Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Il_Genio_del_Male    27/10/2011    11 recensioni
Di maghi pasticcioni, filtri d'amore, oscuri intrighi e risultati inaspettati. Tutta colpa (?) di un drago slasher...
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Once upon a time...' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DEDICA: A Cloud, gemellaH & omonimaH, a BeaLovesOscarinobello che mi ha dato l’idea dello spiedo, a xMoonyx e valentinamiky perché ho trovato in loro due adorabili compagne di delirio, a feyilin e a Virginia (la mia mamma putativa). Che mondo sarebbe senza di voi?

NOTE: Non ci posso credere. Solo cinque capitoli fa la fine sembrava così lontana, e invece eccoci qui. La mia prima longfiction è terminata, ma non temete, non vi lascerò in pace tanto presto: come promesso, è in preparazione il seguito! Si intitolerà As you like it e comincerò a scrivere  il primo capitolo in questi giorni.

Ci vediamo all’angulus per i saluti finali. Vi lascio all’epilogo, sperando che sia all’altezza delle vostre aspettative. *panico-panico-panico*

Buona lettura!

 

 

 

 

 

“Beltane?” domandò stranito Merlin.

“Hai capito bene, Emrys: Beltane, ovvero sia il primo giorno di maggio” sillabò in risposta Mordred, neanche si stesse rivolgendo ad una persona lenta di comprendonio.

“Ma perché proprio Beltane? Perché non le Calende, per esempio?”

“Perché è un giorno astronomicamente propizio e ci sarà la luna piena: lo scenario ideale per permetterti di rimediare al pasticcio da te combinato, non trovi? E poi fa più figo delle Calende” pronunciò solennemente l’altro.

“Non hai tutti i torti, in effetti” concordò Merlin, che per l’inquietante bambino aveva una predilezione. “Però non mi è chiara una cosa: perché devo porre fine all’epidemia amorosa? Che fastidio dà? Nessuno è stato mai tanto felice, qui a Camelot. Lo definirei un miracolo, se non sapessi che si tratta di magia e se fossi cristiano”.

“Gli incantesimi -o i miracoli, come più ti aggrada- non sono destinati a durare in eterno, in quanto vanno a stravolgere una situazione di primigenia stabilità e quiete. Quella fornita da Kilgharrah doveva essere una soluzione temporanea, un escamotage per affrontare l’emergenza, e come tale l’avresti dovuta considerare. Invece, decidendo di utilizzare l’Amortentia per trasformare Camelot in un gigantesco Gay Pride, ti sei macchiato di hýbris e pertanto devi fare ammenda. Così parlò Zarathustra” concluse il monologo con un’espressione vacua da profeta ispirato.

“Chi ti manda?” indagò l’altro un poco dubbioso.

“Lui” fu la replica lapidaria del ragazzino.

“Lui? Lui chi, di grazia?”

“Lui, Emrys. Lui. Il solo ed unico” e dicendo questo indicò il cielo soprastante.

“Ma lui chi, accipigna? San Gennaro, il Mago Silvan, Zeus egioco? Esplicati!” sbottò Merlin.

“Sette lettere, inizia con la G e finisce con la f”.

Alcuni attimi di silenzio.

“Gandalf?” azzardò il mago, esitando.

“Cinquanta punti a Serpeverde” ghignò compiaciuto il baby Psycho.

“Momento momento momento, che c’entra questo Serpecosa?” interloquì Merlin basito.

“Non ho tempo da perdere in simili quisquilie, Emrys. Leggi Harry Potter e fatti una cultura, che diamine! Adesso scusami, devo pronunciare la formula di Smaterializzazione” e chiuse gli occhi.

“Ma-” provò a fermarlo il nostro eroe.

Rosă rosae, rosae rosārum, rosae rosīs, rosăm rosās, rosă rosae, rosā rosīs” recitò Mordred concentratissimo, per poi svanire in una nuvola di fumo con tanto di ‘puff!’ scenografico.

“Da quando in qua si utilizza la prima declinazione latina per Smaterializzarsi? Seriamente, ma che si è fumata l’autrice?” si indignò giustamente Merlin.

Non c’era più religione, accipigna!

