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Autore: MissysP    03/11/2011    0 recensioni
Temari è infatuata di Sasori. Insieme decidono di scappare, di iniziare una nuova vita altrove. Ma rimane combattuta nella decisione se abbandonare la sua famiglia oppure seguire il ragazzo che le faceva battere il cuore. Eppure c’era qualcosa che non la convinceva, ma era troppo accecata dall’idea che potesse vivere il suo lieto fine. Arriva il momento di andarsene, attende il ragazzo sulla soglia del villaggio, ma di lui nessuna traccia. Ma un fatto terribile la costringe a ritornare indietro, decidendo di anteporre davanti alla sua felicità a quella della salvezza di suo fratello.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Temari
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Music in life

Autrice: MissysP (sul sito) / _MulticoloR_ (sul forum)

Titolo storia: L’odio del cuore

Pacchetto: Canzone: Il mondo è mio

                       Autori: Tatangelo e d’Alessio

                       Personaggi relativi: Sasori

                       Link: http://www.youtube.com/watch?v=B2xsbrIqnX0

Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life, Song-fic, Triste

Raiting: Verde

Avvertimenti: Missing-Moment, One-Shot, OOC, What if?

Trama: Temari è infatuata di Sasori. Insieme decidono di scappare, di iniziare una nuova vita altrove. Ma rimane combattuta nella decisione se abbandonare la sua famiglia oppure seguire il ragazzo che le faceva battere il cuore. Eppure c’era qualcosa che non la convinceva, ma era troppo accecata dall’idea che potesse vivere il suo lieto fine. Arriva il momento di andarsene, attende il ragazzo sulla soglia del villaggio, ma di lui nessuna traccia. Ma un fatto terribile la costringe a ritornare indietro, decidendo di anteporre davanti alla sua felicità a quella della salvezza di suo fratello.

Eventuali NDA: Per me è stato estremamente  difficile scrivere una storia su due personaggi di cui, solitamente, non parlo. Quindi ti incolpo perché mi hai costretto a scrivere questa... ‘cosa’. Quindi adesso pretendo un riconoscimento, anche perché voglio proprio sapere come possa essere giudicata una storia simile. La tua perfidia è proprio senza limiti. E la prossima volta che cosa ti inventerai?

Parlando della storia, ho voluto mostrare una Temari dolce e innamorata, per poi “mostrare” il perché sia diventato così ‘stronza’ xD Un poco mi è dispiaciuto e mi sono sentita cattiva, però, per inserire una canzone, come quella che mi è capitata, mi sono dovuta arrangiare. Quindi spero che ti piaccia ^^

 

 

L’odio del cuore

 

 

Era poggiata sul balcone, ad osservare le stelle e la luna. Quella stessa luna che illuminava il suo volto e le permetteva di osservare la strada che sotto di lei. Non c’era nessuno in giro, nemmeno un animale in cerca di cibo. Da quando suo fratello era diventato Kasekage, la vita nel villaggio era cambiata e in meglio. Si poteva percepire nell’aria quel nuovo benessere, quel nuovo equilibrio appena raggiunto, ma allo stesso tempo anche molto fragile. E tutto proprio grazie a quella persona che avevano odiato fino a poco prima odiavano e temevano.

Un sorriso si fece strada sul volto della ragazza bionda. Era ironico pensare che, anche lei, fino a poco tempo prima - proprio come tutti gli altri abitanti-, lo odiava. In fondo a se stessa, pure lei odiava e temeva quel ragazzino che le aveva portato via le due persone che più amava: sua madre e suo zio. Aveva aggiunto altro odio nell’infanzia del suo fratellino minore.

Però, il suo cambiamento lo doveva anche a quel ragazzino dalla folta chioma bionda. Un altro ragazzino che proprio come lui custodiva dentro di sé un mostro e nonostante questo lui aveva trovato la forza di continuare ad andare avanti.

Scosse la testa, ritornando alla realtà. Non vedeva l’ora che arrivasse. Voleva passare del tempo con l’unica persona che comprendesse il suo dissidio interiore. Perché non poteva negarlo. Lei odiava la sua vita, quello che aveva fatto a suo fratello e quello che era stata costretta a fare da parte del suo villaggio. Provava disgusto per se stessa, ma a quanto pare quel ragazzo non la pensava nello stesso modo. Sorrise amaramente e ritornò a contemplare la luna, aspettando il suo arrivo.

