Film > Ritorno al Futuro
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Autore: Lilim Sophie    31/10/2011    1 recensioni
Hm, probabilmente dovrei intitolare questa storia "Back to the Past", anche se in passato ho già usato questo titolo... vabbè. Dunque, se siete amanti della storia originale, mi spiace dirlo ma questa ff non fa per voi, ma se avete voglia di innovazione e tanta azione... Beh, allora siete nel posto giusto! Diciamo pure che questa storia sarà una rivisitazione "in chiave moderna" di questa fantastica trilogia, quindi vi auguro una buona lettura e... Nulla, spero possa piacervi. Ciao.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hill Valley, CA 
Mercoledì, 21 ottobre 2015

«Mi stai ascoltando, Jen? Hey, Jennifer!».
La ragazza lasciò la tazza sporca di cappuccino nel cestello della lavastoviglie e senza badare troppo a dove mettesse i piedi, in fretta attraversò la cucina per raggiungere il salotto. «Sì, ho capito!», esclamò a voce alta facendo roteare gli occhi per l’esasperazione. «Rilassati...», borbottò poi tra sé lanciandosi alla disperata ricerca del carica batterie dello smartphone che aveva tra le mani. Ma dove diavolo è finito, eppure ero sicura di averlo lasciato qui da qualche parte. Si disse frugando tra i cuscini del divano mentre l’apparecchio lampeggiando le ricordava di sbrigarsi. 
«Bene, perché lo sai quanto detesto ripetermi», risuonò risoluta la voce dell’uomo dall’altro capo della stanza. «Starò via fino a venerdì, le trattative con i nuovi soci si stanno rivelando più complicate del previsto. Pensi di potertela cavare altri due giorni?».
«Zio Vern, ho diciassette anni e un QI a tre cifre, credo che un po’ di fiducia potresti anche darmela. Non ho bisogno di una baby-sitter… Ah, eccoti qui!». 
«Lo so, ma in ogni caso la signora Jefferson in fondo alla strada si è gentilmente offerta di darti una mano, se mai ne avessi bisogno. A proposito, mi sono appena ricordato di una cosa importante. La porta del garage…»
«Non si apre più. Sì, me ne sono accorta», pronunciò con disappunto Jennifer rammentando di essere rimasta chiusa fuori due volte di seguito quella settimana.
«Dì un po’, hai provato a resettare la centralina?».
La ragazza annuì sedendosi a calzare gli anfibi che la sera prima aveva lasciato ai piedi del divano. «Sì, ma niente da fare», contemporaneamente afferrò lo zaino sul tavolino e vi ficcò dentro un libro di analisi e l’alimentatore bianco ritrovato tra le sue pagine voluminose. «Bisognerebbe sostituire tutto l’impianto, avrà almeno una cinquantina d’anni», rispose infine dando un’occhiata all’orologio a pendolo a forma di gatto sulla parete accanto al caminetto. Aspetta, ma cosa? Stranita diede uno sguardo al display del suo telefono cellulare e poi di nuovo al pendolo. «No, non è possibile. Non di nuovo!», esclamò armeggiando con l’apparecchio elettronico.  
«Non è possibile cosa?», chiese l’altro. 
Fulminea la ragazza scattò in piedi. «Accidenti Vern, ho fatto tardi a scuola!». 
In men che non si dica, agguantò la giacca sul bracciolo del divano e scavalcando il tavolino si avvicinò al televisore: «quell’arpia della Strickland non me la farà passare liscia questa volta».
Edna Strickland era la preside del liceo cittadino, una donna veramente impassibile. Una zitella inacidita e bisbetica a detta di molti, tant’è che al solo pensiero Jennifer trasaliva scoraggiata. «Quella donna sa essere una vera stronza quando ci si mette e quest’anno ha preso di mira anche me».
«Allora sbrigati e in ogni caso modera il linguaggio ragazzina, dovrebbe sentirti tuo padre», la richiamò pungente Verne Brown.
Jennifer lo guardò innalzando un sopracciglio. «Già papà, come se gliene importasse qualcosa. Comunque potresti anche concedermelo, conosci la Strickland anche meglio di me…», tentò di dire prima di accorgersi dell’espressione accigliata sul viso dell’uomo. «D’accordo, come vuoi tu... Allora a stasera, ti voglio bene zio Vern». Esibendo uno dei suoi sorrisi più luminosi e senza permettergli di aggiungere altro, Jennifer spense il monitor del televisore mettendo fine alla loro videochiamata. 
Da quando le ricerche di suo padre l’avevano portato ad una stretta collaborazione con la DARPA, l’ente governativo con sede nel Virginia, sulle loro vite era sceso il silenzio radio. Da più di un anno e mezzo non riceveva più sue notizie, niente telefonate, niente messaggi. Neanche a Natale, ma in compenso a prendersi cura di lei c’era suo zio, fratello minore di suo padre e amministratore delegato della Flow Technologies di Los Angeles. Anche se, quasi sempre fuori città per lavoro. 
Quell’ultimo impegno lo aveva trascinato fino ad Henderson, nel Nevada, per la fusione con uno dei maggiori produttori di titanio del paese. Così suo malgrado, ancora una volta, Jennifer si ritrovava tutta sola in quella grande casa vuota. Forse rimasta vuota troppo a lungo per gli standard della cittadina in cui era cresciuta, ma anche il suo posto sicuro, lontano da tutti, lontano dal mondo. Ricostruita nel 1986 a seguito di un incendio che anni prima aveva distrutto quasi tutta la proprietà, era rimasta disabitata fino a quando suo padre alla fine degli anni novanta non decise di rilevarla per farne la loro casa. Lei e suo padre formavano una grande squadra, lui le aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere. Le aveva insegnato a non arrendersi mai, a superare ogni ostacolo, ogni paura, ogni dolore. La mancanza di una madre scomparsa prematuramente. Come se in qualche modo, la stesse addestrando persino alla sua scomparsa, ma sistemata la borsa sulla spalla e chiusa la porta d’ingresso a due mandate, la ragazza uscì di casa. 
Una volta fuori, attraversò di corsa il portico che dava sul giardino e controllando ancora una volta l’orologio raggiunse il garage. Segnava le otto e venticinque. In fretta salì nell’auto ferma sul davanti del prefabbricato, mise in moto la sua Challenger e accendendo l’autoradio sfrecciò in retromarcia sul selciato del vialetto. 
Si prospettava una pessima giornata ed era molto più di un semplice presentimento. Nello stesso momento alla radio, Catherine Smith stava annunciando il bollettino meteorologico. 