 

Già che si trovava lì, pensò bene di indire una riunione straordinaria con Kilgharrah e nel giro di cinque clessidre il drago rispose al suo SOS, atterrando su uno spiazzo erboso situato nel cuore del Fantabosco.

“Ci rivediamo, giovane mago. Sbaglio o ti sono cresciute le orecchie?” lo salutò con il solito brio.

“Kilgharrah, la nostra sarebbe una storia impossibile, quindi non lusingarmi oltre con i tuoi complimenti, ti prego” gli rispose a tono.

“Deve esserci un motivo serio se ti sei azzardato a convocarmi in pieno giorno” il drago si fece serio di colpo. “Mettimi al corrente, giovane mago”.

Merlin lo accontentò. L’espressione della creatura era piuttosto impensierita, quando infine si decise a parlare.

“Purtroppo, e il mio animo slasher ne soffre immensamente, Mordred ti ha detto la verità. Hai abusato del tuo potere, giovane mago, e come recita l’adagio popolare chi rompe paga ed i cocci sono suoi”.

“Vabbuò, questo l’ho capito. Solo che non mi è chiaro in che modo”.

“Indirettamente è colpa mia se ti sei messo nei guai, quindi conta pure sul mio aiuto. Ti darò la formula dell’antidoto dell’Amortentia, così potrai riparare ai tuoi errori”.

“Ciò significa che dovrò passare altre notti in bianco ad introdurmi nelle case altrui? Ci impiegherò dei secoli, visto che per ovvi motivi non potrò fare affidamento sulla collaborazione di Arthur” si scoraggiò un poco il mago.

“Senza contare che la preparazione stessa dell’antidoto richiede diversi giorni” gli diede manforte l’altro.

“Dici sul serio?” si allarmò Merlin.

“Tieni conto che devi rintracciare tutti e sette gli Horcrux in cui Lord Voldemort ha diviso la sua anima, frullarli insieme ad uno dei due capelli rimasti in testa ad Homer Simpson e diluire il tutto con essenza di assafetida e mandragola; mettere il composto ottenuto in frigo per almeno due ore e infine servirlo shakerato, non mescolato” spiegò.

“Corbezzoli! E’ praticamente impossibile” si disperò definitivamente il ragazzo infilandosi le mani nei capelli.

Si sentiva impotente come una balena arenata. Non era da lui darsi per vinto in partenza, ma lo scarso preavviso, la pressione dai Piani Alti e la complicata distillazione lo mandavano non poco in crisi. Diviso tra i propri sentimenti per Arthur e il suo orgoglio di mago e uomo d’onore, che gli imponevano di porre rimedio al gran casino che aveva combinato -lasciandosi guidare dall’egoismo e dalle belle parole del principe- gli ci volle un poco per trovare la risposta a tutti i suoi dubbi.
Il futuro di Camelot e della non ancora nata Albion era nelle sue mani. Il suo destino era di proteggere l’una e di co-fondare l’altra. Per questo scopo egli era venuto al mondo, per questa sola ragione la sua vita era legata col doppio filo a quella di Arthur. Tutto il resto, le loro folli notti d’amore, i battibecchi da coppia sposata, le piccole premure, la soddisfazione di vedere quella megera di Gwen umiliata e respinta come meritava... Tutto il resto non contava.
Ignorando il proprio cuore straziato e rattoppato e sacrificando la propria felicità sull’altare della correttezza e dell’inesorabilità del Fato, Merlin cancellò con un doloroso colpo di spugna i due mesi appena trascorsi dalla sua mente.

“E sia, Kilgharrah. Se questo è l’unico modo, farò quanto è in mio potere affinché l’ordine naturale delle cose venga ristabilito. Per il bene di Camelot” parlò con voce grave e gli occhi scintillanti d’oro.

“Avrei anche un’idea su come somministrare l’antidoto all’intera popolazione senza troppe complicazioni, Emrys” propose il drago inchinandosi di fronte a tanto altruismo e senso di responsabilità.

“Sono tutt’orecchi, amico mio” riuscì a sdrammatizzare il mago, indicando i grandi padiglioni auricolari che si ritrovava attaccati al cranio. Aveva preso la decisione giusta. Distese le labbra in un sorriso sereno.

