Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Scarlett Sakura    25/10/2011    3 recensioni
Il rapimento di Mamoru da parte di Kunzite: cosa sarebbe accaduto se, invece del ragazzo, il generale avesse rapito Sailor Venus?
[4° classificata a parimerito al contest "[Sailor Moon] Quando il pairing canon ha dato assuefazione" indetto da (setsuna).]
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Minako/Marta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Oggetto: Anti-Usagi Contest
Autore: Airo-pearl sul forum, Koishan Sokujo su efp.
Titolo:
All about loving you
Personaggi e Pairing scelto: Minako/Kunzite
Rating: Verde
Avvertimenti: Het, one-shot, what if?
Note(facoltativo):
Un what if della prima serie. Cosa sarebbe accaduto se, invece di Endymion, Kunzite avesse rapito Sailor Venus?
Il titolo è il nome di una canzone di Bon Jovi che significa “Tutto per amarti”. So che non c’entra molto, ma amo questa canzone e mi è sempre piaciuto associarla anche a loro due.
La frase che Kunzite cita viene proprio da questa canzone.
Il colore del titolo: l’arancione è il colore base di Venus e il rosa è il colore della pietra Kunzite.

Da notare: Kunzite in questa fiction ha recuperato la memoria sul suo passato.
Gli attacchi e i poteri sono in versione originale:
Crescent beam = Fascio di luce, azione!
Supreme thunder! = Fulmine, azione!
Venus power, make up! = Potere di Venere, vieni a me!
Fire soul = Fuoco, azione!

 

 

 

 

 

 

All about loving you

 

 

 

 

 

 

<< Do… dove sono? >> Minako riprese lentamente conoscenza. Si mise a sedere e guardò attorno a sé per cercare di capire cosa fosse accaduto, ma una fitta improvvisa la bloccò. Si toccò lo stomaco leggermente dolorante e, come in un flash, tutto le tornò alla mente…

 

Kunzite reggeva tra le braccia il principe Endymion, ferito e incosciente. Era chiaramente intenzionato a portarselo via per condurlo da Queen Beryl. Serenity era svenuta, ben protetta da Mercury che le faceva da scudo insieme a Mars.

<< Non possiamo portare il Principe con noi. Dobbiamo ritirarci, non abbiamo scelta. >> sapeva che quella era la soluzione migliore, ma, in cuor suo, non poteva veder soffrire due innamorati in questo modo. Purtroppo, anche lei aveva già sperimentato il dolore dell’addio e la consapevolezza di non potersi più rivedere. Non poteva lasciarli andare senza tentare di fare qualcosa.

Con sguardo determinato, prese la sua decisone. << Jupiter, attacca Kunzite. >> le ordinò.

La ragazza la guardò senza capire. << Cosa? E perché? >> i loro attacchi difficilmente sarebbero andati a segno, lo sapevano bene entrambe.

<< Ho un idea. >> ripete sottovoce, in modo da non essere udita.

<< Ok. >> annuì e sorrise, l’altra guerriera. Conosceva da poco Venus, ma sapeva di potersi fidare di lei. << Supreme thunder! >> scagliò il suo fulmine che, come previsto, venne bloccato e assorbito dalla barriera oscura del nemico.

<< Illusa. Cosa credi di fare? >> la derise convinto che fosse un attacco diretto esclusivamente alla sua persona. Era più forte di tutte loro, era un dato di fatto. Rimase invece di sasso quando percepì un dolore alla spalla destra. << Ma cosa…? >> riportò gli occhi sulle cinque ragazze e finalmente capì:  un raggio di luce l’aveva colpito mentre era distratto a parare il fulmine. Si accorse in un secondo momento di aver mollato Mamoru, che precipitò prontamente afferrato dalla Senshi della protezione.

<< Tenetelo al riparo! >> gridò Minako. Lei rimase ferma nella sua postazione, per evitare qualche sorpresa da parte del generale. Makoto trascinò velocemente Endymion sino al gruppo nelle retrovie, dove venne subito soccorso da Rei. << Perfetto. >> sorrise soddisfatta la bionda.

Il generale nemico non prese bene la cosa, infatti puntò uno sguardo alquanto infuriato verso l’autrice del salvataggio.