I suoi occhi verde scuro risplendevano alla luce pallida del corpo celeste e i capelli biondi assumevano un aspetto pallido. Il vento le scompigliava le sue quattro chiome e frusciava fra i tetti delle case. Temari inspirò profondamente e insieme all’odore di sabbia percepì anche l’odore del legno. Il suo sorriso si allargò ancora di più, riconoscendo la persona che era apparsa alle sue spalle. Sentì le sue mani calde che l’avvolgevano, protettive. Il calore del suo corpo che le faceva dimenticare il freddo di tutta la sua vita. Stare fra le braccia di quel ragazzo le permetteva di dimenticarsi di ogni cosa, perfino della guerra in corso. Sì, la guerra che era in corso contro quella dannata organizzazione che continuava a rendere un inferno la sua vita. Non voleva perdere suo fratello un’altra volta, non dopo tutto il dolore che gli aveva procurato. Si era ripromessa di non abbandonarlo mai più, anche al costo della sua stessa vita. Ma non c’è la faceva più; non riusciva a sopportare oltre quella situazione. Voleva solamente a scappare via da tutto e da tutti.

Il mento del ragazzo si poggiò sulla sua spalla, inspirando a fondo il suo profumo. Un’azione che fece rabbrividire la ragazza.

“Lo sai che sei adorabile quando pensi?” le mormorò dolcemente all’orecchio. Temari arrossì, non era tipo da quelle smancerie e non ci avrebbe mai fatto l’abitudine. Tuttavia, gli piaceva il modo in cui la trattava; la faceva sentire una donna, amata e protetta. Sensazioni che non aveva mai provato e che le piacevano. Rovesciò la testa appoggiandosi al suo petto. Chiuse gli occhi e assaporò il silenzio, la dolcezza di quel momento.

“Lo sai che potrei offendermi? Mi stai dicendo che se non penso non sono carina?” gli rispose. Il ragazzo sorrise alla sua risposta. Sapeva esattamente com’era fatta Temari e questo gli piaceva, o almeno era quello che credeva.

Poggiò le sue labbra fredde sulla guancia della ragazza e poi osservò anche lui la luna. Furono avvolti dal silenzio e nessuno dei due osava parlare. Però Temari poté ben percepirla la tensione che si era creata in un momento. Lei aveva qualcosa da dirgli, ma per la prima volta ammetteva con se stessa di avere paura della reazione di quel ragazzo così unico.

I capelli rossi, come suo fratello, e occhi color della pece. Ogni volta che ci si specchiava dentro poteva vedere il suo riflesso avvolto dalle tenebre. Non ci aveva mai fatto caso, perché il viso era quello di un angelo, mentre gli occhi quelli di un demone. Il suo demone. Lo amava, non poteva negare il contrario. Gli piaceva i piccoli gesti che le regalava, proprio come le bamboline che le assomigliavano. Erano tutte cose che la riempivano di orgoglio, adorava vedere la sua stanza piena di quelle bamboline di legno a sua somiglianza. Era un gesto carino e la facevano sentire speciale. A causa del suo carattere e della sua famiglia, non aveva mai pensato alla sua vita privata e di sicuro nemmeno i ragazzi si erano premurati di fare un passo avanti. Conoscere, però, il ragazzo che le stava davanti l’aveva cambiata. Lo sapeva bene, senza l’aiuto di suo fratello Kankuro. Sembrava, però, che il fratello non fosse d’accordo con lei. Non passava secondo che non gli rinfacciava del suo cambiamento. Era diventata meno despota e più sorridente. Era la reazione di Gaara che temeva, ma vederlo sorridergli non faceva altro che farla sentire ancora più in colpa per come l’aveva trattato.

“Non pensare più al passato, lascialo tale” mormorò Sasori, sfiorandole la guancia. Temari alzò lo sguardo su di lui sorpresa dalle sue parole. Gli sorrise, per rincuorarlo. Non voleva farlo preoccupare e poi doveva dirgli una cosa molto importante. Lo amava, avrebbe dato la vita per lui. Non voleva lasciarlo e vedersi in gran segreto proprio come in quel momento. Voleva tanto portare il loro rapporto alla luce del sole, poter camminare per le strade del villaggio, mano nella mano e poter trascorrere il loro tempo come tutte le altre coppie. Eppure lui era solamente un servo e lei un consigliere del Kasekage. La sua posizione non gli permetteva di abbassarsi ai livelli di simili persone come lui.

