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Autore: SweetTaiga    25/10/2011    2 recensioni
PRIMA CLASSIFICATA AL "MALFOY CONTEST: PERCHE' I BIONDI DAGLI OCCHI DI GHIACCIO CI PIACCIONO ECCOME!" + PREMIO MIGLIOR SPALLA
Niente può cambiare: i buoni resteranno tali per sempre mentre coloro che sono cresciuti dalla parte sbagliata del campo di battaglia continueranno a vivere con i loro ideali infondati. Eppure, quando il dolore diventa insopportabile, arriva persino a stravolgere i cuori più intricati e a svelare i pensieri più nascosti. Quando la guerra mostra il suo vero volto, quando innocenti corpi senza vita ricoprono il terreno macchiandolo di rosso, coloro che per anni hanno negato il bene potrebbero smettere di combattere contro di esso.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I classificata al “Malfoy Contest - Perché i biondi dagli occhi di ghiaccio ci piacciono eccome!”  +  “Premio miglior spalla”
Grazie alla giudiciA FRANCISCA POTTER 
 


 
 

"A tutti i cuori infranti" (cit.)





NdA: La storia è ambientata durante l’ottavo film.



 

Contro natura
Max Pezzali, la Rana e lo Scorpione
 

Lo scorpione doveva attraversare il fiume
così, non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana.
“Per favore, fammi salire sulla tua schiena
e portami sull’altra sponda”.
La rana rispose: “Fossi matta!
Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!”.
“Per quale motivo dovrei farlo?”, incalzò lo scorpione.
“Se ti pungo tu muori ed io annego”.
La rana stette un attimo a pensare e,
convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione,
lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua.
A metà tragitto la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena
e capì di essere stata punta dallo scorpione.
Mentre entrambi stavano per morire
la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto.
“Perché sono uno scorpione”, rispose lui.
E’ la mia natura”.

 
 
Non v’era pace nei suoi occhi.
Continuava a ripetere di essere calmo, continuava a fingere, mentiva persino a se stesso. I suoi modi eleganti – ereditati da Narcissa – ed il suo volto imperturbabile – degno di suo padre Lucius – non erano cambiati.
Ma c’era qualcosa di sinistro nel suo sguardo, un tremolio strano nel movimento delle sue mani, una nota stonata nella sua voce.
Ed io, che per tanto tempo l’avevo osservato, riuscivo a cogliere queste stranezze meglio di chiunque altro.
Probabilmente persino meglio di lui.
« Draco, cosa c’è che non va? », domandai dopo che, per l’ennesima volta, fece cadere la piuma sul tema di Pozioni.
Alzò lo sguardo con aria annoiata, pulendo con la bacchetta il disastro appena compiuto.
« Sai che odio scrivere i temi, Blaise », risponde alzando le spalle.
Come se davvero potessi credere ad una scusa così sciocca, pensai.
Nonostante sapessi che stava mentendo, mi limitai ad annuire. Sapevo quanto fosse inutile insistere.
Attesi pazientemente che fosse lui a parlare.
« Girano strane voci… », bisbigliò, piegandosi di più verso di me quando la sua voce flebile riecheggiò nel silenzio della biblioteca. La sua voce divenne appena un sussurro, avrei potuto scambiarlo per un filo di vento se non avessi visto le sue labbra muoversi. « Harry Potter è qui », disse solo.
Nessuna traccia di timore, di eccitazione, di stupore nei suoi occhi.
Eppure, per un istante infinitesimale, i suoi occhi saettarono verso la porta, come se si aspettasse di vederlo entrare da un momento all’altro.
« Piton non ne sarà felice », dissi io con noncuranza.
« Non è Piton che mi preoccupa… », sussurrò a sua volta Draco. E quella volta vidi distintamente la sua mano tremare leggermente, prima che posasse la penna ed arrotolasse la pergamena quasi completamente pulita.
Sapevo cosa stava pensando, sapevo che temeva il suo ritorno, sapevo che temeva di ricevere nuovi ordini, una nuova missione.
Sapevo che temeva di fallire ancora.
Non trovai parole per incoraggiarlo. Le Serpi non sono capaci di rincuorare le persone.
Siamo presenze silenziose, amici invisibili, aiuti nascosti.
Se fossi stato un Grifondoro, sicuramente l’avrei abbracciato, dicendogli che sarebbe andato tutto bene, che l’avrei aiutato io, che non sarebbe stato solo.
Invece mi limitai a prendere la mia pergamena, arrotolarla  e porgergliela.
« Tieni, io ho finito », dissi semplicemente.
Non mi sorrise né mi ringraziò. Annuì appena. Eppure, uscendo, mantenne il portone aperto affinché lo seguissi.
A noi bastava questo per essere amici.


Poi mi dicesti: “Sai, noi non faremo mai le scelte facili, le strade semplici”.



