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Autore: _Syn    28/10/2011    1 recensioni
Leo/Elliot - Sweet Scary Challenge FW
Elliot Nightray non era contento. L'ordine di Latowidge rispecchiava la dignità dei suoi studenti e il disordine ne rifletteva l'impudenza e la stupidità. Non era entrato in quella scuola per passare per uno stupido.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Elliot Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa flash partecipa alla Sweet Scary Challenge di Fanworld con il prompt:
Cupcakes - Fantasma, flashfic, 1 novembre;
Conteggio parole FDP: 499

Note: E' la mia prima Leo/Elliot e, in tutta onestà, non mi sarei mai aspettata che non venisse fuori come un concentrato di angst. E invece... Che bello, so ancora stupire me stessa.
Ce ne sarà una seconda, che era il primo tentativo di rispettare il prompt. Ma sono andata oltre con le parole e ho superato le 2000. E in quella, in effetti, c'è un po' di angst, ma è camuffato da introspezione.
Niente, spero vi piaccia <3
Kiss,
Alexiel.


La triste storia del fantasma folle e idiota



“Esiste questo fantasma...”

“... nelle notti di Novembre tormenta giovani fanciulle dai capelli rossi.”

“Rosso sangue.”

“Si dice che morì annegato nel suo stesso sangue.”

“E' un'ossessione.”

“Stanotte è primo Novembre, Elizabeth.”

La ragazza di nome Elizabeth si aggrappò al braccio dell'amica, che la fissava terrorizzata, e lanciò occhiate supplicanti ai ragazzi che le stavano raccontando quella storia orribile. I suoi capelli rossi le erano sempre piaciuti e ora veniva a sapere che sarebbe potuta morire di paura per colpa di un fantasma ossessionato da quel colore. Oh, sua nonna le aveva sempre ripetuto che il rosso era segno di sfortuna e sventura!


Dall'altra parte del corridoio, un ragazzo con il naso immerso tra le pagine di un libro e i capelli disordinatamente sparsi sulla fronte e sugli occhiali tondi e spessi, sembrava non dare ascolto a quelle storie. Invece, l'altro ragazzo, che se ne stava poggiato al muro con la testa piegata in avanti e il mento quasi a sfiorare il petto e le braccia incrociate, stava cercando con tutto se stesso di non girare i tacchi e andare a dirne quattro a quel gruppo di idioti.

Quella Elizabeth avrebbe passato l'intero mese di Novembre a guardarsi le spalle, non dormire, piangere, e fare tutte quelle cose che Elliot non sopportava. Per esempio: credere a tutte le idiozie che un gruppo di idioti raccontava in un corridoio.

“Si creerà un putiferio.” sibilò.

Elliot Nightray non era contento. L'ordine di Latowidge rispecchiava la dignità dei suoi studenti e il disordine ne rifletteva l'impudenza e la stupidità. Non era entrato in quella scuola per passare per uno stupido.

“No, non ci sono tante ragazze dai capelli rossi a Latowidge.” commentò Leo, senza smettere di leggere. Elliot sbuffò.

“Vedrai che domani la nuova versione della storia annuncerà che il fantasma preferisce le ragazze con i capelli biondi.”

“E' il guaio delle tradizioni orali.” fu la replica dell'altro.

Ma non sembrava troppo turbato dalla cosa. L'unico problema che lo affliggeva, in effetti, era tenere d'occhio il piede destro di Elliot, che tacchettava impazzito sul pavimento; avrebbe potuto farlo scattare in qualunque momento e correre verso quegli studenti.

“No.” ribatté Elliot “E' il guaio di essere degli idioti.”

Leo sorrise dietro le pagine.

“Esiste un fantasma che tormenta gli idioti.” disse.

Elliot lo guardò in tralice.

“Non dire sciocchezze. E sii originale, se proprio vuoi cercare di convincermi. Perché dovrebbe tormentare gli idioti? Quelli non li tormenta nessuno, infatti proliferano.”

“Perché è un idiota anche lui. E anche un po' folle. E allora cerca di tormentare più idioti che può, per non essere più solo. Ma gli altri credono che voglia solo spaventarli a morte e lo scacciano.”

Lo sguardo di Elliot era indefinito.

“In effetti, mi ricorda qualcuno.”

Leo fece vagare lo sguardo celato in giro e poi si fermò su Elliot. Che arrossì, fece scattare il piede destro andò via, stizzito e inviperito. Probabilmente avrebbe dovuto seguirlo e assicurarsi che riflettesse tutta la sua dignità su di lui, in un luogo isolato. E poi ricordargli che era molto più di questo.

Sì, suonava bene.





  
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