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Autore: Laura Sparrow    28/10/2011    0 recensioni
(CATS) Electra, Etcetera e Jemima erano decisamente cresciute. Se ne accorse subito, ascoltando i loro miagolii di benvenuto, che suonavano molto meno come gli squillanti richiami dei cuccioli e molto più come i pieni, morbidi miagolii di Regine adulte. A Demeter sfuggì un altro sorriso, mentre strofinava il muso contro la testolina rossa e bruna di Jemima: la prossima luna sarebbe sorta per loro, e al Ballo Jellicle sarebbero stati i raffinati balzi di quelle tre ad attirare per la prima volta i giovani maschi.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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II



La Regina nera e dorata sedeva su di un basso tetto di lamiera, lo sguardo fisso sul cielo e la coda che frustava l’aria con irritazione. Quei giorni passati per conto suo l’avevano inselvatichita ancora di più, se ora non riusciva neanche a sopportare la presenza di Rum Tum Tugger. Non che quel gatto sbruffone le fosse mai piaciuto particolarmente: non gli aveva mai nascosto la sua palese antipatia, e non aveva mai trovato divertenti i suoi modi… al contrario di Bombalurina, di quasi tutte le gatte della discarica, e di buona parte dei giovani maschi che addirittura aspiravano a diventare come lui.
Certo, anche lei era diventata suscettibile. Il fatto era che sapeva che il curioso Maine Coon non si sarebbe certo fatto sfuggire il suo ritorno, e presto se lo sarebbe trovato tra i piedi a farle domande. Domande a cui non aveva minimamente voglia di rispondere, né di liquidare col silenzio. Era tornata lì per ritrovare il suo branco, la sua famiglia… eppure, ora come ora, voleva solo essere lasciata in pace.
Era così immersa nei suoi pensieri, che si accorse solo all’ultimo momento di non essere sola.
Le si rizzò tutto il pelo, e già si era voltata di scatto con le fauci spalancate in un sibilo feroce, quando riconobbe il gatto immobile alle sue spalle, e il soffio le morì in gola.
Asparagus, il gatto del teatro, la fissava con aria assente. Demeter non avrebbe saputo dire come il vecchio gatto fosse arrivato su quel tetto, visto quanto tremavano le sue zampe anteriori. Ciononostante, Gus se ne stava lì, fermo a parte il tremito involontario, con la sua consueta espressione benevola e un po’ sciocca dipinta sul muso. La Regina non era sicura se la stesse guardando o fosse semplicemente perso nelle sue visioni.
- Buonasera, Gus. – lo salutò a voce alta, sperando che non fosse rimasto spaventato dal suo scatto di poco prima. – Non c’è Jellylorum?- la vecchia Regina, di solito, badava di non lasciare mai girare da solo il suo anziano compagno, visto come era ridotto.
Gus batté le palpebre con aria smarrita, dando un vago segno di averla sentita. Proprio quando Demeter si rassegnava al fatto che il vecchio fosse di nuovo perso nel suo mondo, Gus le domandò, con voce sommessa: - Non ti piace la folla?-
Era talmente sorpresa di sentirlo parlare che ci mise qualche istante a rispondere. – Io… No. In effetti, non molto. –
Gus rimase a fissare il vuoto, poi continuò, quasi parlando più con se stesso che con lei. – Hm. Panico da palcoscenico. Sai, io ne so qualcosa. –
- Non è proprio la stessa cosa, Gus… -
- Ti dico che è solo panico da palcoscenico. – spostò lo sguardo: ancora non riusciva a mettere a fuoco esattamente lei, ma guardava un punto imprecisato oltre la sua spalla. – Ma, se hai paura, la folla poi se ne accorge. –
- Già… - mormorò la Regina, come se dentro di sé capisse il discorso di Gus molto più di quanto non desse a vedere.
- Non devi avere paura della folla, sai… è tua amica. Se non ci fosse la folla lì, a guardarci, noi per chi lavoreremmo? Devi volere bene alla folla. Così lei ne vorrà a te. E poi… non è che può farti del male. –
- Ne sei sicuro?-
- Certo. Loro sono laggiù e tu sei quassù, no? Possono anche fare dei gran fischi, ma alla fine non ti fanno mai veramente del male. Certo, è più divertente quando alla folla piaci… -
- Qualche suggerimento?- fece lei, con l’ombra di un sorriso sarcastico.
Gus invece ci pensò sopra molto a lungo. – Farli ridere funziona. È molto meglio quando ridono con te, e non “di” te… Ma non è facile. –
I due Jellicle restarono a lungo in silenzio, l’una accanto all’altro, a fissare il vuoto e a rimuginare, poi una folata di vento arruffò il pelo di Demeter, che fissò preoccupata il vecchio gatto tremante.
- Vieni, Asparagus. – gli fece, circondandogli le spalle con un braccio. – Torniamo a casa. –

