Questa
è una one-shot. Ve lo dico per evitare che
pretendiate troppo; è una semplice one-shot che parla della
scuola e della
comunità da cui provengono le madri e le famiglie di Callie
e Azzurra. Sì, è
legata ad Insidias Amoris, come quella su Valerie, e ho deciso di farla
per
spiegare un po’ di cose e… Per introdurre questo nuovo tipo di maghi e streghe. Mi
piacerebbe sapere che ne pensate,
perché ci tengo.
Un bacio
La
vostra scrittrice folle.
Memories
of hunter’s
life.
Un
giorno, anni or sono, dei maghi cacciatori decisero che era ora di
cambiare.
Per troppi anni questo mestiere era stato tramandato di padre in
figlio, per
troppo tempo i nuovi cacciatori erano stati uccisi per
l’incapacità e delle
lacune dei loro maestri. Avevano bisogno di una cultura ampia, di
sapere che
fare contro qualche essere, dovevano essere addestrati non solo in base
a che
mostri ci fossero nella loro zona, ma su tutti. Gli altri maghi
ignoravano
questi pericoli, per lo più perché preferivano
dare la caccia ad altri maghi,
che potevano combattere facilmente, piuttosto che alle creature che
essi
usavano.
Il
cacciatore, nella storia, è sempre stato ignorato dal resto
del mondo. Lui dava
la vita, i suoi figli e tutto il suo impegno per rendere sicuro il
mondo di
coloro che preferivano far finta di non sapere cosa facesse. Mai nessun
cacciatore era entrato nel ministero per rappresentarli, mai nessun
riconoscimento, nulla. Erano la base portante di tutto, ma a nessuno
importava.
E
furono due di questi, che decisero di fondare la scuola. La School for
Dark
Hunters era stata creata ben prima di Hogwarts, Beauxbatons e
Durmstrang; gli
alunni erano selezionati con cura, attraverso un misterioso oggetto di
cui
nessuno, attualmente vivente, ne conosce la natura ed erano invitati a
presentarsi con una lettera. Questo poi verrà replicato con
le altre scuole, ma
nessuno sa che è stata essa la prima a riunire i giovani e
ad insegnargli
tutto.
è
situata in Italia, su una costa nascosta e protetta da una fitta
foresta; tutti
arrivavano lì con vari metodi, come navi,
smaterializzazione, camini, scope
durante la notte, cavalli e quant'altro, ma solo anni dopo decisero di
farli
arrivare tutti ala scuola con un monile, che veniva dato allo studente,
che
portava direttamente alla sala più grande che si potesse mai
ammirare.
La
grande sala era riservata non solo allo smistamento e ai pasti, ma
anche ai
continui tornei di duelli che si organizzavano; ogni alunno bramava di
poter
vincere tutto, arrivare primo e essere ammirato da tutta la scuola.
Ma
andiamo con ordine: questo castello, sulla riva del mare e circondato
per metà
da una fitta foresta, non solo era nascosto agli occhi dei babbani, ma
anche a
quelli degli altri maghi. Durante le battaglie nessuno aveva osato
cercare
quella scuola, per tutta la durata delle due guerre magiche nessuno
aveva
pensato a loro, e loro non si erano immischiati. C'erano sempre cose
ben più
pericolose di qualche mago che decideva di combattere contro un altro.
Non
scambiamoli per egoisti; seguivano un rigido codice d'onore e di
comportamento,
avevano giurato davanti alla gloriosa statua della magia di proteggere
la
popolazione magica, e non, da qualunque creatura o mostro che la
minacciasse.
Erano impegnati a salvare il mondo, durante quelle guerre, e persero
così tanti
uomini che ancora non è possibile contarli. Ovviamente non
ci è ancora dato
sapere cosa combattevano, ma possiamo solo pensare che fosse stato
davvero
importante.
Ed
era lì, in quel castello grigio perla, con gli stendardi
ancora medioevali
delle due case al vento, che crescevano e si formavano questi uomini e
queste
donne che avrebbero dato la vita per proteggere il prossimo. Su quelle
spiagge
la notte venivano interrogati su filosofi, maghi del tempo che
più davano
ispirazione, sulle stelle e veniva ricordato loro il giuramento che,
all'ultimo
anno, dovevano fare dinnanzi ad una statua nascosta nell'isola poco
lontana. In
quelle foreste loro affrontavano le creature predestinate per i loro
esami, si
sfogavano per la perdita di un parente urlando e lanciando incantesimi
da ogni
parte, piangevano stremati per il peso troppo grande che avevano sulle
spalle
fin da quando erano nati.
