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Autore: kate95    31/10/2011    7 recensioni
“Castle! Sappi che questa è l’ultima volta che ti darò ascolto!” disse sbuffando e rabbrividendo di freddo a causa dell’acqua.
Lo scrittore non rispose subito, si limitò ad osservare la donna completamente fradicia, con i capelli gocciolanti e gli abiti fin troppo appiccicati al corpo, che mettevano in risalto il suo fisico.
Castle si perse un attimo di fronte a quella visione finché uno sguardo omicida della donna lo destò dalle sue fantasie.
“Castle!” urlò per richiamare lo scrittore sulla terra.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note: scritta in un pomeriggio in cui non avevo nulla da fare.... Spero vi piaccia e che non vi annoi visto che è un po' lunga.. fatemi sapere cosa ne pensate =)


Era una serata piovosa a New York.

La pioggia si abbatteva incessantemente sulla città scrosciando.

Kate Beckett osservava le gocce picchiettare sui vetri delle finestre del distretto, sconsolata.

Anche Richard Castle, seduto sulla sedia accanto alla scrivania della detective, emise un sospirò: "Beckett, perché non ce ne torniamo a casa? È tardi, sono le dieci passate di sera!"

"Castle, sei impazzito per caso? Piove a dirotto e ti ricordo che siamo a piedi, senza ombrello e i taxi sono tutti occupati. Dobbiamo aspettare che smetta questo maledetto temporale e poi ce ne andremo"

"Ma sono ore che piove e non ha alcuna intenzione di smettere! Insomma, non possiamo mica passare tutto il tempo qui. E poi abbiamo anche saltato cena!" ribatté e il suo stomaco, come a voler confermare la sua teoria, brontolò dalla fame.

"Oh andiamo, Castle" disse lei avvicinandosi all’uomo che si era alzato dalla sedia "un po’ di digiuno non ti farà di certo male. Infondo devi smaltire un po’ di pancetta"

"Io non ho la pancetta! E poi anche se fosse …" continuò avvicinandosi pericolosamente al viso di lei "… ci sono tanti modi di smaltire la pancetta, e la dieta di certo non è quello che preferisco" sussurrò con un filo di malizia.

La donna si allontanò velocemente da lui, ritornando a prestare attenzione alla pioggia.

"Mi piace molto la pioggia, sai?" confidò all’uomo "mi incanto a restare a guardarla cadere…"

"Io invece la trovo piuttosto noiosa" disse lui.

"Sapevo che l’avresti detto"

"Allora detective, andiamo?" domandò lui poco dopo.

La donna sbuffò: "D’accordo. Ma sappi, Castle, che se mi prenderò il raffreddore sarà tutta colpa tua e te ne potresti pentire ..."

"E’ una minaccia, per caso? Perché io adoro le minacce" aggiunse lui.

"Zitto, Castle!" ordinò la donna incamminandosi verso l’ascensore.

Scesero al piano terra e poi uscirono dal palazzo.

La pioggia si abbatté violentemente su di loro che cominciarono a correre cercando di ripararsi almeno un po’ sotto i palazzi.

Le strade erano piene di pozzanghere difficilmente evitabili e l’asfalto dannatamente scivoloso.

Nella loro corsa Rick inciampò scivolando per terra e sbattendo la spalla.

"Castle! Tutto bene?" domandò Kate preoccupata aiutandolo ad alzarsi.

"Ahi!" disse lui afferrando la mano che la donna gli aveva offerto e rialzandosi.

Quando giunsero davanti casa di Beckett erano totalmente fradici.

Entrarono di corsa nel palazzo per sfuggire all’acqua che aveva inzuppato i vestiti di entrambi, raffreddandoli.

"Castle! Sappi che questa è l’ultima volta che ti darò ascolto!" disse sbuffando e rabbrividendo di freddo a causa dell’acqua.

Lo scrittore non rispose subito, si limitò ad osservare la donna completamente fradicia, con i capelli gocciolanti e gli abiti fin troppo appiccicati al corpo, che mettevano in risalto il suo fisico.

