Autrice: MissysP (sul sito)
/ _MulticoloR_ (sul
forum)
Titolo
storia: L’odio
del cuore
Pacchetto: Canzone:
Il mondo è mio
Autori:
Tatangelo e d’Alessio
Personaggi
relativi: Sasori
Link:
http://www.youtube.com/watch?v=B2xsbrIqnX0
Genere:
Romantico,
Sentimentale, Slice of life, Song-fic, Triste
Raiting:
Verde
Avvertimenti:
Missing-Moment,
One-Shot, OOC, What if?
Trama: Temari è
infatuata di Sasori. Insieme
decidono di scappare, di iniziare una nuova vita altrove. Ma rimane
combattuta
nella decisione se abbandonare la sua famiglia oppure seguire il
ragazzo che le
faceva battere il cuore. Eppure c’era qualcosa che non la
convinceva, ma era
troppo accecata dall’idea che potesse vivere il suo lieto
fine. Arriva il
momento di andarsene, attende il ragazzo sulla soglia del villaggio, ma
di lui
nessuna traccia. Ma un fatto terribile la costringe a ritornare
indietro,
decidendo di anteporre davanti alla sua felicità a quella
della salvezza di suo
fratello.
Eventuali
NDA: Per me è
stato
estremamente difficile
scrivere una
storia su due personaggi di cui, solitamente, non parlo. Quindi ti
incolpo
perché mi hai costretto a scrivere questa...
‘cosa’. Quindi adesso pretendo un
riconoscimento, anche perché voglio proprio sapere come
possa essere giudicata
una storia simile. La tua perfidia è proprio senza limiti. E
la prossima volta
che cosa ti inventerai?
Parlando della storia, ho
voluto mostrare una Temari dolce e innamorata, per poi
“mostrare” il perché sia
diventato così ‘stronza’ xD Un poco mi
è dispiaciuto e mi sono sentita cattiva,
però, per inserire una canzone, come quella che mi
è capitata, mi sono dovuta
arrangiare. Quindi spero che ti piaccia ^^
L’odio
del cuore
Era
poggiata sul balcone, ad osservare le stelle e la luna. Quella stessa
luna che
illuminava il suo volto e le permetteva di osservare la strada che
sotto di
lei. Non c’era nessuno in giro, nemmeno un animale in cerca
di cibo. Da quando
suo fratello era diventato Kasekage, la vita nel villaggio era cambiata
e in
meglio. Si poteva percepire nell’aria quel nuovo benessere,
quel nuovo
equilibrio appena raggiunto, ma allo stesso tempo anche molto fragile.
E tutto
proprio grazie a quella persona che avevano odiato fino a poco prima
odiavano e
temevano.
Un
sorriso si fece strada sul volto della ragazza bionda. Era ironico
pensare che,
anche lei, fino a poco tempo prima - proprio come tutti gli altri
abitanti-, lo
odiava. In fondo a se stessa, pure lei odiava e temeva quel ragazzino
che le
aveva portato via le due persone che più amava: sua madre e
suo zio. Aveva
aggiunto altro odio nell’infanzia del suo fratellino minore.
Però,
il suo cambiamento lo doveva anche a quel ragazzino dalla folta chioma
bionda.
Un altro ragazzino che proprio come lui custodiva dentro di
sé un mostro e
nonostante questo lui aveva trovato la forza di continuare ad andare
avanti.
Scosse
la testa, ritornando alla realtà. Non vedeva l’ora
che arrivasse. Voleva
passare del tempo con l’unica persona che comprendesse il suo
dissidio
interiore. Perché non poteva negarlo. Lei odiava la sua
vita, quello che aveva
fatto a suo fratello e quello che era stata costretta a fare da parte
del suo
villaggio. Provava disgusto per se stessa, ma a quanto pare quel
ragazzo non la
pensava nello stesso modo. Sorrise amaramente e ritornò a
contemplare la luna,
aspettando il suo arrivo.
I
suoi occhi verde scuro risplendevano alla luce pallida del corpo
celeste e i
capelli biondi assumevano un aspetto pallido. Il vento le scompigliava
le sue
quattro chiome e frusciava fra i tetti delle case. Temari
inspirò profondamente
e insieme all’odore di sabbia percepì anche
l’odore del legno. Il suo sorriso
si allargò ancora di più, riconoscendo la persona
che era apparsa alle sue
spalle. Sentì le sue mani calde che l’avvolgevano,
protettive. Il calore del
suo corpo che le faceva dimenticare il freddo di tutta la sua vita.