“Ti ricordi del nostro primo incontro?” domandò la ragazza, sollevando di poco il viso. Era arrossita e si vergognava nell’esporre i suoi pensieri. Non era così aperta, proprio non ci riusciva. Il ragazzo si voltò verso di lei, sorpreso da quella domanda, ma le sorrise. Alla fine annuì riportando il suo sguardo verso il cielo.

“Era una sera come questa e tu ti stavi allenando. Non riesco ancora a capire come sei riuscita a conciarti in quel modo, perdevi molto sangue e non ti reggevi nemmeno in piedi. Sei un vero mistero per me, Temari. Un bellissimo mistero” le disse dolcemente, tornando ad incatenare i loro sguardi. Temari gli prese la mano e la strinse forte, sistemandosi meglio nel suo abbraccio.

“Quella sera è stata la più bella di tutte, ti ho incontrato” confermò la ragazza. Sussurrava, non voleva che quelle parole potessero essere udite da nessun altro se non lui. Era gelosa, ogni volta che vedeva un’altra ragazza avvicinarsi al ragazzo era tentata di andare da lui e mordere l’avversaria. Voleva far sapere a tutti che Sasori era solamente suo e di nessun altro. Non poteva che ridacchiare all’idea che lui trovasse ‘carina’ la sua gelosia e che apprezzasse veramente che ci tenesse molto a loro due.

“Temari, c’è una cosa che voglio dirti” disse il ragazzo. Il suo tono serio fece leggermente preoccupare la ragazza. Che cosa voleva mai dirgli? Il suo cuore prese a battere forte, contro il suo petto. Il suo respirò accelerò e le sue guancie si fecero rosse. Le lacrime premevano nell’uscirle, ma lei era una guerriera. Non si sarebbe mai fatta vedere debole, nemmeno da lui. Sasori la guardò, i suoi occhi non esprimevano nulla. Un tonfo al cuore della ragazza, che trattenne il respiro. Le orecchie incominciarono a fischiare e le sembrò di precipitare in un baratro buio.

“Temari, voglio che tu sappia che io ti resterò sempre accanto. Lo so bene che questa situazione, la nostra situazione, è difficile per te. Tu sei abituata ad avere il mondo ed io non posso darti nulla. Qualunque cosa tu voglia la ricevi. Ma che cosa ti fa restare con me?” disse il ragazzo. Lei si riprese, sospirando. Scosse la testa, non potendo crede alle parole che udiva. Come gli erano venuti in mente certi discorsi. Come poteva dubitare di lui?. Si voltò verso di lui e gli prese il volto fra le mani, sorridendogli spontaneamente.

“Sei uno sciocco. Cosa ti fa pensare che io voglia il mondo? Hai ragione, io ho tutto. E tu no. Ma non per questo mi sento meno sola. Quello che chiedo me lo danno. Ma sai una cosa? C’è ancora qualcosa che nessuno mi ha dato. Una cosa che io desidero più di tutto. Darei ogni cosa, anche la mia vita, ma nessuno mi ha mai rapito il cuore come te. E io adesso lo rivoglio. Voglio passare più tempo con te e non m’importa del giudizio degli altri” gli rispose, e lacrime amare gli rigarono il volto. Ora restava solamente a lui rispondere e Temari quasi temette quello che potesse dire. Sasori la guardava, i raggi lunari davano una luce nuova ai suoi occhi, già belli. Le sorrise e con una mano le sfiorò delicatamente la guancia, provocandole brividi lungo la schiena. Quel tocco le fece dimenticare ogni cosa, la luna, le guardie fuori la sua porta, suo fratello, e ogni suo problema. Si sentiva solamente felice e lei si meritava un poco di felicità, no?

 

“Allora scappiamo. Vieni con me, fuggiamo insieme. Verso un mondo nuovo. Lo so che è tutto inaspettato, ma accetta. Accetta la mia proposta” disse Sasori.

