Ero
alla fermata davanti a scuola, triste come al solito, ascoltavo la
musica. Pensavo a lui, che mi aveva lasciata una settimana prima e non
se n'era andato ancora dalla mia testa.
L' autobus sarebbe arrivato quindici minuti dopo, mi sembrava un sacco
di tempo e sbuffai stretta nella giacca, faceva freddo. Continuavo a
guardare l'ora sul telefono, avevo bisogno di tornare a casa,
lì almeno mi sarei rilassata con un bagno caldo cercando
ancora di dimenticare lui. Avevo fame, ma non avrei mangiato nemmeno
quel giorno, stavo troppo male e poi sarei dimagrita evitando il cibo,
così magari lui mi avrebbe ripresa...
Continuavo ad aspettare quel maledetto autobus fissando l'altra parte
della strada, quando sobbalzai, era lui quella figura che si avvicinava
alla fermata opposta alla mia.
Volevo scappare, andare via, sparire, disintegrarmi, esplodere,
volatilizzarmi, ma l'autobus era all'ultima sua corsa e se lo avessi
perso non avrei saputo come tornare a casa, perciò stetti
lì, cercando di farmi piccola piccola, lui si accorse della
mia presenza, mi guardò, io mi girai sperando che lui stesse
guardando qualcos'altro e finsi di leggere con interesse la didascalia
di un manifesto politico di non so quale partito. Quando mi rigirai
notai che mi stava guardando, magari, pensai, sta notando come sono
dimagrita e pensa a quanto è stato stupido a lasciarmi,
magari in questi giorni ha sentito così tanto la mia
mancanza, magari ora verrà da me e mi chiederà di
perdonarlo e si inginocchierà, mi bacerà la mano
e mi implorerà di tornare con lui...
Come se mi avesse letto nel pensiero lui attraversò la
strada
sempre fissandomi, con un'espressione indescrivibile sul
volto.
Credevo che il mio cuore si fosse fermato, il mio respiro
diventò affannoso e credetti di stare per svenire, quando
lui
arrivò da me con aria imbarazzata, sempre bello, bello come
me
lo ricordavo...
Continuavo a guardarlo, lui continuava a guardare me finchè
non parlò.
-Ehm... Scusami Marta, perdonami se te lo dico ma.. Ehmmm... Ti sei
mestruata addosso.-