Stare fra
le braccia di quel ragazzo le permetteva di dimenticarsi di ogni cosa,
perfino
della guerra in corso. Sì, la guerra che era in corso contro
quella dannata
organizzazione che continuava a rendere un inferno la sua vita. Non
voleva
perdere suo fratello un’altra volta, non dopo tutto il dolore
che gli aveva
procurato. Si era ripromessa di non abbandonarlo mai più,
anche al costo della
sua stessa vita. Ma non c’è la faceva
più; non riusciva a sopportare oltre
quella situazione. Voleva solamente a scappare via da tutto e da tutti.
Il
mento del ragazzo si poggiò sulla sua spalla, inspirando a
fondo il suo
profumo. Un’azione che fece rabbrividire la ragazza.
“Lo
sai che sei adorabile quando pensi?” le mormorò
dolcemente all’orecchio. Temari
arrossì, non era tipo da quelle smancerie e non ci avrebbe
mai fatto
l’abitudine. Tuttavia, gli piaceva il modo in cui la
trattava; la faceva
sentire una donna, amata e protetta. Sensazioni che non aveva mai
provato e che
le piacevano. Rovesciò la testa appoggiandosi al suo petto.
Chiuse gli occhi e
assaporò il silenzio, la dolcezza di quel momento.
“Lo
sai che potrei offendermi? Mi stai dicendo che se non penso non sono
carina?”
gli rispose. Il ragazzo sorrise alla sua risposta. Sapeva esattamente
com’era
fatta Temari e questo gli piaceva, o almeno era quello che credeva.
Poggiò
le sue labbra fredde sulla guancia della ragazza e poi
osservò anche lui la
luna. Furono avvolti dal silenzio e nessuno dei due osava parlare.
Però Temari
poté ben percepirla la tensione che si era creata in un
momento. Lei aveva
qualcosa da dirgli, ma per la prima volta ammetteva con se stessa di
avere
paura della reazione di quel ragazzo così unico.
I
capelli rossi, come suo fratello, e occhi color della pece. Ogni volta
che ci
si specchiava dentro poteva vedere il suo riflesso avvolto dalle
tenebre. Non
ci aveva mai fatto caso, perché il viso era quello di un
angelo, mentre gli
occhi quelli di un demone. Il suo demone. Lo amava, non poteva negare
il
contrario. Gli piaceva i piccoli gesti che le regalava, proprio come le
bamboline
che le assomigliavano. Erano tutte cose che la riempivano di orgoglio,
adorava
vedere la sua stanza piena di quelle bamboline di legno a sua
somiglianza. Era
un gesto carino e la facevano sentire speciale. A causa del suo
carattere e
della sua famiglia, non aveva mai pensato alla sua vita privata e di
sicuro
nemmeno i ragazzi si erano premurati di fare un passo avanti.
Conoscere, però,
il ragazzo che le stava davanti l’aveva cambiata. Lo sapeva
bene, senza l’aiuto
di suo fratello Kankuro. Sembrava, però, che il fratello non
fosse d’accordo
con lei. Non passava secondo che non gli rinfacciava del suo
cambiamento. Era
diventata meno despota e più sorridente. Era la reazione di
Gaara che temeva,
ma vederlo sorridergli non faceva altro che farla sentire ancora
più in colpa
per come l’aveva trattato.
“Non
pensare più al passato, lascialo tale”
mormorò Sasori, sfiorandole la guancia.
Temari alzò lo sguardo su di lui sorpresa dalle sue parole.
Gli sorrise, per
rincuorarlo. Non voleva farlo preoccupare e poi doveva dirgli una cosa
molto
importante. Lo amava, avrebbe dato la vita per lui. Non voleva
lasciarlo e vedersi
in gran segreto proprio come in quel momento. Voleva tanto portare il
loro
rapporto alla luce del sole, poter camminare per le strade del
villaggio, mano
nella mano e poter trascorrere il loro tempo come tutte le altre
coppie. Eppure
lui era solamente un servo e lei un consigliere del Kasekage. La sua
posizione
non gli permetteva di abbassarsi ai livelli di simili persone come lui.