 << Questa me la paghi. >> Venus sapeva che Kunzite non era tipo da minacciare a vuoto e si mise in posizione, pronta a combattere. Lui alzò entrambe le mani e una potentissima onda di vento oscuro la investì. Si coprì il volto con le braccia, ma era molto difficile riuscire a vedere qualcosa in quella posizione. Anche le altre furono vittima dell’attacco e si ripararono, cercando al contempo di proteggere i due giovani innamorati.

<< Resistete ragazze. Non dobbiamo abbassare la guardia. >>

<< Dici bene, Venus. >> la ragazza sussultò. Quelle parole erano state pronunciate a pochi centimetri dal suo orecchio destro. Si voltò di scatto per scansarsi, ma non fu abbastanza veloce. Tutto ciò che percepì fu un forte dolore allo stomaco e la voce di Sailor Jupiter gridare il suo nome:

<< Sailor Venus! >>

 

I suoi ricordi finivano lì.

Sospirò. Si era fatta catturare come una principiante.

Preferendo restare momentaneamente a letto, diede un’occhiata in giro, pur percependo il dolore diminuire sempre più.

Si trovava in una camera d’albergo, questo era evidente. Era stesa su un letto a baldacchino, alla sua sinistra vi era un grande armadio accanto ad una porta, sicuramente quella del bagno. Di fronte a lei, vi era un mobile bar ben fornito e un’intera vetrata ricopriva tutto il lato destro. Al centro, per finire, era presente un tavolo rotondo con due divani ai lati. Sentendo di star decisamente meglio, scese dal materasso dirigendosi a grandi passi verso un piccolo corridoio accanto alla stanza da bagno, dove era situata la porta d’ingresso. Tentò di aprirla ma, come aveva sospettato, era chiusa a chiave.

<< Niente da fare. >> tornò sui suoi passi, andando ad affacciarsi all’ampia vetrata e in quel momento comprese due cose: primo, si trovava in un lussuoso hotel a cinque stelle, nella zona più “in” della città, e secondo, era in sottoveste! << Dove sono i miei vestiti? >> si guardò intorno sperando di vederli da qualche parte, ma nulla. Purtroppo le avevano portato via anche la henshin pen e il comunicatore. Senza quei due preziosi oggetti era in un bel guaio.

<< Ti sei svegliata. >> riconobbe immediatamente quella voce profonda.

<< Kunzite! >> si voltò, pronta ad ogni azione. << Che cosa vuoi? Perché mi hai portata qui? >> lui sorrideva tranquillo, come se la faccenda non lo riguardasse.

<< Nessun motivo particolare, ho affittato questa stanza in caso di evenienza, ma è sempre rimasta vuota. Almeno così la usa qualcuno. >> si diresse al mobile bar e ne estrasse due bicchieri e una bottiglia dal liquido color mogano. << Vuoi un goccio? >>

<< Sono troppo giovane per bere. >> stranamente Minako non era più tanto nervosa. I modi di fare così rilassati dell’uomo stavano avendo effetto anche su di lei. La tensione dei suoi muscoli si allentò, sino a lasciarle solo un po’ d’intorpidimento. Kunzite si era beatamente stravaccato sul divano, incurante di essere in compagnia di una nemica.

Alla fine, la ragazza decise che era inutile strasene lì, accanto al vetro, erano al trentesimo piano e non l’avrebbe vista nessuno anche volendo. Fece il primo passo, ma un’occhiata maliziosa da parte del padrone di stanza la inchiodò sul posto. Arrossì vistosamente perché si era dimenticata di un particolare: era ancora in sottoveste.

<< Sei imbarazzata? >> ebbe anche il coraggio di domandarle, quando notò che aveva posto le braccia a croce davanti al seno. Lei lo guardò con sfida, non intenzionata a dargliela vinta. Spostò lentamente le braccia e si mise in posa, come fosse davanti all’obbiettivo di una macchina fotografica.

<< Perché dovrei? Sono la Senshi dell’amore e della bellezza. Non ho motivo di nascondermi. >> la verità era che stava morendo di vergogna, ma non l’avrebbe ammesso per nulla al mondo.

<< Ci sono degli accappatoi in bagno. >> le disse con noncuranza. La bionda pensò fosse meglio coprirsi, era comunque un suo avversario e non poteva abbassare la guardia. Senza staccare gli occhi dalla sua figura, Minako andò dritta nella stanza in questione e prese un accappatoio bianco. Quando uscì si sentiva più tranquilla, non aveva più addosso quella sensazione di svantaggio. Si piazzò davanti a lui, accomodandosi nel divano di fronte.