Grandi
maghi e gloriose streghe che non troverete nei libri di magia normali,
vennero
istruiti in quella scuola. La biblioteca di quella scuola era la
più fornita di
qualsiasi altra al mondo, e a ben pochi esterni era stato concesso di
visitarla
e studiarne alcuni scritti. Le materie erano le più varie, e
oltre quelle di
base c'erano molti corsi, dai più interessanti ai
più eccentrici, che potevano
essere seguiti solo da chi aveva già una buona media in
quelli di base. I corsi
di base formavano il mago, ma erano i corsi aggiuntivi che formavano il
cacciatore, e ben pochi nel corso dei decenni non riuscirono a
parteciparvi.
Ma,
arriviamo al dunque. Come ho accennato, vi erano due sole case. I
fondatori,
quando decisero di creare questa scuola, lo fecero in base ai due
maggiori tipi
di cacciatori, che loro incarnavano alla perfezione. Il primo era il
cacciatore
forte, sicuro di se e delle proprie capacità, che non
mostrava nessun segno di
debolezza; il secondo era quello silenzioso, letale, pianificatore, che
usava
la freddezza come scudo dal mondo esterno.
Erano
così differenti, cosi lontani l'uno dall'altro, che si
stentava a credere che
fossero amici, e ci si chiese se non si dovesse creare due scuole
differenti;
ma la motivazione fu decisiva: “se non riusciamo a convivere
tra di noi, non
potremo mai convivere con gli altri”. Ma li accomunava una
cosa: il provare
sentimenti forti.
Zatherien
il Freddo, così si chiamava il secondo, decise che il cigno
fosse il simbolo
della propria casata grazie ad un libro, e a sua madre; il rispetto, in
quella
casa, faceva parte dei tre motti principali: gelo nel cuore, mente
agile e rispetto.
Un giorno, molto prima dell'idea della scuola, stava leggendo un libro
sulla
simbologia, e trovò il simbolo del cigno. Bello,
così bello da attirare
l'attenzione degli uomini, ma che rimane distante da essi per non
mischiarsi e
macchiare le sue magnifiche penne; chiese consiglio alla sua amata
madre, che
aveva cresciuto ben cinque figli, e lei gli disse che il cigno era
anche
simbolo di grande valore, di freddezza, di abilità
nell'affrontare i problemi
con razionalità e di bellezza letale. Il cigno non si
avvicina agli uomini non
per paura, ma perché essi non potrebbero capirlo, non
potrebbero concepire
quali capacità ha, poiché sono offuscati dal suo
portamento. E questo, per un
cacciatore, era molto utile. Si teneva distaccato dagli altri, ma anche
essi
non erano da meno.
Decise
che il cigno sarebbe stato il soggetto della sua casata, per ispirare
gli
alunni alla magnificenza e al valore, alla freddezza e alla
abilità di
distrarre gli altri da ciò che si è realmente. I
loro colori erano il bianco,
come il manto del cigno, e l'argento, come il colore delle spade.
Ma
Aetryon il Grande, il primo, non aveva deciso grazie ad un libro o ai
consigli
di una madre, ma... Per amore. Aetryon era un grande cacciatore, ed era
conosciuto non solo per la sua forza, per l'ingegno e per la
spavalderia, ma
anche per il suo carattere forte e per i suoi modi decisi. Si basava
sui suoi
sentimenti, su ciò che provava, non dimenticando ovviamente
la scaltrezza, ma
la maggior parte delle volte cedeva, e se una cosa la faceva per ira o
per
vendetta, rischiava tutto senza pensarci due volte. Finché
non incontrò l'amore
della sua vita, una donna affascinante, forte, dalle
capacità magiche
straordinarie e dal sorriso più caldo dell'intero universo;
ne fu soggiogato. Ogni
volta che lei aveva una missione da compere lui la seguiva di nascosto,
attendendo il momento in cui l'avrebbe salvata, ricevendo la sua
gratitudine.
Ma non arrivò mai, dato che lei riusciva sempre a cavarsela
in un modo più che
egregio, e lui aspettava inutilmente, mentre lei si innamorava di un
altro.
Alla
notizia del matrimonio della sua amata, Aetryon decise di trasferirsi
da
un'altra parte, per allontanarsi da lei e da quel dolore immenso, ma se
ne
pentì amaramente quando seppe che si era ammalata, e quando
tornò per rivelarle
il suo amore, lei era morta dando alla luce una bambina. Il padre, il
marito
della donna, era impazzito dalla sua perdita, e si uccise trafiggendosi
il
cuore con la spada di lei, che lo aveva fatto innamorare e poi fatto
soffrire
così tanto.
Aetryon
il Grande pianse a lungo per questa perdita, si sentiva colpevole per
non aver
salvato la sua amata, ma una notte ebbe una rivelazione, mentre
guardava le
fiamme. L'unico modo in cui poteva rifarsi, col quale avrebbe potuto
aiutare
ella, era prendersi cura della figlia; entrambi i genitori erano morti,
la
nonna paterna era troppo anziana per insegnarle la nobile arte della
caccia, e
lei doveva diventare come la madre. Le doveva almeno questo.