 

 

Le due settimane che seguirono furono appena sufficienti al nostro eroe e al suo prezioso alleato per reperire gli ingredienti necessari alla preparazione dell’antidoto. Merlin non mise al corrente nessuno delle sue intenzioni e giustificò le sue continue sparizioni, protrattesi spesso fino a notte inoltrata, imputandole alternativamente all’Asino (se a chiedergliene conto erano Gaius o uno dei suoi amici) o al medico di corte (se era Arthur a lamentarsi). Il principe, dal canto suo, notò sì un affievolimento nell’entusiasmo di Merlin ma non con la dovuta preoccupazione, poiché anch’egli aveva qualcosa che bolliva in pentola. Non si era dimenticato della promessa di impalmare l’amato sicché, quando non era con lui piacevolmente indaffarato e riusciva a ritagliarsi un po’ di tempo dagli oneri e obblighi di vice sovrano, era impegnato nell’organizzazione delle nozze. Voleva che fosse una sorpresa, e avrebbe atteso l’avvento di Beltane per chiedere la mano di Merlin. Simile ad una laboriosa formichina, l’erede al trono sceglieva gli addobbi e si consultava con gli addetti del catering riguardo ai cinque tipi di antipasti da servire, ignaro di ciò che il mago tramava alle sue spalle e che presto il loro piccolo idillio rosato sarebbe finito.

 

 

Il giorno di Beltane arrivò, come era inevitabile.

Originariamente fatta coincidere con l’inizio del mese di maggio dai Druidi, collocandola così a metà tra l’equinozio di primavera e il solstizio d’estate, da diversi decenni era stata spogliata della sua sacralità e meramente considerata un’occasione per cedere ai piaceri della carne e alle lusinghe dell’alcol.
Le donne, fossero esse rispettabilmente maritate, ancora pulzelle o vecchie e decrepite, nel fiore degli anni o madri di una nidiata di pargoli, meretrici o inconsolabili vedove, prestavano particolare cura al proprio aspetto. Indossavano ghirlande di fiori a mo’ di collane e di coroncine con cui cingere il capo, i capelli venivano lasciati sciolti sulle spalle e arricciati in morbidi boccoli. Osavano un velo di belletto su labbra e guance e polvere di antimonio sulle palpebre, e le scollature degli abiti da profonde divenivano vertiginose, da audaci a (quasi) oltre il limite della decenza.
Ai bambini veniva fatto dono di un dolciume o di un balocco tanto a lungo agognato ed ottenevano il permesso di stare alzati fino a tardi per assistere all’accensione dell’enorme falò che segnava il culmine della festa e anche il suo termine. Gli uomini approfittavano dell’atmosfera rilassata ed euforica per darsi alla pazza gioia, correre dietro alle gonnelle, passare una bella serata all’aperto in compagnia della famiglia o partecipare ad una delle tante risse, inevitabili visti i fiumi di birra e di sambuca che scorrevano.

Quell’anno non presentò eccezioni, a parte il fatto che non si trovava una coppia eterosessuale nemmeno a imprecare in sanscrito con inflessioni greco-ioniche. Uther e Cenred, con le mani teneramente intrecciate (e anche le lingue, ad essere sinceri) osservavano benevolmente il popolo in festa. Albus e Gellert si erano infrattati dietro un cespuglio a limonare, non prima di aver regalato a destra e a manca qualcuna delle loro spillette arcobaleno. Leon e Percival avevano dichiarato di voler cogliere funghi ed erano spariti tra i frondosi alberi del Fantabosco. Gaius, grazie alla fedele Polisucco, aveva assunto le sembianze di un’attraente bellezza bruna e puntato con un certo piglio aggressivo niente di meno che il platinato luogotenente di re Cenred (ovvero Morgause sotto altrettanto mentite spoglie), ricevendo in cambio sguardi a metà tra l’allucinato e il vagamente schifato.

Questo fu il panorama che si presentò davanti agli occhi di Arthur e Merlin quando giunsero alla già nota radura nei pressi del castello (marcondirondirondello), dove da tempi immemori si svolgeva la festa e dove, come concordato con il drago, tutto sarebbe finito. A quel pensiero il mago sentì una fitta al costato, ma la ignorò coraggiosamente, afferrando la mano che il compagno gli tendeva. Abbozzò un sorriso che voleva essere complice e che invece l’altro percepì come forzato e sofferente.