Mentre camminavamo verso il nostro dormitorio mi tornò in mente la morte di Silente.
Ricordai il volto pallido di Draco, i suoi occhi che sembravano nascondere scheletri e fantasmi, il suo ritorno a scuola.
Mi sembrò di vedere di nuovo i volti degli altri studenti carichi di odio e disprezzo.
Varie voci giravano su quella notte, molte bugie ed altrettante verità.
Nessuno parve stupirsi che Draco fosse lì, che avesse alzato la bacchetta contro il preside. E’ sempre stato un Mangiamorte, ripetevano tutti, persino coloro che per anni ed anni gli avevano leccato il culo.
La rabbia mi annebbiava spesso la vista, in quei giorni.
Mi chiesi cosa avrebbero fatto loro: rifiutare di obbedire agli ordini di Lord Voldemort e condannare a morte l’intera famiglia, oppure buttarsi in una missione suicida.
Draco non aveva scelta, continuavo a ripetermi.
Eppure lui continuava a ripetere di sì, che avrebbe dovuto scegliere una vita diversa.
Come se si potesse evitare di nascere Malfoy. Come se un Malfoy potesse evitare di servire il Signore Oscuro.
Capivo il suo stato d’animo, eppure non lo accettavo.
« Se davvero vuoi scegliere, fallo ora! », gli gridai un giorno.
Lui scosse la testa e mi disse che ormai era troppo tardi per cambiare, troppo tardi per chiedere perdono, troppo tardi per cercare di rimediare agli errori commessi.
“Troppo tardi per vivere”, lo sentii dire a se stesso.
Non è mai troppo tardi, pensai. Ma ancora una volta tacqui.
A volte mi pento di non aver insistito, di non essere stato capace di mostrargli che qualcosa poteva cambiare.
La verità è che non ci credevo nemmeno io.
La guerra sarebbe finita, in un modo o nell’altro.
Non essendomi mai schierato apertamente sapevo che probabilmente sarei riuscito a salvarmi.
Per lui, invece, il dolore era l’unico epilogo possibile.
Se Potter avesse vinto, suo padre sarebbe tornato ad Azkaban, sua madre sarebbe rimasta di nuovo sola, lui avrebbe dovuto continuare a crescere troppo in fretta, facendosi carico di responsabilità troppo grandi per le sue giovani spalle.
Se avesse vinto il Signore Oscuro, dinnanzi ai suoi occhi vi sarebbe stata solo una vita di torture e schiavitù, si sangue e morti e sensi di colpa sempre più acuti.
Un giorno Draco lesse la compassione nei miei occhi. Tra il suo sguardo truce ed il fulmine che uscì dalla sua bacchetta passarono pochi istanti.
Mi ritrovai a terra, mi sovrastava. « Non osare guardarmi con quegli occhi. Sono un Malfoy, non ho bisogno di compassione », sbraitò.
I capelli gli caddero scomposti sulla fronte e lui, con un gesto meccanico, li riportò indietro col braccio.
Indietreggiò di pochi passi e riconobbi in lui il Draco di un tempo.
L’orgoglio brillava nei suoi occhi.
Ghignai, alzandomi a fatica. « Sei sempre lo stesso », sibilai.
Per un attimo si rabbuiò. « Già, non cambierò mai ».
Potrei giurare di aver sentito una nota d’amarezza nella sua voce.


Tu mi dicesti: “Sai, mi sa che non cambieremo mai come in quella storia che c’è la rana e lo scorpione”.



I miei ricordi vennero bruscamente interrotti.
Con quella sensazione di amara rassegnazione ancora impressa nella mente, alzai lo sguardo per intercettare la fonte di tutto quel bisbigliare.
« Piton ci ha convocati tutti. Dobbiamo correre », mi disse Pansy Parkinson prima di superarmi velocemente.
Guardai Draco che, senza mostrare alcuna emozione, annuì.
Camminammo lentamente e ci posizionammo in fondo alla fila.
Il volto di Piton sembrava brillare di rabbia nonostante i lineamenti immobili.
« E’ raro vederlo qui », mi azzardai a notare.
Poiché non ricevetti nessuna risposta, mi voltai verso Draco. Il suo sguardo era diretto altrove, verso i Grifondoro.
Troppo occupato a cercare la fonte di tanto interesse, non ascoltai il discorso del preside. Mi riscossi solo quando ad un lieve rumore di passi seguì una voce fin troppo nota .
« Potter », sussurrò Draco con voce innaturalmente piatta.
Lo scompiglio dilagò tra gli studenti.
Il portone si aprì e con passo di marcia entrò un gruppo di persone. « L’Ordine della Fenice? », domandò Draco, più a se stesso che a me. Corrucciò la fronte con fare pensieroso e mi chiesi disperatamente a cosa diavolo stesse pensando in una situazione così critica.
La McGranitt avanzò, sfidando Piton.
Fu l’inizio del caos.
Capimmo subito che i buoni erano tornati a regnare.