Propose
l'idea della scuola al suo vecchio compagno di avventure Zatherien,
senza
rivelarne i veri motivi, e quando accettò iniziarono a
costruirla. Alla fine,
per la creazione di questa scuola dobbiamo ringraziare quella donna
coraggiosa
fino alla fine, che diede la vita per la sua bambina e che la
rischiò tante
volte per gli altri. L'amore è stata la scintilla di questa idea, e su cui
si era basato tutto.
La
casata che creò Aetryon il Grande era composta da studenti
forti, senza macchia
e senza paura, orgogliosi come dicevano i loro tre motti: coraggio,
orgoglio,
cuore impavido. I loro colori erano il nero, poiché la notte
era loro amica, e
l'oro, come il sole che faceva sparire ogni creatura notturna.
Mentre
il simbolo della loro casata era un drago. Forte, orgoglioso, senza
paura. Il
perfetto esempio di alunno... In onore del patronus dell'amata di
Aetryon.
White
Swan e Black Dragon.
Secoli
dopo, una giovane ragazza camminava con
spavalderia per i corridoi del castello; dall'inizio dei tempi anche le
sue
antenate avevano percorso quei corridoi con la stessa sfacciataggine,
come se
fossero le regine di quel posto. La sua divisa, composta da una gonna a
scacchi
neri e oro e da una camicia nera, portava a pensare che appartenesse
alla
prestigiosa casa dei Black Dragon. I libri che portava in mano
suggerivano che
avesse come lezioni seguenti magia nera e il nuovo corso sul vodoo,
mentre il
sorriso... Beh, diceva chi era.
Quel
sorriso beffardo, sicuro di sé, apparteneva
alla grandiosa e famosa Eleanor Morgwen Conti, figlia di Davide e
Helena
Morgwen Conti; ancora non conosceva la paura vera, non conosceva la
prudenza,
ed era una delle più talentuose della scuola. Seguiva ogni
corso possibile,
partecipava attivamente al club delle missioni, un piccolo cerchio di
ragazzi
che prendevano parte ad alcune missioni esterne al castello, ed era
apprezzata
da molti. Come i genitori aveva la propensione al comando, come il
padre era
orgogliosa, ma non era altezzosa quanto la madre; entrambi cacciatori,
la madre
aveva deciso di smettere quando nacque lei, e Eleanor pensava che la
odiasse
per questo. Cacciare era un motto di vita, era un modo per convivere
con se
stessi e dire il momento prima di addormentarsi ho fatto il
mio dovere.
Idea
che sarebbe cambiata anni dopo.
Comunque
Eleanor, in quei momenti, era felice. Non
solo era all'ultimo anno e mancava solo un semestre alla fine della
scuola, ma
l'avevano già avvisata dove sarebbe stata mandata per le sue
prime missioni. In
Romania, a controllare i draghi. Una cosa che l'aveva eccitata al
massimo, dato
l'amore e l'attrazione che provava per quelle creature; li avrebbe
addestrati,
forse ne avrebbe avuto uno solo per se, e con lui avrebbe distrutto
ogni
minaccia al mondo. E ci credeva la nostra Eleanor, credeva davvero in
quello
che pensava, ma non si aspettava che in seguito sarebbe cambiato tutto.
Il
suo mondo, il suo modo di pensare, tutto.
Arrivò
alla lezione in ritardo, ma la professoressa
Cylia Dalmazi nemmeno se ne accorse; era troppo impegnata a parlare e a
spiegare col trasporto che solo i professori di quella scuola potevano
avere;
parlava di magia nera, e come al solito era presa dai soliti suoi
esempi; i
maghi oscuri erano potenti, conosciuti per la paura, ma se si poteva
usare per
il male si poteva usare anche per il bene. Eleanor era
d'accordo con lei, e
si sedette in mezzo ai suoi compagni, in particolare tra due suoi
amici, quasi
annoiata. Adorava la professoressa Dalmazi, ma molte cose le sapeva
già. Non
per niente era una delle migliori nella sua scuola. <
Novità?> sussurrò
all'affascinante Dimitri, che scosse la testa.
<
No, mia cara. Solo noia.> commentò a mezza
voce, e lei sospirò. La lezione si stava rivelando noiosa,
finché una giovane
ragazza, dalla divisa bianca e argentea, alzò la mano color
caffè con eleganza.
La professoressa ne fu entusiasta.
<
Chieda pure, signorina Holmes.> disse con
tono gentile, e la ragazza sorrise, nascondendo un vago senso di nausea
per
tanta gentilezza.
<
Quindi lei crede che anche Lord Voldemort sia
un grande mago, anche se sta distruggendo il mondo magico.>
parlò con
gentilezza calcolata Cassidy Holmes, dei White Swan. Il silenzio
riempì l'aula;
i suoi compagni di casa opposta, compresa Eleanor, la guardarono
annoiati,
mentre quelli della sua casa dovevano sembrare interessati solo per
ripicca nei
confronti degli altri; dopotutto, era una loro compagna. Una
delle più
brillanti.
