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Autore: Miki_TR    01/07/2006    4 recensioni
Il mondo magico non è affatto immune da scandali e pettegolezzi, anzi. A farne le spese questa volta saranno i malandrini...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Benjamin Basil

 

Buonasera o buongiorno a tutti!
Allora, qualche parola su questa nuova storia.
Prima di tutto, è estremamente breve. L'idea di base nasce come uno One-Shot, addirittura, che poi si è allungata fino a raggiungere il compromesso con la Long Fic a quota cinque capitoli, più epilogo.
Ogni capitolo ha punti di vista variabili all'interno, alternati tra i protagonisti della vicenda (che come al solito sono i Malandrini), e personaggi originali o marginali. In particolare, l'idea di fare di questa storia una Long Fic deriva proprio dalla voglia di tratteggiare qualche personaggio su cui si possa spaziare estremamente, come penso vedrete se continuerete a seguire la storia. L'epilogo invece avrà una linea un po' diversa.
All'inizio di ogni capitolo c'è una frasetta tratta da canzoni che mi piacciono, legata generalmente proprio alla caratterizzazione del personaggio "protagonista" del capitolo.
Detto questo, non mi resta che augurarvi buona lettura!

Miki

 

 

 

Benjamin Basil

"La notte promette bene, piena di ossido e di sirene,
è già pronto il domani, lo stanno consegnando già..."

F. de Gregori "Penthatlon"

Estate 1975

 

Il locale si era rivelato una pessima scelta, l'aveva capito quasi subito. Probabilmente anche la segnalazione che aveva ricevuto era tutta un'assurda montatura, una di quelle fastidiose prese in giro in cui tutti sembravano trovare un divertimento assurdo da quando, tre mesi prima, quello stupidissimo errore da principiante aveva screditato una lunga e onesta carriera; per sempre, cominciava a sospettare.

Benjamin Basil guardava sconsolato il suo bicchiere di birra, rigirandolo tra le mani come per cercare una risposta nel liquido chiaro e decisamente troppo poco alcolico per una giornata come quella. Anche il peso familiare e un tempo amatissimo della costosa macchina fotografica nella borsa appesa alla sua spalla ormai era diventato quasi un fastidio per lui.

Benjamin era quello che comunemente viene definito "paparazzo", ma preferiva pensare a se stesso in termini più lusinghieri quali "creatore di scandali", "giornalista" o "fotografo", a seconda dei giorni e dell'umore. Aveva all'incirca quarantacinque anni, portati molto bene, almeno a quanto diceva la sua ultima ragazza, Jessamine, prima di lasciarlo senza una parola due giorni dopo il suo stupidissimo errore. Maledette ventenni Babbane.

Già, Babbani... Perché Benjamin non lo era. Era un mago, non uno di quelli dai poteri eccezionali che finivano in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta, o che i bambini collezionavano con le figurine delle Cioccorane. Ma era un mago con le carte in regola, anche se spesso e volentieri tendeva a dimenticarselo, preferendo vivere nella società Babbana, più vitale e adatta a lui, salvo ricorrere a qualche trucchetto imparato ai tempi della scuola quando la situazione lo richiedeva.

Da giovane aveva frequentato Hogwarts, come tutti i piccoli maghi, curandosi più di allacciare rapporti con i suoi coetanei che delle lezioni, e trascorrendo il suo tempo libero pubblicando di nascosto un giornaletto molto accurato, Il Sussurro, che ben presto aveva tralasciato gli avvenimenti di cronaca interna per dedicarsi ai piccoli scandali degli studenti, riscuotendo un discreto successo a discapito di qualunque intenzione di serietà giornalistica. Ma, allora, andava bene così. Nonostante il preside Dippet avesse osteggiato apertamente quel tipo di pubblicazione, Basil era uscito da Hogwarts già con una discreta fama sulle spalle. Purtroppo, o per fortuna, non era il tipo di fama che poteva portarlo a diventare caporedattore della Gazzetta, come aveva desiderato da bambino. Ma aveva scoperto molto presto che, con un po' di sbuzzo nel fotografare e una macchina all'avanguardia, i suoi articoli vendevano benissimo in quel mondo sotterraneo di riviste scandalistiche sempre in concorrenza tra loro, che per questo pagavano profumatamente per uno scoop.