“Ti
ricordi del nostro primo incontro?” domandò la
ragazza, sollevando di poco il
viso. Era arrossita e si vergognava nell’esporre i suoi
pensieri. Non era così
aperta, proprio non ci riusciva. Il ragazzo si voltò verso
di lei, sorpreso da
quella domanda, ma le sorrise. Alla fine annuì riportando il
suo sguardo verso
il cielo.
“Era
una sera come questa e tu ti stavi allenando. Non riesco ancora a
capire come
sei riuscita a conciarti in quel modo, perdevi molto sangue e non ti
reggevi
nemmeno in piedi. Sei un vero mistero per me, Temari. Un bellissimo
mistero” le
disse dolcemente, tornando ad incatenare i loro sguardi. Temari gli
prese la
mano e la strinse forte, sistemandosi meglio nel suo abbraccio.
“Quella
sera è stata la più bella di tutte, ti ho
incontrato” confermò la ragazza.
Sussurrava, non voleva che quelle parole potessero essere udite da
nessun altro
se non lui. Era gelosa, ogni volta che vedeva un’altra
ragazza avvicinarsi al
ragazzo era tentata di andare da lui e mordere l’avversaria.
Voleva far sapere
a tutti che Sasori era solamente suo e di nessun altro. Non poteva che
ridacchiare all’idea che lui trovasse
‘carina’ la sua gelosia e che apprezzasse
veramente che ci tenesse molto a loro due.
“Temari,
c’è una cosa che voglio dirti” disse il
ragazzo. Il suo tono serio fece
leggermente preoccupare la ragazza. Che cosa voleva mai dirgli? Il suo
cuore
prese a battere forte, contro il suo petto. Il suo respirò
accelerò e le sue
guancie si fecero rosse. Le lacrime premevano nell’uscirle,
ma lei era una
guerriera. Non si sarebbe mai fatta vedere debole, nemmeno da lui.
Sasori la
guardò, i suoi occhi non esprimevano nulla. Un tonfo al
cuore della ragazza,
che trattenne il respiro. Le orecchie incominciarono a fischiare e le
sembrò di
precipitare in un baratro buio.
“Temari,
voglio che tu sappia che io ti resterò sempre accanto. Lo so
bene che questa
situazione, la nostra situazione, è difficile per te. Tu sei
abituata ad avere
il mondo ed io non posso darti nulla. Qualunque cosa tu voglia la
ricevi. Ma
che cosa ti fa restare con me?” disse il ragazzo. Lei si
riprese, sospirando.
Scosse la testa, non potendo crede alle parole che udiva. Come gli
erano venuti
in mente certi discorsi. Come poteva dubitare di lui?. Si
voltò verso di lui e
gli prese il volto fra le mani, sorridendogli spontaneamente.
“Sei
uno sciocco. Cosa ti fa pensare che io voglia il mondo? Hai ragione, io
ho
tutto. E tu no. Ma non per questo mi sento meno sola. Quello che chiedo
me lo
danno. Ma sai una cosa? C’è ancora qualcosa che
nessuno mi ha dato. Una cosa
che io desidero più di tutto. Darei ogni cosa, anche la mia
vita, ma nessuno mi
ha mai rapito il cuore come te. E io adesso lo rivoglio. Voglio passare
più
tempo con te e non m’importa del giudizio degli
altri” gli rispose, e lacrime
amare gli rigarono il volto. Ora restava solamente a lui rispondere e
Temari
quasi temette quello che potesse dire. Sasori la guardava, i raggi
lunari
davano una luce nuova ai suoi occhi, già belli. Le sorrise e
con una mano le
sfiorò delicatamente la guancia, provocandole brividi lungo
la schiena. Quel
tocco le fece dimenticare ogni cosa, la luna, le guardie fuori la sua
porta,
suo fratello, e ogni suo problema. Si sentiva solamente felice e lei si
meritava un poco di felicità, no?
“Allora
scappiamo. Vieni con me, fuggiamo insieme.
Verso un mondo nuovo. Lo so che è tutto inaspettato, ma
accetta. Accetta la mia
proposta” disse Sasori.
Parole
bellissime che ebbero il potere di far battere ancora più
forte il cuore della
ragazza. Gli occhi rispesero di più, il sorriso si
allargò. Temari poggiò le
sue mani sul torace del ragazzo, doveva sostenersi a causa delle sue
gambe che
avevano incominciato a tremare. Non aveva mai creduto che quel giorno
arrivasse. Il giorno più bello della sua vita. Si sentiva
solamente felice, un
turbinio di emozioni si rincorrevano dentro di lei. Si
ricordò dei suoi
fratelli minori. Avrebbe avuto il coraggio di abbandonarli? Di
lasciarli in
quel villaggio sterile e di andarsene per incoronare il suo sogno?
