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Autore: Sherlock Holmes    02/11/2011    2 recensioni
La partita contro Moriarty è ormai agli sgoccioli. Si rende necessaria una sola altra mossa… E Holmes lo sa.
Ma decidere quale azione eseguire sulla scacchiera potrebbe rivelarsi difficile per l’investigatore, soprattutto se viene coinvolta nella sfida una certa Irene Adler…
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 I miei passi rimbombavano nel corridoio di marmo.
Non mi sentivo esattamente a mio agio nel tight nero che indossavo.
Misi le mie mani inguantate di bianco dietro la schiena, ammirando le pareti, sulle quali erano appesi enormi quadri settecenteschi.
I miei pensieri, però, erano altrove…
Secondo i miei calcoli e le mie deduzioni, dietro quella porta al fondo dell’androne si trovava il più pericoloso criminale del secolo… Colui che aveva terrorizzato non solo Londra, ma il mondo intero…
Avevo nascosto il revolver carico nella tasca dei pantaloni e mi stavo preparando a fare gli ultimi passi verso quell’entrata. Estrassi gli accessori da scassinatore dal taschino interno della giacca e, gettando un’occhiata intorno per assicurarmi di essere solo, mi inginocchiai davanti alla serratura.
Infilai i due gancetti metallici nel nottolino, cercando di fare il minor rumore possibile…
Non avevo nemmeno iniziato a forzare la serratura. La porta si aprì dall’interno.
Alzai lo sguardo, che si fissò in quello del professor Moriarty.
Mi sollevai da terra, rimettendomi a posto il tight e riponendo i ganci.
Tempo prima ero stato protagonista di una scena simile… Al Grand Hotel, nella camera di Irene.
Era passato così tanto tempo…
Il professore mi sorrise, sornione.
- La stavo aspettando, Holmes… La prego, entri pure.-
La stanza era riccamente decorata. Il soffitto, azzurro, riproduceva un cielo d’altri tempi.
Alle pareti, enormi specchi in stile impero riflettevano le nostre immagini.
L’arredamento era minimo.
Una pendola dorata spiccava sul ripiano del caminetto. Il suo ticchettio veniva amplificato dall’acustica della sala.
Al centro del salone campeggiava un tavolo nero, sul quale era poggiata una scacchiera di marmo.
Sembrava che ci fosse una partita in corso, dati i numerosi pezzi mangiati da entrambe le parti.
Ma non c’erano giocatori, oltre al professore.
Almeno, così pareva. La sala, infatti, tolti noi due, era deserta.
Moriarty si accostò ad una delle due sedie disposte di fronte al tavolo.
- Si accomodi.- mi invitò, indicandomi la sedia di fronte a sé.
Prendemmo posto.
- Penso che sia qui per chiudere la partita, Holmes…-
Inarcai le sopracciglia.
Osservai attentamente la scacchiera.
I pezzi bianchi, quelli dalla parte del professore, erano in leggera difficoltà. Infatti, i pezzi neri, davanti a me, sacrificando una pedina, avrebbero fatto scacco matto al re.
In un istante, compresi.
- Esattamente.- iniziò Moriarty, notando la mia espressione -Questa scacchiera rappresenta ciò che è accaduto nella realtà. I pedoni che io ho mangiato indicano i poliziotti che sono morti nei nostri scontri. Quelli che invece ha mangiato lei, incarnano i miei collaboratori che lei ha eliminato, Holmes. La torre che i neri hanno perso, è quella che è caduta a Londra.-
- L’attentato…- mormorai.
Moriarty annuì. – Lei ha mangiato un mio alfiere ed un mio cavallo.-
- Il duca boemo che ho fatto arrestare perché complice dall’omicida del Delfino austriaco…-
-… rappresentato dal cavallo che ho perduto. Le ho impedito di muovere il suo cavallo destro, Holmes…-
- Scotland Yard…-
- Già. Con un paio di telegrammi, ho neutralizzato le forze di polizia. Ma anche il suo alfiere destro non può fare mosse…-
- Watson…-
- Altrimenti, viene mangiato dal mio ultimo cavallo…-
Moriarty afferrò uno dei pedoni neri ed iniziò a giocherellarci.