“Merlin, cosa ti turba?” chiese Arthur con l’impulsività e la schiettezza che gli erano proprie.

“E’ solo un po’ di tristezza momentanea, stai tranquillo. Entro domattina mi sarà passata” Merlin optò per una mezza verità.

“Quante volte dovrò ripetere il concetto affinché ti entri definitivamente in quella tua adorabile zucca vuota, eh?” ironizzò alzando gli occhi al cielo. “Sono innamorato, non deficiente. Credi che non mi sia accorto che nelle ultime settimane ti sei progressivamente avvilito, avvizzito, infiacchito? Non mi ami più, forse?” proseguì poi con ardore, stringendo più forte la sua mano e posandosela sul petto.

“No, Arthur. Siamo le due facce della stessa moneta e pertanto non posso fare a meno di amarti, adesso come tra settant’anni. Non dubitarne mai” mormorò dolorosamente sincero.

La reazione dell’Asino fu tanto adorabile quanto inaspettata: avvampò.

“Ah, bene. Cioè, ecco, non- non me l’avevi mai detto” balbettò, deliziosamente impacciato. “Merlin, devo parlarti. In realtà avevo intenzione di attendere l’accensione del falò, ma mi hai appena giurato amore eterno, e insomma-” il suo appassionato farfugliamento venne interrotto da un bacio a fior di labbra, delicato e sfuggente come ali di farfalla.

“Sst, mio principe, taci. Mi dirai ciò che devi dirmi alla fine della serata” lo blandì l’altro. “Diamoci una mossa, tuo padre ci starà aspettando”.

Non si sbagliava. Non appena i due amanti fecero la loro comparsa nel bel mezzo della folla festante Uther scambiò un cenno d’intesa con il direttore dell’orchestra di Sanremo -ingaggiata per l’occasione- e dopo qualche colpo di bacchetta il complesso attaccò con la melodia dell’intramontabile hit Finché la barca va.

Gran parte delle persone si lanciò nelle danze. Merlin riuscì a scorgere Lancelot e Gwaine che improvvisavano un tango, ma i nostri eroi non impazzivano per le canzonette italiane degli anni ’70 (e come biasimarli?), per cui si astennero.

“Arthur, Merlin! Venite a vedere!” li chiamò la voce, vibrante di malcelata e sadica soddisfazione, di Lady Morgana.

I due baldi giovani si voltarono nella direzione da cui proveniva il soave gorgheggio della fanciulla e ciò che videro li sconvolse e li divertì oltre ogni previsione. In un angolo un poco appartato, non lontano dal chiosco delle bibite, la nobildonna ed Elyan avevano acceso un fuoco di modeste dimensioni, sopra cui il ragazzo girava ininterrottamente uno spiedo. Peccato però che legata alla sbarra di metallo non ci fosse della succulenta cacciagione, bensì Gwen che, contro ogni legge della fisica, invece di urlare terrorizzata rideva e pure di gusto.

“Morgana, ti prego, dimmi che non hai intenzione di arrostirla viva” scoppiò a ridere Merlin. “Capisco che è una trota di dimensioni bibliche, intelligente quanto una cimice e meno avvenente di una bertuccia, ma è pur sempre la tua fedele ancella” disse senza neanche un grammo di convinzione nella voce.

La fanciulla, nel rassicurarlo, strizzò l’occhio ad Arthur con aria complice.

“Non preoccuparti, futuro cognato, ho incantato il fuoco. Non intendo ammazzarla benché, detto inter nos, da quando l’avete fatta accidentalmente innamorare di me la tentazione mi è venuta più di una volta. Voglio solo divertirmi un po’ alle spalle sue e di quell’ingenuotto di Elyan. A proposito, fratellone, hai avuto davvero un’ottima idea a suggerire di legarla allo spiedo come terapia d’urto contro il mal d’amore” cinguettò.

“Di niente, sorellina. E’ divertente inventare nuovi modi per torturare l’arpia” sogghignò in risposta lui. Sentendosi osservato con insistenza, si voltò alla sua sinistra e incontrò l’espressione a dir poco incredula dell’amato. “Beh, perché quella faccia?”

“Non hai fatto una piega quando Morgana ha detto di aver incantato il fuoco”.

“Perché avrei dovuto? Te l’ho detto, trottolino mio: sono innamorato, non scemo” e inarcò un sopracciglio con enfasi.