Castle si perse un attimo di fronte a quella visione finché uno sguardo omicida della donna lo destò dalle sue fantasie.

"Castle!" urlò per richiamare lo scrittore sulla terra.

"Ah… ehm…" farfugliò lui preso alla sprovvista.

"Sali" disse lei scotendo il capo e facendo segno all’uomo di entrare in ascensore.

"Che cosa?" chiese lui pensando di essersi immaginato tutto.

"Ho detto sali" rispose per poi chiarire ogni possibile fraintendimento "non credo sia il caso lasciarti andare a casa a piedi con questo tempo. Quindi entra, ti fai una doccia e poi ti riaccompagno a casa in auto"

"Ok, grazie" e detto ciò salì in ascensore.

Una volta entrati nell’appartamento Kate mostrò all’uomo il bagno e gli portò degli asciugamani mentre lei sparì nell’altro piccolo bagno della casa, ovvero quello privato della sua stanza.

Circa venti minuti dopo la donna uscì dalla camera vestita con un paio di jeans e una felpa calda, con i capelli lunghi e sciolti che si stavano asciugando a poco a poco.

Qualche minuto dopo anche Castle uscì dal bagno con un asciugamano avvolto intorno alla vita e trovò dei vestiti puliti ad aspettarlo.

La voce di Kate lo raggiunse dal salotto: "Sono alcuni vestiti di Josh. Dovrebbero andarti, ho messo i tuoi ad asciugare"

Appena sentì quel nome gli venne male.

Era davvero costretto ad indossare gli abiti del dottorino motociclista?

"Non pensi che a Josh dispiacerà se metto i suoi vestiti?" domandò lo scrittore.

"No, non penso" rispose a voce bassa lei.

In realtà, se Josh fosse venuto a saperlo gli sarebbe dispiaciuto eccome ma dopo il loro ultimo incontro le cose erano parecchio cambiate.

Avevano litigato violentemente e avevano rotto, per sempre.

Il dottore si era perfino dimenticato di aver lasciato dei vestiti da lei e dopo più di tre settimane dalla rottura non era ancora venuto a riprenderseli: probabilmente non l’avrebbe mai più fatto.

Rick si vestì, inorridendo al pensiero di dover indossare gli abiti dell’uomo che gli aveva portato via la donna che amava.

Poi tornò in salotto dove Beckett lo stava aspettando.

"Castle, te l’avevo detto io che dovevi metterti a dieta" lo stuzzicò alludendo al fatto che la maglia di Josh gli andava piuttosto stretta.

"Divertente, davvero" commentò sarcastico sedendosi accanto a lei "e poi, semmai, non sono io a essere grasso, è il tuo motociclista ad essere troppo magro"

"No, Castle. Josh decisamente non è magro. Anzi, diciamo che è piuttosto…" disse a bassa voce interrompendo volutamente la frase solo per godere della reazione di Rick.

Era inutile negarlo: lei adorava farlo ingelosire ed ogni volta ci riusciva perfettamente.

"Piuttosto?" chiese ma se ne pentì subito ed aggiunse "ah… non me lo dire… non voglio entrare nei dettagli…"

"Come vuoi, Castle" disse lei con un sorriso compiaciuto dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

"Ahi" sussurrò flebilmente.

"Che c’è? Va tutto bene?" domandò preoccupata.

"Sì, sì, è tutto a posto. Mi fa solo un po’ male la spalla, dove ho battuto prima quando sono caduto"

"Sei sicuro?"

"Sì, è soltanto un piccolo taglio. Niente di che" la rassicurò con un sorriso.

"Sarà meglio medicarlo. Vado a prendere del cotone e dell’acqua ossigenata" decretò lei alzandosi dal divano, diretta in bagno.

"Davvero Beckett, non è necessario" tentò di convincerla.

"Non fare storie, Castle" ribatté lei ormai in bagno.

Aprì l’armadietto delle medicine e prese tutto l’occorrente, poi ritornò in salotto.

Quel che vide però la preoccupò e ritornò in fretta e furia in bagno chiudendo la porta senza che lui se ne accorgesse.