La
professoressa invece si incupì. < Cassidy
Holmes, non ho detto questo. E sa bene che tale argomento non riguarda
questa
lezione.> il suo tono era spaventosamente serio, ma la ragazza
non si fece
intimidire e alzò con grazia un sopracciglio.
<
A dire il vero questo argomento è tabù in tutta
la scuola, anche se dovrebbe riguardarci. Abbiamo le
capacità per aiutarli e
annientare quel ridicolo mago vestito da una tunica nera in poco meno
di
qualche mese.> disse con quel suo modo finto delicato, ma allo
stesso tempo
sprezzante e sincero. La professoressa stava assottigliando lo sguardo,
e lei
alzò il mento con fare altezzoso e di vittoria, ma Eleanor,
scocciata, si
intromise nella discussione.
<
Aiutarli? Loro ci sono stati quando abbiamo
ricacciato ad Atlantide i signori del mare e perso almeno un centinaio
dei
nostri?> chiese con acidità, e Cassidy si
girò a guardarla con sguardo
serio.
<
No, ma perché non hanno le capacità. Se solo ci
mettessimo in campo, per una volta, e li aiutassimo, magari...>
provò a
discuterne, ma la risposta fu fulminea.
<
Magari cosa? Ci ringrazierebbero? O ci
rimanderebbero da dove siamo venuti? I prescelti non
possono mischiarsi
con quelli, che non riescono nemmeno ad apprezzare ciò che
facciamo per
loro.> replicò con tono secco, e i suoi compagni le
detterò appoggio con un
piccolo applauso. Lei sorrise soddisfatta, ma Cassidy non demordeva.
<
Loro non lo apprezzano perché non lo sanno. E
queste nostre convinzioni potrebbero essere la nostra rovina! Magari un
giorno noi
avremo bisogno di loro.> si stava scaldando, sempre in modo
contenuto, ma
Eleanor rise, insieme agli altri.
<
Noi? Che Merlino e Morgana non ascoltino
le tue parole! Noi siamo superiori, non avremo mai bisogno di
loro!> disse
ancora ridendo, cosa che irritò ancora di più
Cassidy, ma la professoressa
Dalmazi le interruppe con decisione.
<
Basta. Non siamo a lezione di etica, quindi
riprendiamo la lezione. E per chi avesse domande pertinenti,
aspetti
fino alla prossima volta!> e riprese a parlare, mentre Cassidy
guardava in
modo glaciale Eleanor, che sorrideva beffarda. No, non era
altezzosa; lo era
solo con chi se lo meritava.
La
situazione in quella scuola era differente da
Hogwarts, in quei giorni; mentre Hogwarts combatteva contro il male,
loro
rimanevano nel loro piccolo, invitante e sinuoso mondo.
Tutto si faceva
per uno scopo finale, parlare con una certa persona aveva un
obbiettivo,
cercare con nonchalance un incantesimo in verità nascondeva
l'ansia di essere
scoperti e derubati dell'idea. Lì il male lo combattevano
giornalmente, e
mentre Harry Potter cercava gli Horcrux, Cassidy pensava a come
superare
l'esame di magia bianca a pieni voti e Eleanor... A sorridere a quel
bel
ragazzo, Vincent. Una cosa che non si ammetterà mai
è che lei e le sue
antenate, nessuna esclusa, prima di innamorarsi dell'amore della
propria vita
erano un po'... Civettuole.
Infatti
era seduta sulle ginocchia dell'amico
Dimitri, a ridere e scherzare, e quando notò lo sguardo di
Vincent, un White Swan,
sorrise soddisfatta; anche se era un cigno color nuvola
non si poteva di
certo buttare. Ma il sorriso si spense quando Cassidy si sedette vicino
a lui,
per ripassare. < Ho tanta voglia di andarmene da qui, lo
sai?> disse a
suo cugino Vincent, che la guardò stranito.
<
E tu sai che queste sciocchezze non sono da
te?> rispose alla cugina, che sospirò. Stava
cambiando, e questo non era ne
saggio ne normale. Per fare il giuramento a fine anno si doveva essere
forti e
sicuri, ma lei stava mutando, e non era una buona cosa. La
scrutò. < TI stai
davvero preoccupando per la guerra degli altri?> chiese stupito,
e lei prima
di annuire bevve un po' di acqua dal calice in argento del loro tavolo.
<
Sì... E non capisco perché nessun altro lo
faccia.> e guardò il cugino, nella speranza che
almeno lui si mostrasse
interessato, ma scrollò le spalle.
