Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: Haruakira    01/11/2011    3 recensioni
Hibari aprì lievemente gli occhi:- E' uno scherzo?- domandò serio
-Sono belllissimi- rispose Mukuro.
-Non li userò mai.
Al solito, minuscola citazione per l' ennesima 6918 con la breve comparsa di un' altra coppia che personalmente venero.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
6918 il regalo di compleanno
Hibari stava camminando per le vie di Namimori.
Hibari camminava per le vie di Namimori e si sentiva seguito.
Hibari camminava, si sentiva seguito. E si voltava.
Niente.
Osservò la stradina.
Completamente vuota. Deserta.
Ma lui, Hibari Kyoya aveva una sgradevole sensazione e quando si girò -per l' ennesima volta- il viso di Mukuro fu a un palmo dal suo naso. 
-Kufufu
Tirando fuori i tonfa, con una leggera pressione contro il petto dell' altro -il nemico-, il disciplinare lo allontanò da sè.
Distanza di sicurezza.
-Oya- sorrise l' erbivoro- oggi è il tuo compleanno. Tieni.
Hibari si ritrovò sotto il naso un pacco bianco con un fiocco rosa, solo per quello avrebbe dovuto ucciderlo.
Prese il pacco con aria truce, lentamente, perchè con quel pervertito bisognava tenere gli occhi aperti -sempre- e i tonfa a portata di mano.
Il giapponese sfilò il fiocco con una lentezza esasperante e Mukuro sbuffò. Gli avrebbe volentieri strappato il regalo dalle mani e fatto la confezione a pezzi. Non vedeva l' ora di vedere la faccia di quel carnivoro.
Hibari aprì lievemente gli occhi:- E' uno scherzo?- domandò serio
-Sono belllissimi- rispose Mukuro.
-Non li userò mai.
Due tonfa blu notte facevano bella mostra di sè all' interno della scatola. Ma non era questo il problema. No, il problema erano le incisioni argentate sulle armi.
Una diceva "Mukuro-sama è un dio"
L' altra diceva "Hibari e Mukuro. Per sempre."
Il guardiano della nuvola richiuse velocemente il pacco spiaccicandolo in malo modo sul petto di Mukuro:- Ringrazia che non ti morda a morte.
E alzò i tacchi verso la scuola
-Vedremo, Kyoya, vedremo. Kufufu- sussurrò Mukuro quando Hibari fu troppo lontano per sentirlo.

Il giorno dopo Hibari trovò un gatto davanti casa. Era proprio davanti alla sua porta, un gatto piccolo, dal pelo scuro e gli occhi blu come la notte. Il disciplinare lo guardò attentamente.
-Che vuoi?- domandò
"Miao" fu la risposta esauriente.
-Ritorna da dove sei venuto
"Miao, miao, miao"
Il gatto iniziò a strusciarsi intorno alle gambe di Hibari il quale sospirò e si abbassò all' altezza del felino grattandogli la testa.
-Credo che tu abbia un padrone. Sei...- si guardò intorno prima di formulare il suo pensiero- carino- terminò alzandosi e chiudendosi la porta alle spalle. Si tolse la giacca sedendosi tranquillamente sul divano del salotto, aveva appena preso alcuni documenti scolastici da controllare quando sentì graffiare insistentemente contro la finestra e un miagolio disperato e particolarmente accorato. Il ragazzo scostò le tende chiare e notò sorpreso che aveva incominciato a piovere.
Dopo qualche secondo la porta di casa si riaprì e il micio passò soddisfatto davanti al disciplinare.
-Non toccare Hibird- lo ammonì indicando l' uccellino che svolazzava intorno a lui e che il micio aveva iniziato ad osservare con aria particolarmente interessata- o ti caccerò via di casa.
Non era proprio un "ti morderò a morte" ma Hibari decise di essere stato ugualmente minaccioso.
Il giorno dopo il capo della commissione disciplinare si ritrovò ad avere un accesso diverbio con i guardiani della pioggia e della tempesta.
-Vi morderò a morte- li minacciò- questi atti osceni sono assolutamente vietati all' interno della scuola.
