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Autore: Shileny Kimiko    02/11/2011    5 recensioni
 
Basta poco per superare una prova... in questo caso, un cioccolatino
[...]
Una giovane ragazza era seduta su una sedia.
Una sedia rossa, di quelle in plastica.

Aveva il libro in mano, ma non aveva il coraggio di aprirlo per dare l’ultima occhiata.
[...]

Riuscirà Vera a passare l'esame?
O qualcuno le darà un piccolo aiutino?
Una contestshipping, dedicata a Holly97
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Drew, Vera | Coppie: Drew/Vera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
- Questa storia fa parte della serie 'One love, more loves '
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Premessa:
Questa è la prima Contestshipping che scrivo,

L’ho scritta pensando alle mie due cuginette, una al 2°anno di università e l’altra al 5°.
La dedico a Holly97, che recensisce sempre le mie storie, facendomi molto felice con i suoi complimenti ^__^
Mettendo da parete i miei “piccoli” scleri (dovuti anche al fatto che in 3° media sono costretta a studiare latino, quando quest’estate stavo stappando lo Champagne perché ero convinta che per un anno non avrei avuto quella seccatura), adesso vi lascio alla lettura, ma prima vorrei precisare 2 cosette:
La storia è divisa in tre parti: la prima e l’ultima parlano di cosa successe in una domenica, quello centrale, la storia vera e propria, narra gli avvenimenti del venerdì precedente.
Lo so, nelle mie storie metto sempre avvertimenti su avvertimenti, ma credo che siano indispensabili per capire la storia ù.ù
Beh, buona lettura!

Personaggi: Drew, Vera
Pairing: Contestshipping
Rating: Verde

 

Chocolate
»Basta poco per superare una prova… in questo caso, un cioccolatino!»

 

 

Quell’università era deserta.
Certo, di domenica era praticamente impossibile trovare qualcuno.
Solo una figura un po’ grassottella si muoveva velocemente, passando uno straccio a terra.
Aveva dei capelli rossi legati con un fermaglio, dei pantaloni neri larghi e il solito grembiule blu iper-accessoriato, in genere con pezze, mini kit di pronto soccorso e anche le parole crociate, che hanno le bidelle.
Ripose lo straccio nell’apposito carrello e aprì una porta, precisamente quella in cui si radunavano gli alunni, o meglio, gli studenti universitari che si preparavano ad affrontare uno dei tanti esami. Ogni mattina c’era il solito tram-tram, tra studenti che uscivano tirando sospiri di sollievo e ragazze che si rifugiavano in bagno per lanciare le ultime grida di sfogo o per rifarsi il trucco, perché, giustamente, davanti ad una commissione è sempre buona cosa presentarsi al meglio.
La bidella svuotò i cestini, anche lamentandosi delle gomme da masticare appiccicate dagli studenti più maleducati, che non si prendevano nemmeno la briga di avvolgere le cicche in un fazzolettino. Come al solito, le toccò infilarsi i guanti e iniziare a grattare quei rimasugli.
Poi passò alla pulizia delle sedie, le più grandi amiche di uno studente in panico, quelle che resistevano ai salti su di esse e che venivano utilizzate come tavolini dai ragazzi che volevano concedersi un’ultima occhiatina al libro.
Infine, prese lo straccio ed iniziò a muoversi accennando qualche passo di danza, prendendo il bastone ed improvvisando un microfono. La donna aveva tanti sogni, peccato che diventò solo bidella.
Pulendo pulendo, la signora trovò una carta accartocciata.
La carta di un cioccolatino.

