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Autore: Nemesis No Tamashii    03/11/2011    6 recensioni
Dean promette al fratello che non avrebbe cercato di tirarlo fuori dalla gabbia e di vivere una vita da uomo americano come tanti altri. Se le cose fossero andate diversamente per la sesta stagione?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Sesta stagione
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Titolo: Al di là del bene e del male
Rating: Giallo
Capitoli: 1 di ?
Genere: Sovrannaturale, Romantico.
Avvertimenti: Slash.
Contesto: Dean promette al fratello che non avrebbe cercato di tirarlo fuori dalla gabbia e di vivere una vita da uomo americano come tanti altri. Se le cose avessero preso un'altra direzione? Una “sesta stagione” completamente alternativa.
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Balthazar, Bobby, etc.
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono (proprietà di BenKripke &Co.) così come i testi delle canzoni.
Note: Canzoni presenti nel primo capitolo: Feeling Good (Nina Simone/Muse), Cut (Plumb).
 
 

 
 
Feeling Good
 
 
 
 
 
Quella mattina si aprì con le note di Feeling good trasmesse dalla radiosveglia. La musica era cambiata, la sua vita era cambiata.

 

It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me

 

Saltò giù dal letto matrimoniale e si diresse in bagno; una volta pronto, scese di sotto a preparare la colazione aiutando Lisa. Salutò poi Ben, dirigendosi al furgoncino che ora usava come auto per andare a lavoro, un lavoro normale.
“Vivere una normale vita tipicamente americana”, era la promessa strappatagli.
Erano ormai sei mesi che aveva iniziato la sua nuova vita, eppure nella mente continuavano ad affollarsi pensieri che avrebbe dovuto lasciare indietro.
Come aveva potuto chiedergli di non salvarlo? Come aveva potuto incatenarlo ad una promessa? E perché quel figlio di puttana di un angelo in trench non si era più fatto vivo?
Certo, lui non avrebbe fatto nulla per salvare suo fratello, non avrebbe neanche chiamato l’angelo, limitandosi a vivere una vita che, seppur piacevole, non gli apparteneva affatto.
In quei mesi aveva compreso che la realizzazione dei propri sogni non porta sempre alla felicità. Aveva sventato l’Apocalisse, ma aveva perso un fratello; aveva una vita stabile, un lavoro come tanti altri, una compagna e un ragazzo a cui fare da padre, ma… non si sentiva più vivo. In fondo, non si sentiva più vivo da tempo.
 
Aveva parcheggiato l’auto lungo il vialetto di quella che ora era la sua casa. Non uscì subito, non c’era alcuna fretta di rientrare. L’avrebbero atteso le solite cose: Lisa sorridente che gli faceva trovare la cena pronta con una tavola tutta adornata e Ben, che gli avrebbe mostrato qualche nuovo cd degli AC/DC che era riuscito a comprare o dei videogiochi di ultima generazione. A volte gli sarebbe piaciuto improvvisare una di quelle cene in cui le posate non servivano, spaparanzarsi sul divano o un letto e guardarsi dei film di cui bramava la visione da tanto, troppo tempo. Ora, invece, la quotidianità aveva fatto spegnere la passione anche per i film di Clint Eastwood.
Si costrinse ad uscire dall’abitacolo ed entrare in casa, probabilmente si stavano chiedendo che fine avesse fatto, se avesse avuto problemi a lavoro. Nessun problema, lui era un tipo che si adattava facilmente. Quelli del vicinato, come a lavoro, lo avevano preso in simpatia. Lui era sempre stato il classico tipo che riusciva in tutto, sapeva parlare, sapeva muoversi: una parola al momento giusto, la giusta occhiata, un sorriso sfoderato nel momento migliore et voilà, tutte le porte gli si aprivano. Magari non tutti i vicini gli erano simpatici, o qualcuno a lavoro era un piantagrane, ma era bravo a fingere, se avesse voluto avrebbe potuto intraprendere una carriera d’attore. L’esperienza non gli mancava di certo, con tutte le volte che aveva dovuto improvvisarsi qualcun altro, con una vita totalmente diversa: un agente, un avvocato, un assicuratore, un prete, eppure tutto faceva parte di un unico lavoro, quello che aveva sempre fatto: il cacciatore.
Dopo l’abbondante cena, si appisolò sul divano innanzi alla tv accesa. Aveva provato a seguire un documentario per far compagnia a Ben, ma aveva ceduto al placido richiamo di un annoiato Morfeo.