*

- Non hai nient’altro da fare?- sbottò Jennyanydots, arrivando perfino ad interrompere la sua accurata sessione di pulizia per lanciare un’occhiata storta a Tugger. Il gatto si era appollaiato sul cofano dell’automobile insieme alle due Regine anziane –lei e Jellylorum- e al momento se ne stava mollemente sdraiato a guardare le giovani Principesse che facevano la loro toeletta.
- No. – rispose lui, candidamente, rivolgendo alla decana un sorriso innocente.
Jemima aveva appena finito di pulirsi, e si strofinò un orecchio con la zampa. Cominciava a sentirsi un po’ troppo osservata, così fece come per andare a cercarsi un posto più confortevole: quando passò sotto alla macchina sfasciata, però, Tugger si sdraiò sulla pancia, lasciando penzolare gambe e braccia dal cofano, e le fece: - Che cosa ti avrà mai detto Munkustrap, per turbarti così tanto?-
La gattina si voltò, perplessa, per incontrare lo sguardo del Rum Tum Tugger. – Perché me lo chiedi?-
- Be’, non ho potuto fare a meno di notarvi, prima. – incrociò le braccia per appoggiare il mento sulle zampe. Jemima si accigliò. Quando li aveva visti, e dove se ne era stato appostato tutto il tempo, per vederli senza essere notato da loro? – E adesso, giusto dopo la vostra chiacchierata, tu sembri avere il fuoco sotto le zampe. Qualcosa non va? Oppure dovrò pensare che il nostro Protettore mette in giro cattive voci sul mio conto. -
- Tu non c’entri. – replicò Jemima, ma non appena l’ebbe detto sentii che sapeva di bugia.
- Oh. – studiata smorfia delusa sul muso striato di Tugger. – Peccato. –
Allora quale poteva essere il problema? Probabilmente era talmente abituata ad avere un debole per Tugger che non ci aveva mai riflettuto seriamente. Dopotutto, chi non aveva un debole per Tugger? Da sempre lei e le Principesse più giovani si erano litigate il privilegio di stare vicino all’ancheggiante e irresistibile Maine Coon, ed era un piacevole passatempo a cui tutte loro avevano sempre preso parte più che volentieri. Ma adesso, dopo che Munk le aveva raccomandato prudenza e le aveva ricordato della sua luna imminente… adesso la sua testa era rimasta al pensiero di Tugger che le sfiorava il collo col muso e diceva che aveva l’odore di una Regina.
Sì, la cosa era andata decisamente e precipitosamente oltre il suo controllo.
Tugger si alzò sulle quattro zampe scivolò giù dal cofano, curandosi di sferzare Jenny con la coda, guadagnandosi in risposta un sibilo irritato.
- Allora c’entra Demeter, per caso?- domandò, sedendosi accanto a Jemima. La gattina lo scrutò con un sopracciglio alzato: era già abbastanza strano, per lei, trovarsi impegnata in una conversazione seria con Tugger. Era sempre ben disposto nei confronti delle Principesse che cercavano la sua compagnia, ma si limitava a chiacchiere e scherzi; più che fare domande, spesso preferiva farsi ascoltare. E invece, adesso parlavano anche di Demeter?
- Anche. – ammise alla fine, decidendo di concedergli un pizzico di verità. – Perché ti interessa tanto? Non mi sembra che tu sia mai stato molto interessato agli affari di Demeter, o di Munkustrap. O dei miei. –
Oh, accidenti. L’ultima frase non intendeva davvero dirla ad alta voce.
A Tugger sfuggì uno sbuffo che assomigliava ad una risata, e allungò una zampa per dare alla gattina una distratta grattatina sulla testa: Jemima incassò, imponendosi di non mettersi a fare le fusa.
- Sono solo interessato al bene delle nostre future Regine, come tutti. Puoi biasimarmi?-
- Grazie per l’interessamento, Tugger, ma io sto bene. Con Munkustrap ho solo fatto due chiacchiere… anche lui pensa solo al nostro bene. – si impettì mentre lo diceva, inorgogliendosi. – E ovviamente lui è felice che Demeter sia tornata. Tutto qui. –
- Hm-mh. – rispose distrattamente il Maine Coon. – Sinceramente, mi stupisco che non abbia ancora cercato di scoprire dove se la svigna la sua Regina tutte le volte. –
- E perché dovrebbe?-
- Non so. Semplice curiosità? Gelosia? Fatto sta che, ora come ora, abbiamo un Protettore col mal d’amore e una Regina che ci tiene dei segreti. –
Alle loro spalle si era sollevato un certo trambusto: Jellylorum non aveva trovato Gus nel suo posto preferito, accucciato su di un secchio rovesciato dove amava riposare, e ora stava chiedendo a tutti –e con una certa apprensione- se l’avessero visto. Per qualche minuto la sua agitazione sembrò contagiare tutto il branco, con un passaparola sempre più preoccupato di “Dov’è Gus? Qualcuno ha visto Gus?” quando, dal fondo della discarica, risuonò forte e chiara la voce di Demeter.
- È qui!-
La Regina si fece largo tra i suoi compagni di branco, tenendo il vecchio gatto del teatro sottobraccio: l’espressione del vecchio Gus era più assente del solito, e i suoi passi erano ancora più tremanti e incerti; probabilmente quella passeggiata fuori programma gli era costata più di quanto pensasse. Jellylorum si precipitò da loro e ringraziò Demeter con un cenno del capo, poi si mise all’altro fianco di Gus per scortarlo. Il vecchietto ebbe bisogno del sostegno di entrambe le Regine per essere portato fino alla buca dove dormiva l’anziana coppia, e anche Munkustrap arrivò per unirsi ai soccorsi e adagiare Gus nel suo rifugio.
Quando il gatto del teatro si fu raggomitolato nel suo giaciglio, in silenzio Munkustrap strofinò la testa contro la sua spalla, con infinita delicatezza. Asparagus già dormiva. Il Protettore, Demeter e Jellylorum si guardarono in silenzio per un momento, poi l’anziana Regina si accoccolò accanto al compagno, e gli altri due li lasciarono soli.
Uno strano silenzio era calato sulla piazzola, come ormai capitava quasi sempre quando passava il vecchio Gus. Era come se il vecchietto fosse fatto di vetro: tutti i Jellicle si protendevano verso di lui, preoccupati e desiderosi di dargli una mano, ma era così piccolo e fragile che solo pochi avevano il diritto di stargli accanto per sostenerlo.
Jemima inghiottì un groppo in gola, mentre guardava Jellylorum che lisciava il pelo ingrigito del compagno: ad un tratto si sentiva triste, e non sapeva neanche il perché.
- È quasi l’alba. – mormorò, alzando gli occhi al cielo, che da blu intenso aveva cominciato a schiarirsi.
- Oh, è vero. – Tugger seguì il suo sguardo, poi fece un sorrisetto. – Una notte di meno alla tua luna, giusto?-
- Immagino di sì. – rispose lei, soprapensiero, prima di alzarsi e stiracchiarsi. – Ciao, Tugger. –
Il Maine Coon le rivolse un cenno di saluto, mentre lei si arrampicava sulla collina di rifiuti per osservare l’alba. Per la maggior parte dei cuccioli, quella era l’ora in cui si andava a dormire dopo aver giocato per tutta la notte; per i Jellicle che avevano una casa e degli umani, quello era il momento in cui facevano ritorno. A lei però piaceva starsene a guardare il cielo che si rischiarava, e la città che si svegliava poco a poco: solo quando il sole era alto cominciava a sbadigliare, e se ne tornava nella piazzola per andare a dormire insieme agli altri.
Anche quella mattina vi rimase a lungo, finché le palpebre non le si fecero così pesanti che fu quasi tentata di accucciarsi lì dov’era e cedere al sonno. La fermò il pensiero che tra poche notti non avrebbe mai più dormito nella nursery, e una fitta di nostalgia la fece girare sui tacchi e correre a rintanarsi tra le sue amiche addormentate.