 

 

I festeggiamenti si inoltrarono fino a notte fonda. Al segnale convenuto una ventina di fuochisti, con altrettante fiaccole in mano, si avvicinarono alla mastodontica catasta di legno posta al centro della radura e le diedero fuoco. Le fiamme serpeggiarono verso l’alto, lambendo ceppo dopo  ceppo, e quando anche l’ultimo ramoscello ebbe cominciato ad ardere la folla esplose in un gioioso boato. Beltane era giunta al termine e la luna svettava alta nel cielo, perfettamente tonda e splendente di un pallore argenteo.

Fu in quel momento, circondato da gente urlante, applausi e fischi di ammirazione, che Merlin attivò la connessione bluetooth e si mise in contatto con Kilgharrah.

“Adesso” gli comunicò telepaticamente.

“Prepara l’ombrello, giovane mago” ridacchiò il lucertolone.

Ebbe appena il tempo di pensare “Addio, Arthur” che immediatamente dopo la cacofonia di grida venne sovrastata da un fragoroso flap-flap. Sbigottiti, i camelottiani alzarono gli occhi al cielo cercando di identificare la fonte di quel rumore e vennero investiti da una scrosciante ed improvvisa pioggia. La nuvola anomala altri non era che il millenario, imponente, maestoso e slasher fin nel midollo Kilgharrah. Dalle sue fauci, invece di sgorgare fuoco, pioveva acqua (che acqua non era) a secchiate; innumerevoli goccioline andarono a posarsi leggiadre su vesti, capelli, bocche spalancate per lo stupore e soprattutto occhi. Una volta accertatosi che ogni singolo partecipante alla festa avesse ricevuto la sua dose di antidoto, il drago disattivò la funzione ‘maxi innaffiatoio’ e atterrò placidamente ai margini della radura -facendo bene attenzione a non schiacciare nessuno- e ripiegò le ali.

I risultati non si fecero attendere. Uomini che fino a pochi attimi prima si abbracciavano affettuosamente si affrettarono a staccarsi le mani di dosso e si rivolsero sguardi che andavano dal vacuo, passando per il perplesso con brio, al disgustato andante. Le donne si limitarono a mettere quanta più distanza possibile l’una dall’altra e a fissarsi le punte delle scarpe, rosse in viso come ciliegie mature. Gwen, riuscita finalmente a liberarsi, fissò Lady Morgana con odio misto a ribrezzo e si lanciò alla ricerca del suo Lance.

Eppure qualcosa doveva essere andato storto, realizzò Merlin, perché persino in quel marasma fu in grado di notare che alcune coppie non si erano sciolte: l’orafo Aragorn e l’apprendista Legolas, Leon e Percival, Gwaine e Lancelot (con Gwen che tirava quest’ultimo per un braccio, piagnucolando), Uther e Cenred. Ognuno di loro, benché alquanto spaesato, era rimasto appiccicato al proprio compagno e non sembrava intenzionato a mollare la presa.

In nome di tutti gli Stregatti, come era possibile?

“Merlin” una voce a lui ben nota lo riscosse dallo stato di confusione in cui era caduto.

Era Arthur, rimasto al suo fianco durante la procedura di disintossicazione.

“Sì?” la sua voce tremava lievemente nel voltarsi ad incontrare lo sguardo dell’altro.

Fulmineo come un falco predatore che sferra l’attacco finale, il principe si avventò su di lui. Merlin chiuse gli occhi, aspettandosi di ricevere un manrovescio o di ritrovarsi la punta della spada puntata contro la gola, ma tutto ciò che ricevette fu un bacio. Possessivo, violento e rabbioso; ma indubbiamente un bacio.

“Sono molto adirato con te, Merlin” biascicò Pendragon junior, riprendendo fiato dopo l’amoroso assalto.

“Chiedo scusa?” esalò il mago altrettanto ansimante.

“Avevi promesso che non avresti usato l’antidoto su di me, accidenti alle tue orecchie a sventola” gli rinfacciò lui.

“Ma guarda un po’ che razza d’ingrato! L’ho fatto per te” si adirò Merlin. “Perché era giusto così. Avrei potuto tenerti legato a me per sempre, ma vi ho rinunciato. Ho rinunciato alla mia felicità e al nostro futuro insieme per lasciarti libero, Asino patentato, libero di tornare alla tua vita precedente; perché ti amo, cazzo! Ti amo” proruppe in singhiozzi disperati.