<
Non è una nostra battaglia, Cass. Noi abbiamo
le nostre a cui pensare.> e dicendo questo lei si
irritò. Pensava che almeno
lui fosse davvero dalla sua parte, non come i suoi
compagni, che alla
fine della lezione di magia nera l'avevano pressata di smetterla. Ma
come
poteva smettere di pensarci? Tutti quei maghi che in quel momento
stavano
soffrendo forse si sarebbero potuti salvare, se solo un gruppo di loro
avesse
avuto il cuore di aiutarli. Bastavano solo pochi di loro per salvarne
tanti, ma
la regola era una sola. Noi combattiamo le nostre battaglie
anche per loro,
ma non le loro battaglie.
Questo
pensiero fu interrotto da un urlo, un lamento
disperato, proveniente dall'altro tavolo. Un ragazzo del quinto anno
aveva
ricevuto un gufo, e in quella scuola i gufi erano troppo spesso
portatori di
brutte notizie.
Il
ragazzo urlava come un matto, dava calci al muro,
e prima che potesse fare altro i suoi amici e compagni gli tolsero la
bacchetta
e lo fermarono. Si dimenò, cercando di liberarsi, per poi
accasciarsi al suolo
e singhiozzare. Si sentivano solo i suoi singhiozzi nella grande sala,
e tutti
osservavano un religioso silenzio per il loro compagno. Eleanor corse
da lui;
conosceva Gary e la sua famiglia, il padre era amico del suo, e lo
abbracciò.
Nessuno fece domande, perché tutti sapevano il motivo di
quelle lacrime, quella
scena era stata vista così tante volte, e le lacrime di un
cacciatore erano
permesse solo in una certa situazione: la morte di un proprio
familiare.
Il
giovane ragazzo abbracciava la compagna senza
nemmeno pensare alla sua virilità; aveva appena perso il
padre in una trappola
di antichi demoni, e i compagni vedevano in lui non solo un compagno
che aveva
bisogno di appoggio e aiuto, ma anche quello che non volevano mai
essere. Tutti
in quella scuola, nessuno escluso, avevano paura dei gufi. Cosa
che poi si
trasmetterà ad Hogwarts, con un'altra Morgwen.
Eleanor
cercava di stringere Gary e di consolarlo,
ma sapeva che non poteva passare così facilmente. Ci
sarebbero volute
settimane, mesi, anni prima che si potesse riprendere del tutto, ma lei
ci
provava comunque. E quando alzò lo sguardo e
incontrò quello di Cassidy, la
guardò come se fosse animata da un fuoco sconosciuto, come
se la colpa fosse
sua. Le parole, la frase che le trasmise, erano queste: come
puoi chiedere
di partecipare ad altre guerre?
Telepatia,
ecco che aveva usato. Una magia antica, che solo in pochi potevano
usare, e
Cassidy non era una di queste. Si sentì ferita da quello
sguardo, che la
intimava di andarsene, e provava tanta pena per quel povero ragazzo. Ma
si
alzò, e con fare orgoglioso se ne andò dalla
sala. Non era più gradita in
quel posto.
Eleanor
distolse lo sguardo da lei appena varcò la
soglia della sala, e riprese con i suoi compagni a dare sostegno al
povero
ragazzo che aveva appena perso una delle sue colonne portanti. Il
silenzio
continuava a regnare nella sala.
Erano,
e sono ancora, bravi in una cosa
gli alunni di quella scuola; dare aiuto quando si ha bisogno. E
proteggersi a
vicenda.
Una
grande famiglia.
Passarono
i giorni, e Gary ancora non si riprendeva.
Tutti gli davano una mano, ma mai quanto Eleanor; lo aiutava con gli
studi,
l'aveva accompagnato al funerale e aveva consolato insieme ai suoi la
vedova,
ma quella sera aveva bisogno di prendersi una pausa. Una pausa dal
mondo, un
momento per mettere da parte la maschera di forza che aveva addosso.
Andò
ai bagni delle femmine, dove vi era una grande
vasca, e dato che era molto tardi non si preoccupò nemmeno
che ci fossero
altre. Si tolse tutto, mostrando ai raggi della luna che filtravano
dalle
finestre la sua pelle candida, e il suo tatuaggio.
Entrò
nell'acqua calda con lentezza calcolata, e
quando le punte dei suoi capelli castani furono bagnate, vi si immerse
del
tutto. Era quel momento che aspettava da settimane,, il momento in cui
poteva
urlare senza essere sentita. Urlare la sua paura, ogni sua angoscia. Le
bolle
salivano in superficie mentre urlava, e quando rimase senza fiato
risalì in
superficie e si sedette vicino al bordo, respirando profondamente e
facendosi
scappare qualche lacrima. Quello che era successo al padre di Gary era
ciò di
cui aveva paura lei; amava il padre, era fiera di lui, come lui era
fiero di
lei, e se gli fosse accaduto qualcosa... Non sapeva cosa avrebbe potuto
fare
senza di lui. Era il suo mentore, e il solo pensare che un semplice
gufo
potesse farlo sparire dalla sua vita beh, le sembrava una cosa
spaventosa.