Fissò la sua immagine riflessa nello specchio sopra il lavandino cercando di calmarsi.

Lo scrittore, siccome la maglia gli impediva di poter farsi medicare la spalla, era stato costretto a toglierla restando a torso nudo.

"Oh andiamo…" disse Kate tra sé e sé "… è soltanto Castle… soltanto Castle a petto nudo"

No, decisamente non andava bene.

Non poteva farsi prendere dal panico in quel modo.

Chiuse un attimo gli occhi respirando a lungo e poi uscì.

Sapeva quello che doveva fare. Medicare la ferita velocemente e ritornare indietro a portare tutto l’occorrente, non era così difficile.

L’unica cosa che doveva fare era evitare di incrociare i suoi occhi, non doveva assolutamente perdersi nel suo sguardo come accadeva spesso o sarebbe stato un totale disastro.

"Allora" disse annunciando il suo arrivo nel salotto "fammi vedere"

Una volta che la detective si era accomodata sul divano guardò la piccola ferita ma era notevolmente difficile concentrarsi.

Erano decisamente troppo vicini e sentiva lo sguardo dello scrittore su di lei.

Non doveva farsi distrarre.

Prese un pezzo di cotone e disinfettò delicatamente la ferita con l’acqua ossigenata senza dire una parola.

Per quanto tentasse di negarlo neanche lei non era immune al suo fascino e nonostante la stessa sera lei gli avesse detto che era ingrassato presentava una forma decisamente invidiabile.

Cercando di non pensarci mise il cerotto sopra il taglio: "Ecco fatto"

"Grazie"

Per lei fu del tutto inevitabile alzare lo sguardo verso di lui e in quel momento incontrò i suoi occhi.

Rimase immobile in silenzio per poi sussurrare un flebile: "Prego"

"Sai Beckett, saresti un’ottima crocerossina…" aggiunse maliziosamente.

Lei staccò lo sguardo da quello di lui senza rispondere e, mentre stava per riordinare il materiale per la medicazione, avvertì il respiro di Rick farsi sempre più vicino, tanto da sentirlo infrangersi sulla pelle del suo collo.

Realizzò a poco a poco che lo scrittore aveva avvicinato le labbra al suo orecchio e ora le stava sussurrando qualcosa: "e poi non saresti soltanto una brava infermiera… saresti anche molto sexy…"

In quell’istante Kate sentì le guance andare a fuoco per l’imbarazzo.

Lui non poteva permettersi di dirle certe cose, non aveva il diritto di imbarazzarla di continuo con i suoi complimenti e le sue battutine maliziose.

Stava per rispondergli per le rime quando sollevando il mento si rese conto che quei due enormi occhi azzurri la stavano fissando, osservando ogni particolare del suo viso.

Se c’era qualcosa che lei odiava era sentirsi osservata.

Soprattutto osservata da lui.

I suoi erano diversi da tutti gli altri sguardi, da quelli che qualsiasi uomo poteva lanciarle.

I suoi li detestava e al tempo stesso le piacevano.

Lui la metteva in imbarazzo e questo di certo era negativo ma contemporaneamente la faceva sentire desiderata, apprezzata.

Di nuovo si perse nei suoi occhi e si maledisse da sola.

Ogni volta che lo guardava si dimenticava di tutto e non era neanche più in grado di spiccicare parola.

Rimase completamente immobile mentre percepiva la distanza assottigliarsi.

Non ebbe il tempo di pensare né di comprendere quello che stava per succedere.

Sentì il naso di lui sfiorare delicatamente il suo viso per un istante, poi le loro labbra si toccarono.

Castle sfiorò dolcemente le sue labbra con quelle di lei e la donna, per qualche istante, restò impalata senza reagire.

Le accarezzò il volto avvicinandola ancora di più e affondando le mani nei suoi capelli morbidi.

Pochi secondi dopo anche lei cominciò a partecipare attivamente al bacio rispondendo sempre con più passione.

Si lasciò stringere a lui mentre le loro labbra continuavano a toccarsi, a desiderarsi a vicenda.

Contro ogni aspettativa fu lui il primo a staccarsi.