Lo
guardò. Guardò il ragazzo che l’avrebbe
resa la donna più felice del mondo e
decise, il suo cuore decise. La risposta era ovvia e per un attimo si
dette
della stupida solamente per averci pensato. Certo che ci sarebbe
riuscita. I
suoi fratelli erano grandi abbastanza per potersela cavare da soli e
poi Gaara
non era più un bambino, lui era il Kazekage. E quella sua
partenza non doveva
segnare per forza il distacco dalla sua famiglia, avrebbe sempre potuto
mandargli delle lettere. Sorrise ancora di più.
“Si,
voglio venire con te. Il mio cuore scoppia di
felicità solamente all’idea di poter avere una
vita insieme, per sempre. Il mondo
è sorprendente accanto a te. Al tuo
fianco sento di poter arrivare al cielo e quando guardo giù
una dolce sensazione
nasce in me” rispose la ragazza.
Quella
risposta era uscita da sola, le parole erano uscite da sole. Non aveva
provato
vergogna, non c’è ne era motivo. Con lui poteva
essere se stessa, sia la Temari
forte e aggressiva, che la Temari dolce e insicura. Perché
lei nell’anima era
fatta così. Aveva paura di soffrire, di provare altro dolore
come quello che
aveva provato alla morte della madre e lei non voleva più
questo. Lei voleva
essere felice, di vivere quella gioia che non aveva mai provato e
quell’occasione si era mostrata con il ragazzo che aveva
davanti agli occhi.
“Ogni cosa che
ho, anche quella più bella, no, non vale la stella che fra
poco toccherò.
Sabaku no Temari, mi è impossibile non pensare a
te” ammise il ragazzo.
Temari
poteva piangere, finalmente. Ora sapeva che significato avessero
lacrime di
gioia. Era una sensazione bellissima, se doveva piangere in futuro
voleva farlo
per la gioia che rischiava di fare scoppiare il petto. Si
fiondò nuovamente fra
le braccia del ragazzo e strinse a lui, strofinando il viso su quei
pettorali
mozzafiato.
“Sarà la
nostra favola, non torneremo mai più, mai più
quaggiù, è un mondo che
appartiene a noi” sussurrò
all’orecchio di lei.
Si
poteva morire di felicità? Temari sperava proprio di no,
altrimenti non avrebbe
potuto passare altri momenti bellissimi con lui. Sciolse lentamente il
loro
abbraccio e rientrò nella propria camera. Tirò
fuori un sacco e incominciò a
prendere alcuni vistiti a casaccio. Lì buttò
dentro la borsa, sotto lo sguardo
del ragazzo. La vedeva mentre volava da una parte all’altra
della camera. I
cuoricini al posto degli occhi e non poté che sorridere. Era
ancora più
graziosa quando sorrideva con naturalezza. Si avvicinò a lei
e la bloccò per un
polso, costringendola a voltarsi verso di lui. Sul volto di Sasori si
dipinse
un ghigno che lei non seppe decifrare.
“Dimmi,
Temari, tuo fratello domandi sarà libero?”
domandò il ragazzo. Quella domanda
inattesa sorprese la donna. A lui cosa importava? Non dovevano scappare
da
soli, senza dire nulla a nessuno? Soprattutto a Gaara. Il fratello
minore era
molto geloso della sorella e non esitava a minacciare ogni ragazzo che
le si
avvicinasse. Quindi sapeva molto bene che, nonostante nascondesse le
sue
intenzioni omicide nei confronti di Sasori, era felice per lei e non
voleva
intralciare la sua felicità. Per questo adorava ancora di
più suo fratello
minore ed era lo stesso motivo che faticava a lasciare la sua casa.
“Si...
Perché? C’è... C’è
qualcosa che non va?” domandò lei. Di nuovo le era
salita in
gola quella sensazione di agitazione e apprensione nel dover sapere che
tutto
sarebbe cambiato. Aveva cambiato idea e non voleva più
partire con lei? Si
guardò attorno, con nervosismo, alla ricerca di qualcosa che
nemmeno lei sapeva
cosa. Deglutì guardando nuovamente il ragazzo. Sasori fece
spallucce e le
sorrise. Alzò le mani e le fece scorrere lungo le braccia
della ragazza di fronte
a lei.
