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Autore: Evelyn    01/11/2011    0 recensioni
Quando con Alman iniziammo a reclutare i primi combattenti dell’Armata, non credevamo davvero che avremmo mai potuto opporci alle temibili forze di Arles. Noi tuttavia avevamo dalla nostra qualcosa di più grande della sua malvagità: L’amore per la patria, per la famiglia, per le tradizioni. Nessuno avrebbe potuto portarcelo via. Protagonisti: Dohko, Camus, Saga, Kanon, Milo, Shaka, Shun e Hyoga saranno i personaggi principali, ma un piccolo spazio è dedicato un po' a tutti. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo  
 
 
 
 
Quando il Consiglio Ristretto si era riunito, la notizia della morte di Alman aveva già fatto il giro delle Terre del Nord. Per i membri della Resistenza, la scomparsa del conte costituiva una perdita del valore inestimabile. Era stato soprattutto grazie alla sua forza, la sua determinazione e la sua abilità strategica che le popolazioni al di qua del Confine avevano potuto sopravvivere tutti quegli anni senza entrare apertamente in conflitto con Arles, padrone delle Terre del Sud. Adesso avrebbero dovuto ricominciare daccapo, ridisegnare le strategie d’opposizione e firmare di nuovo le alleanze, sperando che qualcosa della capacità diplomatica di Alman fosse stata assimilata dai suoi più stretti collaboratori.
 
Dohko si mosse a disagio sulla sedia mentre i restanti membri del Consiglio prendevano posto. Con la coda dell’occhio notò Saga stringere fugacemente la mano di Natassia, la figlia di Yerosh, comandante in seconda dell’Armata Bianca. Lei lo ricambiò con un sorriso mesto, incapace di fare altro se non mostrare il suo stesso smarrimento. Poi si voltò in fretta, come se avesse avvertito lo sguardo indagatore di Dohko sul collo. Lui spostò rapidamente la sua attenzione su un punto vuoto davanti a sé.
 
“Oggi siamo qui riuniti in una circostanza molto dolorosa…”
Mylok aveva preso la parola dopo che tutti si erano accomodati al proprio posto ed avevano fatto silenzio.
“Quando con Alman iniziammo a reclutare i primi combattenti dell’Armata, non credevamo davvero che avremmo mai potuto opporci alle temibili forze di Arles. Il suo spietato esercito sembrava invincibile, come mosso da un potere malvagio ed oscuro, in grado di abbattere qualunque ostacolo al suo cammino.”
 
Dohko conosceva bene quella storia. Suo padre gliel’aveva narrata migliaia di volte quand’era poco più che un ragazzo, alimentandogli il desiderio di divenire anche lui un bravo guerriero, capace di opporsi al crudele esercito delle Terre del Sud. Sapeva che se avesse voluto far parte dell’Armata si sarebbe dovuto sottoporre ad un addestramento speciale, durissimo e faticoso, a cui talvolta ragazzi meno motivati di lui non erano riusciti a sopravvivere. Ma ce l’aveva fatta. Ora era uno stratega della settima legione scelta, la legione della Bilancia.
 
“Noi tuttavia avevamo dalla nostra qualcosa di più grande della malvagità di Arles, qualcosa di più forte della sua insaziabile sete di potere…” continuò Mylok lasciando cadere il suo sguardo duro sulle facce di tutti i presenti. Sospirò. Per un istante il suo aspetto apparve in tutta la sua stanchezza, mostrando i profondi segni che il tempo e le preoccupazioni avevano a poco a poco scavato sul suo volto.
“L’amore per la patria, per la famiglia, per le tradizioni. Nessuno  avrebbe potuto portarcelo via. E anche oggi che Alman non c’è più, il nostro popolo continuerà a resistere, a difendere tutto quello per cui abbiamo lottato fino ad oggi, con il sacrificio dei nostri valorosi guerrieri.”
Erano davvero belle parole, pensò Dohko giocherellando nervosamente con l’elsa del pugnale saldamente legato alla sua cintura, parole rassicuranti a cui ognuno dei presenti avrebbe voluto credere ciecamente. La verità però era che tutti avevano paura. Ora che Alman era morto, era come se con lui fosse scomparsa la stessa causa per la quale avrebbero dovuto combattere ancora.
 