"Scusa" sussurrò "mi dispiace, io… non avrei dovuto…"

Kate in quel momento non seppe cosa dire.

Non riusciva a capire perché le stesse chiedendo scusa.

Voleva forse tirarsi indietro?

Di solito era lei quella fragile, insicura, perennemente indecisa eppure in quell’istante le posizioni sembravano ribaltate.

Quel bacio tanto inaspettato quando piacevole era finito troppo presto.

Avrebbe voluto riprendere il contatto tra le loro labbra ma prima di poter fare qualsiasi cosa, Castle si alzò dal divano dirigendosi verso la porta.

Era totalmente spiazzata da quel comportamento.

"Castle, aspetta" si alzò a sua volta andandogli incontro, costringendolo a voltarsi.

Si fissarono, in silenzio.

"Perché?" sussurrò "perché stai facendo tutto questo?"

"Kate, io… è complicato. Io non avrei dovuto… non posso pretendere che tu…"

"Pretendere cosa?"

"Oh andiamo, Kate… so benissimo come ti comporteresti. Cercheresti in tutti i modi di allontanarmi e ti pentiresti di avermi baciato. Tu hai Josh e io… io non voglio complicare ancora di più le cose"

"È per Josh che…" lasciò in sospeso la domanda ben sapendo che lui avrebbe capito.

"Sì. Tu sei fidanzata e io non voglio che questo rovini il nostro rapporto che abbiamo creato. Non posso permettermi di perderti, per nessun motivo"

"Rick…" lo chiamò avvicinandosi al volto di lui e fissandolo negli occhi "dimmi che ti dispiace solo se… se ti sei pentito di avermi baciato… solo se hai capito che non è ciò che vuoi davvero"

"Kate, io ho soltanto paura che le cose non tornino più come prima… no, non posso mentire, io lo voglio davvero, più di ogni alta cosa…"

"Io e Josh ci siamo lasciati, tre settimane fa" gli rivelò tutto d’un colpo "non era ciò che volevo. Non avrebbe potuto. Non c’è una ragione precisa, semplicemente lui non è te. E io ho capito che nessuno potrà mai sostituirti. Sei tutto ciò che desidero e non mi importa se sarà complicato, voglio soltanto seguire ciò che sento, almeno per una volta"

Castle non sapeva che cosa dire, non riusciva a trovare le parole per esprimere la felicità che stava provando.

Lei rimase in attesa di una risposta senza mai staccare gli occhi dai suoi.

Il telefono dello scrittore suonò.

Lui lo prese di malavoglia e rispose.

La voce squillante di sua madre gli chiese dove era finito.

"Richard, sei ancora al distretto? È tardi e io e Alexis cominciavamo a preoccuparci"

"No mamma, non sono al distretto" rispose.

Kate non poté non sorridere al pensiero di Martha che si preoccupa per suo figlio.

"Sei con Kate?" domandò speranzosa.

"Sì"

"Davvero?! Oh, tesoro finalmente! Sei autorizzato a non tornare a casa stanotte. Passate una buona serata!" e senza lasciare tempo al figlio per replicare chiuse la telefonata.

"Era tua madre?" chiese Kate "è molto dolce che si preoccupi per te"

"Più che altro è… stressante. Voleva sapere come mai non ero ancora tornato visto che è piuttosto tardi" rispose sbuffando.

Sul volto di Kate apparve un grande sorriso.

"Sei bellissima" le disse lui senza riflettere.

"Grazie" rispose un po’ imbarazzata: i complimenti la mettevano sempre a disagio.

"Kate…"

"Sì?"

Lo scrittore le prese il volto tra le mani accarezzando dolcemente le guance e cercando le parole giuste da dire.

Era davvero brutto per uno scrittore non sapere che cosa dire, uno che gioca e lavora con le parole tutti i giorni. Eppure era così, Kate aveva il potere di fargli dimenticare tutto e davanti a lei a volte non riusciva a spiccicare parola.

La guardò negli occhi e capì che non era il caso di fare chissà quale discorso: bastavano due semplici parole.

