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Autore: Magnis    03/11/2011    0 recensioni
Per uno strano caso del destino, Shinichi deve convivere con Ran per una settimana. Se poi ci mettiamo anche Kazhua ed Heiji e le bravate di Sonoko...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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6 – Come due calamite.


A te che io, ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti, stringendoti un po’
E poi ti ho visto con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo.
A te che mi hai insegnato i sogni, e l’arte dell’avventura.
A te che credi nel coraggio, anche nella paura.
A te che sei la miglior cosa che mi sia successa.


Con un tenero bacio, fu svegliato. Era contento. Forse quei giorni passati prima facevano solo parte di un incubo e quel bacio ne era la dimostrazione. Aprì delicatamente gli occhi con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio.
- Ran io… HATTORI?!
Shinichi arrossì. A baciarlo era stato Heiji?! Menomale che era un bacio sulla guancia.
Nel salone, c’erano anche Sonoko e Kazhua che sfottevano Ran, intanto rossa dalla vergogna.

Non avevano fatto nemmeno una decina di metri, che già Sonoko aveva il fiatone. Trascinava i piedi, attaccata al braccio di Makoto. Kazhua e Ran si lamentavano tra loro del fatto che non fossero state avvisate dell’arrivo del giovane karateka in città, ma Heiji e Shinichi, di proprio, non capivano dove persisteva il problema.
La radura era stupenda. Gli alberi erano in fiore e il cinguettare degli uccelli allietava tutto. Le tonalità erano tra il giallognolo e il verde, cosa che rendeva la giornata tranquilla e spensierata. Shinichi camminava con le mani dietro la nuca, mentre Heiji aveva le mani in tasca. Sghignazzavano ogni tanto su qualcosa che solo loro sapevano, guadagnandosi li sguardi incuriositi di Ran e Kazhua.
In un punto in cui gli alberi si aprivano di un metro circa, nascosto dai cespugli, vi era un torrente largo all’incirca un paio di metri. Quel posto gli dava una tale sensazione, un tale presentimento misto tra la felicità e l’incoscienza di quell’età.
Dopo essere stato richiamato dai suoi amici, si rimise sui suoi passi.
In breve raggiunsero la casa di Sonoko.

- Allora, Sonoko?! Cosa vogliono dire queste?!
Urlò Ran, sollevando il suo braccio mostrando alla ragazza delle manette che tenevano legato il suo braccio destro, al braccio sinistro di Shinichi, che intanto alzava gli occhi al cielo per le urla della ragazza. Kazhua imprecava contro Heiji, rivendicando il fatto che non voleva condividere il suo letto con lui, che nel frattempo cercava qualcosa da mettere in bocca alla sua amica per farla tacere, chessò, un calzino?
- Bè, io ve l’avevo detto che ci saremmo divertiti e vi divertirete. – sghignazzava Sonoko, fiera di mostrare il suo braccio incatenato a Makoto, che era diventato rosso come un pomodoro. – poi non è colpa mia se vi siete distratti…-
- No, cara, la cosa è diversa! – cominciò ad urlare Kazhua. – sei tu che ci hai fatto distrarre con urlo, e indicando qualcosa che stava fuori. Noi ci abbiamo creduto, visto che con questi detective da quattro soldi…
- Ehi, modera le parole! – fecero Heiji e Shinichi insieme.
- ZITTI VOI! – urlò Ran. Era peggio di una iena, in quel momento e i due non poterono far altro che ammutolirsi.
- Dicevo, visto che con loro i morti sbucano come fiori campestri. Invece era solo un pretesto, per cosa?! – alzò il suo braccio, mettendo in evidenzia le manette. – PER QUESTE! Io ho già dovuto passare una giornata intera ammanettata a questo qui, avevamo fatto anche il bagno insieme…
- Perché non metti dei manifesti, eh? – Disse Heiji.
- HO DETTO ZITTO – Heiji abbassò lo sguardo. Cavolo, com’era irascibile. Eppure quella situazione non gli dispiaceva affatto. Fare il bagno insieme, certo era un po’ troppo! Erano pure passati dieci anni o più da quel giorno!

Ran camminava furiosamente su e giù per la stanza, trascinandosi il povero Shinichi che ormai non poteva più usare nessuna delle due braccia. Lei ripeteva qualcosa su delle regole… della doccia… per il mangiare… Lui aveva capito solo confusamente, ciò che lei intendesse dire.
- Insomma, Ran! Basta con questa pagliacciata! Dove sono finiti i classici metodi di corteggiamento? C’è bisogno di mettere su tutta questa farsa? Caccia le chiavi e apri queste manette.
Ran quasi emise un ruggito e lo buttò sul letto, guardandolo fissò negli occhi.
- Uno, io non devo corteggiare nessuno perché non sono una delle tue fans che ti corrono dietro. Due, IO-NON-HO-LE-CHIA-VI!
A quelle parole decise, Shinichi spalancò i suoi occhi azzurri. Ed ora?