Non so se hai avuto anche tu l’impressione che il tempo acceleri:
a sedici anni un anno dura una vita, poi a trenta sei già lì.
Tu con i tuoi pensieri, le angosce orrende ed i desideri.



Afferrò me e Goyle e ci trascinò via con sé.
Solo quando fummo ormai vicini alla Stanza delle Necessità si decise a parlarci.
« Seguitemi », disse, guardandoci negli occhi e sfidandoci ad andare via. Una richiesta mascherata da ordine.
Sentii Goyle deglutire, ma non si mosse. Io mi limitai a ricambiare il suo sguardo.
« Ci stai chiedendo di morire con te? Per te? Chi ci assicura che non sarà pericoloso? », domandai.
« Non io », ribatté lui.
Non ci stava costringendo a restare, ma sentii che se fossi andato via qualcosa in lui si sarebbe spezzato e quell’ultimo barlume di lucidità sarebbe svanito per sempre.
« Stai mettendo in pericolo tutti noi, anche te stesso », aggiunsi con scarso entusiasmo.
« Lo so », grugnì con aria rassegnata.
« Potevamo semplicemente scappare. Ora siamo rinchiusi nel castello ed intorno a noi sta scoppiando una guerra », sussurrai.
« Seguitemi », ripeté solamente. Non sfoderò la bacchetta, eravamo liberi di scappare.
Restammo fermi.
« Perché fai sempre le scelte sbagliate? Perché cerchi sempre la strada più complessa? », sbottai allora.
Sul suo volto si dipinse un ghigno, i suoi occhi brillarono per un attimo.
« E’ la mia natura », sibilò.
Si voltò, incamminandosi verso il muro su cui sarebbe apparsa la Stanza delle Necessità. Io e Goyle ci scambiammo un breve sguardo di incoraggiamento, poi lo raggiungemmo.
Seguire Potter per recuperare la bacchetta di Draco mi sembrava un gesto di insensato orgoglio ed immensa idiozia, soprattutto considerando la guerra che stava per iniziare.
Vagammo per qualche minuto.
Poi Draco sorrise, fronteggiando il suo eterno antagonista con la bacchetta di sua madre. Ci fu un breve scambio di battute, i nostri litigi erano così abituali che a malapena ricordo cosa dicemmo.
« Perché non hai detto che ero io? », domandò d’un tratto Potter.
Vidi Draco esitare ed indietreggiare appena.
Dal buio della Stanza arrivò un fascio di luce, un incantesimo. Mi voltai e vidi la Granger e Weasley correre verso di noi: capii che ora che il Trio era riunito c’era davvero poco da fare.
Scappammo con Weasley alle calcagna.
Lampi di luce saettavano attorno a noi, poi Goyle perse il controllo. Una scia di fuoco uscì dalla sua bacchetta, creando l’Infero in terra.
Capimmo subito che qualcosa non andava: nonostante cercasse di annullare l’incantesimo, Goyle non riusciva a controllare il fuoco ed in pochi minuti il caldo ed il fumo ci fecero perdere la ragione. Weasley scappò, noi ci arrampicammo su un mucchio di oggetti inutili, vecchi mobili ed antichi utensili impolverati.
Guardando in alto vidi gli occhi spalancati di Draco. Pochi secondi dopo, un urlo mi costrinse a voltarmi, seguendo lo sguardo di Draco.
Goyle stava precipitando e noi non potevamo fare niente per aiutarlo.
Pensai che saremmo morti.
Potrei giurare di aver visto Draco mollare per un attimo la presa, prima che Potter, Weasley e la Granger venissero a salvarci.
Salimmo sulle scope senza fare domande ed in pochi minuti fummo fuori dalla Stanza delle Necessità, salvi, con la vita di Goyle sulla coscienza e un senso di vuoto radicato nel cuore.
Senza alcuno scambio di parole con il Trio, uscimmo fianco a fianco.
Attorno a noi solo dolore e disperazione, il terrore brillava negli occhi di studenti ed insegnanti.
La guerra scoppiò, noi restammo in disparte.
Solo giovani morti attorno a noi. Mi sentii un verme.
Mi voltai verso Draco e mi accorsi che non aveva impugnato la bacchetta.
« Ormai non ho il diritto di combattere con i buoni », disse. « Ma non contribuirò alla loro sconfitta ».
Quando Voldemort annunciò la morte di Harry Potter provai un brivido d’orrore.
Cominciai a capire quale vita avremmo vissuto se il Signore Oscuro avesse vinto.
Una non-vita, mi dissi, indietreggiando appena.
QuandoLui ci chiese di unirci al suo esercito, esitai.
Mi riscossi solo quando sentii i passi di Draco.
E’ la sua natura, continuavo a ripetermi.
Avrei dovuto capire che nessuno può cambiare, mi dicevo con rabbia, stringendo i pugni.
Avrei voluto urlargli di tornare, dirgli che per una volta stavamo facendo la cosa giusta, che aveva fatto la scelta corretta, che non era costretto a combattere contro i buoni, che poteva ancora salvarsi, che era davvero possibile andare contro natura, che c’era ancora una possibilità.