 

Parole bellissime che ebbero il potere di far battere ancora più forte il cuore della ragazza. Gli occhi rispesero di più, il sorriso si allargò. Temari poggiò le sue mani sul torace del ragazzo, doveva sostenersi a causa delle sue gambe che avevano incominciato a tremare. Non aveva mai creduto che quel giorno arrivasse. Il giorno più bello della sua vita. Si sentiva solamente felice, un turbinio di emozioni si rincorrevano dentro di lei. Si ricordò dei suoi fratelli minori. Avrebbe avuto il coraggio di abbandonarli? Di lasciarli in quel villaggio sterile e di andarsene per incoronare il suo sogno?

Lo guardò. Guardò il ragazzo che l’avrebbe resa la donna più felice del mondo e decise, il suo cuore decise. La risposta era ovvia e per un attimo si dette della stupida solamente per averci pensato. Certo che ci sarebbe riuscita. I suoi fratelli erano grandi abbastanza per potersela cavare da soli e poi Gaara non era più un bambino, lui era il Kazekage. E quella sua partenza non doveva segnare per forza il distacco dalla sua famiglia, avrebbe sempre potuto mandargli delle lettere. Sorrise ancora di più.

 

“Si, voglio venire con te. Il mio cuore scoppia di felicità solamente all’idea di poter avere una vita insieme, per sempre. Il mondo è sorprendente accanto a te. Al tuo fianco sento di poter arrivare al cielo e quando guardo giù una dolce sensazione nasce in me” rispose la ragazza.

 

Quella risposta era uscita da sola, le parole erano uscite da sole. Non aveva provato vergogna, non c’è ne era motivo. Con lui poteva essere se stessa, sia la Temari forte e aggressiva, che la Temari dolce e insicura. Perché lei nell’anima era fatta così. Aveva paura di soffrire, di provare altro dolore come quello che aveva provato alla morte della madre e lei non voleva più questo. Lei voleva essere felice, di vivere quella gioia che non aveva mai provato e quell’occasione si era mostrata con il ragazzo che aveva davanti agli occhi.

 

Ogni cosa che ho, anche quella più bella, no, non vale la stella che fra poco toccherò. Sabaku no Temari, mi è impossibile non pensare a te” ammise il ragazzo.

 

Temari poteva piangere, finalmente. Ora sapeva che significato avessero lacrime di gioia. Era una sensazione bellissima, se doveva piangere in futuro voleva farlo per la gioia che rischiava di fare scoppiare il petto. Si fiondò nuovamente fra le braccia del ragazzo e strinse a lui, strofinando il viso su quei pettorali mozzafiato.

 

Sarà la nostra favola, non torneremo mai più, mai più quaggiù, è un mondo che appartiene a noi” sussurrò all’orecchio di lei.

 

Si poteva morire di felicità? Temari sperava proprio di no, altrimenti non avrebbe potuto passare altri momenti bellissimi con lui. Sciolse lentamente il loro abbraccio e rientrò nella propria camera. Tirò fuori un sacco e incominciò a prendere alcuni vistiti a casaccio. Lì buttò dentro la borsa, sotto lo sguardo del ragazzo. La vedeva mentre volava da una parte all’altra della camera. I cuoricini al posto degli occhi e non poté che sorridere. Era ancora più graziosa quando sorrideva con naturalezza. Si avvicinò a lei e la bloccò per un polso, costringendola a voltarsi verso di lui. Sul volto di Sasori si dipinse un ghigno che lei non seppe decifrare.

“Dimmi, Temari, tuo fratello domandi sarà libero?” domandò il ragazzo. Quella domanda inattesa sorprese la donna. A lui cosa importava? Non dovevano scappare da soli, senza dire nulla a nessuno? Soprattutto a Gaara. Il fratello minore era molto geloso della sorella e non esitava a minacciare ogni ragazzo che le si avvicinasse. Quindi sapeva molto bene che, nonostante nascondesse le sue intenzioni omicide nei confronti di Sasori, era felice per lei e non voleva intralciare la sua felicità. Per questo adorava ancora di più suo fratello minore ed era lo stesso motivo che faticava a lasciare la sua casa.

