Una nuova arma
“You
use your heart as a weapon,
And
it hurts like heaven.”
Hurts Like Heaven, Coldplay
I
minuti passavano lenti e pesanti, mentre lui rimaneva immobile, lo sguardo
perso in un punto impreciso accanto al fuoco che scoppiettava ai suoi piedi; le
dita soltanto si muovevano lentamente, bianche e spettrali, mentre
accarezzavano il legno liscio e pulito della bacchetta. Era ancora strano poter
sentire di nuovo tutte quelle sensazioni, dal legno della bacchetta al calore
del fuoco, al peso del suo corpo; era strano e meraviglioso.
Le
labbra sottili si mossero in una smorfia che voleva essere un sorriso, mentre
gli occhi rimanevano vuoti a fissare lo stesso punto. No, non l’aveva ancora
ucciso, ma almeno adesso aveva un corpo, e sapeva di essere a pochi passi
dall’immortalità, a pochi passi dal potere assoluto.
Da
quella prima notte in cui aveva riavuto il suo corpo, ormai quasi un anno
prima, si era ritrovato spesso in queste condizioni: a fissare il vuoto, fermo,
finalmente conscio di quel corpo e delle sue infinite potenzialità. Era
incredibilmente soddisfacente sapere di essere stato capace di tutto questo, di
risorgere da una condizione che tutti avevano ritenuto definitiva, dalla sua
“morte”. Ma lui non poteva morire, pensò mentre la smorfia si allargava lungo
le sue labbra, e uno scintillio riusciva a raggiungere i suoi occhi; lui era
ormai troppo vicino alla vittoria, al dominio totale sulla morte, per poterne
essere soggetto.
Un
fruscio leggero alle sue spalle lo fece rendere conto di non essere solo, e con
una punta di noia fece un gesto vago con il braccio.
“Cosa
c’è?”
Dopo
parecchi secondi di silenzio Lord Voldemort si girò e dedicò uno sguardo
vagamente perplesso alla figura che era accostata alla porta: Bellatrix
Lestrange, oramai la sua Mangiamorte più fedele, lo guardava con un’espressione
curiosamente terrorizzata. Lui le fece gesto di venire avanti, ma stranamente
non avvertì alcun senso di pericolo, nonostante lo sguardo della donna; decise
che avrebbe preferito ascoltare di persona cosa avesse da dire, e accantonò
l’idea di indagare di persona nella sua mente.
“Bellatrix,
c’è qualcosa che non va?”
Trattenne
il tono ironico che voleva usare, e permise al suo volto di esprimere
l’espressione più gentile che riuscisse a ottenere. Quella donna sapeva essere
terribilmente sorprendente.
“Mio
Signore, sono... sono...”
Lui
non smise di guardarla negli occhi, mentre lei cercava di smettere di
balbettare facendo un respiro profondo e guardandolo solo di sottecchi.
“Mio
Signore...” la sua voce si era fatta un sussurro ora, e Voldemort cominciò a
sentirsi spazientito.
“Bellatrix,
parla. Cosa c’è?”
“È
Snape! Non mi fido, mio Signore, per anni con quella serpe di Dumbledore, è
pericoloso, non possiamo fidarci, come potete sapere che-“
“Bellatrix.” La sua voce ferma riuscì a interrompere quel fiume di parole in un
attimo, e Voldemort tenne lo sguardo fisso nei suoi occhi. “Devi arrivare a
comprendere che Snape gode della mia fiducia. Abbiamo affrontato questo
discorso fin troppe volte perché tu possa permetterti di ripetermi queste
lamentele.” Mentre parlava, vide l’espressione di lei farsi sempre più
costernata, e si chiese se mai sarebbe riuscita a fidarsi di quell’uomo.
Sarebbe stato necessario, ad un certo punto, perché loro due erano i suoi più
fedeli servitori e non poteva permettersi che si combattessero in eterno - per
lo meno, non in modo tale da intralciarlo.
Diede
al suo viso un’espressione leggermente più distesa, e spostò distrattamente una
ciocca di capelli dal volto della donna, sperando di farla calmare e di
convincerla dell’affidabilità della sua spia. Quello era un gesto rilassante
per le donne, di solito, o no?
“Non
ti devi preoccupare, il tuo signore sa scegliere i propri alleati e servitori.
Puoi stare certa che siamo al sicuro... anche se i Malfoy potrebbero impegnarsi
di più per l’accoglienza. Li vedo molto preoccupati... come se la mia presenza
qui non fosse loro gradita... ma non può essere certo così, non credi?”
Lei
annuì velocemente, un’espressione vagamente stralunata sul volto, e Voldemort
si chiese se non stesse bene: lo guardava con un’insistenza quasi ossessiva,
senza staccargli gli occhi di dosso o spostare lo sguardo per un secondo. Effettivamente lo fa spesso, pensò.
“Mio
Signore, pensate che Lucius possa davvero non apprezzare la vostra presenza
qui?”
“Penso
che quel mio servo non mi sia più molto fedele... sai, i figli possono
diventare una debolezza, se non vengono educati nel modo giusto...”