Quella gelida mattina d’inverno di cose ne ha cambiate.



Lo vidi allontanarsi mano nella mano con la madre.
Il fratello che non ho mai avuto, la madre che ho sempre desiderato.
Sorrisi.
Aveva scelto di non combattere.
Sapevo che non avrebbe mai lottato fianco a fianco con i buoni, ma l’idea che non avrebbe nemmeno alzato la bacchetta per difendere una causa sbagliata mi rincuorava.
Per un Malfoy è un buon inizio, mi dissi.
Ripensandoci ora, so che quella notte qualcosa è cambiato.
Lo scorpione ha smesso di pungere, ha smesso di tradire, ha iniziato ad amare.
Da quel giorno non l’ho più visto.
Avrei voluto confidargli che di notte, quando gli incubi prendono il posto dei sogni, mi piace pensare che i buoni vinsero perché due cattivi rifiutarono di combattere, andando contro la loro natura.









IL GIUDIZIO DELLA GIUDICIA

Grammatica e lessico 9,8/10 : Perfetto! Tutto veramente preciso e perfetto! Un sogno leggere questa storia. Tutto scorre, non c’è mai alcun intoppo. Come dico sempre, auspicabile per un giudice, invidiabile per un’altra scrittrice. Soltanto, ho notato un uso un po’ scorretto della d eufonica. In casi come questo: ed il suo non trovo che sia necessario usarla. Anzi. 
Lessico e stile 9.9/10: Ero pronta a darti 10 in questo punto. Lo giuro. Ero innamorata del tuo stile, continuavo a leggere sempre più contenta ed estasiata. Poi leggo questa frase: persino coloro che per anni ed anni gli avevano leccato il culo. Non sono una moralista, una perbenista o quello che vuoi. Nel parlato, spesso (anzi troppo spesso) uso un linguaggio colorito, ma nello scritto sono molto restia. In alcuni casi ci sta, ma qui? Il tono di Zabini è stato alto, preciso, elevato fino a ora e poi mi metti leccargli il culo . Io avrei scelto un sinonimo, meno volgare. Non perché non si possa scrivere culo in una ff, per carità. Però stona con lo stile di Zabini e quindi con il tuo. 

Originalità 9,5/10: Non si può dire che sia banale, nemmeno particolarmente originale, come idea. Questo Draco sospeso a metà, tra ciò che è giusto e ciò che è la sua natura. L’idea è buona, ma non estremamente originale. Chiaramente, ci sono elementi fantastici che fanno salire il punteggio. Innanzitutto, la canzone. Non amo le song-fic, lo dico senza problemi, ma la tua mi è piaciuta molto. Ho sentito la canzone parte integrante del testo. Poi il fatto che Zabini racconti in prima persona. Noi non vediamo Draco Malfoy, vediamo Draco attraverso Blaise. Molto, molto azzeccato e innovativo. 

Caratterizzazione dei personaggi 9,8/10: Molto IC, entrambi. Draco, sì, Zabini per quello che sappiamo può anche starci. Paradossalmente, però, è Zabini il migliore. È lui a spiccare. Draco rimane sullo sfondo, con le sue contraddizioni e i suoi difetti. Draco è Draco e basta. Blaise è molto di più. Non è solo una spalla, non è solo un amico. Blaise è il vero protagonista, è lui che giostra la scena. L’unica cosa che mi ha lasciata perplessa è la fine. Sono sempre stati amici, perché non si vedono più? Lo ammetto, non ho capito. Se Draco ha cominciato ad amare, non può voler bene a colui che gli è stato accanto? 

Giudizio personale 9,5/10 : Bellissima! Sinceramente, sono rimasta colpitissima! Ho amato all’infinito il tuo Blaise, davvero. Il tuo modo di scrivere, il tuo stile è tutto così perfetto! Un piacere leggere questa storia. Leggerò con piacere qualsiasi altro tuo lavoro. L’unico punto è che, appunto, è Blaise quello che risalta. È Blaise il protagonista. Non Draco. Oggettivamente, in un contest sui Malfoy, forse Draco dovrebbe essere più presente. Cioè, non che non lo sia, ma non risalta. La personalità di Zabini è troppo forte, troppo schiacciante. Poi devo aggiungere che la fine, che mi è piaciuta, mi ha anche perplessa. L’ho già scritto, ma perché non si vedono più? 
48.5/50 







   
 
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