Si era arricchito in poco tempo, cosa che gli aveva permesso di frequentare ambienti sempre più di lusso, nonché di concedersi un certo numero di vizi, e era stato in qualche modo naturale che ben presto si specializzasse negli scandali legati alle famiglie più ricche e influenti di Londra. Famiglie di maghi, ovviamente, e ancor peggio, generalmente famiglie di maghi potenti e oscuri, il che lo aveva portato a diventare in breve un vero e proprio esperto in controfatture, contromaledizioni e protezioni di vario genere. Era diventato cauto e accorto, e in vent'anni era finito al San Mungo solo due volte, cosa che gli aveva portato la fama di giornalista fortunato in una nicchia dove spesso e volentieri avvenivano morti precoci e misteriose.

Era uno di quegli uomini, maghi o meno, oltremodo fieri della loro vita, intelligenti e spietati, regolati da un rigido codice morale la cui principale direttiva era "qualunque cosa porti denaro, è cosa buona".

Tutto questo, fino all'errore. 

Tre mesi prima gli era arrivata una segnalazione anonima. Ora, nel suo campo un giornalista imparava presto a prendere con le pinze qualunque voce del genere, assurda e non supportata da prove, ma quella volta Benjamin aveva fatto consapevolmente un'eccezione. La voce era troppo golosa per lasciarsela scappare, e il suo informatore aveva chiaramente fatto capire che molti altri avrebbero potuto sfruttare quell'informazione, se a lui non interessava.

Aveva fatto quello che in gergo viene definito un gigantesco flop. Il Preside Silente, che aveva da qualche anno sostituito lo scomparso Dippet, non aveva affatto nominato Vicepreside della Scuola di Hogwarts la sua amante. La smentita era stata completa, e cortese, da parte del Preside, che aveva dalla sua una reputazione incrollabile e l'innegabile fatto che la scelta della Vicepreside era stata indicata nel testamento del Preside Dippet. Un'infamia del genere, scritta e ripetuta e difesa da Benjamin in quei dannati tredici articoli, non era stata perdonata nell'ambiente. Nell'ultimo periodo si era visto rifiutare pezzi che tempo prima sarebbero stati pagati profumatamente, solo perché non erano documentati in maniera inattaccabile. Questo stava inesorabilmente segnando la fine della sua carriera. A questo punto l'unica cosa che poteva riportarlo a galla, lo sapeva bene, era uno scandalo, pesante e documentato da foto inconfutabili.

Ecco perché, in una calda serata estiva, si trovava in un insulso locale Babbano, frequentato da ragazzini esaltati, che mostravano documenti falsi all'entrata, si sbronzavano con un paio di birre, e ballavano come ossessi dando il meglio di loro, nella speranza di rimorchiare un coetaneo per qualche insulso bacetto, quelle cose che sembravano così importanti quando si avevano sedici anni.

Quella settimana era almeno la quarta segnalazione stupida a cui dava retta, ma sapeva benissimo di non avere alternative in quella fase. Doveva tentare, nella speranza che almeno una delle lettere che riceveva si rivelasse un aiuto di un fan affezionato invece che una burla.

In particolare, quella segnalazione aveva tutti i requisiti di una presa in giro, ma Benjamin era così disperato che non si era sentito di ignorarla. La lettera gli era stata recapitata quella mattina sul presto da una maestosa gazza, un tipo di uccello che poteva essere il messaggero solo di una persona alquanto eccentrica. Era scritta in una grafia femminile minuta e svolazzante, appariscente ma priva di armonia. E portava in calce una firma ovviamente falsa, che l'anonima mittente doveva aver usato sperando di garantirsi la sua attenzione. Se non fosse stato così disperato, avrebbe riso di quella mossa ingenua, e avrebbe cestinato il messaggio che prometteva uno spettacolo interessante quella sera in quel locale da due soldi. E anche se aveva seguito le direttive, nulla l'avrebbe convinto che davvero la lettera era stata scritta da Bellatrix Black.