<< Perché mi hai portata qui, anziché nel covo del Dark Kingdom? >> chiese tanto per fare conversazione e anche perché era effettivamente curiosa.

<< Perché mi andava. >> sorseggiò tranquillo il suo drink, come se per lui fosse normale rapire i suoi nemici e portarli in una camera d’albergo.

Restarono in silenzio per alcuni minuti, nessuno dei due sembrava intenzionato a dare il via ad una conversazione. La cosa si fece pian piano imbarazzante e Minako iniziò a sentirsi a disagio. Si guardò attorno con fare impaziente, neanche si aspettasse di veder comparire uno youma da un momento all’altro.

<< Metto un po’ di musica? >> chiese, mentre già si stava dirigendo verso lo stereo sul bancone del bar, ma lui la bloccò soltanto con le parole.

<< Non osare avvicinarti a nessuno strumento dotato di elettricità presente in questa stanza. >> poggiò il bicchiere vuoto sul ripiano del tavolo con molta delicatezza. << Ricordo fin troppo bene cosa sei capace di combinare e non ci tengo a saltare in aria con tutto l’albergo. >> punta sul vivo e con una certa consapevolezza, si voltò guardandolo offesa.

<< Maleducato, non posso farci niente se sono difficili da usare. >> cercò di difendersi, dando a capire che, se non andava d’accordo con la tecnologia, la colpa non era sua.

<< Bé, se non ti hanno mai permesso di avvicinarti al computer del palazzo, un motivo c’è. >>

<< Ami-chan è la cervellona tra di noi, non io. >> lui non pronunciò parola e si alzò con calma, lasciando che i capelli gli ricadessero ai lati del viso. La ragazza abbandonò l’aria imbronciata ed assunse un espressione determinata, ben sapendo che il momento di relax era finito. Poteva fare ben poco nelle sue condizioni, ma di certo non si sarebbe lasciata sconfiggere senza lottare. Sperava solo che le sue compagne riuscissero a trovarla in tempo, non aveva dubbi sul fatto che la stessero cercando.

<< Allora, vogliamo iniziare? >> Minako prese quella frase come un via libera e corse verso la porta. L’avrebbe aperta, anche a costo di rompersi una spalla. Purtroppo venne immediatamente intercettata da Kunzite che alzò un mano, attaccandola con un vento oscuro che la scagliò sul letto.

<< Accidenti… >> col volto ancora coperto dalle braccia e gli occhi chiusi, riuscì a malapena a mettersi seduta, prima che una mano la spingesse nuovamente giù con la schiena. Si sentì bloccare i polsi ed allora tentò di liberarsi, ma senza successo. Lui era di gran lunga più forte, fisicamente e non. << Lasciami! >>

<< Prima devi ascoltarmi. >> non fece una piega di fronte ai vani tentativi della fanciulla di toglierselo di dosso.

<< Ascoltarti? Perché dovrei? >> Prima la rapiva e poi pretendeva che lo stesse a sentire, ma cosa voleva davvero da lei? Le era sempre stato difficile comprendere quell’uomo e le cose, a distanza di secoli, non erano cambiate. Kunzuite, ripose con un’altra domanda:

<< Unisciti a noi, unisciti a me. >>

<< Cosa?! >> lo guardò come se fosse pazzo. Forse tutto quel tempo trascorso nelle tenebre gli aveva ammattito il cervello. Pensava sul serio che avrebbe anche solo preso in considerazione la sua proposta? << Scordatelo! >>

<< Pensaci. >> continuò senza demordere. << Saremo solo io e te, nessuna restrizione. Potremmo finalmente vivere quel sentimento che ci è sempre stato negato, io sono stufo di combattere per qualcun’altro. >> la sua mano destra scese lenta dal suo polso sino alla corda che teneva bloccato l’accappatoio, in un movimento sensuale. Con estrema delicatezza lo sciolse, rivelando il corpo coperto solo dalla sottoveste e dalla biancheria immacolata. << Da ora in avanti vivremo solo per noi due. Cosa rispondi? >>

<< Kunzite… >> le chiedeva se le sarebbe piaciuto poter vivere felice con lui? Certo che sì. Era un desiderio che, non solo lei, ma tutte covavano dentro di sé. Quante sere aveva trascorso a fissare la Terra, quando ancora viveva sulla Luna? Quante volte aveva osservato con curiosità la Principessa ed il suo Principe, sperando vivamente di poter vivere un amore altrettanto grande un giorno? L’aveva fatto per troppo tempo. << Certo che mi piacerebbe. >> per la prima volta, da quando si erano rincontrati, lo fissò con dolcezza e sorrise.