Si avvicinò maggiormente al suo viso e quando fu vicinissimo alle sue labbra sussurrò: "Ti amo"

Kate respirò a fondo e chiuse per un attimo gli occhi godendosi l’effetto che quelle parole le facevano.

Era felice, come mai prima d’ora.

Si sentiva finalmente al posto giusto, al momento giusto.

E soprattutto con la persona giusta.

"Anch’io" riuscì a rispondere con la voce che tremava per l’emozione.

Per la seconda volta le loro labbra si incontrarono.

Continuarono a baciarsi fino a quando ad entrambi mancò l’ossigeno.

Senza mai allontanarsi restarono immobili godendo solo della presenza dell’altro.

Ancora abbracciati, ancora lì fermi davanti alla porta dell’appartamento.

"È tardi" esordì lei "non vorrei che tua madre e tua figlia si preoccupassero troppo"

Mandarlo via era l’ultima cosa che voleva fare ma forse era quella più giusta.

In fondo lui aveva una famiglia che lo stava aspettando a casa.

"Già. Forse è meglio se vado" commentò lui staccandosi a malincuore da lei.

Aprì la porta e uscì dall’appartamento.

"Buona notte, Rick"

"Buona notte"

Beckett richiuse la porta e si appoggiò contro con la schiena lasciandosi scivolare giù fino a trovarsi seduta per terra.

Ripensava alle conseguenze che ci sarebbero state dopo quella sera. Ora erano di fatto una coppia e lei non poteva che essere felice.

L’unica cosa che la rendeva triste era il fatto di non vederlo più almeno fino al giorno dopo.

Era uscito da meno di un minuto e già le mancava, avrebbe voluto che restasse.

Richard rimase un attimo fuori dalla porta pensando alle stesse cose e cercando di resistere alla tentazione di suonare il campanello.

D’improvviso la detective prese una decisione e aprì la porta.

Voleva salutarlo un’ultima volta, sperando che fosse ancora lì.

Appena lo vide sulla soglia sorrise e lo baciò.

Il contatto divenne sempre più profondo e incontrollabile.

Nessuno aveva intenzione di staccarsi.

Le loro lingue danzavano insieme e la passione si stava impossessando di loro senza controllo.

"Kate…" disse lui tra un bacio e l’altro "se continui così non riuscirai più a mandarmi via"

Beckett si staccò per riprendere aria: "E chi ti ha detto che voglio mandarti via?" aggiunse riprendendo poi il loro contatto.

Continuarono a baciarsi senza sosta non rendendosi conto del tempo che passava.

Dopo un po’ si staccarono, tristi al pensiero di doversi separare.

Si guardarono desiderando la stessa cosa: poter avere più tempo da passare insieme.

"Devi proprio andare?" domandò lei.

"Dipende"

"Da cosa?"

"Beh se… se ricevessi un invito sarebbe sgarbato rifiutare, non credi?"

"Effettivamente…." sussurrò contro le labbra di lui per poi rubargli un piccolo bacio "Rick, ti prego resta qui, con me"

Rientrarono in casa ancora abbracciati. Beckett prese la mano di lui e lo portò fino in cucina dove prese il telefono e compose un numero.

Castle rimase a guardarla senza capire: "Che stai facendo?"

"Ordino delle pizze, tanto lo so che stai morendo di fame" commentò.

"Sai che ti dico?" disse lui prendendo il telefono dalle mani di lei e chiudendo la chiamata "non ho più molta fame"

Le diede un piccolo bacio vicino all’orecchio per poi passare ad accarezzare le guance con la punta del naso.

"Neanche io" rispose la detective stringendosi ancora di più a lui.

Lo abbracciò facendo aderire completamente i loro corpi e allacciando le mani dietro al suo collo.

Le mani di lui invece le cingevano la vita scendendo sempre più giù, accarezzandole la schiena per poi sfilarle la felpa che cadde sul pavimento in cucina.

Castle la prese in braccio portandola fino alla camera.

Beckett si distese sul letto sotto di lui e gli tolse la maglia senza mai smettere di baciarlo.

