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Autore: Keyra93    01/11/2011    3 recensioni
One-shot su un improbabile episodio in cui Bellatrix osa baciare l'Oscuro Signore... come reagirà lui?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Una nuova arma

Una nuova arma

“You use your heart as a weapon,
And it hurts like heaven.”

Hurts Like Heaven, Coldplay

 

I minuti passavano lenti e pesanti, mentre lui rimaneva immobile, lo sguardo perso in un punto impreciso accanto al fuoco che scoppiettava ai suoi piedi; le dita soltanto si muovevano lentamente, bianche e spettrali, mentre accarezzavano il legno liscio e pulito della bacchetta. Era ancora strano poter sentire di nuovo tutte quelle sensazioni, dal legno della bacchetta al calore del fuoco, al peso del suo corpo; era strano e meraviglioso.

Le labbra sottili si mossero in una smorfia che voleva essere un sorriso, mentre gli occhi rimanevano vuoti a fissare lo stesso punto. No, non l’aveva ancora ucciso, ma almeno adesso aveva un corpo, e sapeva di essere a pochi passi dall’immortalità, a pochi passi dal potere assoluto.

Da quella prima notte in cui aveva riavuto il suo corpo, ormai quasi un anno prima, si era ritrovato spesso in queste condizioni: a fissare il vuoto, fermo, finalmente conscio di quel corpo e delle sue infinite potenzialità. Era incredibilmente soddisfacente sapere di essere stato capace di tutto questo, di risorgere da una condizione che tutti avevano ritenuto definitiva, dalla sua “morte”. Ma lui non poteva morire, pensò mentre la smorfia si allargava lungo le sue labbra, e uno scintillio riusciva a raggiungere i suoi occhi; lui era ormai troppo vicino alla vittoria, al dominio totale sulla morte, per poterne essere soggetto.

Un fruscio leggero alle sue spalle lo fece rendere conto di non essere solo, e con una punta di noia fece un gesto vago con il braccio.

“Cosa c’è?”

Dopo parecchi secondi di silenzio Lord Voldemort si girò e dedicò uno sguardo vagamente perplesso alla figura che era accostata alla porta: Bellatrix Lestrange, oramai la sua Mangiamorte più fedele, lo guardava con un’espressione curiosamente terrorizzata. Lui le fece gesto di venire avanti, ma stranamente non avvertì alcun senso di pericolo, nonostante lo sguardo della donna; decise che avrebbe preferito ascoltare di persona cosa avesse da dire, e accantonò l’idea di indagare di persona nella sua mente.

“Bellatrix, c’è qualcosa che non va?”

Trattenne il tono ironico che voleva usare, e permise al suo volto di esprimere l’espressione più gentile che riuscisse a ottenere. Quella donna sapeva essere terribilmente sorprendente.

“Mio Signore, sono... sono...”

Lui non smise di guardarla negli occhi, mentre lei cercava di smettere di balbettare facendo un respiro profondo e guardandolo solo di sottecchi.

“Mio Signore...” la sua voce si era fatta un sussurro ora, e Voldemort cominciò a sentirsi spazientito.

“Bellatrix, parla. Cosa c’è?”

“È Snape! Non mi fido, mio Signore, per anni con quella serpe di Dumbledore, è pericoloso, non possiamo fidarci, come potete sapere che-“
“Bellatrix.” La sua voce ferma riuscì a interrompere quel fiume di parole in un attimo, e Voldemort tenne lo sguardo fisso nei suoi occhi. “Devi arrivare a comprendere che Snape gode della mia fiducia. Abbiamo affrontato questo discorso fin troppe volte perché tu possa permetterti di ripetermi queste lamentele.” Mentre parlava, vide l’espressione di lei farsi sempre più costernata, e si chiese se mai sarebbe riuscita a fidarsi di quell’uomo. Sarebbe stato necessario, ad un certo punto, perché loro due erano i suoi più fedeli servitori e non poteva permettersi che si combattessero in eterno - per lo meno, non in modo tale da intralciarlo.

Diede al suo viso un’espressione leggermente più distesa, e spostò distrattamente una ciocca di capelli dal volto della donna, sperando di farla calmare e di convincerla dell’affidabilità della sua spia. Quello era un gesto rilassante per le donne, di solito, o no?

“Non ti devi preoccupare, il tuo signore sa scegliere i propri alleati e servitori. Puoi stare certa che siamo al sicuro... anche se i Malfoy potrebbero impegnarsi di più per l’accoglienza. Li vedo molto preoccupati... come se la mia presenza qui non fosse loro gradita... ma non può essere certo così, non credi?”

Lei annuì velocemente, un’espressione vagamente stralunata sul volto, e Voldemort si chiese se non stesse bene: lo guardava con un’insistenza quasi ossessiva, senza staccargli gli occhi di dosso o spostare lo sguardo per un secondo. Effettivamente lo fa spesso, pensò.

“Mio Signore, pensate che Lucius possa davvero non apprezzare la vostra presenza qui?”

“Penso che quel mio servo non mi sia più molto fedele... sai, i figli possono diventare una debolezza, se non vengono educati nel modo giusto...”