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Era in quel posto da tre ore, e tutto quello che aveva visto erano mocciosi Babbani su di giri. Non sarebbe successo nulla quella sera, nulla che potesse anche solo interessarlo in memoria dei vecchi tempi delle feste a Hogwarts. Aveva finito la birra, ne aveva ordinata un'altra e in quel momento ne rimanevano pochi sorsi. Dopo di che se ne sarebbe andato, a mani vuote, ancora una volta. Si chiese per l'ennesima volta cosa ci faceva lì, dannazione, dove non poteva neppure sperare di rimorchiare una donna senza rischiare la galera!

Terminò la sua birra in una larga sorsata, arricciando il naso per la sconsolante carenza di alcol nella bevanda. Quindi si alzò dallo sgabello e si girò verso la porta per andarsene finalmente da quel pub desolante.

E si bloccò. Sulla porta un gruppo di ragazzi aspettava ansioso un giovane che, con aria sicura di sé, discuteva qualcosa col gigantesco buttafuori. Il ragazzo non poteva avere più di sedici anni, lo sapeva, ma ne dimostrava di più e di meno allo stesso tempo. Benjamin lo guardò mettersi una mano nella tasca dei jeans e allungare con aria discreta qualcosa al buttafuori, che pareva alquanto compiaciuto. Il fatto che non si trattasse, chiaramente, di un documento, fece sorridere il paparazzo. Osservò il ragazzo scuotere la testa e accennare un sorriso furbo ai suoi amici, tre ragazzetti anonimi e palesemente minorenni. Lo guardò entrare nel locale con aria sicura, guardarsi intorno e rimediare un tavolo per sé e i suoi compari spodestando un gruppo di ragazzine che lo guardavano già adoranti. Bejamin sapeva perfettamente chi era. Non lo aveva mai visto di persona, ma l'aveva riconosciuto da alcune foto di qualche anno prima, quando il ragazzo era rimasto coinvolto suo malgrado in uno scandalo provocato dal famoso Cappello Parlante di Hogwarts. Era cambiato in quegli anni, era cresciuto e ora portava in faccia la traccia inconfondibile del suo lignaggio, e aveva negli occhi tutta l'arroganza della sua famiglia.

Era un bel ragazzo, uno di quelli che avrebbe fatto sognare più di una streghetta con la presentazione giusta su un buon tabloid. Uno scapolo d'oro, tra qualche anno, con tanti di quei galeoni da far invidia al Ministro e l'aspetto da ribelle che prometteva scandali succosi nel suo futuro. In ogni modo, era sicuro al cento per cento di aver capito di chi si trattava, e di essersi aggiudicato se non altro qualche foto da vendere ad un settimanale per ragazzine.

Sirius Black era cambiato da quando aveva undici anni, ma rimaneva inconfondibile.

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Una volta individuata la sua preda, gli erano bastati pochi minuti per organizzarsi ed agire. La sua fedele macchina fotografica aveva sempre sopra un simpatico incantesimo di Metamorfosi che la faceva apparire una di quelle macchinette da due soldi, buone appena per un turista sprovveduto, invece che un oggetto che racchiudeva il meglio della tecnologia Babbana e delle modifiche magiche presenti sul mercato. La sua faccia non era così nota da rappresentare un pericolo, ma nel bagno ingurgitò ugualmente una delle fialette di Pozione Polisucco che portava sempre con sé, unita ad un capello preso con noncuranza dalla giacca di un ragazzetto allampanato che era appena uscito. Erano questi piccoli accorgimenti che facevano di lui il numero uno.

Quando tornò nella sala, ignorando il disagio dei capelli oscenamente lunghi e degli ormoni iperattivi ai quali non era più abituato da anni, cercò con lo sguardo la sua preda tra le orde di ragazzetti che ballavano scatenati sul ritmo di una canzone, evidentemente, di gran moda. Gli ci vollero pochi secondi per individuare uno degli amici del giovane Black, quello alto con gli occhiali, che vicino al tavolo chiacchierava con aria fintamente disinvolta con una quindicenne in minigonna piuttosto carina. Il ragazzo che cercava non doveva essere lontano, lo sapeva. A quell'età qualunque cosa si faceva in branco, e, anche se il giovane Sirius ostentava una spavalderia notevole, Benjamin era convinto che non si sarebbe allontanato dalla sicurezza dei suoi amici.