Ancora
una volta, Bellatrix annuì velocemente, stavolta con un cenno quasi
impercettibile, e Voldemort pensò con distrazione che sembrava farsi sempre più
vicina. Aggrottò la fronte pensando a Lucius, al suo atteggiamento sempre più teso
e spaventato: era evidente che non poteva più essere considerato quel servo che
era stato anni prima, e Lord Voldemort non era talmente idiota da non
comprendere una cosa del genere. Se quell’uomo pensava che...
I
suoi pensieri furono improvvisamente interrotti da un contatto tanto imprevisto
quanto indesiderato. Inavvertitamente, Bellatrix aveva annullato la distanza
già troppo piccola tra i loro volti, e aveva posato le labbra sulle sue. Era
strano sentirle, morbide e piene, così fuori luogo...
Non
mosse un muscolo, finché lei non si staccò lentamente, uno sguardo
assolutamente terrorizzato negli occhi.
“Mio
signore...”
“Non
è questo che voglio dai miei servi, Bellatrix Lestrange.”
Fissando
lo sguardo nel suo, non si risparmiò di farle entrare quella frase nella mente
e ripetergliela all’infinito, mentre lei si faceva sempre più piccola sotto di
lui, paura e mortificazione chiare nei suoi occhi come in ogni suo pensiero.
“Sono
stato abbastanza chiaro?” disse lentamente, la voce talmente bassa che a malapena
l’udiva lui stesso. Lei annuì velocemente, allontanandosi di qualche passo da
lui e tornando verso la porta. Quando non riuscì più a reggere il suo sguardo,
si girò e uscì dalla stanza, lentamente, come se avesse paura di fare mosse
troppo avventate e deludere ancora il suo Signore.
“Bellatrix.”
Lei
si immobilizzò all’istante, e dopo qualche secondo di silenzio, si girò a
guardarlo: il terrore non aveva lasciato i suoi occhi, e Voldemort si ritrovò
internamente soddisfatto.
“Rimani
la più fedele dei miei Mangiamorte, assieme a Snape. Mi aspetto grandi cose da
te, e sarai sempre una pedina fondamentale nei miei piani... non dimenticarlo.”
Lei
tornò ad annuire, e l’ombra di un sorriso le illuminò il volto.
“Puoi
andare adesso,” le disse allora, sottolineando la frase con un gesto di
congedo, senza far trasparire alcun segno di ira o altro che potesse tornare a
terrorizzarla; lui stesso si girò, tornando a rivolgere la sua attenzione alle
fiamme che continuavano a lambire il legno nel camino, incessanti e indomabili.
Alle sue orecchie giunse un “grazie” mormorato, e il fruscio degli abiti quando
lei si allontanò.
Tornò
ad accarezzare la propria bacchetta come se non fosse accaduto nulla, ma
rifletté sull’accaduto per qualche minuto: Bellatrix aveva confuso la devozione
e la lealtà che lui esigeva dai suoi servi con qualcosa di assolutamente
diverso... qualcosa di assolutamente sbagliato. Non era quello il desiderio di
Lord Voldemort perché egli, a differenza di Dumbledore e tanti altri ignoranti
come lui, aveva sempre saputo che l’amore non portava altro che debolezza.
Questo avvenimento sarebbe rimasto indelebile nel ricordo di quella donna, e
ciò l’avrebbe portata ad essergli ancora più devota, per non aver ricevuto
punizione alcuna. E soprattutto, l’avrebbe portata a riconoscere sempre la
linea tra devozione e amore, tra servitù e amore: una linea che non avrebbe mai
dovuto oltrepassare. Ed egli stesso, lo ammise, aveva imparato qualcosa: poteva
usare quell’amore, quel cuore, come un’arma... un’arma in più per rendere quella
donna assoggettata a lui e alla sua volontà. L’ennesima smorfia si dipinse
sulle sue labbra, a metà tra il ghigno e il sorriso, mentre gli occhi
rimanevano freddi e oscuri, illuminati debolmente dalle fiamme crepitanti. Chi
l’avrebbe mai detto che lui, Lord Voldemort, avrebbe usato il cuore come
un’arma... ma del resto il suo potere sapeva essere così illimitato, rifletté
con calma, guardando il rosso dei suoi occhi riflesso nel marmo lucido del
camino. E qualcosa gli diceva che con una donna come Bellatrix Lestrange,
quest’arma era più che perfetta.
Con
gesti misurati e tranquilli, Lord Voldemort si voltò e uscì dal grande salone,
dirigendosi verso le sue stanze. Nel momento in cui la sua figura fu aldilà della
soglia, la fiamma nel camino si spense.
***
Ciao
Lettore.
Che
dire, tutto ciò è molto assurdo perché “Voldemort” e “bacio” nella stessa frase
suonano molto molto male... spero di aver reso la scena quantomeno accettabile,
ma al momento non saprei proprio come giudicarla. Perciò è ben accetta
qualsiasi critica.
Spero
comunque di aver fatto un bel lavoro :) anche se Voldy mi sta minacciando di
morte al momento... simpaticone lui! Ma tanto lo sappiamo che Bellatrix è tanto
folle quanto persa di lui... e l’idea di una scena del genere era decisamente
troppo attraente!
Va
bene, mi eclisso. Grazie per l’attenzione, in ogni caso. :)
Keyra