Heiji si torceva i capelli. Com’era possibile? Dopo così tanto tempo, di nuovo quella situazione?! Come cavolo poteva essere possibile? Seduto sul letto, stava per suicidarsi con un calzino! Benedetto calzino, quante cose doveva farci con quell’unico, benedetto calzino! Kazhua, era la fortunata con la mano destra libera e in quanto tale, se ne stava accovacciata dietro la schiena di Heiji, mentre scriveva il suo diario. Heiji la notò, e come fece per girarsi ricevette un urlo.
Oddio, sembrava stesse scrivendo le sue confessioni sopra quel coso! Il ragazzo non capiva: che bisogno c’era di annotare ogni singolo momento della giornata?! Non sarebbe stato meglio sfogarsi con una persona?!
Tornò a prendersela col suo calzino.

Ormai la notte era scesa e Shinichi e Ran erano a letto. Menomale erano riusciti ad accordare con Sonoko, che almeno per la doccia le manette fossero tolte. Ora però, erano di nuovo ammanettati l’uno contro l’altro e costretti a dormire guardandosi negli occhi. Shinichi gli aveva chiusi, cercando di prendere sonno mentre Ran continuava a sbadigliare e a guardare la finestra.
Dopo continue insistenze, riuscì a portare Shinichi fuori a fare una passeggiata. Camminavano lungo il sentiero alberato, mentre Ran teneva una torcia in mano. Si chiedeva come Shinichi avesse preso quella passeggiata. Non era un appuntamento, voleva solo uscire per svagarsi. Sperava che non avesse frainteso quel gesto.
Arrivarono proprio nel punto in cui Shinichi prima, si era fermato. Era lì dove scorreva il torrente.

Una volta che Kazhua si era addormentata, Heiji si sedette. Nonostante la camera era buio localizzò che il diario della ragazza si trovava sul suo comodino. Silenziosamente, mise un ginocchio vicino al fianco destro di Kazhua e l’altro vicino al fianco sinistro. Si ritrovò sopra il ventre della ragazza, in una posizione abbastanza compromettente. Cominciò a sudare a freddo. Stava quasi per afferrare il diario, quando Kazhua accese la luce sul comodino, si trovò sopra Heiji. Il ragazzo la guardò negli occhi.
Lei li mosse leggermente e riuscì a vedere che stava per afferrare il diario. Stava per gettare un urlo, che venne soffocato. Soffocato, dalle labbra di Heiji sopra le sue. Era solo un bacio a stampo, per tenerla buona, visto che una mano era incatenata e l’altra l’aveva troppo distante per farla stare zitta in tempo. Era solo un bacio a stampo, uno di quelli che ci si da tra amici e parenti. Non che lei avesse mai baciato un amico così, ma le piaceva.
Heiji si staccò e si asciugò le labbra. Che schifo! Aver baciato Kazhua…
Si sedette e si allungò, dormendo, senza dare spiegazioni alla sua amica. Appena lei spense la luce, ne approfittò. Ripeté la stessa mossa di prima, ma più cautamente. Riuscì ad afferrare il diario. Con il cellulare si fece luce e lesse.

Mercoledì Sera;
Di nuovo in questa situazione! Non che la cosa mi dispiaccia!
Ammanettata a lui…
Mentre mi vestivo, ho scoperto che le manette scivolano molto facilmente, potrei togliermela… Mi ricorda tanto tempo fa… Possibile che il destino, prima o poi, ti si deve ritorcere contro? Non lo so, non capisce… Eppure mi sembra chiaro, ogni giorno glielo faccio sentire quello che provo…Ma lui preferisce risolvere casi! Cosa devo fare?
TI ODIO HEIJI!