Gli ci volle qualche minuto ad individuarlo. Non era lontano, in realtà, ma la sua attuale attività era qualcosa a cui Basil, per quanto malizioso, non avrebbe mai pensato.

Non aveva la possibilità di fare un servizio che facesse innamorare le ragazzine, a quel punto, ma qualcosa di meglio si prospettava all'orizzonte. Uno scandalo con i fiocchi.

Cominciò a scattare foto su foto, usando tutta la sua discrezione e le sue conoscenze in materia di luci e inquadrature per essere sicuro di farne parecchie buone e inequivocabili. Consumò cinque rullini e quasi non si rese conto che la Polisucco stava per finire il suo effetto, costringendolo a rifugiarsi in bagno nuovamente per non rischiare un improvviso cambio di identità nel bel mezzo di un locale pieno di Babbani.

Due ore dopo, quando uscì dal locale, aveva un sorriso spietato sul volto e sapeva che la sua carriera era innegabilmente salva. Mentalmente ringraziò quella provvidenziale, falsa o vera che fosse, Bellatrix Black.

Corse a casa e mentre sviluppava le foto non riuscì a trattenere un buon numero di espressioni estatiche vedendole. Dopo un liberatorio "Urrà" finale cominciò a scrivere alacremente il suo pezzo, insinuante e accurato al punto giusto, con lo stile schietto e ricco di dettagli scabrosi che l'aveva fatto diventare il migliore nel suo campo. Prima dell'alba il suo allocco fu mandato a spedire l'articolo corredato dalle immagini ad un giornale che aveva una larghissima tiratura e per questo pagava profumatamente. Alle otto, una breve ricevuta lo informò che una grossa cifra era stata accreditata sul suo conto alla Gringrott, e, implicitamente, che era di nuovo sulla cresta dell'onda.

Le foto erano venute benissimo. Si vedeva perfettamente un ragazzino magro e pallido, carino a suo modo ma alquanto sciupato, impegnato a baciare l'erede della fiera e autorevole famiglia Black. Che sembrava gradire alquanto quel tipo di attenzione, a giudicare dal modo in cui le sue mani si muovevano sulla schiena dell'anonimo ragazzo, e dalla sua espressione, chiarissima in un paio di scatti, di puro piacere. L'articolo era ottimo, indagava discretamente su chi potesse essere il ragazzo di Black, e insinuava tra le righe varie deviazioni della famiglia più o meno provate negli anni precedenti, giusto per rispolverare l'idea che i Black fossero una cricca di dissoluti dietro la facciata intoccabile. Era un articolo pericoloso, ma perfetto.

Il giorno seguente, tutto quel materiale occupava la prima pagina di un giornale che veniva recapitato nelle case di moltissimi maghi e di un'infinità di streghe, e tre quarti della comunità magica leggeva con famelico interesse il servizio di cinque pagine, o commentava con gli amici l'inserto speciale a colori, con le foto più compromettenti.

Di questo, Sirius Black non sapeva ancora nulla. Ma a Benjamin non importava. Aveva i suoi soldi e aveva di nuovo la sua reputazione. Adesso, aveva solo bisogno di una buona riserva di controfatture.

 


 

Bene, avendo messo una nota introduttiva, non è che abbia molto da dire in fondo al capitolo.
Immagino sia palese che questo inizio prospetta qualche guaio in arrivo per i nostri Malandrini, vero? Chissà cosa potrebbe succedere...

Ah, una cosa sola. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa chi legge del personaggio di Benjamin, in particolare della sua caratterizzazione. Insomma, mi piacerebbe qualche opinione spassionata (non è che sia particolarmente simpatico!) su di lui.

Al prossimo capitolo!

  
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