Fanfic su attori > Johnny Depp
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Autore: Ele_6    28/10/2011    2 recensioni
Ok, non ho mai fatto niente del genere, quindi non aspettatevi chissà che cosa. Seguo Johnny da sempre praticamente e questa idea mi frullava in testa già da un pò, quindi eccomi qui. Questa è una FF inventata al momento, scritta di getto, che parla del giovane Johnny Depp proiettato nel presente, della sua vita sbandata, caratterizzata da alcol, droga e rock&roll, di amicizia, dell'inizio delle sue prime esperienze cinematografiche e di come queste lo portino a scoprire cosa vuol dire amare ed essere amato. Ho preso spunto da episodi di vita vera di Johnny, dai vari libri che ho letto e anche da alcune mie esperienze personali. Il resto è puramente frutto della mia fantasia e di come credo siano andati certi fatti. Beh, vediamo un pò che ne esce xD Io ci provo. Spero vi piaccia. Idee, consigli e critiche sono sempre ben accettate :)Grazie a tutti.
- Ele.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27 Ottobre 2011  Lutz, Florida.
 
Guardo fuori dalla stanza. Piove. Che palle. Non mi è mai piaciuta la pioggia. Mentre aspetto che mi vengano a chiamare mi accendo una sigaretta appena rollata e mi verso della tequila ghiacciata nel primo bicchiere che trovo. Quando fumo mi piace bere. Sentire il fumo caldo che entra in bocca e si contrasta con la freschezza dell’alcol per poi assaporarne ogni momento. Che goduria cazzo. Peccato che questa sia solo una semplice sigaretta, senò l’effetto sarebbe stato sicuramente più piacevole. Ma ho deciso così, per ora basta. Almeno per il periodo delle riprese. Non posso farmi trovare fatto e ubriaco il primo giorno di riprese e andare sul set con due occhi che non lascerebbero il minimo dubbio. Quindi mi limito ad una tabaccata Chesterfield e un goccio di tequila. Certo non ho smesso del tutto, qualche bella canna ogni tanto ci sta tutta, ma per ora cerco di trattenermi. Mi butto sul letto con la sigaretta accesa in bocca e il bicchiere in mano, godendomi a pieno questo momento di relax assoluto prima di andare sul set. In questi giorni è capitato spesso di chiedermi che ci faccio qui e come ci sono arrivato, ma ancora non so darmi una risposta. Il mio sogno era diventare una rockstar, andare in giro per il mondo con il mio gruppo e suonare la mia chitarra elettrica per tutta la mia fottuta vita. Invece eccomi qui, attore improvvisato.
Ricordo ancora come se fosse ieri quando quel giorno Nich sbottò fuori dal locale dove avevamo appena finito di suonare:
“Amico, non puoi continuare ad andare in giro a suonare con il tuo gruppo di disperati! Arriverai a non avere nemmeno i soldi per comprarti le sigarette”
“A parte che compro il tabacco,” cercavo di sdrammatizzare, anche grazie all’alcol e non mi ricordo cosa mi girasse per il corpo,
“e poi comunque che devo fare? Trovami tu una cazzo di soluzione!”
“Ok, io una soluzione ce l’ho, ma se ti lamenti e nemmeno ci provi mi incazzo.”
“Lo sai che a fare il muratore o cose così non ci vado cazzo, preferirei fare il barbone a vita.”
A Nich, dopo aver sentito quella mia frase per non so quante volte, bastò uno sguardo per farmi stare zitto.
“Ok ok scusa, parla.”
“John sai che quando fai così non ti sopporto, quindi apri bene quelle cazzo di orecchie e stai zitto.”
Feci solo un cenno con la testa e lo lasciai continuare.
“C’è Wes, un mio amico regista, qui a Los Angeles, che sta facendo dei provini per Nightmare on Elm Street, provaci, magari con quella tua faccia che ti ritrovi ti prende pure per qualche scena.” disse ridendo. Io lo guardai incredulo.
“Io attore? Ma che cazzo dici! Non so nemmeno come si recita una filastrocca!”
“Ma che te frega! Ti fanno schifo i soldi che potresti prendere? Provaci cazzo, magari è la volta buona che riesci a cambiare vita.”
“Io non voglio cambiare vita.”, sapeva che la bella vita non era per me, ma non aveva ancora perso la speranza che un giorno sarei cambiato.
“Lo so, ma che ti costa provare. È un lavoro dopotutto, e per niente faticoso. Fidati, le doti le hai, te l’ho sempre detto.”
“Ok ok, ma basta con ste cazzate sulle mie doti. Ci vado, ma se iniziano a farmi domande sulla mia vita o stronzate del genere me ne vado.”
“Va bene, ora lo chiamo, magari siamo ancora in tempo.”
“D’accordo.”
Finita la chiamata si gira verso di me con uno sguardo compiaciuto del cazzo:
“Domani, alle tre agli Universal. Puntuale, vestito decentemente e soprattutto sobrio.”