Ancora una volta, Bellatrix annuì velocemente, stavolta con un cenno quasi impercettibile, e Voldemort pensò con distrazione che sembrava farsi sempre più vicina. Aggrottò la fronte pensando a Lucius, al suo atteggiamento sempre più teso e spaventato: era evidente che non poteva più essere considerato quel servo che era stato anni prima, e Lord Voldemort non era talmente idiota da non comprendere una cosa del genere. Se quell’uomo pensava che...

I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti da un contatto tanto imprevisto quanto indesiderato. Inavvertitamente, Bellatrix aveva annullato la distanza già troppo piccola tra i loro volti, e aveva posato le labbra sulle sue. Era strano sentirle, morbide e piene, così fuori luogo...

Non mosse un muscolo, finché lei non si staccò lentamente, uno sguardo assolutamente terrorizzato negli occhi.

“Mio signore...”

“Non è questo che voglio dai miei servi, Bellatrix Lestrange.”

Fissando lo sguardo nel suo, non si risparmiò di farle entrare quella frase nella mente e ripetergliela all’infinito, mentre lei si faceva sempre più piccola sotto di lui, paura e mortificazione chiare nei suoi occhi come in ogni suo pensiero.

“Sono stato abbastanza chiaro?” disse lentamente, la voce talmente bassa che a malapena l’udiva lui stesso. Lei annuì velocemente, allontanandosi di qualche passo da lui e tornando verso la porta. Quando non riuscì più a reggere il suo sguardo, si girò e uscì dalla stanza, lentamente, come se avesse paura di fare mosse troppo avventate e deludere ancora il suo Signore.

“Bellatrix.”

Lei si immobilizzò all’istante, e dopo qualche secondo di silenzio, si girò a guardarlo: il terrore non aveva lasciato i suoi occhi, e Voldemort si ritrovò internamente soddisfatto.

“Rimani la più fedele dei miei Mangiamorte, assieme a Snape. Mi aspetto grandi cose da te, e sarai sempre una pedina fondamentale nei miei piani... non dimenticarlo.”

Lei tornò ad annuire, e l’ombra di un sorriso le illuminò il volto.

“Puoi andare adesso,” le disse allora, sottolineando la frase con un gesto di congedo, senza far trasparire alcun segno di ira o altro che potesse tornare a terrorizzarla; lui stesso si girò, tornando a rivolgere la sua attenzione alle fiamme che continuavano a lambire il legno nel camino, incessanti e indomabili. Alle sue orecchie giunse un “grazie” mormorato, e il fruscio degli abiti quando lei si allontanò.

Tornò ad accarezzare la propria bacchetta come se non fosse accaduto nulla, ma rifletté sull’accaduto per qualche minuto: Bellatrix aveva confuso la devozione e la lealtà che lui esigeva dai suoi servi con qualcosa di assolutamente diverso... qualcosa di assolutamente sbagliato. Non era quello il desiderio di Lord Voldemort perché egli, a differenza di Dumbledore e tanti altri ignoranti come lui, aveva sempre saputo che l’amore non portava altro che debolezza. Questo avvenimento sarebbe rimasto indelebile nel ricordo di quella donna, e ciò l’avrebbe portata ad essergli ancora più devota, per non aver ricevuto punizione alcuna. E soprattutto, l’avrebbe portata a riconoscere sempre la linea tra devozione e amore, tra servitù e amore: una linea che non avrebbe mai dovuto oltrepassare. Ed egli stesso, lo ammise, aveva imparato qualcosa: poteva usare quell’amore, quel cuore, come un’arma... un’arma in più per rendere quella donna assoggettata a lui e alla sua volontà. L’ennesima smorfia si dipinse sulle sue labbra, a metà tra il ghigno e il sorriso, mentre gli occhi rimanevano freddi e oscuri, illuminati debolmente dalle fiamme crepitanti. Chi l’avrebbe mai detto che lui, Lord Voldemort, avrebbe usato il cuore come un’arma... ma del resto il suo potere sapeva essere così illimitato, rifletté con calma, guardando il rosso dei suoi occhi riflesso nel marmo lucido del camino. E qualcosa gli diceva che con una donna come Bellatrix Lestrange, quest’arma era più che perfetta.

Con gesti misurati e tranquilli, Lord Voldemort si voltò e uscì dal grande salone, dirigendosi verso le sue stanze. Nel momento in cui la sua figura fu aldilà della soglia, la fiamma nel camino si spense.

 

 

 

***

Ciao Lettore.
Che dire, tutto ciò è molto assurdo perché “Voldemort” e “bacio” nella stessa frase suonano molto molto male... spero di aver reso la scena quantomeno accettabile, ma al momento non saprei proprio come giudicarla. Perciò è ben accetta qualsiasi critica.
Spero comunque di aver fatto un bel lavoro :) anche se Voldy mi sta minacciando di morte al momento... simpaticone lui! Ma tanto lo sappiamo che Bellatrix è tanto folle quanto persa di lui... e l’idea di una scena del genere era decisamente troppo attraente!
Va bene, mi eclisso. Grazie per l’attenzione, in ogni caso. :)

Keyra

   
 
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