Look at me

Il respiro esce a malapena dalle labbra serrate.
Come a voler trattenere la vita che se ne sta andando.
Sente un rantolo sfuggirli dalla gola martoriata, ma nessuno è accanto a lui per udirlo e aiutarlo.
Gli occhi chiusi, la mente in subbuglio, mille pensieri vagano senza sosta, senza tregua .
Il corpo straziato, il dolore, il sangue che esce inarrestabile.
Una lenta agonia.
Lo sa che sta per morire.
Nell’oblio che precede l’incoscienza, gli sembra di udire dei passi leggeri, esitanti.
Alle orecchie giunge un urlo soffocato a stento.
Ora non è più solo.

Entra lentamente, con circospezione, dalla porta.
Prima ancora di vedere, l’odore dolciastro e stomachevole del sangue gli arriva alle narici.
Si porta una mano alla bocca, reprime il disgusto e si avvicina a lui.
Con orrore vede le ferite, mortali, inferte con estrema crudeltà.
Non ci sono parole per descrivere quello che ha di fronte.
Pensa solamente che una persona, anche la più odiata, non debba meritare una morte così terribile.
La pietà prende il sopravvento.
Si inginocchia di fronte a lui.

Dita leggere, delicate, caritatevoli si posano come una carezza sul suo viso sanguinante.
Lentamente apre gli occhi.
La vista è annebbiata dal dolore, ma quegli occhi li riconoscerebbe in mezzo ad altri mille.
Il respiro diviene irregolare, le lacrime faticosamente trattenute sgorgano libere, impetuose come un fiume che rompe gli argini.
La mano, artiglia forte il braccio del ragazzo.
Come se fosse un’ancora di salvezza in un mare in tempesta.
Le parole escono a fatica.
“Ti prego…prendile…portale al pensatoio…”
Sente qualcosa di freddo sulle guance.
Lo guarda . Un’ultima volta.
Ma non importa. Nulla ha più importanza .
Vuole solo perdersi in quel verde smeraldo inseguito da una vita.

Non sa cosa fare.
Allunga una mano e con le dita tocca il viso dell’uomo morente.
Si avvicina , ora sono uno di fronte all’altro.
Sembrano la parodia grottesca di due amanti che stanno per lasciarsi.
E’ strano vederlo piangere, implorare.
Ma forse è l’unica cosa che gli resta da fare.
Si sente stringere forte il braccio.
La mano trema nel prendere quelle lacrime.
Il ragazzo si accorge che nonostante tutto non lo vuole perdere.
Non vuole lasciarlo andare. Non ancora.
Vuole solo guardare un’ultima volta quegli occhi neri, profondi come la notte.

“Guar da mi”

Il tempo smise di fluire.
Erano sospesi in uno spazio senza dimensione.

Durò un attimo.

Gli occhi neri incatenarono quelli verdi.
Gli occhi verdi si lasciarono catturare.

Per sempre.