“Va bene sarò puntuale, però ora così pretendi troppo!” rido e con il suo braccio intorno al collo ci incamminiamo verso la sua macchina.
L’indomani mi sveglio su un divano, che non riconosco subito essere il mio, vestito ancora come Nich mi aveva lasciato a casa la sera prima. Non ricordo un cazzo. Ho solo delle immagini sfuocate di quello che potrei aver fatto ieri sera solo a casa, ma quella bottiglia vuota di tequila, quei filtri e quei residui di polvere bianca sul tavolino di fronte a me, fanno diventare ben nitide quelle immagini. Che coglione. Ora non so nemmeno dove devo andare e a che ora per quel cazzo di provino. Ma Nich la sapeva lunga su di me, mi conosceva troppo bene anche se non da molto tempo. Metto una mano nella tasca della felpa e trovo un foglietto: SO PURTROPPO IN CHE STATO SARAI STAMATTINA. ORE 15.00 STUDI UNIVERSAL. MUOVITI E RESTA SOBRIO CAZZO. POI FAMMI SAPERE, NICH. Poso il biglietto, mi viene da sorridere a pensare a lui che si preoccupa così per me ma sempre senza farmi paternali del cazzo, sapeva come prendermi e io riuscivo ad ascoltare solo lui al mondo.  Con lui sembrava tutto semplice, dal giorno in cui l’ho conosciuto a quella festa tre anni fa, abbiamo legato subito e subito mi sono sentito capito a pieno, come nessuno aveva fatto prima, nemmeno come quelle teste matte con cui suono da una vita. E ora era proprio lui che mi stava cambiando quella vita. Guardo l’orologio appeso al muro: l’una e mezza. Ok, ho un’ora e mezza per rendermi almeno presentabile; doccia, panino al volo ed esco di casa. Ero indeciso su cosa mettermi ma poi mi sono convinto che jeans, maglietta e camicia a quadri rossi e blu fossero la scelta giusta. Mi dirigo verso gli studi ancora con la testa pesante e che rimbombava per gli effetti della sera prima, ma dovevo restare lucido. Ero convinto, forse per la prima volta in vita mia stavo prendendo una cosa così seriamente, così serio da non aver toccato nemmeno una goccia d’alcol fino a quel momento, solo due sigarette nel tragitto, anche se il solito paio di birre della mattinata mi mancavano. Non mi sono mai ritenuto dipendente ne dall’alcol ne dalla droga, lo ritenevo un piacere per me. Un piacere così grande però da non riuscire a farne a meno. Mh, forse questo significa essere dipendenti, non lo so. Ma è così per ora. Oggi però ho deciso di fare questo “fioretto”, come mi dicevano le maestre all’asilo, non tanto per me, ma per il mio amico Nich, perché so quanto ci tenga e non voglio deluderlo un’altra volta. Questa volta no.
Arrivo agli studi un po’ affannato e agitato. Cazzo una canna sarebbe l’ideale per farmi tranquillizzare. Ma ormai sono qui. La donna alla reception mi squadra dalla testa ai piedi:
“Buongiorno, desidera?”
“Emh, buongiorno, sono qui per il provino per Nightmare.”, non mi ricordavo nemmeno tutto il titolo del film.
“Nome?”, la donna sempre perplessa.
“John Christopher Depp”, dio quanto odiavo il mio secondo nome.
“Mi da un documento per piacere?”
Apro il portafoglio per darle la mia carta di identità e immancabilmente dalla fessura del portafoglio cadono le mie cartine ormai inutilizzabili perché troppo stropicciate. Cazzo. Ma fortunatamente la donna impegnata a compilare dei moduli non nota nulla.
“Ecco a lei”, le porgo il documento facendo finta di niente per l’accaduto.
“Grazie,” poi facendomi segno con un dito “in fondo al corridoio, studio 8, il regista la sta aspettando.”
Ringrazio, mi consegna un modulo compilato da lei e mi dirigo verso quella porta. Quella porta che forse avrebbe dato una svolta alla mia vita. Entro.
Esco. Prendo fiato e la prima cosa che faccio è telefonare a Nich:
“Amico, niente da fare, non ho futuro nemmeno nel cinema.”
“Non prendermi per il culo.”, già aveva capito.
“Sono serio cazzo! Mi ha detto che sono carino ma mi manca l’espressività, potrei fare il modello.”, cercando di inventarmi qualche cazzata senza ridere.
“Wes non dice ste stronzate, muoviti e dimmi tutto senò ti vengo a prendere.”
“Ok, inizio le riprese il mese prossimo.”
Silenzio. Nich non disse nulla ma sapevo che era fiero di me. Forse per la prima volta lo stavo rendendo orgoglioso.
Anche se è stata solo una comparsata è stato incredibile, solo il fatto di essere su un set cinematografico era pazzesco, un sogno. Chiedevo spesso a Nich di portarmi con lui per assistere a qualche ripresa ma non era mai stato possibile. Ero affascinato da quel mondo.