 
 
 

 
 
 

Osservava, dalla finestra, il profilo rilassato dell’uomo sul divano che era in compagnia del ragazzo e del vociare della tv. Non era cambiato, non esteriormente, ma questo già lo sapeva. Ormai erano mesi che restava in disparte ad osservarlo, ed erano mesi che uno dei suoi fratelli cercava di farlo rinsavire. Lui però continuava a fare di testa sua, non ascoltando. Ma forse, dopo tanto tempo era giunto il momento di lasciarlo andare. Si sentiva un estraneo, messo in disparte, era ferito perché sapeva che con tutta probabilità le cose non sarebbero cambiate, l’uomo che era in quella casa non l’avrebbe più chiamato.
Il documentario era terminato e vide Ben alzarsi ed andare in cucina. L’uomo non si mosse e continuava a tenere gli occhi chiusi, probabilmente addormentato. La tv ancora accesa iniziò a trasmettere un telefilm sui vampiri ed una musica di sottofondo riempì la stanza.

 

I'm not a stranger
No I am yours
With crippled anger
And tears that still drip sore
A fragile flame aged
Is misery
And when our hearts meet
I know you see

 

Strinse leggermente gli occhi, come per cercare di guardare più lontano, di mettere a fuoco. Avrebbe tanto voluto entrare nei suoi sogni, parlargli, guardarlo negli occhi e ricevere un suo sguardo. Ma Dean si era tirato fuori dalla quella storia, e lui non aveva più diritto d’intromettersi. Una voce dentro di sé continuava a ripetergli che qualcosa non andava, che l’uomo sul divano non stava bene. Dovette però arrendersi ai fatti anche se in cuor suo, o qualcosa che per gli angeli si avvicini ad un cuore, sapeva che il legame instaurato l’avrebbe solo portato alla rovina.
Una mano sulla spalla lo distolse dai suoi pensieri, e la voce appartenente alla sola persona in grado di vederlo in quel momento esordì con un Ancora da queste parti? Fece soffermare il suo sguardo nei piccoli occhi azzurri dell’altro, contrariato dall’interruzione.
«Dovevo controllare» si spostò e la mano dell’altro angelo scivolò via in un sospiro.
«Cassy, Cassy, Cassy» scosse la testa più volte «Così non va. Dovresti lasciar perdere, ormai ha fatto la sua scelta, ha la sua bella casa, la sua famiglia. Non capisco perché ti ostini a tenerlo d’occhio. Ti sei, come dire, autoproclamato angelo custode dei Winchester, ma ora esageri. Non ti ha mai chiamato, neanche pronunciato il tuo nome.» L’irritazione del biondino era evidente. Quel Dean riusciva ad infastidirlo qualunque cosa facesse, iniziando dal solo respirare.
«Avevo promesso di non venire più qui. Almeno fin quando non mi avesse chiamato… » si allontanò dalla finestra dirigendosi sotto l’albero del giardino.
«Bene! Allora spiegami come mai sei qui ad osservare la scimmietta senza pelliccia da… da una finestra, quasi come fossi allo zoo!» alzò le mani esasperato. Castiel accarezzò la corteccia dell’albero, alzò il capo e vide il vivido giallo dei limoni.
«Oggi è il compleanno di Sam».

 

I do not want to be afraid
I do not want to die inside just to breathe in
I'm tired of feeling so numb
Relief exists I find it when
I am cut

 

 
Ben tornò in salotto e spense la tv prima di salire in camera.

 
 
 

 
 
 