Quando Arles si era impadronito a tradimento del sacerdozio tenuto da Shion, gli abitanti delle terre conosciute erano rimasti a guardare, pensando che quella fosse solo una lotta privata per l’ottenimento di un ruolo ambito. Fino a quel momento nessuno aveva ritenuto che la carica di Sacerdote di Giustizia potesse essere un trampolino di lancio verso il potere; il compito del sacerdote era sempre stato infatti piuttosto marginale, e le popolazioni vi ricorrevano solo per questioni minori che interessavano più di un territorio. Ma poi erano giunte le rappresaglie. Uomini armati si erano dispersi a nord e a sud del Confine, luogo neutrale dove risiedeva il Sacerdote e dove il Tribunale aveva sede ormai da secoli, seminando terrore e distruzione ovunque. Molti popoli erano stati sottomessi. Di battaglia in battaglia, nuovi soldati si erano uniti all’Armata di Sangue, così come era stata presto ribattezzato l’esercito di Arles, spesso con la sola speranza di sopravvivere servendo il più forte. Ma far parte di quella gente aveva il potere di mutare gli animi. Chi dispensava morte sotto quella bandiera diveniva subito privo di pietà, di umanità, desideroso unicamente di strage e massacro. 
Era stato allora che Alman aveva iniziato a costruire un sogno.
 
“Presto la notizia giungerà anche alle orecchie di Arles, che non aspetterà molto ad approfittare dell’occasione per sferrare un attacco.”
Era stato Saga a parlare. Dohko era stato così preso dai suoi pensieri che non si era nemmeno accorto che lo stratega della terza legione si era alzato ed aveva preso parola.
“So che questo è un momento molto difficile, in cui sarebbe fin troppo facile abbandonarsi all’inerzia per paura di non essere più in grado a resistere ora che Alman è venuto a mancare.”
Un mormorio di dissenso si diffuse nella stanza. Non era piacevole ascoltare quelle dure affermazioni, anche se erano vere.
“Per questo dobbiamo essere noi ad agire per primi” proseguì ignorando le occhiatacce che qualcuno gli aveva rivolto “per questo propongo di radunare le legioni ed andare in avanscoperta verso il Confine.”
L’intero Consiglio sobbalzò di fronte a quella prospettiva. Andare verso il Confine, direttamente nel cuore delle stanze di Arles, significava andare incontro a morte certa. Persino Mylok sembrava sconvolto. Probabilmente non sapeva nemmeno lui cosa stesse pianificando Saga, era piuttosto evidente che il suo intervento l’aveva colto alla sprovvista.
“Saga, ti ringrazio per la determinazione e l’ardire che anima il tuo spirito, ne abbiamo bisogno ora più che mai. Ma avremo tempo per parlare di questo. Diamo ad Alman la sepoltura che merita, poi decideremo il da farsi.” lo interruppe Mylok alzandosi a sua volta e cercando sostegno nello sguardo degli astanti.
“Io credo invece che il tempo sia per noi scaduto.” replicò Saga guardando in direzione della nipote di Alman, mentre tutti i presenti manifestavano rumorosamente il loro dissenso. Isabel si scosse come punta da un insetto. Sgranò i grandi occhi liquidi color ametista, schiudendo le labbra per dire qualcosa, ma dalla sua piccola bocca simile ad un bocciolo di rosa non uscì nessuna parola.
“Questo, stimato collega, lascialo decidere a tutti noi in circostanza più appropriata.”
Era stato Mur a trarla d’impaccio. Il cavaliere di Aries, stratega della prima legione costituita dell’Armata Bianca, aveva osservato la scena con l’aria serena e decisa che lo caratterizzava, ma solo alla fine aveva ritenuto opportuno intervenire per evitare che un’occasione tanto triste divenisse il teatro di un’accesa discussione. Sul volto di Saga era apparsa una smorfia di disapprovazione, tuttavia, per il momento, il cavaliere di Gemini sembrò incassare. Con rabbia repressa si rimise a sedere.
 
Il resto della riunione trascorse nel mettere a punto i dettagli per i solenni funerali di Alman. Nessuno parlò più della guerra, di Arles o del Confine. Ma dentro di sé, ognuno ripensava alle parole di Saga e con un fremito di paura pregava gli dei di proteggerli tutti.
 
 
  
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