Sulla folla intorno a loro, nel frattempo, era calato un religioso silenzio. Popolani, nobili, sfaccendati, membri della corte e guardie reali. Tutti, senza distinzioni di sesso, età e ceto sociale, seguivano con attenzione il diverbio tra i due piccioncini. Era molto più appassionante di una puntata di Beautiful!

“Povero Merlin, tanta fatica per niente” mormorò la voce pacata del principe.

“Come sarebbe a dire, per niente? Non senti l’effetto dell’antidoto, non-?” sbottò il mago tirando su col naso.

“Mi sento me stesso, idiota che non sei altro. Mi sento me stesso e in pace con il mondo perché ti amo, Merlin, ti amo dal primo momento in cui hai aperto la bocca per darmi dell’Asino Reale. L’Amortentia mi ha solo aperto gli occhi sui miei veri sentimenti. Se ho rifiutato l’arpia Gwen, se ti ho corteggiato fino allo sfinimento, se ho fatto l’amore con te in tutti i letti, in tutti i corridoi e contro tutte le pareti del castello (marcondirondirondello) e persino nelle stalle è perché era esattamente quel che desideravo -e desidero- con ogni fibra del mio corpo” lo interruppe dolcemente Arthur, asciugando con i polpastrelli gli zigomi umidi di lacrime dell’altro.

Merlin sbatté le palpebre, esterrefatto. Arthur, il regal babbeo, innamorato di lui da anni? Ma allora, le altre coppie immuni all’antidoto…? Scoccò un’occhiata interrogativa a Kilgharrah (la cui presenza era del tutto passata inosservata: potere del melodramma) che però scosse il capoccione in segno di diniego.

“Ne so quanto te, giovane mago”.

“Se permetti, io potrei darti le risposte che cerchi, Emrys”.

A parlare -gli esimi lettori lo avranno certamente intuito- era stato il piccolo Mordred, comparso in scena annunciato da un’esplosione di fumo e altri graziosi effetti speciali (non abbiamo badato a spese). I presenti, a quel punto, trattennero il fiato.

“Toh, chi si rivede” lo salutò Arthur, non senza provare un certo disagio.

“Principe” il bambino chinò il capo.

“Mordred, che ci fai tu qui a quest’ora della notte? Non dovresti trovarti nel dormitorio della tua Casa?” lo interrogò Merlin con un tono preoccupato da mamma chioccia e dando così prova di essersi fatto una cultura in materia harrypotteriana.

“Tranquillo, nessuno mi scoprirà. Ma bando alla ciance, è arrivato il momento del gran finale” lo liquidò l’emo in fasce. Detto questo avanzò di un passo, piazzandosi così proprio sotto la luce dei riflettori  della luna; attorno a lui non volava una mosca.

“Spettabile gens camelottiana, dame e cavalieri, reali e plebei, esseri umani e non” esordì con una certa disinvoltura. Il pubblico taceva, pendendo dalle sue labbra. “Benvenuti all’ultima, avvincente puntata della serie Ce la faranno i nostri eroi a vivere per sempre felici e contenti o falliranno per le troppe seghe pare mentali? Sono stati Gandalf in persona e la perversa autrice di codesta fanfiction a spedirmi qui a fare da messaggero” spiegò poi rivolgendosi a Merlin. “Si congratulano con te e con il drago per la buona riuscita del vostro piano. L’Acqua del Disamore, come messer Ariosto la nominerà tra qualche secolo, ha funzionato egregiamente”.

“Come puoi affermare una cosa del genere, Mordred? Lo vedi anche tu che alcune coppie non si sono separate” obiettò perplesso il mago.

“Questo perché era destino che non si separassero, Emrys: il loro è un amore sincero, palesato e non provocato dagli effetti dell’Amortentia. Prima che me lo chieda, sì, lo stesso vale per te ed il tuo principe” precisò scrollando le spalle. “Mi sembra di aver detto tutto. Vogliate perdonarmi se vi lascio così bruscamente, ma il mio compagno di stanza chiede di me e fidatevi, è meglio non far aspettare Tom Riddle. Ah sì, un’ultima cosa: auguri e figli in abbondanza!” esclamò il bambino prima di scomparire in una voluta di gas fumogeno.