<< Allora vieni con me. Ce la faremo insieme, io e te. >> Minako allungò una mano e sfiorò con le dita i capelli bianchi del generale sopra di lei, dell’uomo che aveva tanto amato e che, per sua sfortuna, amava ancora. Fece passare i fili tra le dita, saggiandone la consistenza fine e liscia.

<< Mi piacerebbe, >> ripete. << ma non posso. >> chiuse gli occhi per alcuni istanti e, quando li riaprì, la determinazione aveva ripreso il suo solito posto. << Non tradirò mai la mia Principessa, né le mie compagne. Io sono Sailor Venus, la Senshi dell’amore, leader delle Sailor Senshi e non verrò mai meno ai miei doveri. >> spostò la mano, abbandonando i capelli e poggiandola sulla sua spalla. Con una lieve pressione lo spinse lontano da sé, in modo da potersi rialzare. Lui la guardò ancora per un attimo negli occhi, prima di spostarsi senza più una parola.

Dapprima rimase impassibile mentre Minako si risistemava, poi le sue labbra s’incurvarono in un sorriso obliquo.

<< Bene, direi che è arrivato il momento di passare ai fatti. >> alzò il mantello e con esso coprì entrambi, sparendo dalla camera per poi comparire su una terrazza che affacciava sul mare. Lei si guardò attorno vagamene stupita per il cambio di panorama, poi tornò attenta quando udì il richiamo dell’altro. << Questa è tua. >> le lanciò la sua henshin pen, che venne prontamente afferrata al volo. Senza esitazioni la alzò in alto e pronunciò la sua frase di trasformazione:

<< Venus power, make up! >> il suo corpo cambio colore diventando blu e un nastro arancione l’avvolse. Terminato il tutto, era diventata Sailor Venus. << Preparati. >>

<< Ti consiglio di preparare te stessa. >> detto questo, nelle sue mani comparvero due boomerang di energia che vennero prontamente scagliati contro la guerriera. Ovviamente non rimase con le mani in mano, saltò e atterrò in ginocchio alla sua sinistra. Le lame cambiarono improvvisamente traiettoria e, anziché tornare dal loro legittimo proprietario, si scagliarono nuovamente verso di lei.

<< Sei finita. >> le disse manipolando la traiettoria delle armi con il movimento delle braccia.

<< Non credo proprio! >> indirizzò il suo braccio verso il boomerang proveniente da destra, che era quello più vicino a lei, e sferrò il suo attacco. << Crescent beam! >> il raggio di energia colpì in pieno l’arma che si fermò all’istante, cadendo al suolo. Si voltò subito verso l’altro, non aveva tempo per sferrare un nuovo colpo e sapeva che non sarebbe andato a segno. Kunzite non cadeva nello stesso tranello due volte di fila. Allora fece qualcosa che lasciò il suo avversario stupito, portò la mano al diadema sulla fronte.

<< Ma cosa… no, non puoi farcela. >>

<< Tu dici? >> Venus sorrise, si sfilò l’oggetto e lo lanciò contro il secondo boomerang con tutta la forza che aveva. Ci furono diversi secondi di lotta tra le due armi, ma alla fine nessuna delle due ebbe la meglio e precipitarono entrambe per terra. Per un attimo nessuno dei due parlò. Kunzite si limitò ad alzare le mani richiamando le lame, mentre la guerriera andava a recuperare il suo gioiello.

<< Che stupido… >> rise brevemente lui. << “Non puoi farcela”, come ho potuto anche solo pensarlo? Tu sei l’unica persona in grado di rendere possibile l’impossibile. >>

<< L’hai capito finalmente. >> sorrise soddisfatta, mentre risistemava il diadema, per quell’indiretto complimento.

Il vento iniziò a spirare lievemente, facendo ondeggiare i loro capelli e gli abiti. Si osservarono nuovamente in silenzio, nessuno dei due sembrava intenzionato a fare alcunché, ma, ancora una volta, fu lui a rompere l’atmosfera di strana quiete che si era creata.

<< Quando guardo cosa mi ha dato la mia vita, capisco che sono fatto per amarti. >> disse semplicemente puntando gli occhi verso il cielo, senza guardarla. Venus sussultò. Ricordava fin troppo bene quando aveva sentito per la prima e ultima volta quelle parole…

 

Era il giorno della fine del Silver Millenium.