Una giovane ragazza era seduta su una sedia.
Una sedia rossa, di quelle in plastica.
Aveva il libro in mano, ma non aveva il coraggio di aprirlo per dare l’ultima occhiata.
Decise di seguire la massa, cioè fare come le ragazze più grandi, rifugiandosi in bagno per risistemare il trucco.
Era solo al primo anno e quello era il suo primo esame.
Dopo essersi rimessa, dopo ben quattro volte, il mascara, uscì dal bagno e si ridiresse verso la saletta d’attesa.
Per distrarsi, iniziò ad osservare tutti quelli che erano intorno a lei.
C’era una ragazza con un paio d’occhiali, che teneva in mano degli schemi e ripassava furiosamente.
Un giovane che, invece, teneva in mano un crocefisso e ripeteva tutto il rosario.
Altri ancora si riunivano in gruppetti e parlavano del più e del meno.
E non mancava la solita diva che faceva perdere la testa a tutti i ragazzi presenti, con un vestitino attillato e tutte le gambe scoperte.
La ragazza pensò che se la “diva” avrebbe continuato a distrarre i ragazzi, non solo con il suo aspetto fisico, ma anche con i vari atteggiamenti da smorfiosetta che aveva, tutti i maschi presenti avrebbero dimenticato tutto ciò che si erano preparati nel corso del periodo di tempo che avevano concesso allo studio.
Ovviamente, c’era chi aveva sprecato intere settimane e chi un paio d’ore.
Mentre la sua mente fantasticava sull’esito dell’esame, una porta si aprì: entrò un ragazzo dai capelli verdi, che non aveva in mano niente e teneva le mani in tasca.
Si diresse verso una sedia, precisamente quella accanto alla ragazza, e iniziò anche lui a guardarsi intorno, sbuffando con fare altamente nervoso.
Sembrava molto agitato, così la studentessa iniziò a dargli qualche parola di conforto:
“anche tu sei nervoso per l’esame?”
Lui la guardò in modo molto altezzoso, che spaventò la ragazza.
Poi, però, lei si rese conto che non avrebbe dovuto aver paura di lui, quindi strinse i pugni e fissò il giovane davanti a lei, decisa a non perdere quella battaglia di sguardi.
Dopo qualche minuto, lui sorrise divertito.
“non vuoi proprio mollare, eh? Non ho mai conosciuto una ragazza più testarda di te”
Lei si sentì offesa nell’orgoglio. Come si permetteva quel ragazzino di dirle che era testarda, se nemmeno la conosceva? Tuttavia, giusto perché non si conoscevano,
decise di sorvolare.

“dicevo, sei teso per gli esami?”
“no”
“allora perché sei nervoso?”
“vedi quelli?”
Il ragazzo dai capelli verdi indicò le persone che pregavano o che ripassavano come se fossero ipnotizzati.
“mi danno fastidio.”
“perché?”
“non li vedi? Sono tesi come se fosse l’esame di maturità, quando invece è uno stupidissimo esame. Se vai male lo rifai”
Dopo quello scambio di battute, la ragazza fece una mossa un po’ azzardata.
“e tu? L’hai mai rifatto un esame?”
Lui la guardò incuriosito e divertito.
“no, non l’ho mai rifatto. Mio padre mi uccide se non porto a casa minimo 28”
“allora non sei ancora più sottopressione?”