Dopo un attimo di esitazione il pubblico diede il via ad uno scrosciante applauso, lodando a gran voce l’egregia uscita di scena di Mordred e inneggiando al vero amore. Leon divenne rosso di imbarazzo e nascose il volto tra le pieghe della casacca del compagno, Gellert carezzò languidamente i lunghi capelli di Albus, Lancelot si scrollò di dosso Guinevere, trascinando l’amante in un bacio mozzafiato, e Uther strinse saldamente la mano destra di Cenred tra le sue.

E Merlin ed Arthur?

“Basta, io ci rinuncio! Ne ho abbastanza di tutto quest’ammmòòòre nauseante, ne-ho-abbastanza! E’ l’ennesima volta che i miei piani di conquista di Camelot vanno in fumo per colpa tua, Merlin Emrys, e ne ho le scatole piene. Mi arrendo, sei contento?! Mi ritiro nel mio antro, dove trascorrerò il resto della vita in un beato stato di zitellaggio, santa polenta! Addio per sempre, sfigati!”

Ad urlare peggio di una banshee incazzata nera era stata Morgause, palesando il suo vero aspetto (chioma platinata, sguardo spiritato e sopracciglia fantasma comprese nel prezzo), per poi Smaterializzarsi con uno schiocco di dita.

Arthur e Merlin, dicevamo.

“Sicché tu mi ami davvero” mormorò il mago.

“Dovresti fidarti un po’ più delle mie parole, idiota”.

“Testa di legno”.

“Sposami” lo colse totalmente alla sprovvista il principe, inginocchiandosi ai suoi piedi.

“Starai scherzando, mi auguro” Merlin impallidì improvvisamente.

“Niente affatto” e così dicendo tirò fuori da una tasca delle braghe un anello di mirabile fattura, d’oro massiccio, in cui era incastonato un rubino grosso quanto una noce e glielo porse. “Questo è l’anello che gli uomini della mia casata donano alle loro future spose; ho pregato Sir Aragorn di apportarvi alcune modifiche in modo da renderlo più virile. Sposami, Merlin. Abbiamo la benedizione di mio padre e il popolo fa il tifo per noi. Rendimi un uomo onesto e il più orgoglioso dei consorti, te ne prego”.

“…E va bene, Asino Reale. Voglio proprio mettere alla prova la mia pazienza, sopportandoti per il resto della mia vita” accettò Merlin, regalandogli il più sfavillante e contagioso dei sorrisi.

“Non avrai di che pentirtene, te lo prometto. Anche tra settant’anni”.

 

 

 

…to be continued…

 

Siete fantastiche, ragazze mie, e meritate d’essere ringraziate con tutti i crismi.

Un abbraccio stritolante alla 27 anime pie che hanno inserito A midsummer night’s dream… in Camelot tra le seguite (ovvero: 92Morgana, Alpa Leonis, alucard51, BeaLovesOscarinobello, Betta90, capricorno24, Caskett96, cassy_star, chimaira, crownless, Doripri, draco potter, Edian, elyxyz, Emrys__, fliflai, gaarashun, joey_ms_86, LoversOcean, melania, meristrella, MusabiTheSeer, Noemipotter, Roxanne Potter, Snivellus87, Urania Cephei,_Ice_Queen_) e alle 2 che l’hanno ricordata (Cloud Ribbon, xMoonyx); un bacio con schiocco alle 7 (BeaLovesOscarinobello, Edian, Emrys__, Ice Warrior, SilviAngel, supermimi213, xMoonyx) che hanno preferito e alle -finora- 16 che hanno recensito (antote, BeaLovesOscarinobello, Betta90, blackberry, chimaira, Cloud Ribbon, draco potter, Edian, elfin emrys, Emrys__, feyilin, melania, meristrella, Suicidal_Love, valentinamiky, xMoonyx). Un grazie anche a te, lettrice silenziosa, che sei rimasta con me fino alla fine.

Alla prossima: mi rivedrete presto su questi schermi! Vi lovvo tutte tuttissime.

 

Edit del 3/11/11: a voi il seguito (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=857882).

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Il_Genio_del_Male