Il regno era ormai devastato, non c’era luogo che non fosse ricoperto dalle macerie, colonne semidistrutte, gente che urlava in preda al dolore ed alla disperazione. I soldati della Terra attaccavano senza esclusioni di colpi e non sembravano intenzionati a fermarsi.

In una parte ben distante dal campo centrale della battaglia, aveva avuto atto un terribile scontro: le Inner contro gli Shitennou.

Venus respirava affannosamente mentre puntava con gli occhi il suo avversario, Kunzite. Per un momento, mentre riprendeva fiato, si guardò attorno per verificare le condizioni dello scontro, e ciò che vide le spezzò il cuore. Nephrite era steso a pancia in giù, morto, e Jupiter era strisciata sino a quando la sua mano non aveva toccato quella del ragazzo. Lì, pronunciando il suo nome, era spirata.

Mercury era distesa su un cumulo di ghiaccio, senza vita, e Zoisite la osservava con sguardo vuoto. Jadeite era anche lui privo di vita - dal suo corpo semi carbonizzato si alzavano vaporetti di fumo-, giaceva poco lontano da Mars. La ragazza era viva, ma ferita. Rivolse un ultima triste occhiata all’ex generale e, cercando di trattenere le lacrime, si diresse zoppicando verso il nemico più giovane.

<< Hai ucciso la mia amica. >> gli gettò addosso guardandolo con rabbia.

<< Potrei dire lo stesso di te. >> la Senshi della passione congiunse gli indici davanti al volto. << Fire… >> l’altro, per tutta risposta, alzò entrambe le mani, dai cui palmi fuoriuscirono delle piccola fiamme. I due leader capirono all’istante le loro intenzioni.

<< Fermati, Zoisite! >>

<< Mars, non farlo! >> gridarono all’unisono. Troppo tardi.

<< SOUL! >> partirono gli attacchi infuocati da entrambe le parti e purtroppo fu impossibile fermarli. Le fiamme si scontrarono subito dando origine ad una terribile esplosione, tant’è che i due spettatori furono costretti a ripararsi il volto con le braccia per non essere coinvolti. Una volta terminato il rumore e placato il fuoco, Venus si voltò per verificare i danni. Dai suoi occhi due sole lacrime caddero a bagnargli le guance.

<< Mars… >> la ragazza giaceva stesa di schiena, le gambe leggermente piegate e con varie ferite da ustioni sul corpo. 

<< Zoisite, perché… >> chiese il generale mentre contemplava il corpo del compagno caduto, in posizione seduta, con la schiena appoggiata al muro. Eppure conosceva bene il motivo, al suo posto avrebbe fatto la stessa identica cosa.

La leader strinse i pugni e, con un unico gesto, si asciugò le lacrime per poi tornare a fissare il suo avversario. Le sue compagne erano morte per compiere il loro dovere, lei non sarebbe stata da meno, per nessun motivo. Avrebbe insultato la loro memoria in caso contrario e questo non l’avrebbe mai permesso.

<< Non vincerai, Kunzite. A noi due. >>

<< Lo vedremo, Venus. >> anche lui era armato da altrettanta ferrea volontà di non perdere. Lo doveva ai suoi compagni che lo avevano sempre seguito fedelmente. Richiamò i suoi inseparabili boomerang, non lanciandoli, bensì unendoli in uno solo. Fu a quel puntò che attaccò. Sferrò la sua arma con più energia del solito, nonostante fosse stanco a ferito. La Sailor non perse tempo e contrattaccò.

<< Crescent beam! >> il fascio di energia centrò il doppio boomerang separandolo nuovamente e lasciando che perdesse vita colpendo il terreno sottostante. Restarono muti a fissarsi ostili per alcuni minuti quando l’uomo, con una certa velocità, si accostò alla fanciulla che, spaventata, arretrò di qualche passo. Lui allungò una mano carezzandole una guancia e lasciandola perplessa oltre che un po’ imbarazzata.

<< Quando guardo cosa mi ha dato la mia vita, capisco che sono fatto per amarti. >> furono pronunciate in un sussurro, ma ben udibili. La Sailor sussultò violentemente, alzando lentamente il volto e guardandolo dritto negli occhi. Aveva in viso un’aria rassegnata e sollevò, con grande fatica, il braccio destro. Permise, per la prima volta, alle sue dita di sfiorare quel volto tanto amato, mentre un rivolo rosso fuoriusciva dalle sue labbra. A terra, accanto a lei, si era formata una piccola pozzanghera col suo sangue.