“Niente,
non ti preoccupare. Volevo solamente essere sicura che non ci avrebbe
fermato.
Ora finisci di prepararti. Partiremo all’alba,
così quando se ne accorgeranno
sarà troppo tardi. Noi saremo già lontani
perché ci possano trovare” le spiegò.
Doveva essere una spiegazione per rassicurarla ma non ci
riuscì. Tuttavia, per
non farlo preoccupare, Temari annuì sorridendo. Il ragazzo
le diede un bacio
sulla fronte e poi sparì in una nuvoletta di fumo,
lasciandola da sola in mezzo
alla stanza.
Temari
guardava le sue mani tremare. Non avevano mai smesso da quando Sasori
se ne era
andato. Una grande solitudine si era impossessata di lei. Sapeva che
era
sbagliata quell’emozione che provava, lei aveva fiducia in
Sasori. Tuttavia,
quella domanda l’aveva confusa. Si osservò
attorno, guardando per l’ultima
volta quella stanza. L’aveva lasciata esattamente
com’era. Voleva dare
l’impressione che sarebbe ritornata, un giorno. La borsa per
il viaggio era
nascosta sotto il letto, nel caso qualcuno fosse entrato. Irrequieta si
alzò,
l’ora si avvicinava e resto sarebbe stata l’alba.
Un alba che avrebbe segnato
l’inizio della sua nuova vita. Il solito sorriso, quello che
troppo spesso
appariva sulle sue labbra da un po’ di tempo, riapparve sulle
sue labbra. Si
alzò incapace di restare ferma, si diresse verso la finestra
e uscì nuovamente
sul balcone. Invece di osservare le stelle e la luna, questa volta
osservò le
nuvole che da blu scuro si stavano trasformando in soffici cotoni rosa.
Sembravano zucchero filato e a Temari piacevano. Incrociò le
braccia e si
appoggiò contro il muro. Il tempo passava e presto anche il
cielo si stava
schiarendo. Presto sarebbe stata l’alba e Sasori sarebbe
arrivato da un momento
all’altro. Il vento fresco le scompigliò
l’acconciatura ma non ci fece caso.
Assaporò quella freschezza che le sembrava nuova, libera
dall’umidità della
sabbia. Anche il tempo sembrava voler rendere la loro fuga il
più piacevole
possibile. Tutto preannunciava che quella giornata sarebbe stata
stupenda.
Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni.
L’odore di legno penetrò nelle sue
narici e riaprì gli occhi con la certezza di trovarselo
davanti. Ma fu subito
delusa, non era lui a stare di fronte a lei, ma bensì un suo
pupazzetto di
legno. Sorrise, semplicemente, nel constatare che quella bambolina le
assomigliava moltissimo. La bambolina teneva fra le braccia un rotolo
di carta.
Temari la prese e sfilò delicatamente il messaggio e appena
lo fece la
bambolina scomparì. Aprì la pergamena e prese a
leggere.
Aspettami
al
cancello del Villaggio. Sarò lì. Ricorda il mondo
è tuo, corpo sarò, la nostra
favola sarà, sa se questo è un bel sogno, non
tornerò mai più, mai più
quaggiù,
è un mondo che appartiene solo a noi, che appartiene a noi.
Strinse
quel pezzo di carta al petto e ritornò al presente.
Andò in camera e prese la
borsa sotto il suo letto, se la caricò sulle spalle e
raggiunse la porta.
Sorpassò il suo ventaglio, arma fedele che l’aveva
accompagnata in molte
battaglie. Gli dispiaceva lasciarlo lì, ma non voleva
intraprendere una nuova
vita come una ninja; lei voleva vivere normalmente, come ogni altra
ragazza
libera dalla preoccupazione della nuova battaglia che stava per
incombere su di
lei e sulle persone a lei care. Per cui non aveva bisogno di armi e in
caso di
attacco ci sarebbe stato Sasori a proteggerla. Abbassò la
maniglia e si guardò
attorno. Tutto era come sempre. Sorrise, dando l’ultimo addio
alla sua casa.
Poi sparì per i corridoi, scivolando nella semi
oscurità che la proteggeva
dallo sguardo delle poche guardie rimaste a palazzo.