ANNOTAZIONI:
- I personaggi: cominciamo con le note interessanti. La cosa più divertente di loro è che non esiste uno “schema” o un “canon” ufficiale: le relazioni e perfino le parentele tra i personaggi sono assolutamente libere, e per di più tendono anche a cambiare a seconda di chi produce lo spettacolo. Per stavolta ho deciso di semplificare le cose ed evitare intrecci di parentele: le ipotesi più gettonate di solito sono sul presunto trio di fratelli Munkustrap/Tugger/Macavity, quelle che vedono Mistoffelees e Victoria come fratelli (o compagni), e Munk e Jemima come padre e figlia. Dato che nessuna di queste ipotesi mi ispirava particolarmente, ho conservato solo l’evidente coppia Munkustrap/Demeter, sorvolando sulle altre numerose possibilità. Jemima è tra i protagonisti di questa storia, ma proprio per questo ho preferito rendere lei e Munkustrap legati da semplice affetto e non da parentela. Prima di scrivere, mi sono immersa un po’ nel fandom di CATS su internet alla ricerca di spunti interessanti, e ho avuto modo di vedere i più bizzarri accostamenti. Mungojerry e Rumpelteazer: gemelli o compagni? Dopo averci pensato a lungo, ho scelto la prima ipotesi. E come non notare la coppia che sul web va per la maggiore: Tugger/Mistoffelees. Preferisco pensarli entrambi etero, anche per via del ruolo importante che ho dato a Tugger in questa storia.
  
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