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Autore: Charlotte Jane    31/10/2011    1 recensioni
Due ragazze, due sorelle, non di sangue ma nell'animo, unite per sempre nella vita e nella morte. Due giovani, innocenti e insicure, sempre insieme, nel bene e nel male. All'inizio solo due ragazze strane, unite dalla loro passione per l'occulto e dalla devozione verso la loro dea, perché loro sono alcune dei pochi che ancora hanno fede negli dei e nel fato.
Tra pericoli e nuove amicizie, le due protagoniste dovranno far fronte a scoperte sensazionali sul loro passato, sulle loro precedenti vite. Come affronteranno la pura verità? Cosa cambierà in loro?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo: Uno strano sogno...

 

 

Aveton Gifford, Devon, Inghilterra

Anno 1236

 

Lucciole belle, venite da me;

son principessa, son figlia del re.

Una piccola bambina bionda, intonava quella canzoncina sulla primavera e nel mentre, addobbava gli alberi con fiori e trecce d'erba secca.

La bambina correva verso una donna, le saltava in braccio e donava un piccolo bacino sulla guancia di quella che doveva essere sua madre.

Tutt'intorno altra gente, vestita di semplici abiti floreali, preparavano un banchetto al centro di un grosso cerchio scavato nell'erba alta.

La, sulla cima di quella collina verdeggiante, ai confini della foresta, protetta dai grandi scogli, la grande folla si preparava a festeggiare l'equinozio di primavera

La bambina dai riccioli d'oro, si scostò dalla madre che si apprestava ad andare a cogliere altri ramoscelli. Corse verso il mare, affondando i piedini nelle sabbia fresca e umida. Si accovacciò in riva al mare, fissando un piccolo granchietto che venne travolto dalla forza dell'onda, tornando finalmente a casa.

Ho trecce d'oro filato fino,

ho un usignolo che canta su un pino.

La piccola si alzò rattristata dalla scomparsa del suo piccolo amico e si diresse saltellando verso il limitare del boschetto.

Si sedette su una pietra e iniziò a guardarsi intorno, osservando quello che faceva la sua gente.

Si rallegrò; finalmente potevano festeggiare l'equinozio di primavera., la festa che più la riempiva di gioia.

La dea avrebbe donato alla natura e a loro nuovi frutti, una nuova vita. La bambina ci sperava davvero, voleva seriamente che la loro vista cambiasse. Non voleva più nascondersi per pregare la dea Madre, desiderava poterla amare senza nessun timore di essere presa e uccisa assieme alla sua famiglia.

Una corona di nidi alle gronde,

una cascata di glicini bionde.

Rivolse il suo sguardo al cielo. Il sole al tramonto, dipingeva il cielo di mille colori. Questa visione la rallegrava. Sorrise, pensando che per una volta sarebbe stata veramente felice mentre pregava la sua dea e il suo dio di proteggere lei e la famiglia.

Distolse lo sguardo dalla meraviglia celeste, distratta dalle grida di un'altra fanciulletta che, con modi decisamente sgarbati, si dirigeva verso di lei.

Arrivò saltellando puerile,cercando di portarla via da quel sasso. Quella era la sua migliore amica.

Si alzò e la seguì.

Due bambine correvano felici per il prato, che a mano a mano si disperdeva nella sabbia.

Si tenevano per mano e si dirigevano verso uno spiazzo ricoperto di mille splendidi fiori.

Ne raccolsero un po', di diversi colori e forme, ringraziando la natura dell'enorme dono. Insieme si sedettero poi su di un tronco, sbiancato dalla salsedine e cominciarono ad intrecciare due coroncine di fiori.

Finito di crearle, ognuna indossò quella dell'altra, come simbolo di reciproca amicizia e amore verso la natura, verso la Dea, il Dio e verso i loro cari.

L'altra piccola, tornò correndo verso il resto del gruppo; lei rimase li, distendendosi nei fiori.

Ricominciò a canticchiare.

Un rivo garrulo, limpido, fresco,

fiori di mandorlo, fiori di pesco.

 

Il chiarore del giorno aveva ormai lasciato posto alla serenità della notte, rischiarata dalla luna.

Quella notte c'era luna piena, il momento ideale per rivolgersi alla Dea.