Il gelo gli penetrava fin dentro le ossa, le ferite lungo il corpo al contrario, gli bruciavano come lava nelle vene. Sensazioni già provate, vissute in un passato che sembrava così lontano eppure così attuale. Alzò la testa, stanca e pesante, e guardò dritto davanti a sé. Gli si presentò quasi come ad uno specchio la figura che gli si parava innanzi: se stesso. A differenza sua però, questa figura dagli occhi neri non sembrava soffrire quanto lui, anzi. La sua espressione mostrava un lussurioso piacere. Lo vide allontanarsi e prendere una frusta per poi scagliarsi su un malcapitato. Impiegò non molto a comprendere che il mal capitato era Sam. Urlava, ansimava, si dimenava e pian piano si arrendeva alla folle prepotenza dal fratello dagli occhi di demone. A vedere quella scena, il sangue di Dean si gelò ancora di più, era raccapricciante. Mai e poi mai avrebbe pensato a se stesso come il carnefice del proprio fratello; era sempre stato lui ad accudirlo, difenderlo, fin da piccoli. E sapeva benissimo che lo faceva non perché lo avesse ordinato suo padre, ma perché sapeva già cosa fare, si sentiva legato al suo piccolo fratellino. Ma ora non poteva salvarlo, non poteva. Aveva promesso. Non riusciva a muoversi, bloccato dalle catene invisibili di una parola data. Iniziò a piangere per la rabbia, per il dolore. Volse il suo sguardo altrove e fu allora che lo vide. Un uomo in trench, dagli occhi dei cieli, fermo ed impotente ad osservare la scena. Dean urlò il suo nome ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Provò e riprovò ma quelle che uscirono furono solo note di dolore. Cercò di richiamare l’attenzione dell’angelo e, quando perse le speranze, ci riuscì. L’angelo si voltò verso di lui con aria malinconica, espressione dolce e rassegnata. Gli indicò le sue catene, poi fissò il giovane in un punto ben preciso. Dean, cercando di capire, si guardò nello stesso punto e, chinando il capo, trovò la soluzione appesa al suo collo. Aveva una chiave appesa al collo al posto del suo solito amuleto, la chiave che avrebbe liberato Castiel.
Si sentì soffocare, qualcosa gli correva lungo i polmoni. Senso di colpa? Dean poteva salvare tutti, lui aveva la chiave, lui era la chiave.
 
 
Le mani di Lisa gli scivolarono lungo il petto in modo invitante, le labbra di lei andarono a baciargli il collo fino a risalire all’orecchio mordicchiandone il lobo.
Dean le fermò le mani e si scostò, per poi commentare Non questa sera. La donna vide l’espressione cupa del compagno, era teso, pallido, sfinito. Annuì e lo informò che lo avrebbe aspettato di sopra. Dean le disse che avrebbe fatto meglio a riposare, che si sarebbe intrattenuto ancora un po’. Quando fu sicuro che Lisa fosse salita, gettò la testa indietro quasi annaspando aria. Portò il polso alle labbra, come se volesse evitare che urla sorde, dalla sua bocca, si disperdessero nell’aere. La sua pelle era madida di sudore e il respiro accelerato, così come il suo battito. Il corpo tremava.
Quando si calmò, andò a prendersi una birra in frigo. Poi un’altra. Aveva cercato di fingere per tutto il giorno che andasse bene, che non aveva nulla di strano, non quel giorno. Ma quando poco prima aveva chiuso gli occhi, tutti i ricordi gli si erano affacciati nella mente, come se il suo subconscio gli stesse urlando che il passato non si può dimenticare.
Andò in garage portando con sé la bottiglia di birra; una volta dentro scoprì il telo e rivide la sua bimba. Si poggiò sulla fiancata al lato del guidatore e iniziò a buttar giù l’ennesimo sorso. Riscoprì tutte quelle meravigliose sensazioni e, per un attimo, gli sembrò di esser tornato vivo, senza rinunce. In quello stesso momento, scelse che avrebbe cercato sempre sentirsi così: libero.
 
La vita è fatta di scelte, alcune destinate a cambiartela per sempre.
 
 
Fece rombare il motore della sua piccola e provò un brivido di piacere lungo la spina dorsale. Non credeva che si sarebbe mai più sentito così. Non era giusto nei confronti di Sam, ma suo fratello avrebbe voluto che vivesse per entrambi e ciò che stava facendo con Lisa, non era vivere. Era una maschera fittizia, creata per l’occasione ed indossata con maestria, nascondendo perfino a se stesso la verità.
Accese la radio, che inondò l’abitacolo con il suo reticolato di note rockeggianti, e sfrecciò nel buio della notte. Quando era tornato in camera, Lisa era lì che lo aspettava. Incredula aveva assistito alla scena di lui che preparava la valigia. Dopo poche, chiare e semplici spiegazioni, si erano lasciati. Aveva salutato Ben a malincuore, sarebbe tornato a trovarlo, ma aveva bisogno di aria, di respirare, di vivere. Sapeva che c’era ancora qualcosa che mancava ma ora, si sentiva davvero bene.

 

Stars when you shine
You know how I feel
Said I'll be fine
You know how I feel
Oh freedom is mine
And I know how I feel
It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
Ooh feeling good

 

«Allora che ne dici? Non è un magnifico compleanno? Finalmente mi sono liberato della mia gabbia e mi spiace per te fratellino, ma cercherò un modo per liberarti dalla tua… ah, dimenticavo… » bevve un altro sorso «tanti auguri Sammy!» Ovunque tu sia.

  
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