“Si... Perché? C’è... C’è qualcosa che non va?” domandò lei. Di nuovo le era salita in gola quella sensazione di agitazione e apprensione nel dover sapere che tutto sarebbe cambiato. Aveva cambiato idea e non voleva più partire con lei? Si guardò attorno, con nervosismo, alla ricerca di qualcosa che nemmeno lei sapeva cosa. Deglutì guardando nuovamente il ragazzo. Sasori fece spallucce e le sorrise. Alzò le mani e le fece scorrere lungo le braccia della ragazza di fronte a lei.

“Niente, non ti preoccupare. Volevo solamente essere sicura che non ci avrebbe fermato. Ora finisci di prepararti. Partiremo all’alba, così quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi. Noi saremo già lontani perché ci possano trovare” le spiegò. Doveva essere una spiegazione per rassicurarla ma non ci riuscì. Tuttavia, per non farlo preoccupare, Temari annuì sorridendo. Il ragazzo le diede un bacio sulla fronte e poi sparì in una nuvoletta di fumo, lasciandola da sola in mezzo alla stanza.

 

Temari guardava le sue mani tremare. Non avevano mai smesso da quando Sasori se ne era andato. Una grande solitudine si era impossessata di lei. Sapeva che era sbagliata quell’emozione che provava, lei aveva fiducia in Sasori. Tuttavia, quella domanda l’aveva confusa. Si osservò attorno, guardando per l’ultima volta quella stanza. L’aveva lasciata esattamente com’era. Voleva dare l’impressione che sarebbe ritornata, un giorno. La borsa per il viaggio era nascosta sotto il letto, nel caso qualcuno fosse entrato. Irrequieta si alzò, l’ora si avvicinava e resto sarebbe stata l’alba. Un alba che avrebbe segnato l’inizio della sua nuova vita. Il solito sorriso, quello che troppo spesso appariva sulle sue labbra da un po’ di tempo, riapparve sulle sue labbra. Si alzò incapace di restare ferma, si diresse verso la finestra e uscì nuovamente sul balcone. Invece di osservare le stelle e la luna, questa volta osservò le nuvole che da blu scuro si stavano trasformando in soffici cotoni rosa. Sembravano zucchero filato e a Temari piacevano. Incrociò le braccia e si appoggiò contro il muro. Il tempo passava e presto anche il cielo si stava schiarendo. Presto sarebbe stata l’alba e Sasori sarebbe arrivato da un momento all’altro. Il vento fresco le scompigliò l’acconciatura ma non ci fece caso. Assaporò quella freschezza che le sembrava nuova, libera dall’umidità della sabbia. Anche il tempo sembrava voler rendere la loro fuga il più piacevole possibile. Tutto preannunciava che quella giornata sarebbe stata stupenda. Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni. L’odore di legno penetrò nelle sue narici e riaprì gli occhi con la certezza di trovarselo davanti. Ma fu subito delusa, non era lui a stare di fronte a lei, ma bensì un suo pupazzetto di legno. Sorrise, semplicemente, nel constatare che quella bambolina le assomigliava moltissimo. La bambolina teneva fra le braccia un rotolo di carta. Temari la prese e sfilò delicatamente il messaggio e appena lo fece la bambolina scomparì. Aprì la pergamena e prese a leggere.

 

Aspettami al cancello del Villaggio. Sarò lì. Ricorda il mondo è tuo, corpo sarò, la nostra favola sarà, sa se questo è un bel sogno, non tornerò mai più, mai più quaggiù, è un mondo che appartiene solo a noi, che appartiene a noi.

 

Strinse quel pezzo di carta al petto e ritornò al presente. Andò in camera e prese la borsa sotto il suo letto, se la caricò sulle spalle e raggiunse la porta. Sorpassò il suo ventaglio, arma fedele che l’aveva accompagnata in molte battaglie. Gli dispiaceva lasciarlo lì, ma non voleva intraprendere una nuova vita come una ninja; lei voleva vivere normalmente, come ogni altra ragazza libera dalla preoccupazione della nuova battaglia che stava per incombere su di lei e sulle persone a lei care. Per cui non aveva bisogno di armi e in caso di attacco ci sarebbe stato Sasori a proteggerla. Abbassò la maniglia e si guardò attorno. Tutto era come sempre. Sorrise, dando l’ultimo addio alla sua casa. Poi sparì per i corridoi, scivolando nella semi oscurità che la proteggeva dallo sguardo delle poche guardie rimaste a palazzo.

