Tendo a considerarmi una persona normale.
Non mi considero una matta perché ciò va di moda o altro. La parola “pazzia” la tratto coi guanti perché non voglio ritrovarmi sporcata da essa.
Mi ritengo una ragazza ordinaria.
Vado a scuola.
Studio.
Mangio.
Bevo.
Dormo.
Solo sul versante sesso non mi esprimo. Ecco, forse in quello non sono normale, per molte persone della mia età. Comunque mi interessa poco.
Ciò che voglio dire è che sono normale.
Non pazza.
Normale.
Capisci?
No, non ci riesco. Non capisco queste tue parole, francamente.
Tendi a definirti normale. La domanda che ti pongo è:
Cos'è la normalità?
E' stata cambiata per secoli, definita in base a ciò che faceva comodo a tutti.
E tu mi vieni a dire che tu sei normale?
Si, lo sono.
Forse dovresti rivalutare un secondo il tuo concetto di normalità.
A che pro?
Magari per capire perché mi stai parlando.
Non esiste un' altra persona brava come te a capirmi.
Non ne dubito, sai? Nessuno può capirti meglio.
Nessuno.
Perché nessuno può capirsi meglio di se stessi.
Ma io non sono l' unica che parla con uno specchio!
Qui dentro no.
Non è un posto così strano.
E' un manicomio.
E' un posto come un altro.
Se lo dici tu...
E' un ospedale!
Ci stanno i matti, gli insani, i disadattati... Posso continuare con i sinonimi, sai?
Ma ci curano!
Buttano dentro questo genere di persone e le lasciano marcire nel loro dolore. Una gran bella cura, non pensi?
E allora cosa dovrei fare?!
Domandarti cosa sia normale e cosa no. Cosa sia insano e cosa sia buono.
Tendo a considerarmi una persona normale.