Non
aveva paura della morte, ma per quella degli
altri sì. La
madre diceva che i
morti che avevano
fatto del bene
andavano in un posto bellissimo, dove potevano finalmente riposare, ma
lei non
voleva che i suoi genitori la lasciassero in quel mondo tanto grande.
Sì, anche
Eleanor aveva paura di rimanere da sola. La grande Eleanor, dal sorriso
beffardo, aveva paura di qualcosa. Di alcune cose, a dir la
verità, ma non
poteva di certo abbandonarsi ad esse.
Non
si vive delle proprie paure
erano queste le parole che gli aveva rivolto il padre quando l'aveva
trovata in
lacrime, a nove anni, dopo una sua lunga assenza. E queste stesse
parole furono
marchiate sul suo cuore. Ma le sue poche paure erano legate agli altri.
Stava
ancora trattenendo i singhiozzi, quando entrò
qualcuno. Lei si alzò subito, coprendosi il seno con le
braccia, e vide chi
era. Cassidy Holmes era appena entrata, e la stava fissando. O meglio,
non
fissava lei, ma il suo tatuaggio.
Il
drago
magico che si era tatuata un anno prima non era
certo un segreto in
quella scuola, ma nessuno l'aveva descritto bene, nemmeno i ragazzi con
cui era
stata. Quel drago si muoveva sulla sua pelle come seta, sembrava avesse
vita
propria, e si spostava sinuoso dalla spalla al fianco della padrona.
Cassidy lo
osservava curiosa, per poi alzare lo sguardo e guardare negli occhi
Eleanor,
che tremava un poco dal freddo. < Cosa ci fai qua?>
chiese stringendosi
le braccia ancora di più a se, per evitare di rabbrividire,
e Cassidy si
avvicinò alla vasca, scuotendo la testa.
<
Non dovresti aggredirmi, sono venuta solo a chiederti
che ho fatto per farmi disprezzare tanto.>le porse due
asciugamani, e quando
lei uscì dall'acqua si girò per darle un poco di
privacy. Lei se ne mise uno
intorno al corpo, e con l'altro iniziò ad asciugarsi i
capelli. Si sedette sul
bordo della vasca e lasciò i piedi nell'acqua calda.
<
Siediti.>le disse con un tono neutro, e lei
si tolse le scarpe e si sedette accanto a lei, con i piedi immersi
nell'acqua.
Erano più o meno della stessa altezza, ma per il resto
sembravano quasi
opposte. Rimasero in silenzio per qualche minuto, prima che Eleanor
riprendesse
la parola. < Dimmi, perché credi che i nostri
compagni debbano subire altri
lutti per combattere una guerra non nostra?> chiese dura, e
Cassidy guardò
l'acqua.
<
Mi dispiace per Gary Mason, penso tu lo
sappia.> e la guardò, ma vedendo che non le
rispondeva riprese a parlare
< Ma... Penso che anche gli altri abbiano diritto ad un
aiuto.>
<
Oh certo, come no. Loro giocano con le
bacchette ad ammazzarsi e noi dobbiamo salvargli il culo?>
chiese acida, ma
Cass non si scompose.
<
È più di un gioco di bacchette, Conti.
È una
guerra vera e propria, per il predominio dei purosangue su quelli che
invece
sono nati con la magia ma senza maghi in famiglia. E non è
giusto che muoiano
perché non sono nati in una famiglia magica.> il suo
tono era serio, ma
Eleanor scosse la testa sorridendo amara.
<
Guerra per le razze; Morgana, che
stupidità!> era quasi disgustata.
<
Noi non siamo migliori di loro se ci rifiutiamo
di aiutarli solo perché siamo più importanti o
abbiamo altre cose contro cui
combattere.> fu questa la risposta dura alla esclamazione di
prima, e
Eleanor la guardò male.
<
Noi siamo migliori di loro perché, anche se non
abbiamo mai ricevuto dei ringraziamenti, continuiamo a
proteggerli!> sbottò
adirata, e Cass la guardò freddamente.
<
E tu salveresti le persone solo per un
ringraziamento?> chiese diretta, facendo zittire la compagna,
che la fissò e
poi spostò lo sguardo verso la luna. Cass
sospirò. < Vedi Eleanor, ci sono
tante creature spaventose nel mondo, ma io penso che la peggiore sia
proprio
l'uomo. Come può un uomo fare del male ad un altro? Le
creature che combattiamo
noi sono guidate dall'istinto, ma l'uomo?> finalmente la
compagna riprese a
guardarla, e poté concludere guardandola negli occhi.
< È più pericoloso un
uomo guidato dalla pazzia e dalla cattiveria, o una creatura che segue
l'istinto?> le chiese senza più durezza, solo con
straziante sincerità, e
Eleanor... Non seppe risponderle.
