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Autore: Fauxlivia    03/11/2011    0 recensioni
'Alex, Alex, Alex, ripigliati. Me lo dico allo specchio, nemmeno fossi DeNiro in Taxi Driver, per poco non mi tiro anche uno schiaffone, giusto per togliermi gli ultimi boccoli biondi dalla mente, ancora mi ondeggiano davanti, ne sento quasi il profumo'.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Altri, Izzie Stevens
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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‘Tears streaming down your face
I promise you I will learn from my mistakes
Tears stream down your face and I.. ‘

 

 

 

La Bailey mi ha fregato.
Sono bloccato, sono fottuto. Sono bloccato. In una stanza così piccola che non mi permette nemmeno di
mettermi in un angolo a braccia conserte, con lo sguardo da duro.

 Non mi è concesso nemmeno questo.

 Izzie mi guarda con la testa reclinata da una parte, una cuffietta di plastica azzurra che le nasconde i capelli biondi dalla mia vista. Per fortuna,
niente boccoli, nessun tentativo patetico di toccarli. Ma anche per sfortuna: senza i capelli biondi ad incorniciarlo, il suo viso è
tutto occhi e quegli occhi guardano me.

 Cazzo. Sono bloccato, sono fottuto.

 Respiro, sollevo il mento, la maschera ancora funziona, sono sempre io, sono il dottor Karev. E Isobel Stevens al momento è
una mia paziente. Devo farcela, punto.

 « So che ti stai sforzando, te lo leggo in faccia. Sei stato gentile a volerti occupare comunque di Hanna. »

 e ancora mi guarda. Come un cerbiatto. Ma non altrettanto spaurita, non altrettanto indifesa. E’ questo che mi fa paura, tra i due,
quello che vorrebbe scappare sono io. Vigliacco.

 Distolgo lo guardo, mi concentro sull’ago da 20 centimetri che il dottor Leroy sta sistemando su una siringa da 100 millilitri, e che tra
qualche istante entrerà nella colonna vertebrale di Izzie, aspirando midollo osseo. A dir la verità è un pensiero che mi mette i brividi,
ma è più facile che sostenere il suo sguardo.

 « Non mi hai mai detto di avere una figlia. » mi faccio pena da solo, perché nuovamente mi ritrovo ad accusarla di qualcosa.

 Perché con lei non riesco a tirare fuori le palle?
Come al primo anno.
Ma chi prendo in giro? Al primo anno facevo lo stronzo solo per conquistarla. Ero già perso e nemmeno lo sapevo.

 « Hanna ha una famiglia, che non sono io. Non lo sono mai stata » accenna un sorriso, mentre allunga una mano verso di me.
L’appoggia sulla mia spalla e non riesco a fare a meno di irrigidirmi. Izzie sembra non accorgersene nemmeno. Si siede sul lettino
d’acciaio, le punte dei piedi nudi che a malapena raggiungono il pavimento

« Lo sapeva solo George. C’era lui, quattro anni fa, in questa stanza »

 Mi lascia andare e si sdraia, a pancia in giù.

George O’Malley.
Con quanti uomini mi sono dovuto confrontare, in questi anni?

Danny Duquette.
Ma alla fine lei aveva scelto me. Bella scelta.

 
Leroy si alza e si avvicina al lettino. Non riesco a fare a meno di seguire il movimento della siringa, di quell’ago enorme che fa paura solo
quando non sei tu, ad impugnarlo.
Izzie chiude gli occhi, appoggia il mento alle braccia. Sa già cosa si prova, a farsi bucare la pelle e poi la colonna vertebrale.

 
Vorrei dire qualcosa, ma sto zitto.
Vorrei consolarla, ma sto zitto.
Vorrei dirle che la perdono, che è tutto dimenticato, che vorrei solo baciarla. Ma sto zitto. 

«Faccia un bel respiro adesso. Cerchi di rimanere immobile. »

 Rimango immobile di fronte al lettino, almeno finché lei non mi afferra violentemente la mano, un attimo prima che l’ago da venti
cominci a bucarle la pelle.

 Non riesco a tirarmi indietro, mi lascio stringere. Il mio corpo funziona da solo, si muove da solo. Il mio corpo ha bisogno di lei e agisce
contro la mia volontà.

 Mi ritrovo con le ginocchia piegate, la testa all’altezza della sua. Fronte contro fronte.
Sento il calore, sento il dolore. Chiudo gli occhi perché guardare l’espressione di Izzie in questo momento mi fa venire voglia di urlare.

 
Sono bloccato, sono fottuto.


_______________________________________________________________________________________

 

«Non pensavo che Alex fosse così, con i pazienti » sta parlando alla Torres, ma non la guarda negli occhi.

 Lo sguardo di Lucy è diretto altrove, verso una finestrella trasparente posta proprio al centro della porta contro cui si è appoggiata.
Sta sbirciando dentro, anche se non dovrebbe.

 Osserva Alex che stringe la mani alla paziente distesa sul lettino e le scappa da sorridere. Meredith aveva ragione, dopo tutto, Alexander
Karev è una brava persona. Un uomo che non ci si dovrebbe lasciare scappare.

 Callie termina di firmare alcune cartelle, poi le richiude appoggiandole al bancone, voltandosi verso Lucy, la testa reclinata da un lato, il
sopracciglio destro sollevato. Così come? Karev non è uno famoso per avere rapporti idilliaci con i pazienti. Si avvicina alla bionda,
allungando il collo verso la finestrella.

Ah, ma certo.

Si gratta la fronte, scuote la testa con un sorrisetto divertito.

« Quella. Quella non è una paziente qualsiasi, è Izzie Stevens. Alex non si comporterebbe così con nessun altro » ed è la pura verità.

Smette di ridacchiare quando si accorge che la dottoressa Field non ha capito.
O almeno, dalla sua espressione dubbiosa sembrerebbe non aver collegato il nome.

 « Isobel Stevens. La moglie di Alex! Cioè, la ex-moglie per essere precisi. Che storia, la loro, un gran casino. Sai, quelle cose complicate da film
anni cinquanta, un po’ come Via col Vento..  »

 Parla. Parla troppo e se ne accorge troppo tardi. Perché Lucy non sorride più, si limita a fissare dentro la finestrella trasparente. Fissa l’ex-moglie
del suo ragazzo e il suddetto che le stringe le mani e la conforta, fronte contro fronte. Un po’ troppo, anche per i suoi gusti.

 «Ma Alex te l’ha detto, vero? Cioè… che lavorava qui e tutto quello che è successo e.. mh.. devo.. devo andare adesso, ok?. »

 

(sono fottuto)

 

 

 

Lights will guide you home
and ignite your bones
And I will try to fix you

  
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