Il ragazzo non continuò a leggere. Cos’è che provava quella ragazza? Cosa?
Le scosse la spalla. Lei sbuffò e si sedette sul letto. Heiji le porse il diario aperto. Lei arrossì.
- Io… Hai letto?
Ma che domande faceva? Logico, che lui aveva letto!
- Non intendevo quello… Io volevo solo… Heiji…
Le strappò dalle mani il diario e scribacchiò qualcosa. Si cacciò la manetta (facendole capire che aveva letto) e con aria disprezzante si allungò di spalle alla ragazza. Lei aveva gli occhi lucidi. Heiji se l’era presa, ecco! Ed ora?
Aprì il diario e lesse ciò che era scritto lì sopra. C’erano lettere occidentali e velocemente, le lesse.
I love you so much. Do you know?
L’aveva sentita tante volte nelle canzoni inglesi, quelle parole. Ti amo, tanto. Lo sai?
Scoppiò a piangere. No, no che non lo sapeva. Come poteva lei saperlo. Come poteva sapere i suoi sentimenti, che aveva lasciato dentro se a marcire per tanto tempo.
- Ora piangi? – disse lui.
- Davvero pensi quello che hai scritto?
- Si scrivono i fatti, non i pensieri. Tu lì sopra scrivi fatti che ti accadono.
- Anche pensieri…
- Ma io ho scritto un fatto.
Si alzò e andò in bagno. Si sciacquò la faccia. Cos’è, veramente che provava per Kazhua? Quello che aveva scritto? Passatosi l’asciugamano davanti alla faccia, si trovò la ragazzina davanti. I suoi enormi occhi verdi, brillavano.
Heiji camminò indietreggiando, fin quando si trovò le spalle al muro. Kazhua lo guardò.
- Ora dillo. – minacciò.
Heiji sgranò gli occhi. – C… cosa?
- Ciò che hai scritto, non è un fatto, è un tuo pensiero. Come posso sapere io se è vero? Capisci?
Oh, cavolo! Aveva ragione. Lui aveva espresso un pensiero. Ed ora? Lui, personalmente, voleva che quelle fossero solo parole o anche fatti?

Shinichi e Ran erano sulla sponda del torrente. Shinichi aveva gli occhi che brillavano, classico di quando illustrava qualcosa. Difatti, stava spiegando a Ran che le trote andavano contro corrente per cacciare meglio gli insetti. Con i suoi occhi, poi, le fece notare come le lucciole fossero ben presenti in questi luoghi, come la meraviglia di quelle foreste attraevano a loro quelle piccole stelle che volavano e come tutto questo agli occhi dei cittadini non fosse mai presente.
Tra tutto, Ran non capì niente. Guardava solo i suoi occhi che emanavano una luce fioca, che via via cresceva. Quando Shinichi se ne rese conto, fu troppo tardi. Lei già lo aveva baciato. Era stato un gesto degno della migliore karateka.
Era stato uno scatto fulmineo, come due calamite che vengono trattenute per un’eternità da chissà quale forza oscura. Ma, improvvisamente, vengono lasciate al loro destino.
Lui era sopra lei e la sua unica mano libera le teneva forte i capelli tra le sue dita. Si liberò della fascia, fregandosene di tutto, della frattura e del calo di ferro, e le cinse la vita facendo passare la sua mano sotto la camicetta di lei. La strinse forte a se, quasi a diventare un unico corpo.
Lei gli scroccava tre, quattro o cinque baci, piccoli, per farsi desiderare, per attrarlo verso di lei. E lui contraccambiava, con altrettanta passione. Finalmente erano lì, insieme. Passò una mano sotto la felpa di Shinichi, accarezzando la sua pelle morbida.
Sarebbe stato tutto più intenso, se non fosse stato per la voce di Sonoko e Makoto, preoccupati che li cercavano. Shinichi si mise in ginocchio. Oh, no! Ed ora? Certo, si sapeva che gli eterni sposini fossero stati plasmati lei per lui e lui per lei, ma se qualcuno gli avesse visti così, che avrebbe pensato?
Lo stesso passò per la mente a Ran. Dopo un fugace sguardo i due scomparvero nel nulla.
- Avrei giurato di sentire un rumore… - ripeteva Sonoko.
- Che vuoi che ti dica? Sarà stata la tua immaginazione. – rispose Makoto, invitandola a rientrare. – forse sono dentro.