- Allora, Holmes… Faremo così. Se finora la scacchiera ha mostrato ciò che accaduto nella realtà, da questo momento ciò che accadrà sulla scacchiera, avverrà nella realtà. D’accordo?-
- Quindi, se lei mi fa scacco matto, io perdo di fatto… E viceversa?-
Il professore annuì.
“Ma non ha visto che, con due mosse, sono io a vincere?”pensai.
Allungai la mano, sfiorando con le dita la regina nera.
- Faccia attenzione, Holmes. I pezzi che verranno mangiati rappresenteranno persone uccise…-
“La regina… Per vincere devo sacrificare la regina…”
Ritrassi la mano, come se la pedina mi avesse scottato.
Moriarty sorrise.
“Chi è la mia regina?”mi chiesi.“ Watson non può essere, è l’alfiere…”
Sudai freddo.
Ad uno schiocco di dita del professore, fecero il loro ingresso un uomo forzuto ed abbronzato, con una barba scura, e…una donna.
Scattai in piedi.
- Lei non c’entra, Moriarty! La lasci andare…- gli ordinai.
- Oh, invece c’entra eccome! Tutti noi siamo pedine nelle mani di altri…- disse Moriarty, posando il pedone accanto alla scacchiera.
- Irene…- mormorai.
- Ecco i nostri due pezzi più potenti… Le nostre regine.- li presentò Moriarty.
L’uomo, che riconobbi essere il colonnello Moran, la teneva stretta, nonostante lei si divincolasse e gli tirasse calci.
- Sherlock!- esclamò – Lascia perdere! Me la caverò!- disse, continuando a scalciare.
Feci un passo verso di lei.
Moran estrasse una carabina e gliela puntò alla tempia.
Mi aggrappai alla sedia.
- Holmes, dovrebbe sapere che non si lascia il tavolo da gioco a partita iniziata. Se lei infrange le regole, dovrò farlo anch’io…-
A quelle parole del professore, Moran tolse la sicura.
- D’accordo…- dissi, sedendomi nuovamente.
Il colonnello rimise la sicura.
Cercai di estraniarmi…
Ma non ci riuscivo.
Perché era così complicato concentrarsi?
“Per Irene…Per il suo triste destino se farò la mossa sbagliata…”
Non avevo altra scelta.
Mossi così la regina, spostandola al sicuro dagli altri pezzi e perdendo la possibilità di fare scacco matto a Moriarty.
Moran lasciò libera Irene, che si voltò e gli diede uno schiaffo in pieno volto.
- Beh, Holmes… Ora siamo in perfetta parità.- constatò Moriarty - Le propongo di concludere così la nostra partita. Né vincitori né vinti. Ciascuno continui sulla propria strada senza intralci da parte dell’altro.-
Tacqui.
- Sa, mi dispiacerebbe proprio doverla uccidere, Holmes… Lei è un avversario stimolante. Accetti quindi questo compromesso… Così entrambi ce ne andremo a testa alta.-
Continuai a tacere.
Mi alzai e afferrai Irene per il polso.
Ci fissammo e… Mi abbracciò.
Anche Moriarty si alzò dalla sedia, sorridente. Dovette prendere il mio silenzio come un sì.
- Allora, a mai più rivederci, Sherlock Holmes. E’ stato un vero piacere intellettuale poterla affrontare in questa partita.-
Si voltò e Moran lo imitò. Fecero per uscire dalla seconda porta della stanza.
Spostai il re al centro della scacchiera.
- Moriarty!- esclamai – Io non ho detto che accetto il suo accordo.-
La mano della mia musa cercò la mia.
- La partita non è ancora finita.- gli annunciai.
Quando il professore si voltò, sia io che Irene eravamo spariti.
  
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