Approfittando della sua momentanea distrazione, l’aveva trafitta con una delle sue lame.

Lei sorrise tranquilla e stranamente serena, senza rimproveri, lacrime o quant’altro. Sfiorò ancora la sua tempia col dito indice, senza far altro. Rimasero fermi per svariati secondi o forse diversi minuti, chi può dirlo? Il vento spirava leggero mentre tutto taceva immutato accanto a loro. Sembrava non ci fosse nessun altro, ad eccezione dei due. Niente corpi, niente guerra, niente di niente. Era quasi possibile scorgere il bianco della morte tant’erano immobili.

<< Cresent… >> sussurrò lei in un attimo. << … beam. >> un raggio partì dal suo dito trapassando la tempia dell’uomo che non si era minimamente opposto alle sue intenzioni. Caddero entrambi a terra, morti nel corpo e nello spirito per aver dovuto uccidere la persona tanto amata.

Un minuto dopo tutto cessò e il silenzio regnò sovrano. La guerra era finita.

Il Silver Millenium era caduto.

 

Le faceva sempre uno strano effetto ripensare a quel drammatico giorno. Si era ripromessa di andare avanti e di continuare a combattere senza alcun rimpianto. Da un lato era felice di esser stata uccisa dall’unico uomo che avesse mai veramente amato. Dall’altro, era addolorata per avergli dovuto dare il colpo di grazia. Soffriva nel doverlo affrontare nuovamente, tuttavia…

<< Kunzite! >> lo chiamò a gran voce. << Io sono Sailor Venus e il mio compito è proteggere la principessa e la Terra dai suoi invasori. Non rinuncerò alla mia missione per niente al mondo! >> “Nemmeno per te”, era chiaramente sottointeso.

<< Hm… >> rise a bocca chiusa il generale. << Non mi aspettavo di meno da te. >> lei alzò la sua penna al cielo e gridò:

<< Venus power! >> da essa si sprigionò una forte luce gialla e una sottile colonna dello stesso colore raggiunse il cielo, lanciando un chiaro segnale.

 

Usagi, poco lontano dalla zona dello scontro, volse il viso verso quell’improvviso bagliore.

<< E’ Sailor Venus! >> gridò riconoscendo subito al sua Sailor aura.

<< Mina ci sta chiamando. >> fece loro presente Artemis. Era così felice di sapere la sua cara amica era salva.

<< Presto, raggiungiamola. >> le incitò Rei iniziando a correre.

<< Sì! >> annuirono tutte e si gettarono subito all’inseguimento del segnale.

 

I due erano ancora lì, uno di fronte all’altra, quando le Sailor giunsero in soccorso dell’amica.

<< Sailor Venus! >> Sailor Moon le si gettò tra le braccia stringendola forte. << Eravamo così preoccupate per te, che sollievo sapere che stai bene. >> era talmente sollevata che stava per mettersi a piangere.

<< Tranquilla, Sailor Moon. >> sciolse l’abbraccio sorridendo con la sua solita allegria. << Come puoi constatare con i tuoi occhi, sto più che bene. >> osservò una ad una le sue compagne, che si erano poste a protezione davanti a lei. Non era pentita della scelta che aveva fatto, tutt’altro. Se fosse tornata indietro di millenni, la sua vita non sarebbe cambiata di una virgola. Per un attimo il suo sguardo tornò al suo nemico, all’uomo che amava e che avrebbe continuato ad amare per tutta l’eternità.

Lui, dal canto suo, le lanciò un ultima occhiata e scomparve senza più una parola. Nessuno dei due avrebbe mai rinunciato alla loro missione di vita, ne erano consapevoli entrambi. Anche se le aveva proposto di unirsi a lui, sapeva che l’avrebbe portata nel Dark Kingdom e da nessun’altra parte del mondo. Ma in fondo la cosa andava più che bene. Forse Kunzite aveva ragione, quando anche lei guardava la sua di vita capiva che era nata per amarlo. Le loro strade si sarebbero incrociate ancora in futuro, ne era sicura. E, quando quel giorno sarebbe arrivato, avrebbero combattuto ancora, insieme o separati.

Era questa la loro vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Banner  IV classificata:

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Scarlett Sakura