“no, affatto. Come dice mio nonno, “Inutile fasciarsi la testa senza essersela rotta”. voleva dire che è inutile preoccuparsi se non è il momento”
“a me sembra il momento più adatto”
Lui la squadrò da testa a piedi, con fare stranito
“è strano, per una del secondo o del terzo anno”
“ma cos’hai contro i ragazzi del primo?”
“sono tutti troppo agitati”
“io sono del primo”
“…”
“che c’è? Hai perso improvvisamente la voce?”
“no, no. È che non pensavo che tu fossi del primo”
“a si?”
“si. Non sei agitata come loro.”
“lo devo prendere come un complimento?”
“beh… io dico di si cara…”
Il ragazzo sbirciò nel libro della ragazza, e vi trovò scritto il suo nome
“Vera Burnett”
“non sei l’unico a sapere i nomi, caro Drew Hartley”
“come sai il mio nome? Hai per caso scoperto che sono un modello?”
“tu un modello? Ma fammi il piacere! Piuttosto, Capitan Ovvio, c’era scritto nella targhetta della tua giacca!”
Lui si fissò la giacca, per poi darsi una pacca in testa e mettersi a ridere, seguito a ruota da Vera.
Ma l’entusiasmo della ragazza si spense dopo che la commissione chiamò la ragazza che, in ordine alfabetico, veniva prima di lei.
Panico.
L’agitazione riprese il sopravvento e la ragazza era seriamente tentata di prendere e scappare in bagno, quando Drew la bloccò per un polso e la fermò.
“sta calma Vera. Siediti qui, che ti rivelo il mio segreto”
La ragazza inspirò e si sedette accanto a Drew, che iniziò a rovistare tra le tasche del suo giubbotto Armani, per poi tirare fuori un cioccolatino.
“sai, dicono che il cioccolato…”
“fa venire i brufoli!”
“Vera, l’agitazione ti ha proprio consumata! Ti stavo dicendo, il cioccolato ha anche delle proprietà che ti permettono di mantenere calma e concentrazione! Adesso, io vado a fare il mio esame nella sala accanto, tu tieni questo e mangialo appena ti chiamano! Mi raccomando!”
Non appena Drew mise nella mano di Vera il cioccolatino, fu chiamato per fare l’esame e si diresse tranquillo verso la stanza che veniva da molti considerata “la stanza dei dolori”.
Vera guardò il cioccolatino, se lo mise in tasca ed iniziò a rileggere qualche pagina del libro, per rinfrescarsi la memoria.
Passarono dieci minuti, ma la porta non si apriva. Nè quella di Drew, nè quella della ragazza prima di lei.
Iniziò a girarle la testa per l‘ansia, ma poi si ricordò che aveva il suo I-pod, quindi provò a distrarsi con la musica.
Si mise le cuffiette e mise la sua canzone preferita.
Dopo altri dieci minuti, ecco un signore uscire. Dietro di lui una giovane ragazza che sembrava uscita da un campo di concentramento.
Era terrorizzata.
Il che non mise molta fiducia nei confronti di Vera, anzi, favorì l’aumento dell’ansia della ragazza.
Che arrivò ai massimi livelli quando sentì pronunciare il suo nome:
“Signorina Vera Burnett, entri dentro e si accomodi”
Vera si tolse le cuffiette e si diresse verso la sala della commissione.
Tanta era l’ansia, che si dimenticò perfino del cioccolatino che le regalò Drew.
Si sedette, sotto lo sguardo di tutti i commissari, che iniziarono a bombardarla di domande.
Lei provò a rispondere, ma l’agitazione non le fece dire una sola frase di senso compiuto.
“Il diritto commerciale… è il diritto di chi commercia… no, dei commercialisti… no”
Vera si stava rendendo conto che era nel panico più totale.
Si guardò intorno, come per cercare il più piccolo suggerimento, da parte di piante, di Taillow e di Bidoof sopra gli alberi, e perfino nelle facce dei professori.
La ragazza stava perdendo i lumi della ragione.
Si mise le mani in tasca, chiaro segno di coloro che hanno bisogno di protezione, e toccò qualcosa di rotondo.
Lo prese in mano e lo tirò fuori.
Era un cioccolatino. Era il cioccolatino.
“cioccolato al latte e nocciole”
Lesse Vera. Il suo gusto preferito. Poi, le tornarono in mente le parole del ragazzo
“Vera, il cioccolato possiede la capacità di donare calma e concentrazione…”
Così, sotto gli sguardi indispettiti della commissione e tutti gli sbuffi, Vera si mangiò il cioccolatino.
“signorina Burnett, quanto dovremmo aspettare per avere una sua risposta?”
Dopo aver ingoiato il cioccolatino ed essersi ripetuta fino all’esaurimento le parole “calma e concentrazione”, la ragazza sorrise e chiese ai commissari se le potevano
farle il favore di ricominciare daccapo.

Nonostante il leggero disappunto, loro ricominciarono l’esame e, questa volta, Vera rispose a tutte le domande, anche stringendo la carta di quel cioccolatino per scaricare un po’ di tensione.
Alla fine, i commissari si complimentarono con lei per la preparazione e si convinsero che quella era semplicemente “agitazione pre-esame di economia”.
Tutto qua.
La ragazza uscì con un sorriso stampato sulle labbra e vide davanti a sé Drew.
“allora? Com’è andata?”
“tutto bene! Il tuo cioccolatino mi ha aiutata molto”
Vera, dopo aver mostrato la carta tutta appallottolata, se la mise in tasca.
“allora, quanto hai preso?”
“30! E tu?”
“30 anche io… ti va di andare al bar e prenderci un Frappè per festeggiare? Offro io!”

“un’offerta del genere non può essere rifiutata!”
I due ragazzi di incamminarono sorridenti verso il bar, ma a Vera scivolò la carta dalla tasca, e cadde a terra, proprio mentre varcava la soglia che la riportava verso il “mondo reale” e non quello fatto di emozioni e paure di quella stanza. Un’atmosfera unica nel suo genere.

La bidella si chinò e raccolse quella carta.
“cioccolatino al latte e alle nocciole”.
Lo buttò dentro il cestino e riprese a passare lo strofinaccio.
Poi uscì da quella camera e passò alla pulizia del corridoio, portandosi il suo carrellino per la pulizia.

 

Note dell’autrice:
Credevate di esservi liberati di me, eh? Ma anche no!
Vi trattengo solo 30 secondi in più…
Credo il tempo per dirmi se la storia vi è piaciuta o no con una recensione!
Spero tanto di si!
Recensite numerosi!
Bacioni

Dark Empiress

   
 
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