Si trovava in una situazione di merda. C’erano due mini Heiji dentro di lui, che si contendevano lo stomaco. Cosa doveva fare? Sudava, sudava e risudava. Ora aveva più bisogno che mai del calzino. Doveva romperlo e ingerirlo, finché non sarebbe morto. Poi si fermò e ragionò. Quando non trovava il colpevole, cosa faceva?! Ecco, facciamo finta che quelle parole che voleva sentire Kazhua, erano colpevoli. Cosa doveva fare? Certo! Esaminare gli indizi e i testimoni! L’indizio era quella frase, scritta così, d’impulso. I testimoni erano il suo cuore, il suo stomaco e il cervello. Eliminò subito il cuore, che in fondo era un organo come altri; fin da sempre il cuore è simbolo d’amore, ma come se il cuore è solo un organo che fa tum-tum? E perché no il cervello, a questo punto! Erano il dolore nello stomaco e i pensieri nel suo cervello, i testimoni più importanti. Nello stomaco i piccoli Heiji avevano orgasmi e si allenavano a Kendo contro il suo organo. Nel cervello, i neuroni erano tutti lì a dialogare sul corpo di Kazhua, mentre quelli un po’ più romantici osavano dire che quella candida ragazza lo stava aspettando.
“Un ‘ti’ Heiji, dì un ‘ti’… “ pensava il ragazzo.
- Kazhua, io ti…
Si bloccò.
“Mettila, casso, mettila quella parola di cui hai tanta paura!”
Non parlava. Kazhua aspettava, ma lui niente. Come si poteva essere più stupidi?
- Va bene, Heiji. Ti capisco. Fa niente… Colpa mia!
La ragazza, ormai sconsolata, girò sui tacchi e fece il gesto di uscire.
“Ma bravo, Heiji, bravo! Vuoi un applauso?! Ok, te lo faccio, Heiji, te lo faccio! Dopo questa, vai a preparare del sushi in un ristorante, visto che ormai lo sai fare. A proposito, nessuno l’ha voluto ammettere, ma se non fosse stato per Kazhua i tuoi sushi avrebbero fatto schifo.”
- Ma insomma, stupida vocina del cavolo, vuoi stare un po’ zitta?! – urlò Heiji.
La ragazza si girò di colpo. Era diventato matto?
- Kazhua senti, prima che le voci mi tartassino il cervello, ti volevo dire che… Io ti..”
“Vedi che non sei capac…”
- IO TI AMO, OK? CONTENTA?!
Chiuse gli occhi per la vergogna. Kazhua fece scivolare una lacrima.
Gli buttò le braccia al collo e lo baciò.
Lui agì d’istinto e contraccambiò
Tutto, aveva fatto tutto con istinto. Però, cominciò a sentire quella ragazza sua, senza affidarsi a quello che usava per risolvere omicidi. Lei, quella che lo abbracciava e lo baciava, la piccola rompiballe, era sua.

Ridevano, sfiancati dalla corsa, come due ragazzini. Si guardavano, stesi sul letto, e ridevano. Finirono col bagnare tutte le lenzuola e Shinichi ebbe i primi sintomi di un raffreddore.
Dopo aver sentito Sonoko, s’erano tuffati in acqua e avevano nuotato fino a dove potevano arrivare, per poi entrare in casa. Ora erano lì che ridevano. Nello scappare in acqua i cellulari erano fusi, così come la torcia.
Si fece fasciare di nuovo il braccio. Nessuno dei due aveva detto quelle parole miracolose, tanto brutte. Ma si baciavano, quello sì. Avevano deciso però, che per i loro compagni di scuola, non era successo niente.

Finiti i due giorni di relax, i sei si incamminarono nuovamente per andare in macchina. Kazhua parlava con Ran di come Heiji si era dichiarato. Ran annuiva e basta, lanciando frecciatine con gli occhi a Shinichi. Nesuno doveva sapere niente, di loro.
Il ragazzo arrossiva ad ogni suo sguardo, poi si rivolse ad Heiji.
- Cos’è che mi devi dire?!
- Quello che dovevo dirti, lo ha già detto lei.
Ed indicò Kazhua.
- Tu piuttosto? Cosa sono quegli sguardi complici?!
Shinichi arrossì.
- Allora?!
- Niente… niente..
- Non sai mentire, Kudo.
- Solo… Qualche bacio… Ma basta.
Heiji si bloccò. Possibile non riuscisse a superare Shinichi in niente?

Il venerdì, uscito da scuola, non vide Ran. Nemmeno Sonoko. Com’era possibile? Scrutò il cortile. Vi erano gruppetti così, e poi una mischia di ottomila ragazze circa.
OTTOMILA RAGAZZE?
Corse verso il punto e si fece largo. All’esatto centro, trovò Ran e Sonoko. La prima, piangeva, mentre Sonoko diceva qualcosa riguardo alla giustizia uomo-donna.
Shinichi si fece largo. Prese Ran per il braccio e la trascinò via.
Per tutta la strada continuava a piangere. Non voleva dire a lui, che tanto l’aveva tenuta tra le braccia, il perché.
Rientrati a casa, Kazhua mollò il libro che stava leggendo e corse verso Ran. Heiji domandò al ragazzo cosa avesse fatto e lui alzò le spalle. Dopo due minuti che Kazhua e Ran avevano parlato da sole, la seconda si avvicinò a Shinichi e gli mollò uno schiaffo.
- Ma cosa… Ehi Ran…
Ed eccola che va al piano di sopra!
- Vergognati. Oggi che giorno è?! – fece Kazhua.
- Venerdì, perché? – rispose Heiji, saltando sopra Shinichi.
Kazhua fece una faccia sconvolta.
Anche lei, val al pian di sopra.
I due ragazzi si guardarono. Cos’aveva venerdì dieci maggio d’importante?
In un momento, tutti i baci del giorno prima, tutta la tenerezza erano spariti, insieme a Ran che chiudeva violentemente la porta, quella povera santa porta.
La porta tremava.
Kazhua era imbronciata, seduta, davanti ad Heiji.
Heiji la guardava, non capendoci niente.
Shinichi si accarezzò la guancia.
Era venerdì, venerdì dieci maggio.
 
  
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