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Autore: _Lily_and_Marauders_    28/10/2011    1 recensioni
Ma, per le mutande più sudice Merlino, Sirius, come hai potuto attirare Piton nel passaggio sotto il Platano?
Cosa ti è passato per la testa?
Perché mi hai tradito in un modo così assurdo?
Qualcosa di caldo scorre lungo le mie guance segnate dai graffi, e un dolore al petto non mi da tregua.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Corro senza meta da quelle che sembrano ore.
Non sono mai stato così arrabbiato in tutta la mia vita.
Per la prima volta, vorrei poter davvero distruggere qualcosa, fare del male a qualcuno…
Sembra un incubo. Come se il vecchio Remus Lupin, gentile e cordiale, fosse svanito.
Volatilizzato.
E il Lupo Mannaro nascosto dentro di lui fosse all’improvviso emerso dal nulla.
E sono furibondo.
Furibondo perché mai mi sarei aspettato che un amico, quello che pensavo fosse il miomigliore amico, avrebbe potuto farmi una cosa del genere.
Potrai anche essere un idiota, ma io non sono un assassino.
E solo pensare di aver fatto del male ad uno studente, anche se si tratta di Piton, mi fa paura.
Non sono mai stato così terrorizzato e allo stesso tempo così arrabbiato.
Silente, che mi ha consentito di rimanere a Hogwarts nonostante il mostro che si nasconde dentro di me, cosa avrà pensato?
Non ricordo esattamente, è tutto molto sfocato dalla paura di ciò che ho fatto.
O meglio, di ciò che il mostro mi ha costretto a fare.
Anche se non ero me stesso, ricordo bene le urla di questa notte, i miei artigli che graffiavano carne umana, e James, che si frapponeva fra di noi. Ho fatto del male anche a lui, ovviamente.
E adesso sono qui a piangermi addosso, mortificato come sempre, e furibondo come mai prima d’ora.
Ma, per le mutande più sudice Merlino, Sirius, come hai potuto attirare Piton nel passaggio sotto il Platano?
Cosa ti è passato per la testa?
Perché mi hai tradito in un modo così assurdo?
Qualcosa di caldo scorre lungo le mie guance segnate dai graffi, e un dolore al petto non mi da tregua.
Mai come ora vorrei che fosse una notte di Luna Piena, per poter sfogare in modo concreto la mia rabbia, per poter fare a pezzi un paio di vecchie sedie, per potermi eclissare dietro un mostro senza pietà…
Poi eccoti, davanti a me, con lo sguardo preoccupato e forse, chissà, anche spaventato.
«Remus, io…» cominci, ma non ho alcuna intenzione di starti ad ascoltare.
«Schifoso – lurido – verme!» urlo, tirandoti un pugno nello stomaco, tanto forte da farmi male. «Come diavolo… hai potuto… fare una stupidaggine simile? Mi fidavo di te!»
Rimani lì a fissarmi con lo sguardo di un cane bastonato, ma non è abbastanza per commuovermi.
Il dolore è ancora troppo forte.
«Mi dispiace…» sussurri ad un tratto, senza alzare lo sguardo. «Io… ho perso il controllo della situazione…»
«Hai perso il controllo?» ripeto, senza capire. Ogni attimo che passa diventa sempre più frustrante. «Avrei potuto ucciderlo, Sirius! Avrei potuto ucciderlo!»
«Ma non è successo, Remus!» urli di rimando, alzando gli occhi e guardandomi. «Era uno scherzo, non avrei mai immaginato che… sarebbe finita così…»
«Non m’interessa!» urlo ancora, e indietreggio simultaneamente. «Sappi solo… che anche se sono un mostro…» e a quel punto ricaccio faticosamente indietro le lacrime, «Non sono un assassino, Black. E non lo diventerò per te»
E scappo via, senza aspettare risposta.
La mia corsa riprende senza meta, come una fuga da qualcosa che non sono e non sarò mai in grado di affrontare.
Non è scappando che risolverò il problema, lo so, ma in questo momento non so davvero cosa fare.
Come si può guarire da un male che ti porta a perdere il lume della ragione?
Come puoi liberarti di una parte di te, per quanto mostruosa sia?
Non potrò mai vivere un’esistenza normale, ci ho provato, e ho inevitabilmente fallito.
Non dovrei stare a Hogwarts. Non dovrei stare neppure su questa Terra.
Gente come me non dovrebbe esistere. O meglio, mostri come me non dovrebbero esistere.
Sono stanco di correre, stanco di fuggire, eppure non vedo altra soluzione.
Scappare da me stesso è la cosa più facile, certe volte.
«Remus!» urla la tua voce da lontano. «Mi dispiace, per le mutande di Merlino, sono un vero idiota!»
Non sei un idiota. Tu sei pazzo. Ed eri il mio migliore amico.
Ed invece adesso sei solo un’altra delle tante cicatrici che ho impresse sul cuore.

  
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