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Autore: cecchino_2028    02/11/2011    0 recensioni
“Booth, ti vedi con qualcuno?”
“Più o meno, perché?”
“Sei raggiante, esprimi felicità da tutti i pori!”
Seeley Booth si sente assuefatto dalla presenza di quella donna, così complicata!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana dal mio risveglio e Booth ancora era in coma, mi permisero di entrare nella sua stanza, mi avvicinai al suo letto, sedetti accanto a lui, lo guardai per non so quanto tempo, piansi lacrime amare, non facevo altro, poi mi alzai, lasciai un leggero bacio sulle sue labbra ed una busta sul suo comodino. Uscii da quella stanza e mi posizionai oltre il vetro, nessun cambiamento, forse era giunto il momento di farlo io il cambiamento. Uscii dall’ospedale, prenotai un volo per l’Indonesia per il giorno successivo, preparai le valigie e andai da Angela.
“Me ne vado!” dissi.
“Dove?” chiese.
“Indonesia!” risposi.
“E Booth?” domandò.
“Potrebbe non riprendersi mai!” dissi.
“E se invece si svegliasse e chiedesse di te?” chiese.
“Non lo farà, gli ho spiegato tutto in una lettera!” dissi.
“Te ne stai andando come una codarda! Hai paura che amare Booth ti faccia male?” chiese.
“No, fa male a lui, male fisico, è la seconda volta che prende una pallottola per me, per non parlare di quante volte abbia rischiato la vita per me!” risposi.
“Non pensi al fatto che lui è disposto a tutto questo per starti accanto?” domandò.
“Non lo metto in dubbio, ma è meglio che me ne vada!” dissi.
“E quanto hai intenzione di stare in Indonesia?” chiese.
“Non lo so Angela, quando mi sentirò pronta per tornare ed andare avanti senza Booth tornerò, devo permettergli di farsi un’altra vita!” dissi.
“Non ci riuscirà mai e lo sai, nel suo cuore ci sarai sempre tu!” concluse. Me ne andai, Angela era l’unica persona che aveva il coraggio di rinfacciarmi i miei errori, oltre Booth, ma non potevo avere ripensamenti, passai a salutare mio padre, tornai a casa, mi infilai nel letto ma non riuscii ad addormentarmi, i miei pensieri erano concentrati su di lui. Seeley Booth, l’unico che avrebbe potuto convincermi a rimanere, ma anche l’unico impossibilitato a farlo, l’Indonesia era la scelta migliore. Mi sveglia di soprassalto la mattina dopo, il telefono stava squillando, lo afferrai e risposi.
“Dolcezza, ho una buona notizia!” disse.
“Già e io un aereo da prendere!” risposi.
“Non partire! Booth sta migliorando!” disse.
“Non posso rimanere!” risposi e chiusi la chiamata, mi vestii in tutta furia e mi precipitai fino all’aeroporto, presi l’aereo e mi tranquillizzai solo quando finalmente l’aereo arrivò a destinazione, quando toccai terra capii che tutto stava per cambiare, poi svenni.

TRE ANNI DOPO…

“Mamma!” urlò la bambina uscendo dalla stanza.
“Kathy!” risposi.
“Chi è questo nella foto?” chiese indicando la foto che teneva in mano.
“Dove l’hai trovata?” domandai.
“Cercavo quel bel pennello che mi hai regalato!” disse. Una bambina fantastica, capelli scuri ed occhi nocciola come il padre, ma un cervello sviluppato come la madre, tre anni e riusciva a parlare e camminare benissimo.
“L’uomo nella foto con la mamma è un amico, di cui non ricordo il nome!” dissi, invece il nome me lo ricordavo benissimo, Seeley Booth, inutile essere andata in Indonesia per tre anni, il capitolo Booth per me non si era mai chiuso, poi aver scoperto di essere rimasta incinta non aveva giovato, soprattutto sapendo che la bambina che portavo in grembo era sua, non avevo avuto il coraggio di dirglielo.
“Mamma perché sei triste?”chiese Kathy. Era da un po’ che pensavo di tornare a casa, ma in quel momento ogni dubbio terminò, sarei tornata indietro. Ero stata impulsiva nello scegliere, non era da me. Che fine aveva fatto la razionale e cinica Temperance Brennan? All’uragano Seeley Booth ero riuscita a scampare, ma a Kathy Booth invece no.
“Nulla, piccola mia, che ne dici se andiamo a trovare Angela?” chiesi.
“Sì zia Angela!” urlò tornando nella sua stanza,prenotai due biglietti per Washington D.C., preparai le valigie, ricordai di aver fatto nello stesso modo per venire in Indonesia, solo che stavolta partivamo in due. Prendemmo l’aereo ed atterrammo a Washington ad ora di cena, presi Kathy per mano e fermai un taxi, mi feci portare a casa di Hodgins. Suonai il campanello, Hodgins mi venne ad aprire con uno cappello di Babbo Natale in testa, ricordai solo allora che era Natale.
   
 
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