Rimasero
lì, in silenzio, entrambe pensierose. Forse
è stato proprio in quel momento che la loro amicizia
iniziò a saldarsi, ma
purtroppo certe amicizie devono affrontare troppe sfide.
Un
mese dopo quella chiacchierata, Cassidy Holmes
stava correndo a per di fiato per i corridoi della scuola, dirigendosi
verso
l'uscita, dove un gruppo di ragazzi e ragazze del Black Dragon stavano
in
silenzio; non era ancora arrivata che dalla foresta si sentirono le
urla
strazianti, e quando raggiunse il gruppetto vide Dimitri bianco come un
fantasma, che guardava amareggiato la foresta. Non le ci volle molto a
capire
che era successo, e non ascoltando gli avvertimenti degli altri
entrò di corsa
nella foresta.
Ci
mise qualche minuto per trovarla, e si fermò a
vedere quell'atroce spettacolo di dolore. Eleanor Morgwen Conti, la
grande
Eleanor, stava usando ogni magia che conosceva per distruggere
qualunque cosa
si trovasse davanti, piangendo furiosamente. Urlava, implorava il cielo
di
ridarle ciò che aveva perso, dava fuoco agli alberi e faceva
saltare in aria
ogni cespuglio, senza notare la presenza di Cassidy. Urlava
così tanto che
anche i professori la sentirono dal castello, ma prima che arrivassero
lei vide
Cass; aveva gli occhi rossi, le lacrime le solcavano le guance, tremava
dalla
rabbia e i singhiozzi la scuotevano senza pietà. L'amica ne
rimase sconvolta, e
si avvicinò piano a lei.
<
L'hanno ucciso... Hanno ucciso mio padre...>
ripeteva come se fosse in trance, e quando Cass si avvicino troppo
riprese ad
urlare; il troppo potere che stava sprigionando fece saltare in aria un
albero.
Ma l'amica non si arrese, e quando l'abbraccio mentre continuava ad
urlare la
strinse forte, trattenendo le lacrime anche lei. Quel contatto fece
crollare in
ginocchio Eleanor, che stretta dall'amica, continuava a piangere e
singhiozzare. < Hanno ucciso mio padre!! Il mio
papà!!!>urlava, e Cass
sapeva solo tirare su col naso e stringerla forte.
<
Mi dispiace El...>
<
LO HANNO UCCISO!! È MORTO!!>
<
Lo so... Calmati El, andrà tutto bene...>
<
È MORTO!!> continuò a urlare, prima di
riprendere fiato e stringere di rimando l'amica piangendo
più disperatamente di
prima. < Il mio papà...>
Non
si vive delle paure, ma il dolore
segna sicuramente le persone.
Eleanor
non riuscì ad uscire dal vortice di
tristezza, disperazione e vendetta, soprattutto da quando venne a
sapere che la
madre era incinta di un mese quando suo padre morì. Si
sarebbe chiamata
Roxanne Morgwen, come la nonna.
Finì
l'anno, e fece il famoso giuramento davanti
alla mistica e affascinante statua della magia. Era in prima fila, il
cuore pieno
di emozioni, accanto a se aveva Dimitri, che era diventato il suo
ragazzo in
quei momenti di disperazione, ma solo una in quell'anno non fece il
giuramento.
Cassidy
era scappata dalla scuola una settimana
prima, per tentare di aiutare a Londra. Era ormai arrivato l'avvento
della
battaglia finale, e lei aveva sentito il bisogno di andare ad aiutare.
Nessuno
andò con lei, nemmeno Eleanor che, ancora scossa, aveva
giurato che avrebbe
ucciso ogni maledetta creatura oscura che infestava il mondo. Si misero
a discutere
animatamente, ma lei era ancora troppo presa dalla furia, e Cassidy
dovette
partire da sola. Non ritornò mai in quella scuola,
e non fece mai il
giuramento.
Entrambe
presero vie diverse; una,
sostenuta dai genitori, lasciò la vita dei cacciatori per
dedicarsi a quella
della normale strega, lasciando indietro tutte le paure, i dolori e le
cose che
aveva imparato. L'altra invece prima andò in Romania come
promesso, ma le cose
non andarono come aveva previsto...
Anni
dopo, inaspettatamente, si ritrovarono in un
locale. Ne una ne l'altra poteva immaginarselo, ma il destino
è davvero arguto
per certe cose. Cassidy doveva distrarsi dai suoi studi di incantesimi,
quindi
andò in quel locale frequentato da maghi e streghe giusto
per non pensare agli
esami che doveva ancora affrontare. Era cresciuta, durante gli anni,
era
diventata una vera e propria strega di gran classe, e in quel vestito
grigio
perla era ancora più affascinante. Si diceva che la cantante
di quel locale, il
White Moonlight, fosse davvero fantastica, e quindi si sedette al piano
superiore, in un tavolino vuoto. Molti maghi si erano girati a
guardarla, e
aveva dovuto rifiutare già due inviti mentre cercava il
tavolino.; ma l'aveva
trovato, ed era lontano da tutti. Si chiese dove fosse la cameriera, e
quando
arrivò di sorpresa si girò a guardarla, rimanendo
sconvolta. < E...