Si mise seduta e, raccolto ancora qualche fiore, drappeggiò il suo abito con essi. Ora sembrava una vera fata: indossava una coroncina di fiori, abbinata al comodo vestito di tessuto giallo pallido decorato con freschi fiori di campo. Nulla ai piedi, che amavano stare a contatto con la freschezza della natura.

Un piccolo gabbiano si posò non troppo lontano da lei, per niente intimorito dalla sua presenza.

Piano piano, zampettando, la raggiunse; girò intorno al corpicino esile sospettoso, le pizzicò il braccio. Subito la bambina reagì, stringendo il suo braccio al petto.

Inevitabilmente, l'uccello volò via spaventato dal movimento repentino. La bambina canticchiò di nuovo.

Ho veste verde di vento cucita,

tutta di piccoli fiori fiorita.

Era quasi ora, tra una mezz'ora avrebbero potuto festeggiare e non voleva rimanere sola. L'altra piccola, la sua migliore amica, arrivò da lei quasi l'avesse sentita.

Insieme decisero di andare a fare l'ultima escursione nel bosco prima della festa.

Nessuna delle due parlava, camminavano silenziose e in equilibrio su tronchi degli alberi caduti.

Poi una delle due si nascose, si accucciò all'interno della base vuota di un frassino.

L'altra, gioiosamente, prese a cercarla. Dopo una buona mezz'ora, ancora non aveva scovato il nascondiglio della piccola amica e ormai era buio. Si affrettava a trovarla; voleva arrivare in tempo per il sacro rito di quella notte.

Improvvisamente qualcuno si era messo a canticchiare; non poteva essere altri che la sua amica.

La trovò, con un fiori di mandorlo in mano; loro credevano che il mandorlo rappresentasse la speranza. La piccola bambina bionda, che accarezzava con delicatezza il suo fiorellino, uscì dal nascondiglio e prese per mano l'altra, conducendola nel punto in cui era appena cresciuto un piccolo mughetto. Lo colse, ringraziando del dono la Dea.

Le due piccole si guardarono negli occhi felici. Mano nella mano, si dirigevano verso la radura dove si svolgeva la festa. Cantavano insieme la filastrocca.

Occhi di stelle nel viso sereno,

dolce profumo di viole e di fieno.

Felici, insieme erano felici. Portavano dentro di loro speranza e felicità finalmente ritrovata.

Pensavano già a come avrebbe festeggiato la mattina seguente, l'arrivo della primavera le entusiasmava. Nuova stagione, alberi pieni di fiori e animaletti in abbondanza.

Corsero come mai non avevano fatto, per raggiungere il prima possibile gli altri ma dovettero fermarsi prima.

Grida, urla di terrore e pianti dominavano l'intera area. I soldati avevano scoperto dovesi sarebbe tenuta la festa; alcuni venivano fatti prigionieri, altri venivano uccisi subito.

L'ultimo gesto delle loro madri fu quello di farle scappare nel bosco. Guardavano indietro lo sterminio e lasciarono cadere i fiori.

Speranza e felicità morirono insieme agli altri quel giorno.

Le due bambine correvano. Raggiunsero l'albero dove poco prima avevano giocato e vi si nascosero. Si addormentarono abbracciate, tra le lacrime di mille dolori. Promisero che, insieme, un giorno avrebbero vendicato tutti, a costo della loro stessa vita. Sarebbero morte insieme, non si sarebbero lasciate mai.

Così, tra i singhiozzi, la canzone finì.

E per il sonno dei bimbi tranquilli,

la ninna nanna felice dei grilli.


Angolino Autrice: Spero che il prologo della storia sia stato di vostro gradimento; se così non fosse, accetto di buon grado ogni critica.
Vorrei incitare i lettori a lasciare una recensione, seppur piccola, per farmi sapere cosa ne pensano di questo capitolo.
Non so esattamente come continuerà la storia e non sono sicura di riuscire a pubblicare un capitolo ogni settimana ma prometto di impegnarmi.
Ok, credo di aver detto quasi tutto. Vorrei chiarire un piccolo particolare: non è la prima storia che scrivo ma è la prima che pubblico e sono curiosa di sapere com'è, perciò lasciate almeno un piccolo commentino.
Ah, un ultima cosa. So che il prologo è un po' incasinato e col tempo cercherò di migliorarlo.
Con affetto,

Vostra Charlotte Jane

   
 
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