 

Corse senza mai fermarsi, saltando di tetto in tetto e assicurandosi di non essere seguita o vista da nessuno. Presto raggiunse la sua meta, le porte del Villaggio. Le due guardie rimaste di turno stavano sonnecchiando, ma non volle correre il rischio di avvicinarsi troppo e poi svegliarli. Certo la tentazione di andare da loro e prenderli per l’orecchio e dargli una bella strimpellata era forte, ma non si sarebbe rovinata il futuro per una cosa tanto stupida. Avrebbe trovato il modo di punirli dopo la sua partenza. Si avvicinò il più possibile alle porte e si mise ad aspettare l’arrivo di Sasori. Poggiò una mano sul suo cuore, sentendo come pulsava forte contro la cassa toracica. La felicità rischiava di farla morire e quindi cercò di calmarsi. Ancora non riusciva a capacitarsi di quello che stava per accadere, le sembrava di sognare. Il sogno più bello di sempre e se fosse tale, sperava di non svegliarsi mai più.

Il tempo passava ma di Sasori nemmeno l’ombra. Ormai l’alba era passata e se non fosse arrivato presto, suo fratello si sarebbe accorto della sua assenza. L’avrebbero subito cercata e la fuga sarebbe stata impossibile. Gaara non avrebbe mai permesso loro di andarsene via dal Villaggio come se nulla fosse e quindi, nel caso li avesse trovati insieme, suo fratello non avrebbe perdonato il comportamento di Sasori. Aveva cercato di portare via sua sorella e il suo consigliere senza dire nulla a nessuno. E questo avrebbe reso debole Suna agli attacchi del nemico. Temari rabbrividì a quell’idea, ma voleva sperare in meglio. Voleva essere ottimista.

Presa da quei pensieri non si accorse che il sole era ormai in alto, le guardie che stavano di guardia si erano svegliate di soprassalto; spaventate all’idea di essere sorpresi sul fatto. Trassero un sospiro di sollievo nel constatare che erano salvi, per quella volta. Temari li guardava con indecisione e poi prese a guardarsi attorno. Ma dove cavolo si era cacciato Sasori? All’improvviso sentì un’esplosione e il terreno tremò. La sabbia prese a cadere dalle abitazioni e Temari alzò lo sguardo verso il cielo. Scorse una nuvola di sabba in alto, proprio al centro della città e rimase pietrificata. Un attacco. Proprio quel giorno. Senza pensare a nulla prese a correre verso il centro di Suna, pronta ad aiutare il fratello, ma poi si ricordò di quello che doveva fare. Restare lì e aiutare suo fratello o aspettare ancora Sasori per poi scappare? Un’altra esplosione attirò nuovamente la sua attenzione. Scelse, suo fratello era più importante in quel momento. Prese a correre, abbandonando la sacca per strada e incontrò due guardie lungo la sua corsa.

“Che cosa sta succedendo?” domandò agitata. Le due guardie la guardarono con sollievo e sorrisero. Temari si irritò, dovevano muoversi a risponderle.

“Allora?” ringhiò la ragazza. I due uomini si rimisero sull’attenti.

“Il villaggio è stato attaccato. Il Kazekage è già sul posto, ma si trova in difficoltà. Due membri dell’Akatsuki lo stanno mettendo in seria difficoltà” riferì una delle due guardie. Temari sgranò gli occhi, incredula alle proprie orecchie. Due membri dell’Akastuki? Ignorando le guardie corse da suo fratello, lo doveva salvare a qualunque costo. Non voleva che soffrisse un’altra volta e lei poteva proteggerlo, aiutarlo. La sua felicità passava in secondo piano.