All’inizio avevo timore della macchina da presa ma, grazie anche all’aiuto di tutto il cast e soprattutto del regista, mi sono sentito a mio agio subito dopo il primo ciak e mi sono divertito un mondo, lavorando anche bene. Wes, finito il mio ultimo giorno di riprese, si diresse verso di me prima che me ne andassi, per salutarmi, mi prese da parte e mi fece i complimenti per come avevo recitato visto e considerato che per me era la prima volta, consigliandomi anche di continuare in questo mondo e dicendomi che secondo lui avevo molte possibilità di fare carriera.
Ma io non pensavo affatto alla carriera. La sola cosa a cui riuscivo a pensare era come spendere i soldi che da li a poco mi sarebbero arrivati. Già avevo in mente i debiti che potevo sanare con quell’incasso e come usare quello che mi sarebbe rimasto. 2500 $ per sei giorni di lavoro. 2000 $ usati per saldare i debiti e 500 $ per riempire il frigorifero del cibo necessario, di alcol a volontà e le tasche di tabacco, marijuana e qualche grammo di cocaina, ma non troppa. Mi ripetevo sempre: la coca no cazzo, fa troppo male. Ma ogni volta era sempre li, con la scusante che una striscia ogni tanto non mi avrebbe fatto poi così male. Ecco, soldi finiti. Si ritorna alla vita di sempre, niente svolta, ma almeno con un’esperienza in più e soprattutto senza debiti.
Qualche mese dopo l’uscita del film, mentre mi fumavo la solita canna delle due di pomeriggio, mi squillò il cellulare, era Nich.
“Ehy amico!”
“Come stai John?”
“Solito, tu?”
“Bene bene, sono tornato ora a casa dal set, che combini?”
“Svaccato sul divano in compagnia del mio fidato purino di marijuana” rido,
“Smetterai prima o poi eh!”
“Noo, perché mai!”
“Perché ti hanno notato, anzi TI ha notato.”
“Di che cazzo stai parlando?”, iniziavo a preoccuparmi.
“Conosci Tim Burton?”
“Ovviamente si, perché?”, non stavo già più capendo niente, forse il purino stava facendo il suo effetto.
“Ti ha notato in Nightmare e ha chiesto le tue credenziali a Wes, che mi ha contattato subito, vuole provinarti!”
“Credenziali?..vuole che…?”, termini del cazzo.
Nich era al limite della sopportazione:
“Vuole farti un provino cazzo! Fai il serio per una buona volta nella tua vita! È in città per i provini per Edward mani di forbice, e non per una comparsata ma per il protagonista!”
“Non mi interessa più il cinema Nich, è stata una delle esperienze più belle della mia vita ma basta, ho chiuso.”
“E perché?”
“Non è quello che voglio fare della mia vita.”
“Smetti di dire stronzate cazzo, hai provato, ti sei divertito e sei pure bravo, che vuoi di più?”
“E quindi?”, iniziava a darmi sui nervi.
“Quindi domani alle quattro agli Universal, ti accompagno io che devo sbrigare delle cose.”
“Non ci vengo, non puoi decidere tu per me cazzo!”, ero arrabbiato, come non lo ero mai stato con lui, credo che per la prima volta se lo avessi avuto davanti un pugno se lo sarebbe davvero meritato.
“Ah, non posso decidere io per te? E chi decide, tu forse? Credi davvero ora come ora di essere in grado di gestire e decidere della tua vita? Con tutti i debiti che ti trovi di nuovo e quel cazzo di frigorifero sempre vuoto. Le uniche cose che non sono vuote sono i tuoi polmoni e il tuo cervello pieni di quella merda di cui ti fai, quindi domani alle tre e mezza fatti trovare fuori casa, ciao.”
Aveva chiuso il telefono senza darmi il modo di rispondere. Aveva ragione, lo sapevo, ma odiavo ammetterlo. Che amico cazzo. Edward mani di forbice: non sapevo a cosa andavo incontro ma già sapevo che sarebbe stata una figata, lavorare con Tim Burton: un sogno da paura, altro che i viaggi che coca e maria ti fanno fare. Quello sarebbe stato un viaggio vero e proprio in un altro mondo.
L’indomani, puntuale e vestito a modo, alle tre e mezza ero sotto casa e Nich non si è fatto aspettare. Salgo in macchina. Lo guardo.
“Ciao Nich”
“Ciao amico, sei pronto?”
“Come non mai”.
E sorridendo ci dirigemmo verso quegli studi.
 
Sento bussare, poso il bicchiere e vado alla porta, apro. È Tim.
“Ciao Johnny, tra venti minuti al trucco ok?”, mi sorride.
“Ok, arrivo subito Tim, grazie.”, ricambio il sorriso, chiudo la porta e sospiro alzando gli occhi al cielo, un’altra esperienza stava per iniziare. Forse quella giusta, quella che avrebbe dato il via a tutto quanto.
  
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