Le labbra di Rick scesero lungo il collo di lei passando poi sulla spalla e abbassando una spallina del reggiseno.

Scese ancora fino ad accarezzare il petto mentre lei chiuse gli occhi lasciando che le labbra di lui accarezzassero la sua pelle sempre più avidamente.

Poi lei invertì le posizioni ritrovandosi sopra di lui e riprese il contatto con le labbra dello scrittore.

Castle accarezzò ogni singolo centimetro della schiena morbida della donna fino ad arrivare al bordo del reggiseno che sganciò velocemente.

Si guardarono negli occhi per qualche istante lasciando che questi parlassero al posto loro e togliendo gli ultimi pezzi di stoffa che ancora li separavano.

Entrambi sentivano il battito accelerato dei loro cuori e i loro respiri sempre più corti, sempre più affannati.

Beckett abbassò il viso verso quello di lui fino ad arrivare di nuovo alla sua bocca mentre i lunghi capelli ricadevano ribelli sul volto dell’uomo.

Le loro labbra si muovevano in contemporanea dando l’opportunità alle loro lingue di intrecciarsi, rincorrersi e assaporarsi senza fine.

Rick non si era mai sentito così felice.

Era lì, finalmente insieme alla donna che amava da ormai quasi quattro anni.

Un amore silenzioso, fatto solo di piccoli gesti, frasi interrotte e sguardi lanciati di nascosto.

Si perse un attimo a guardarla, interrompendo il bacio.

"Che c’è?" chiese lei sentendosi osservata.

"Nulla, solo…"

"Solo?"

"Non mi sembra vero. L’ho desiderato così tanto che mi sembra impossibile che stia succedendo realmente"

La dona gli diede un pizzicotto.

"Ahi" si lamentò sorridendo.

"Ora sei sicuro di essere sveglio" rispose semplicemente guardandolo negli occhi.

Kate riprese a baciarlo con passione senza riuscire a staccarsi.

Era diventato impossibile vivere senza di lui soprattutto ora che aveva finalmente ammesso cosa provava.

Beckett cercò le mani di lui e le strinse forte, intrecciando le loro dita.

Si lasciarono cullare dal loro amore e da quella passione che da sempre avevano tenuto nascosto mentre la pioggia picchiettava contro le finestre.

 

Era l’alba quando Kate si svegliò abbracciata a Castle.

Le loro mani ancora giunte, le gambe intrecciate.

Si alzò facendo attenzione a non svegliarlo e infilò la camicia dell’uomo che ormai si era asciugata dalla pioggia.

Si strinse nella camicia di stoffa morbida sentendo addosso il profumo di lui.

Si sedette sotto la finestra della camera dove c’era una specie di piccolo divanetto e guardò fuori.

Aveva smesso di piovere e ora nel cielo si vedeva un bellissimo arcobaleno.

La donna rimase immobile senza accorgersi che qualcuno la stava osservando.

Castle si era svegliato rendendosi conto che Beckett non era più accanto a lui.

Si guardò intorno e la vide guardare fuori dalla finestra.

Si alzò e la raggiunse cingendole la schiena da dietro e baciandole i capelli.

La donna ruotò il capo incrociando gli occhi dell’uomo: "Buongiorno" gli disse.

"Buongiorno anche a te" rispose dandole un piccolo bacio sulle labbra.

"Sai una cosa?" domandò poi lui.

"Che cosa?"

"Ti sta proprio bene questa camicia. Dove l’hai comprata?"

"Scemo" risponde sorridendo.

"Ha smesso di piovere" constata lui.

"Già. E c’è uno stupendo arcobaleno"

"Sai devo ammettere…" inizia lo scrittore sedendosi vicino alla donna "… che la pioggia non è poi così male"

"E quale motivo ti ha spinto a pensare una cosa simile?"

"Beh… se tutte le notti di pioggia sono come questa, allora potrei cominciare ad amare moltissimo la pioggia" disse malizioso.

Kate sollevò un sopracciglio dubbiosa per poi lasciarsi cullare in un abbraccio.

Passarono lì un po’ di tempo, uno abbracciato all’altro, finalmente insieme.

 

   
 
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