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Autore: somochu    28/10/2011    4 recensioni
Blaise Zabini/Susan Bones
Era di nuovo in procinto di sbadigliare – per l’ennesima volta in quella giornata – quando una mano le afferrò un braccio e la strascinò all’interno di una stanzetta scura. Parecchio scura.
Anche nel buio riconobbe la figura di fronte a sé e si addossò completamente alla parete, spaventata.
Strizzò gli occhi, credendo di star immaginando tutto.
Sì, sicuramente quella situazione era frutto della sua immaginazione.

Terza classificata al "Coppie scoppiate Contest - Perché anche ad Hogwars si puffa. Eccome se si puffa!" e vincitrice dei premi "Best Male", "Coppie scoppiate spirit" e "Best Fanon".
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Susan Bones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Bets and Neckleces








Il rumore di passi risuonava per tutto il corridoio, creando un' eco smorzato che s’infrangeva contro le pareti antiche e consumate del castello.

Susan Bones camminava lentamente per quei corridoi, assonnata, le spalle rilassate e una vaga voglia di caffè a torturarla.

Era di nuovo in procinto di sbadigliare – per l’ennesima volta in quella giornata – quando una mano le afferrò un braccio e la strascinò all’interno di una stanzetta scura. Parecchio scura.
Anche nel buio riconobbe la figura di fronte a sé e si addossò completamente alla parete, spaventata.
Strizzò gli occhi, credendo di star immaginando tutto.
Sì, sicuramente quella situazione era frutto della sua immaginazione.
Rilassò le spalle, e sorrise.
Lui la guardò accigliato – stava davvero sorridendo a lui come un ebete? –, prima di darle una leggera spinta, facendola sussultare esageratamente.

«Tutto bene, Tassorosso?»

«Quindi… quindi tu sei reale!»

«Quindi… quindi tu sei completamente fuori di testa.»
Lei gonfiò le guance, indignata.

«Senti, Bones» cominciò lui, appoggiandosi alla parete con aria divertita. «Posso capire che per te sia shockante ritrovarti un Serpeverde di fronte, sembri una che detesta parecchio le attenzioni.»
Stavolta le sue guance si colorarono di rosso, mentre voltava lo sguardo.

«Ma io sono qui per una missione precisa, e se tu non mi darai del filo da torcere, finirà tutto prima che tu esca da questa claustrofobica stanzetta.»

«Io non… non…»

«Fammi finire, Tassorosso» interruppe il suo borbottio, con un tono rilassato e controllato. «Quella collana che hai addosso in questo momento, è un regalo di un tuo fedele amico, lo so bene» fece una pausa significativa, come a soppesare le parole. «Devi solo rendermela, poi io sparirò completamente dalla tua vita.»
Lei rimase immobile – muta – per un tempo interminabile. Lo fissava alienata, senza neanche sbattere le ciglia.

«Sto aspettando.»
Lei si riprese, portando istintivamente la mano alla collanina.

«Io non posso» disse, arrossendo leggermente. «E’ importante per me. »

«Suvvia, Stupida Nanetta» come l’aveva chiamata? «E’ un oggetto di poco valore.»

«Ha un valore affettivo» disse, abbassando la voce per la paura.
Al contrario delle sue aspettative – rabbia, incantesimi, la sua morte prematura–, il Serpeverde si limitò a sbuffare con aria annoiata.

«Sapevo che con un Tasso sarebbe stato più difficile, ma ormai la scommessa è fatta.»
Lei lo guardò stralunata, sempre più stupita dal suo comportamento.

«Pensavo mi avresti uccisa.»
Lui alzò un sopracciglio, cercando di non scoppiare a riderle in faccia.

«No, io le ragazze come te le mangio e basta» disse con sarcasmo. «Sentimi bene, Tappa. Io verrò a cercarti di nuovo, sappilo, e la prossima volta voglio sul serio quella collanina.»

«Io non posso, te l’ho detto.»

«Oh, sono sicuro che un modo troverai» riprese lui, con ancora quel tono rilassato. «Non vuoi che si sappia in giro ciò che hai fatto quel Venerdì 17, vero?»
Arrossì dalla testa ai piedi, guardandolo terrorizzata.

«Alla prossima, Stupida Nanetta.»





*


*


*




Per diversi giorni Susan Bones camminò attenta ad ogni più piccolo movimento intorno a lei.
Attraversava i corridoi di fretta, guardava continuamente alle sue spalle e teneva d’occhio Blaise Zabini costantemente durante le lezioni con i Serpeverde.
Non era più andato a cercarla.
Sapeva che da un momento all’altro avrebbe potuto assalirla – o mangiarla, come le aveva detto lui stesso –, ma stranamente quel bastardo ancora non si decideva.
Lei, nel frattempo, moriva dall’ansia.
Ansia che trovò il suo culmine quando sentì di essere di nuovo trascinata dentro uno stanzino.
Stavolta la luce era favorevole e quindi si sentiva meno minacciata.
Magra consolazione.
Notò che il Serpeverde teneva la camicia sbottonata, lo sguardo più acceso di quanto si aspettasse e i capelli perfettamente in ordine.

«Allora, Piccola, hai trovato una soluzione alla mia richiesta?»
Lei arrossì dalla testa ai piedi – la sua timidezza non le permetteva di nascondere le proprie emozioni – per quel nomignolo così… intimo.
Respirò forte, infondendosi coraggio e portando una mano tremante verso la tasca esterna della sua borsa scolastica.
Vi frugò dentro, senza smettere di guardarlo.

«Entro domani» disse poi lui, senza perdere la sua calma e con un sopracciglio alzato.
Con il buio dell’ultima volta non aveva potuto ammirare gli occhi del ragazzo. Vi si soffermò, notando che apparivano chiari al confronto con la sua pelle scura e quel netto contrasto li rendeva lucidi.

Le piacevano, decise.

La catenina all’interno della tasca la distrasse; la tirò fuori e restò a fissarla per diversi secondi.
La porse verso di lui, prima di ritirare la mano. Di nuovo gliela porse e di nuovo la ritirò.
Maledizione.
Continuò per ancora qualche secondo, prima di sentirlo ringhiare.
A quel punto se la portò al cuore, guardandolo con gli occhi sbarrati di una nuova consapevolezza.

«Non posso farlo! »
Zabini chiuse gli occhi – probabilmente per infondersi molta calma –, e si portò le mani sulle palpebre.
Quando li riaprì, lei sobbalzò.

«E perché non puoi, di grazia?»

«Perché…» non doveva arrossire, non doveva arrossire. «Perché per me è veramente importante. Quindi… beh, sei libero di spifferare a tutti il mio segreto.»
Abbassò lo sguardo, intrecciando le dita per non piangere.
Sentì gli occhi del Serpeverde addosso, ma non rialzò lo sguardo.

«Lo immaginavo.»
Le sue parole la riscossero, e di nuovo si ritrovò a guardarlo.

«Sei fedele persino a una stupida catenina, ma siccome sei carina non mi va di rovinarti completamente la reputazione» disse, guardando le guance della ragazza colorarsi di nuovo di rosso. «Tanto il modo per prenderla lo trovo lo stesso, stanne certa.»
La sorpassò, posando una mano sui capelli e scompigliandoglieli leggermente come si fa con i bambini.

«Arrivederci, Tappa.»
Era… carina?
Si ritrovò immobile nella stanza, rossa come un peperone e con il cuore che batteva a mille.

Oh, merda.

Si era appena presa una cotta per Blaise Zabini.



   
 
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