e nello spirito per aver
dovuto
uccidere la persona tanto amata.
Un minuto dopo tutto cessò e il silenzio
regnò
sovrano. La guerra era finita.
Il Silver Millenium era caduto.
Le
faceva sempre uno strano
effetto ripensare a quel drammatico giorno. Si era ripromessa di andare
avanti
e di continuare a combattere senza alcun rimpianto. Da un lato era
felice di
esser stata uccisa dall’unico uomo che avesse mai veramente
amato. Dall’altro,
era addolorata per avergli dovuto dare il colpo di grazia. Soffriva nel
doverlo
affrontare nuovamente, tuttavia…
<<
Kunzite! >>
lo chiamò a gran voce. << Io sono Sailor Venus
e il mio compito è
proteggere la principessa e
<<
Hm… >> rise
a bocca chiusa il generale. << Non mi aspettavo di meno
da te. >>
lei alzò la sua penna al cielo e gridò:
<<
Venus power!
>> da essa si sprigionò una forte luce gialla
e una sottile colonna dello
stesso colore raggiunse il cielo, lanciando un chiaro segnale.
Usagi,
poco lontano dalla
zona dello scontro, volse il viso verso quell’improvviso
bagliore.
<<
E’ Sailor Venus!
>> gridò riconoscendo subito al sua Sailor
aura.
<<
Mina ci sta
chiamando. >> fece loro presente Artemis. Era
così felice di sapere la
sua cara amica era salva.
<<
Presto,
raggiungiamola. >> le incitò Rei iniziando a
correre.
<<
Sì! >>
annuirono tutte e si gettarono subito all’inseguimento del
segnale.
I
due erano ancora lì, uno
di fronte all’altra, quando le Sailor giunsero in soccorso
dell’amica.
<<
Sailor Venus!
>> Sailor Moon le si gettò tra le braccia
stringendola forte. <<
Eravamo così preoccupate per te, che sollievo sapere che
stai bene. >>
era talmente sollevata che stava per mettersi a piangere.
<<
Tranquilla, Sailor
Moon. >> sciolse l’abbraccio sorridendo con la
sua solita allegria.
<< Come puoi constatare con i tuoi occhi, sto
più che bene. >> osservò
una ad una le sue compagne, che si erano poste a protezione davanti a
lei. Non
era pentita della scelta che aveva fatto, tutt’altro. Se
fosse tornata indietro
di millenni, la sua vita non sarebbe cambiata di una virgola. Per un
attimo il suo
sguardo tornò al suo nemico, all’uomo che amava e
che avrebbe continuato ad
amare per tutta l’eternità.
Lui,
dal canto suo, le
lanciò un ultima occhiata e scomparve senza più
una parola. Nessuno dei due
avrebbe mai rinunciato alla loro missione di vita, ne erano consapevoli
entrambi. Anche se le aveva proposto di unirsi a lui, sapeva che
l’avrebbe
portata nel Dark Kingdom e da nessun’altra parte del mondo.
Ma in fondo la cosa
andava più che bene. Forse Kunzite aveva ragione, quando
anche lei guardava la
sua di vita capiva che era nata per amarlo. Le loro strade si sarebbero
incrociate ancora in futuro, ne era sicura. E, quando quel giorno
sarebbe
arrivato, avrebbero combattuto ancora, insieme o separati.
Era questa la loro vita.
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