-C-che?!- la voce di Gokudera era salita di qualche ottava mentre si allungava di tre o quattro metri lontano da Yamamoto arrossendo vistosamente- di che diavolo stai parlando?
-Neghi. E riprovevole- sibilò dopo qualche secondo Hibari con una smorfia
Yamamoto dal canto suo rise:- Su, su Hibari... ci stavamo solo dando un bacio innocente
-Idiota!- lo riprese Gokudera- che stai dicendo?! Sta zitto!
-Ora basta. Sarete puniti- Detto ciò il disciplinare estrasse i fedeli tonfa dalla giacca. Vi morderò a morte, avrebbe volentieri aggiunto proprio nel momento in cui Gokudera dalla sua aveva estratto un paio di candelotti di dinamite -gli avrebbe imputato anche l' accusa di tentato danneggiamento di luogo pubblico, ovviamente- qualcosa però lo fermò osservando gli sguardi dei due ragazzi di fronte a lui. Yamamoto si era fatto serio e stranamente concentrato mentre Gokudera aveva assottigliato lo sguardo e inforcato gli occhiali da vista:- Mukuro... Mukuro-sama è un dio?- lesse sconcertato concentrandosi quindi sull' altro tonfa:- Hiba-
Il disciplinare spalancò leggermente gli occhi e i due ragazzi poterono giurare di averlo sentito ringhiare mentre interromperva la loro lettura mettendo via i tonfa, alzando i tacchi affermò apparentemente incolore:- Per questa volta vi risparmierò.-
Hibari non si chiese come quei dannatissimi tonfa fossero finiti a sostituire quelli vecchi -e affidabili-
Non era importante, non gliene fregava niente al momento. Semplicemente urlò mentalmente il nome di Mukuro. Quel pervertito stranamente non si faceva sentire da quando aveva tentato di consegnargli quei cosi. Due giorni esatti. Un record per lui che ormai lo scocciava senza crearsi particolari problemi. Evidentemente, e quei tonfa ne erano la prova, stava macchinando qualcosa. Era sempre così, quando non lo vedeva per qualche giorno doveva allarmarsi, cercarlo e stanarlo il prima possibile. Prima che combinasse qualche guaio, qualche incomprensbile stramberia, qualche piano infido molto più probabilmente ai suoi danni. Come quando per San Valentino gli aveva regalato un cuore di cioccolato. Lui odiava il cioccolato. Cioccolato e panna per giunta. All' interno vi aveva trovato un paio di manette e ovviamente quello finito legato al letto era stato il mittente del dono. O come quando sul cancello di Namimori troneggiava la scritta "questo edificio appartiene a Mukuro-sama. Kufufu". Quella volta, quando ancora erano soltanto nemici -e non amanti- si era ritrovato mezza Kyukyo all' interno della scuola. Un' invasione, quello stramaledettissimo erbivoro aveva tentato l' invasione. Bastardo.
Hibari digrignò i denti e buttò i due tonfa in un sacco.
-Kusakabe!- chiamò perentorio- sotterra questo sacco in un luogo inaccessibile. Non farti vedere da nessuno. Da nessuno- sottolineò- e non guardarne l' interno- vi fu un attimo di silenzio prima di aggiungere- O morirai- affermazione fatta peraltro fissando  con nonchalance fuori dalla finestra più che il suo sottoposto il quale in effetti non capì se sarebbe morto per il contenuto del sacco (possibilmente pericoloso) o per il disciplinare incazzato.
Hibari si sentì finalmente più tranquillo. Non ne era ancora sicuro -con Mukuro non lo era mai nessuno- ma forse aveva eliminato almeno in parte il problema.
Quando tornò a casa il micio trotterellò verso di lui chiedendo attenzioni. Hibari lo fissò attentamente:- Mukuro- sibilò poi gelido- giuro che ti ammazzo.
E il gatto vedendo lo sguardo arrabbiato -assassino- del suo padroncino scappò velocemente in cima alla scale. Hibari non sapeva che pensare. Si chiese se quel gatto fosse Mukuro o no. Se fosse stato Mukuro probabilmente non sarebbe scappato, invece il micio sembrava proprio avere paura. Il ragazzo strinse i pugni e , cavolo, non stava capendo più niente. Dove diamine si era cacciato quell' idiota?
