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Autore: GreyLady    27/10/2011    0 recensioni
Ci tengo a specificare che questa storia tratta di angeli e demoni, ma non contiene alcun riferimento alla religione. Si tratta di creature simili in tutto e per tutto agli esseri umani. Spero vi piaccia e accetto molto volentieri critiche e consigli.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Chi sei? Parla, chi sei?"

Non lo so più, è questa la verità. Non posso rispondere, io non so più chi sono...
Se solo questa domanda mi fosse stata posta appena un mese fa avrei risposto senza esitazioni...



"Io sono Mika, guerriero di settimo livello, il mio sangue è purissimo e servo fedelmente il nostro re"
"Bene soldato, va pure" disse la guardia all’ingresso del palazzo.
Sono stato convocato dal generale Kallistos, non mi ha detto il motivo, ma penso di averlo intuito. Mi tengono gli occhi addosso, mi stanno studiando, di certo vogliono fare di me un guerriero di ottavo livello, un guerriero scelto! Non mi sporcherò più col sangue dei miseri esseri umani...
E più vi pensavo più mi compiacevo di me stesso, l'arroganza non mi è mai mancata. Ma d'altronde io sono un angelo di sangue purissimo, di bell'aspetto alla soglia dei 500 anni e presto farò carriera. Non voglio diventare un dirigente, no... Il mio talento sarebbe sprecato dietro ad una scrivania! Io voglio lottare, io... io voglio uccidere! E non quegli stupidi umani, io voglio combattere i demoni...
Erano questi i miei pensieri mentre percorrevo i corridoi di marmo immacolato. I miei occhi raggianti d’orgoglio al solo pensiero di questa promozione. È una cosa che desidero da quando ho memoria. Ricordo di aver passato giornate intere con mio padre ad allenarmi e a combattere sulla riva del lago Celia, fra gli alberi di fico. Ricordo la fierezza di mio padre, lui che aveva combattuto nella grande guerra e aveva quasi dato la vita per conquistare la Terra. Le sue ferite erano state curate da una giovane infermiera della quale si innamorò e con la quale andò a vivere sulla sponda di quel lago, in quel pezzo di terra che gli era stato donato come premio per l’ardore dimostrato in battaglia. Ricordo come mio padre mi raccontasse questa storia ogni volta che glielo chiedevo, con l’insistenza tipica dei bambini, che non si saziano mai di ascoltare una bella storia. Mi faceva sedere sulle sue gambe e, dopo qualche esitazione, iniziava il suo racconto ed utilizzava sempre le stesse parole, parole che conoscevo a memoria, ma che avevano un valore soltanto quando venivano pronunciate da lui e facevano vibrare i suoi baffi. Mia madre talvolta si sedeva anche lei vicino a mio padre e ascoltava, assorta nel ricordo il suo viso si illuminava d’amore. Io sentivo dentro di me crescere l’orgoglio, e non vedevo l’ora di tornare ad allenarmi perché un giorno anche io sarei stato un eroe come mio padre. Anche io sarei diventato un Angelo Guerriero.
Svolto l'angolo assorto nei miei pensieri e mi ritrovo di fronte all’ufficio del generale. I miei occhi indugiano un attimo sulle decorazioni intarsiate nel legno della porta; raffigurano una scena di lotta fra un angelo e diversi esseri umani. Con un sorriso mi torna in mente la figura di mio padre e ancora una volta, come quando ero piccolo e lo ascoltavo ripetere all’infinito la stessa storia, sento il mio cuore pieno di orgoglio. Busso alla porta ed entrai appena la voce del generale ovattata dalla porta in legno disse “avanti”.
“Mi ha fatto chiamare, signore?”
“Ah si, Mika, entra e siedi, giovane.” Il generale era un angelo di oltre 2000 anni, il suo corpo vecchio e stanco tradiva la sua età, ma i suoi occhi erano ancora gli occhi ardenti di un Guerriero. La sua fama di combattente resisteva negli anni, anche lui aveva preso parte alla grande guerra, al fianco di mio padre. Presi posto in una delle poltrone di fronte la sua scrivania, in silenzio, mentre il generale mi guardava. La sua espressione era solitamente calma e pacata, così in contrasto con la furia dei suoi occhi, ma stavolta c’era un ombra nel suo volto.