Eleanor?> chiese balbettando, e la ragazza, rimasta colpita
quanto lei,
annuì.
Cassidy
non era stata l'unica a crescere. La strega
che aveva di fronte a lei era davvero molto bella, dagli occhi scuri e
penetranti, messi in risalto dal trucco, e l'abito che usavano le
cameriere in
quel locale, attillato ma ne corto e ne volgare. Ogni cameriera aveva
la divisa
di un colore diverso e, stranamente, il suo era
nero, con dei ricami
color oro. A Cassidy le sembrò di essere tornata a scuola.
< Ma che ci fai
tu qui?> le chiese confusa, e Eleanor fece il suo
sorriso beffardo.
<
La cameriera, non si vede? Che ti porto?>
chiese gentile, e lei sorrise un poco, riconoscendo la ragazza con cui
aveva
stretto amicizia.
<
Due magic
spells. Uno per me e uno per te.> lei rise e li
scrisse sulla mano con
la bacchetta.
<
Spero di trovare qualcuna che mi copra!>
disse ancora ridacchiando e scese dalle scale; Cass la seguì
con lo sguardo,
chiedendosi il perché proprio lei fosse finita a fare la
cameriera in un
locale, a Londra. Aveva qualche missione? Era in incognito? Era
incinta ed
era stata costretta a fuggire?
Ma
appena Eleanor riportò su i drink e si sedette
con lei al tavolo, tutto le fu più chiaro. Quando
arrivò in Romania
inizialmente andò tutto bene; addestrava i draghi, portava a
termine
egregiamente le missioni, era una cacciatrice provetta...
Finché non ebbe a che
fare con altri maghi. Scoprì infatti che alcune delle
creature con cui si era battuta,
erano solo marionette di altri maghi, e solo dopo molte ricerche
scoprì che
erano tutti collegati. Esisteva una setta, il circolo,
di maghi e
streghe potenti che per arrivare ai loro loschi scopi si servivano
delle
creature oscure, drogandole e sfruttandole. Ovviamente non era una
novità, ma
non molto tempo dopo scoprì anche che era stata quella setta
a organizzare la
morte del padre.
<
Tornai a casa e trovai molti suoi appunti.>
disse prima di bere un altro sorso. < Era alla loro ricerca, li
aveva
scovati, ma loro lo hanno fatto fuori prima che potesse
annientarli.>
sembrava calma, mentre parlava del padre, e sembrava ancora
più calma quando le
disse che aveva smesso di fare la cacciatrice e si era iscritta ai
corsi di
auror.
Aveva
discusso con la madre a causa di questo,
poiché tutta la sua famiglia faceva parte del prestigioso
ordine dei
cacciatori, ma lei aveva ricordato le parole di Cassidy, ed era
convinta che
con la sua preparazione ogni mago oscuro sarebbe stato fatto fuori.
C'era
qualcosa che nascondeva, aveva parlato poco di questa discussione con
la madre,
ma Cassidy non volle indagare di più. Alla fine si era
trasferita a Londra, ma
visto che non aveva abbastanza denaro per pagarsi l'appartamento e i
corsi, si
era dovuta rimboccare le maniche e iniziare a lavorare. Cassidy era
fiera di
lei, e quando le chiese della sorellina si stupì del sorriso
che fece l'amica.
<
Roxanne Morgwen Conti è la bambina più bella e
più furba che abbia mai visto!> rise pensando alla
sua sorellina. <
Dovresti vederla! È fantastica!>
<
Se è come la sorella allora sì che lo
è!>
commentò sorridendo e Eleanor ridacchiò.
<
Ovvio! Anche se io sono il capolavoro e lei
solo la copia.> fece una finta smorfia snob, prima di ridere di
nuovo con
Cass. Si scambiarono altre informazioni, continuarono a parlare, ma
vennero
interrotte dalla famosa voce della magia, la
miglior cantante del
secolo... < Lei è Suzanne, Suzanne McShane.>
disse Eleanor all'amica,
mentre la ragazza sul palco iniziava a cantare. Rimasero ad ascoltarla,
rapite
dalla sua musica, e non pensando più al passato, ma al
futuro.
Non sapevano che sarebbero diventate tanto amiche; non sapevano che l'una avrebbe fatto da madrina alla figlia dell'altra; non sapevano che le loro figlie avrebbero formato un trio affiatato. Questa è la storia prima della storia. Questa è la storia dei cacciatori, del principio di un letale accostamento di relazioni che porterà a una vera guerra, che i maghi non avevano mai visto e che i cacciatori avevano cercato di evitare per anni.
Questa
è la storia delle madri, così
simili alle figlie.