-Ehi, ehi piccoletto- Hibari richiamò il gatto che si avvicinò con fare guardingo- d' accordo, non ce l' ho con te- lo rassicurò accarezzandolo.
 Nella notte mentre Hibari stava per addormentarsi una scritta fosforescente brillava.
Una scritta fosforescente brillava.
Brillava.
Brillava?!
Hibari gettò malamente le coperte di lato e si alzò, quando accese la luce sulla scrivania trovò quei dannatissimi, stupidissimi, maledettissimi tonfa.
E ora aveva anche scoperto che la fantasia di Mukuro non aveva limiti. Non solo l' illusionista vi aveva fatto incidere frasi oscene, secondo Hibari, ma ora veniva anche a sapere che quelle frasi brillavano. Fosforescenti.
Bastardo, si ritrovò a pensare il ragazzo per l' ennesima volta in quei giorni.
Il gatto, suppose Hibari, non poteva essere stato. Era acciambellato ai piedi del suo letto e dormiva della grossa.
I giorni passavano, di Mukuro non c' era traccia e Hibari prima di tirare fuori i tonfa ci pensava bene due volte -e li controllava-
A casa il gatto lo osservava spogliarsi, si leccava i baffi, faceva le fusa, giocava con i gomitoli di lana e, notò Hibari, disdegnava i croccantini. Il disciplinare sorrideva, anzi ghignava. Il gatto disdegnava i croccantini e dalla credenza, appurò, sparivano scatolette e cibi precotti.
Hibari porse l' ennesima ciotola di croccantini al gatto il quale offeso si girò dall' altro lato, cosa che il gatto non si aspettava è che però il ragazzo lo prendesse per la collottola e lo buttasse fuori di casa.
Fu un attimo, fu una cosa così veloce che i due non ebbero il tempo di realizzare bene ma nell' ordine: Hibari lo buttò fuori di casa, il gattino miagolò, il ragazzo riaprì l' attimo dopo e se lo riprese.
-Sei un erbivoro. Sei un erbivoro della peggior specie- disse Hibari al gatto.
E giurò di avere sentito una risata assai familiare -odiata- e vide, di questo ne era sicuro, che uno degli occhi del felino divenne rosso.
Perchè Mukuro sapeva che fino a quando era così, gatto, il disciplinare non avrebbe avuto il coraggio di cacciarlo o fargli male. Perchè Hibari ama gli animali. Quel giorno iniziò una sfida. Chi avrebbe resistito di più?
Hibari cercò di ignorare il gatto e svuotò il frigo e la credenza. Aveva solo qualche difficoltà ogni tanto, soprattutto quando usciva dalla doccia e il gatto lo seguiva, quando si spogliava o si cambiava e il gatto lo osservava.
-E non mi guardare- lo ammoniva ogni volta con scarsi risultati.
O quando il micio gli saltava in grembo e si rotolava alla ricerca di coccole e la mano di Hibari dopo un poco si allungava apparentemente distratta sul dorso o sulla testa.
Ma Hibari gli dava cibo per gatti. Solo cibo per gatti.
-Mangia... Mukuro- e sorrideva cattivo. L' altro non resisterà ancora a lungo, pensava. Ma forse nemmeno lui. Quel gatto lo metteva in imbarazzo. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di spogliarsi nel bagno pr sfuggire ai suoi occhietti. Sarebbe stata l' ammissione di una sconfitta, al di là di questo però doveva ammettere che l' altro punto dolente erano i tonfa. Ogni santa volta che doveva mordere a morte qualcuno si ritrovava in mano quelli che Mukuro gli aveva regalato. Da allora le sue punizioni era diminuite drasticamente. Di quel passo a Namimori sarebbe stata al rivoluzione.
Due settimane, tre giorni, quattro ore e sei minuti erano passati da allora. Hibari si rigirò nel letto fissando la sveglia sul comodino. Segnava le due di notte, dalla cucina provenivano degli insoliti rumori. Il ragazzo prese i tonfa, quei tonfa, e scese le scale. Il ladro, ammesso che in casa vi fosse stato veramente un ladro e che fosse stato interessato alla sua credenza, aveva lasciato la luce accesa.