 “Mika, ti ho fatto chiamare perchè devo parlarti. Sai benissimo qual è la situazione in cui si trova il nostro popolo, non è vero?”
“Certo signore, ero appena un bambino quando nel 2124 iniziò la grande guerra, ma lo ricordo con chiarezza. Furono 180 anni di battaglie e combattimenti, molti angeli persero la vita, ma alla fine riuscimmo a conquistare la Terra e a fondare qui il regno degli angeli. Mio padre fu uno dei capi della rivolta ed ora noi combattiamo per difendere il regno che mio padre ha costruito”
Il generale esitò un poco. Lo guardai con attenzione e mi resi conto che quell’ombra che prima avevo colto appena, deformava il suo volto. Aveva un’aria sconfitta. “Si, è esatto. Io combattei al fianco di tuo padre. Era un grande uomo, e un grande soldato.” Rimase in silenzio per una decina di secondi, la sua mente tornò al ricordo di mio padre, poi riprese con un tono molto grave. “Mika non ti nascondo che siamo tutti molto preoccupati. Da oltre un secolo ormai il nostro popolo è in lotta con i demoni e se la guerra dovesse continuare ci indeboliremmo sempre più. Vedi, la guerra con gli umani ha decimato la nostra popolazione ed ormai siamo allo stremo delle forze.”
Fissò i suoi occhi nei miei mentre parlava, e per la prima volta in vita mia quasi non riuscii a sostenere uno sguardo. I suoi occhi infuocati e vivi sembravano esser diventati di ghiaccio. “Mika, il nostro sovrano vuole cessare le ostilità con il popolo dei demoni e tu sei stato scelto per far parte della squadra che dovrà fare da portavoce presso il loro re.” Disse quest’ultima frase senza staccarmi gli occhi di dosso, senza battere le palpebre. Ora il suo sguardo era cambiato, sembrava… triste.
Non riuscii a trattenere un sorriso ed evidentemente non era la reazione che Kallistos si aspettava. Sbarrò gli occhi, sorpreso, ma in poco tempo riuscì a recuperare tutta la sua sicurezza.
“Generale, ammetto di essere un po’ deluso, mi aspettavo una promozione. Ma sono molto felice di questo incarico e sono onorato di essere stato scelto. Mi dimostrerò all’altezza, lo prometto. Mi rendo conto della difficoltà della missione, ma non c’è dubbio che la porterò a termine, si fidi di me.”
“Si” disse stancamente, come se la vecchiaia fosse scesa su di lui in un attimo. “Si, ti dimostrerai all’altezza… Vai ora, verrai convocato dal sergente insieme ai tuoi compagni”
Smise di guardarmi, smise di parlare. Si afflosciò sulla sedia vecchio e stanco come non lo avevo mai visto. Il colloquio era finito ma io non riuscivo ad alzarmi dalla sedia. Fissavo il generale Kallistos senza capire. Mi destai come da uno stato di trance salutai e uscii dall’ufficio. Camminai per le strade della città fino alla mia abitazione, volai verso l’ingresso e finalmente mi concessi di pensare all’accaduto.
Ero seduto sulla poltrona del soggiorno, lo sguardo fisso sul muro, il bollitore che avevo messo su appena ero rientrato fischiava già da un po’, ma io non lo sentivo, sentivo solo una moltitudine di domande che mi affollavano la mente.
Perché il generale mi aveva voluto parlare in privato? Non mi ha detto niente che non avrei saputo in seguito dal sergente. Forse doveva dirmi altro. E perché non riuscivo a rallegrarmi per aver ricevuto un incarico di tale importanza? Cos’era quella strana sensazione che provavo? Sentivo le mie braccia tremare, un dolore acuto e costante nel torace e piano piano una patina di sudore freddo ricoprì la mia pelle. Allora la riconobbi, era paura. Mi alzai e andai a guardarmi allo specchio, la mia espressione era come non l’avevo mai vista. Per la prima volta in vita mia avevo paura. Ma di cosa poi? Della missione no di certo, nella mia breve vita ne avevo affrontate di situazioni disperate. Dopo parecchi minuti mi accorsi che le braccia non tremavano più e il sudore era sparito. Andai in cucina e spensi il fuoco. Guardai ancora una volta la mia immagine riflessa nel metallo del bollitore ed esclamai “Ma che cavolo sta succedendo?”.
  
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