Corse
senza mai fermarsi, saltando di tetto in tetto e assicurandosi di non
essere
seguita o vista da nessuno. Presto raggiunse la sua meta, le porte del
Villaggio. Le due guardie rimaste di turno stavano sonnecchiando, ma
non volle
correre il rischio di avvicinarsi troppo e poi svegliarli. Certo la
tentazione
di andare da loro e prenderli per l’orecchio e dargli una
bella strimpellata
era forte, ma non si sarebbe rovinata il futuro per una cosa tanto
stupida.
Avrebbe trovato il modo di punirli dopo la sua partenza. Si
avvicinò il più
possibile alle porte e si mise ad aspettare l’arrivo di
Sasori. Poggiò una mano
sul suo cuore, sentendo come pulsava forte contro la cassa toracica. La
felicità rischiava di farla morire e quindi cercò
di calmarsi. Ancora non
riusciva a capacitarsi di quello che stava per accadere, le sembrava di
sognare. Il sogno più bello di sempre e se fosse tale,
sperava di non
svegliarsi mai più.
Il
tempo passava ma di Sasori nemmeno l’ombra. Ormai
l’alba era passata e se non
fosse arrivato presto, suo fratello si sarebbe accorto della sua
assenza.
L’avrebbero subito cercata e la fuga sarebbe stata
impossibile. Gaara non
avrebbe mai permesso loro di andarsene via dal Villaggio come se nulla
fosse e
quindi, nel caso li avesse trovati insieme, suo fratello non avrebbe
perdonato
il comportamento di Sasori. Aveva cercato di portare via sua sorella e
il suo
consigliere senza dire nulla a nessuno. E questo avrebbe reso debole
Suna agli
attacchi del nemico. Temari rabbrividì a
quell’idea, ma voleva sperare in meglio.
Voleva essere ottimista.
Presa
da quei pensieri non si accorse che il sole era ormai in alto, le
guardie che
stavano di guardia si erano svegliate di soprassalto; spaventate
all’idea di
essere sorpresi sul fatto. Trassero un sospiro di sollievo nel
constatare che
erano salvi, per quella volta. Temari li guardava con indecisione e poi
prese a
guardarsi attorno. Ma dove cavolo si era cacciato Sasori?
All’improvviso sentì
un’esplosione e il terreno tremò. La sabbia prese
a cadere dalle abitazioni e
Temari alzò lo sguardo verso il cielo. Scorse una nuvola di
sabba in alto,
proprio al centro della città e rimase pietrificata. Un
attacco. Proprio quel
giorno. Senza pensare a nulla prese a correre verso il centro di Suna,
pronta
ad aiutare il fratello, ma poi si ricordò di quello che
doveva fare. Restare lì
e aiutare suo fratello o aspettare ancora Sasori per poi scappare?
Un’altra
esplosione attirò nuovamente la sua attenzione. Scelse, suo
fratello era più
importante in quel momento. Prese a correre, abbandonando la sacca per
strada e
incontrò due guardie lungo la sua corsa.
“Che
cosa sta succedendo?” domandò agitata. Le due
guardie la guardarono con
sollievo e sorrisero. Temari si irritò, dovevano muoversi a
risponderle.
“Allora?”
ringhiò la ragazza. I due uomini si rimisero
sull’attenti.
“Il
villaggio è stato attaccato. Il Kazekage è
già sul posto, ma si trova in
difficoltà. Due membri dell’Akatsuki lo stanno
mettendo in seria difficoltà”
riferì una delle due guardie. Temari sgranò gli
occhi, incredula alle proprie
orecchie. Due membri dell’Akastuki? Ignorando le guardie
corse da suo fratello,
lo doveva salvare a qualunque costo. Non voleva che soffrisse
un’altra volta e
lei poteva proteggerlo, aiutarlo. La sua felicità passava in
secondo piano.
Quando
raggiunse il centro di Suna era troppo tardi, vide suo fratello esser
caricato
su un grande uccello e portato via da lei. Quello che, però,
la stupì fu il
vedere Sasori sulla coda dell’animale. La cappa rossa con le
nuvolette rosse gli
nascondeva il corpo e il mento. Lo sguardo del rosso si posò
proprio su di lei.
