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Autore: _Lily_and_Marauders_    25/10/2011    2 recensioni
Nessuno è preparato alla morte di un amico, di un fratello, di una persona cara.
Il dolore che si prova non è neppure lontanamente immaginabile.
Cosa avrà provato George, mentre la sua metà gli veniva dolorosamente strappata, mentre Fred saliva al cielo?
Dolore.
Un dolore talmente forte da distruggerlo lentamente dall'interno.
E quella sensazione di vuoto incolmabile che mai più si riempirà.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cosa si prova ad essere morti?
Starai sicuramente meglio di come sto io adesso, Freddie…
Ormai sono passati mesi dalla fine della Guerra, eppure sembra che la mia vita sia bloccata a quella notte.
Perché è proprio quella notte che ho perso la cosa più importante della mia vita.
Te.
Adesso io sono qui, vivo, o, almeno, dovrei esserlo, felice perché sono sopravvissuto, e perché Voldemort non c’è più.
Eppure non riesco ad esserlo.
Tu ci sei sempre stato nella mia vita, ogni mio ricordo, ogni piccolo istante della mia vita, l’ho vissuto con te.
Con quale coraggio, Fred, te ne vai da un giorno all’altro?
Non hai pensato a me, mentre quelle macerie ti portavano via da questo mondo?
Non ti è dispiaciuto neanche un po’ che le nostre strade si dividessero?
Osservo il mio riflesso allo specchio.
Due occhi azzurri mi guardano, e la mia mano saetta verso il vetro, illudendosi, per un folle attimo, che al suo posto ci fossi tu.
E invece tutto ciò che le mie mani riescono a toccare è una superficie liscia, fredda.
Un riflesso di ciò che ormai non c’è più.
Tiro un pugno contro il vetro, quasi sperando che quel pugno torni indietro, come se a tirarmelo fossi stato tu.
Tanti piccoli frammenti trasparenti cadono a terra, sparendo nell’oscurità.
Volatilizzati, come il mio cuore.
«George…» sussurra una voce da dietro la porta. «Per favore… apri la porta…»
Non le rispondo nemmeno, troppo assorto a contemplare quel che resta della mia immagine.
Senza di te, nemmeno i pianti della mamma sembrano scuotermi.
È come se tutta la realtà non avesse più senso.
Voglio solo che tu torni indietro.
Ridendo, come te ne sei andato.
Voglio solo che tu varchi quella soglia, dando il buongiorno come sempre, mentre giocherelli con un paio di Orecchie Oblunghe, o magari prendendomi in giro per il mio orecchio mancante.
Con la mano non sanguinante, appoggio due dita su quell’orecchio che ormai non c’è più.
Questa Guerra non mi ha portato niente di buono, penso amaro, solo un orecchio mancante e un fratello in meno.
E non un semplice fratello, ma proprio tu, che eri esattamente la mia metà.
Forse più brutto, certo, ma eri comunque parte di me.
Ho sempre immaginato io e te, in un futuro lontano, ad insegnare ai nostri nipotini come spaventare Ron, oppure come riuscire ad incantare una palla di neve per lanciarla contro un professore.
E adesso, invece, una realtà prima mai considerata mi distrugge l’anima.
Perché te ne sei andato?
E in un modo così sciocco, poi, dico amaramente. Se fossi rimasto con me, non saresti mai finito lì. Se fossi rimasto con me, adesso saremmo qui a ridere e tentare di travestire Ron da femmina.
E invece di te non resta altro che un ricordo ogni giorno più doloroso.
Sbatto di nuovo la mano contro il muro.
Fa male, Fred, e non è la ferita.
Sei tu, il tuo ricordo, il tuo riflesso, quella tua risata che ancora mi risuona nelle orecchie.
E che mai più sentirò.
E quello che mi fa più male è sapere che, mentre la tua vita si spegneva, ho sentito dentro di me qualcosa che si spezzava.
E sapevo che mai più sarebbe tornato al suo posto.
Calde lacrime scorrono sulle mie guance, ma non mi interessa più di nulla.
Tu non ci sei più.
«George… ti prego, apri la porta» sussurra di nuovo la mamma, dall’altra parte. «George…»
«Fred non vorrebbe questo» dice ad un tratto la voce che identifico con quella di Ron. «Miseriaccia, apri questa porta!»
Cosa ne sanno loro di quello che vorresti tu, Fred?
Chi ti ha, davvero, mai capito più di quanto non avessi fatto io?
Eppure, non so perché, la mia mano scivola sulla maniglia, annullando la barriera tra me e il resto della mia famiglia.
Entrano piano piano tutti, prima mamma, poi Ron, poi papà e infine Ginny.
Mamma piange sulla spalla di papà, mentre Ron, di slancio, mi abbraccia.
«George, andrà tutto bene» sussurra da sopra la mia spalla. «Fred c’è sempre, ricordi? Potrà anche essere morto, ma lui è qui, intorno a noi»
Riesco quasi ad accennare un sorriso tra le lacrime.
«Smettila di dire cose alla Lunatica Lovegood» mormoro. «Lui è morto. È morto, e basta»
«Potrà anche essere strana» dice Ron, appoggiandomi una mano sulla spalla con un sorriso. «Ma non significa mica che Luna non abbia ragione?»
Ed è così che mi piacerebbe immaginarti, in questo momento, Fred.
Intorno a me, come il mio Angelo, che mi prendi in giro perché sono un grande idiota ad aver davvero pensato che tu fossi sparito nel nulla.
Sarai sempre lì a proteggermi, vero?
E aspettami, perché quando verrò anche io, avrò un paio di cosette da dirti.
Ma, per il momento, sappi che ti voglio bene, Freddie
  
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