-Kufufu.
Forse era meglio un ladro in casa, pensò il giabbonese indispettito.
Quello che non si aspettava era di ritrovarsi Mukuro Rokudo comodamente seduto su di una sedia, una sua sedia, al suo tavolo, mentre condivideva uno spuntino di mezzanotte col gatto. Il suo gatto.
Ora ne era sicuro, Hibari non stava capendo più niente. Alla fine giunse alla conclusione più ovvia. Si appoggiò allo stipite della porta con aria crudelmente soddisfatta:- Ho vinto- sentenziò
-Oya?
-Ho vinto. E' evidente che tu abbia lasciato il corpo del gatto. Dovevi pur mangiare.
-Oya, Oya- sospirò Mukuro stendendosi sulla sedia e accarezzando il felino che beveva del latte da un piattino- chi ha detto che ti abbia fatto un solo regalo?
Il displinare spalancò impercettibilmente gli occhi mentre le braccia prima incrociate al petto ricadevano sui fianchi.
-Lui- continuò l' illusionista indicando il micio- è il tuo regalo. Insieme a quelli- aggiunse come colpo finale sorridendo.
-Mukuro Rokudo. Io. Ti morderò a morte- ringhiò Hibari facendo cadere i tonfa sul pavimento e accennando alcuni passi contro il nemico.
-Oya, Oya, calmati. Ammetto di essermi servito di questo micio per... uhm... un paio di volte... mi annoiavo, Oya.- si giustificò.
-I tonfa non li voglio- sospirò il disciplinare sedendosi di fronte a Mukuro- Quindi davvero non mangia i croccantini?- chiese poco dopo.
-Affatto- dichiarò orgoglioso Mukuro- Kuro è un gatto dal palato sopraffino. Kufufu.
-Kuro?
-Kuro- confermò Mukuro
-Nessuno ti ha autorizzato a scegliere il nome per il MIO gatto.
-Vuoi chiamarlo Oya?- domandò l' illusionista leggermente stupito.
-Non ti riguarda.
Hibari accarezzò il dorso del micio:- Sei un erbivoro. Un erbivoro egocentrico-pensò ad alta voce osservando il pelo scuro del gatto.
-Non è vero, Kyoya. Io penso sempre a te. Sai- iniziò Mukuro dopo qualche minuto di silenzio interrotto solo dal rumore  croccante di qualche biscotto- credo che Kuro voglia più bene a me.
-Non si chiama Kuro. E non ti è affatto affezionato.
-Kuro-chan- chiamò Mukuro con voce dolce attirandò a sè il micio che si acccoccolò tra le sue braccia- hai visto? Kufufu.
-Gatto- lo chiamò Hibari prendendo del salmone rimasto durante il pranzo- lo vuoi?
-Sei sleare, Kyoya
-Vincerò io, erbivoro- sentenziò Hibari.
La luce si spense all' improvviso e fu proprio in quel momento che un paio di scritte fosforescenti brillarono -decisamente troppo, si disse Hibari- nell' oscurità e Mukuro potè affermare:
-Vedremo. Oya. Quei tonfa però li hai usati, kufufu.



________________________________________________________________________________________
ANGOLO AUTRICE: Oh Dei o.O, mi stupisco di me stessa per le enormi baggianate che scrivo per ora. Sono una vergogna, lo so. Credo che potrei svenire per questo. Non chiedetemi nemmeno il perchè di questo angolo autrice perchè tanto non credo di dover dire nulla se non che i livelli delle mie scempiaggiani stanno crescendo in maniera proprozionale ai libri che devo studiare per il prossimo esame. Amen, credo che potrei svenire sul serio. Per Kuro intendevo diminutivo di Kuro e Oya ovviamente di Kyoya.
Passiamo a fare DISCAIMER (che è meglio): Katekyo Hitman Reborn e i suoi personaggi non mi appartengono ma sono degli aventi diritto. La storia non è scritta a scopo di lucro.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Haruakira