Temri sentì qualcosa dentro di lei rompersi, gli occhi
incominciarono a
pizzicarle. Le sorrise, nascosto dalla cappa, quello che le dava i
brividi e
adesso capì il perché di quelle sensazioni. Il
suo senso femminile aveva
cercato di metterla in guardia, ma lei non gli aveva prestato ascolto.
Si dette
della stupida, come era potuta cadere così in basso? Calde
lacrime le solcarono
il viso, il suo cuore si frantumò in mille pezzi. Quel colpo
sarebbe stata dura
da dimenticare. Il dolore era troppo forte e le sue gambe cedettero.
Cadde a
terra, sconfitta, mentre lo guardava allontanarsi con un membro della
sua
famiglia. Come aveva potuto fidarsi di quel ragazzo misterioso? Come
aveva
potuto credere ad ogni sua parola?
Bugie,
bugie e soltanto bugie.
Ecco
cos’erano le parole dolci che le sussurrava
all’orecchio di notte, mentre
l’abbracciava. Il suo cuore fu oppresso da altro dolore e lei
non poté
contenersi. Scoppiò ad urlare. Un urlo pieno di disperazione
e dolore. Avrebbe
tanto voluto ucciderlo con quell’urlo, ma il suo sguardo,
prima di essere
offuscato dalle lacrime, lo videro ridere. Maledetto bastardo.
Lo
avrebbe ucciso senza pietà, ci avrebbe sputato sopra al suo
cadavere,
divertendosi nel vederlo soffrire. Si sarebbe vendicata, con le sue
stesse
mani. No, lei aveva chiuso. Non avrebbe mai più permesso a
nessun ragazzo di
conquistarla e il suo cuore sarebbe stato più duro del
mostro che suo fratello
custodiva. Avrebbe ucciso Sasori, lo giurò sulla sua stessa
vita. Vendetta.
Grammatica e Sintassi: 12/15
Forma e Stile: 15/15
Caratterizzazione protagonista: 10/10
Caratterizzazione pers. aggiunto: 3/5
IC: 4/5
Originalità: 5/5
Attinenza alla canzone: 7/10
Gradimento personale: 4/5
Totale: 60/70
Giudizio scritto:
Mi dispiace essere stata così “cattiva”, ma il pacchetto dopotutto lo hai scelto tu, no? ;)
Scherzo naturalmente, certamente la canzone ed il personaggio non erano affatto semplici da trattare, forse è stato uno dei pacchetti più difficili e me ne rendo conto.
Devo quindi farti i complimenti per l’originalità della storia e per la trattazione del personaggio principale: personalmente non credo tu sia sforata troppo nell’OOC, se non in qualche raro pezzetto, ma penso anzi che tu sia riuscita a far emergere nel modo migliore gli aspetti più contrastanti di Temari.
Perché lei sì, è dura e combattiva, ma ha anche un cuore che aspetta solo di essere amato e tu hai saputo trattare molto bene questi due aspetti, anche se talvolta certi suoi gesti non le appartenevano propriamente…
E Sasori, per quel poco che si può effettivamente capire di lui, credo sia rispettato nella maggior parte delle parti: forse un pochetto troppo dolce e anche Temari forse, ma in fondo la canzone è una delle più romantiche esistenti, per cui non posso darti torto in questa scelta.
Ti ho tolto qualche punto nell’attinenza alla canzone perché in fondo la storia non è propriamente incentrata su di essa, anche se effettivamente far pronunciare le parole del testo ai personaggi in un momento tanto romantico (che sì, col balcone e le stelle faceva proprio pensare ad Aladdin ;) ) è stato qualcosa di alternativo diciamo, ma non propriamente azzeccato forse…
Non so, non mi ha convinta in pieno anche se mi è piaciuto molto!
Ci tenevo a dirti che se anche sei stata un poco penalizzata con la grammatica, devo farti i miei più sinceri complimenti perché sei davvero migliorata molto! Le ripetizioni sono rare ed anche i congiuntivi sono praticamente tutti al loro posto, per non parlare della diminuzione drastica degli errori di punteggiatura: per cui complimenti, continua così e vedrai che presto eliminerai anche le tue ultime imperfezioni!
Ulteriori Delucidazioni: Come note conclusive ci terrei a specificare che le frasi in corsivo appartengono alla canzone, tanto per capirci. Quindi spero che questa storia sia piaciuta a qualcuno ^^
Lasciate qualche commentino. Bacioni
Ciao Ciao
MissysP