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Autore: Bi_Sirius    27/10/2011    2 recensioni
Questa storia è ambientata in un futuro diverso da quello più prossimo.
L'ho immaginato come un futuro dove la letteratura e tutte le arti in generale sono minimalizzate al massimo.
Dove possedere un libro in casa è considerato un atto anticonformista e di protesta, dove le persone colte sono persone emarginate dalla società.
Questa one-shot è un piccolo esperimento personale, spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo poeta.


Dalla finestra del suo loft l’uomo osservava il suo mondo.
La città in cui si era trasferito dopo il liceo e che gli aveva offerto le occasioni della vita si era trasformata in un mucchio di soli palazzi grigi.
Grigie le strade, le casa, i grattacieli in vetro e acciaio.
Grigi i parchi, il cielo, le persone e i loro animi; era un’esistenza a tinta unita: monotona.
Sospirando l’uomo poggiò la fronte contro il vetro freddo: i suoi occhi ambrati sembravano risplendere in quel deserto di noia, la sua bocca rossa era l’unica macchia di colore, il suo respiro lento e regolare l’unico suono.
Nella strada sottostante poteva vedere gli enormi cartelli pubblicitari che promuovevano la vendita di scarpe firmate con l’ormai famoso slogan “Una tira l’altra!”
Questa frase accese in lui una lampadina: quando era piccolo quella era un’espressione che faceva riferimento alle ciliegie.
Quei piccoli frutti rossi e succosi ormai erano impossibili da trovare a causa dell’inquinamento e della diminuzione dei campi coltivabili.
Il loro sapore era, per quelli della sua generazione, solo un ricordo lontano, una sensazione sbiadita: era come cercare di ricordare un sogno.
Osservando le lampeggianti luci al neon dell’insegna di un bar si ricordò di quando tutta la città risplendeva di luce propria.
Il verde degli alberi era lo stesso verde degli smeraldi, il blu del cielo si confondeva con quello del mare, il rosso scuro dei mattoni era lo stesso rosso del sangue che scorreva nelle vene.
Tutta la città era come la tavolozza di un pittore: caotica e ordinata allo stesso tempo, sporca ma anche pulita, esplosiva e calma.
Una lacrima scese dolcemente sulla guancia riportandolo alla realtà.
Con un gesto lento della mano se l’asciugò dirigendosi poi verso il frigo-bar versandosi l’ennesimo bicchiere di Rum.
Aveva sempre retto bene l’alcool, anche da giovane, ma in quel periodo aveva iniziato a bere più frequentemente e la sua resistenza cominciava a vacillare.
Con passo malfermo si avvicinò all’enorme libreria che copriva entrambe le pareti del salotto, poggiò una mano sul legno lucido facendola poi scivolare sui dorsi dei libri.
Con lo sguardo accarezzava ogni volume, ogni lettera stampata.
L’odore dei libri lo inebriava meglio di qualsiasi drink, possedere una quantità tale di cultura lo faceva sentire invincibile.
Continuò a far scorrere la mano finché non arrivò ad un libriccino rilegato in pelle marrone scura, quasi nera, con i caratteri dorati.
Lo tirò fuori dallo scaffale e lesse a voce alta il titolo: Se io fossi…
Sorrise mentre sfogliava la sua creatura.
Sentiva di avere in mano un piccolo tesoro: quello era stato l’ultimo libro di poesie ad essere stampato, l’ultimo nel suo genere in circolazione e ciò significava che lui era l’ultimo poeta rimasto.
Non si era mai sposato e quindi non aveva mai avuto la possibilità di tramandare questa sua grande passione; la poesia era la sua amata, la sua unica sposa.
Tristemente si stese sul divano con il volumetto sul cuore, chiuse gli occhi e piombò in un sonno profondo rendendosi conto di essere rimasto l’unico a saper trasformare le difficoltà della vita in poesia.

Angolo autrice:  questa mia storia è un po' un esperimento quindi fatemi sapere il vostro parere, anche negativo!
Ah, il titolo del libro (le parole sottolineate) è il titolo di un Vero libro di poesie di un autore sconosciuto ma molto bravo :)
  
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