Quando raggiunse il centro di Suna era troppo tardi, vide suo fratello esser caricato su un grande uccello e portato via da lei. Quello che, però, la stupì fu il vedere Sasori sulla coda dell’animale. La cappa rossa con le nuvolette rosse gli nascondeva il corpo e il mento. Lo sguardo del rosso si posò proprio su di lei. Temri sentì qualcosa dentro di lei rompersi, gli occhi incominciarono a pizzicarle. Le sorrise, nascosto dalla cappa, quello che le dava i brividi e adesso capì il perché di quelle sensazioni. Il suo senso femminile aveva cercato di metterla in guardia, ma lei non gli aveva prestato ascolto. Si dette della stupida, come era potuta cadere così in basso? Calde lacrime le solcarono il viso, il suo cuore si frantumò in mille pezzi. Quel colpo sarebbe stata dura da dimenticare. Il dolore era troppo forte e le sue gambe cedettero. Cadde a terra, sconfitta, mentre lo guardava allontanarsi con un membro della sua famiglia. Come aveva potuto fidarsi di quel ragazzo misterioso? Come aveva potuto credere ad ogni sua parola?

Bugie, bugie e soltanto bugie.

Ecco cos’erano le parole dolci che le sussurrava all’orecchio di notte, mentre l’abbracciava. Il suo cuore fu oppresso da altro dolore e lei non poté contenersi. Scoppiò ad urlare. Un urlo pieno di disperazione e dolore. Avrebbe tanto voluto ucciderlo con quell’urlo, ma il suo sguardo, prima di essere offuscato dalle lacrime, lo videro ridere. Maledetto bastardo.

Lo avrebbe ucciso senza pietà, ci avrebbe sputato sopra al suo cadavere, divertendosi nel vederlo soffrire. Si sarebbe vendicata, con le sue stesse mani. No, lei aveva chiuso. Non avrebbe mai più permesso a nessun ragazzo di conquistarla e il suo cuore sarebbe stato più duro del mostro che suo fratello custodiva. Avrebbe ucciso Sasori, lo giurò sulla sua stessa vita. Vendetta.







Grammatica e Sintassi: 12/15 
Forma e Stile: 15/15 
Caratterizzazione protagonista: 10/10 
Caratterizzazione pers. aggiunto: 3/5 
IC: 4/5 
Originalità: 5/5 
Attinenza alla canzone: 7/10 
Gradimento personale: 4/5 
Totale: 60/70 

Giudizio scritto: 
Mi dispiace essere stata così “cattiva”, ma il pacchetto dopotutto lo hai scelto tu, no? ;) 
Scherzo naturalmente, certamente la canzone ed il personaggio non erano affatto semplici da trattare, forse è stato uno dei pacchetti più difficili e me ne rendo conto. 
Devo quindi farti i complimenti per l’originalità della storia e per la trattazione del personaggio principale: personalmente non credo tu sia sforata troppo nell’OOC, se non in qualche raro pezzetto, ma penso anzi che tu sia riuscita a far emergere nel modo migliore gli aspetti più contrastanti di Temari. 
Perché lei sì, è dura e combattiva, ma ha anche un cuore che aspetta solo di essere amato e tu hai saputo trattare molto bene questi due aspetti, anche se talvolta certi suoi gesti non le appartenevano propriamente… 
E Sasori, per quel poco che si può effettivamente capire di lui, credo sia rispettato nella maggior parte delle parti: forse un pochetto troppo dolce e anche Temari forse, ma in fondo la canzone è una delle più romantiche esistenti, per cui non posso darti torto in questa scelta. 
Ti ho tolto qualche punto nell’attinenza alla canzone perché in fondo la storia non è propriamente incentrata su di essa, anche se effettivamente far pronunciare le parole del testo ai personaggi in un momento tanto romantico (che sì, col balcone e le stelle faceva proprio pensare ad Aladdin ;) ) è stato qualcosa di alternativo diciamo, ma non propriamente azzeccato forse… 
Non so, non mi ha convinta in pieno anche se mi è piaciuto molto! 
Ci tenevo a dirti che se anche sei stata un poco penalizzata con la grammatica, devo farti i miei più sinceri complimenti perché sei davvero migliorata molto! Le ripetizioni sono rare ed anche i congiuntivi sono praticamente tutti al loro posto, per non parlare della diminuzione drastica degli errori di punteggiatura: per cui complimenti, continua così e vedrai che presto eliminerai anche le tue ultime imperfezioni!




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Ulteriori Delucidazioni: Come note conclusive ci terrei a specificare che le frasi in corsivo appartengono alla canzone, tanto per capirci. Quindi spero che questa storia sia piaciuta a qualcuno ^^
Lasciate qualche commentino. Bacioni
Ciao Ciao
MissysP
  
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