 «Prevista una mattinata fresca e turbolenta su Hill Valley, con nuvole basse e pioggia intensa…».

Jennifer abbassò il volume, poi, tenendosi al volante con entrambe le mani si sporse in avanti e diede un’occhiata al cielo che cominciava ad incupirsi. «Grandioso, ci mancava solo questo!». 







    


Matt2291                                                                                  

Recensore Veterano

 

29/01/13, ore 16:03

Cap. 1: Capitolo Uno

 

 

 Ciao ^^'
 Come hai potuto intuire, il fandom non è molto seguito e le storie scarseggiano, ma non abbatterti! :)
 Come te, anch'io sono un appassionato della trilogia e da quando l'ho vista ho sviluppato un particolare
 interesse per ogni genere di film che riguarda viaggi temporali, dimensioni parallele e paradossi **
 Anche se la tua storia non segue la trama del film, stai certa che la seguirò perchè è il genere in sé che
 mi affascina ^^
 Per il momento abbiamo sono intuito che stanno cercando qualcuno, e che spuntano un po' ovunque i
 figli di doc e nipoti di Marty, sono proprio curioso :)
 Non ho capito bene la situazione ma si evidenzierá in seguito.
 Ciao!

 Matt



    


LiquidScience                                                                            

Recensore Junior

 

03/02/13, ore 19:26

Cap. 1: Capitolo Uno

 

 Veramente bello, da amante di Ritorno al Futuro e film di fantascienza non posso far altro che gradire! hai    aggiunto la giusta dose di citazioni e mistero. Lo stile è piuttosto scorrevole, non vedo l'ora di sapere come va    avanti!! 

 (Recensione modificata il 03/02/2013 - 07:29 pm)

   
 
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