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Autore: Zaire    03/11/2011    0 recensioni
Zaire è una ragazza di diciotto anni che vive in una piccola cittadina del Montana. La sua vita è iniziata a cambiare quando è entrata in contatto con il mondo dei vampiri. Ora s trova a vivere da sola nella sua casa, con uno spasimante insistente e un nuovo vicino piuttosto intrigante.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice:
Per prima cosa terrei a specificare che questo primo capitolo è un pò una schifezza ma che con gli altri sono abbastanza migliorata: bisogna entrare nel vivo della storia per "appassionarsi.
In secondo luogo, invece, vorrei dire che mentre scrivevo questo racconto avevo in mente delle persone specifiche per i miei personaggi: degli attori, dei modelli etc etc e che mi piacerebbe che anche voi li vediate in quel modo. Si riconoscono facilmente: la loro foto è messa prima del loro arrivo oppure accanto.
Per il resto...buona lettura!


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Se fossi costretta a descrivere la mia vita probabilmente dovrei soffermarmi quasi solamente su questo ultimo anno. Infatti fino allo scorso settembre la mia vita scorreva semplice e tranquilla..poi sono iniziati i casini.
Non ho voglia di raccontare tutti i particolari e penso che in ogni caso finirei solo per annoiarvi, quindi in poche parole mia sorella, ovvero la mia ex tutrice, si era innamorata di un vampiro di cui tutt'ora ignoro l'identità. Potrete facilmente dedurre la fine di questa relazione: beh, mia sorella è diventata lo spuntino.
Ma la coincidenza sta nel fatto che la scopracciata del suo ragazzo è avvenuta proprio nel giorno del mio diciottesimo compleanno. Tutto ciò per dire che ora vivo da sola in una casa din troppo grande per me perchè sono letteralmente senza parenti. Tutti morti per cause sovrannaturali. E ora?
Ora frequento l'ultimo anno nello stupido liceo della minuscola cittadina in cui vivo. Mi muovo con la macchina di mia sorella e provvedo da sola al mio sostentamento lavorando come cameriera in un pub sporco del bronx.
Questo è il mio ultimo primo giorno di scuola. Che allegria!

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"Hey Zaire!" dalla finestra aperta della cucina arrivò la voce snervante di Connor Smith, il mio coetaneo vicino di casa, ignara preda che avevo accalappiato durante una notte estiva di cui fortunatamente ricordo ben poco.
Indignata per l'invasione di Connor, appoggiato raggiante alla balaustra della mia finestra, mi gettai il cappotto addosso poichè vestita di solo un top e un paio di slip di cotone: abbigliamento fin troppo informale.
"Connor!!!Sei pazzo?!"
In tutta risposta quello azzardò un'occhiata che doveva essere maliziosa ma che gli conferiva solo un'aria da perfetto idiota.
"Ti ho vista più svestita di così"
Basta!Così era decisamente troppo!Mi avvicinai furente alla finestra, incenerendolo con gli occhi e mi appoggiai alle due ante di vetro.
"Bene, imprimiti la scena nella memoria perchè è stata la prima e l'ultima volta" dissi sibilando tra i denti e riducendo lo sguardo ad una semplice fessura.
Con teatralità chiusi la finestra forse in modo fin troppo energico e, dopo essermi tolta il cappotto, continuai a preparare la colazione: uova fritte e pancetta, non c'è niente di meglio la mattina.
Come tutti i giorni mi sembrava strano stare seduta da sola al tavolo della cucina, gustando silenziosamente la mia colazione. Vivere da sola non era esattamente come mi aspettavo e, soprattutto, non era stata una mia scelta, come invece avrebbe dovuto essere.
All'improvviso un rumore secco mi fece sobbalzare spaventate. Solo pochi secondi dopo realizzai che si trattava del postino che aveva infilato le lettere nella buca della porta, cadute sul pavimento dell'ingresso con uno schiocco. Nervosa mi alzai per mettere piatti e posate nella lavastoviglie e poi andare a controllare la posta. Mi chinai verso lo zerbino per raccogliere le tre buste bianche impilate disordinatamente l'una sull'altra.
"Condoglianze, condoglianze e ancora condoglianze" borbottai gettando nervosamente le lettere sul tavolo della cucina.
Possibile che dopo quattro mesi dalla morte di Casey ricevessi ancora lettere sul genere: "Mi dispiace per tua sorella"?A quanto pareva in quel buco di città che era Sweetgrass, tutto era possibile.
Sweetgrass è la piccola cittadina in cui vivo, si trova nel Montana ed è..soffocante, ecco la parola. Il luogo è soffocante, le strada sono soffocanti e le persone sono soffocanti. Ma me ne andrò presto, lo farò il prima possibile.

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Dopo circa mezz'ora ero pulita e vestita, pronta ad affrontare quel primo giorno di scuola che sarebbe stato sicuramente il peggiore della mia vita. Fino a quel momento avevo cercat di pensare solamente alla mise migliore per quella giornata importante ma era inutile raccontarsi balle: la realtà era che non riuscivo a smettere di pensare a Casey e alla sua morte. Quelle cartoline, poi, non mi avevano di certo aiutato a concentrarmi su altre cose.
Con un sospiro rimasi a guardarmi allo specchio dell'ingresso, a metà strada tra la scalinata che mi avrebbe ricondotta al mio letto caldo e la porta che mi avrebbe fatta soffocare tra le poche strade si Sweetgrass.
Con decisione mi calai gli occhiali da sole maculati - regalo di mia sorella per lo scorso Natale - sugli occhi e uscì di casa a passo svelto, chiudendomi dietro il portone.
Non feci in tempo ad arrivare alla mia BMW che subito mi ritrovai davanti Connor con un sorriso a trentadue bianchissimi denti.
"Errare è umano, perseverare è diabolico" dissi indifferente passandogli vicino senza degnarlo di una sguardo.
Quello mi prese per il braccio e iniziò a guardarmi negli occhi, forse più vicino di quanto doveva essere in realtà. In qualche modo poteva cogliere lo stupore nel mio sguardo, nonostante avessi ben cercato di mascherare il tutto con gli occhiali.
Dopo qualche attimo di silenzio si fece più vicino e mi diede un lieve bacio, sfiorando appena la pelle candida della mia guancia.
"Buon primo giorno di scuola, Zaire"
In quel momento non mi venne in mente nessuna battuta acida da rivolgergli perchè l'espressione sincera del suo volto frenava il mio impulso, sicura che facendo in quel modo l'avrei probabilmente ferito. Non avevo mai avuto il cuore tenero ma un profondo senso di giustizia sì e Connor non meritava decisamente quel trattamento. Dopo tutto era colpa mia se dopo una bella bevuta gli avevo fatto credere che ci potesse essere quello che in realtà non c'era mai stato e non c sarebbe mai stato.
Sospirai rassegnata e abbassai la testa, sciogliendomi dolcemente dalla presa della sua mano sul mio braccio. Senza proferire parola mi misi a sedere in macchina, accendendo immediatamente il motore: non volevo restare lì un attimo di più.
Uscendo dal vialetto notai che la casa ddavanti alla mia, fino a quel momento disabitata, aveva parcheggiato davanti un grande camion per traslochi con degli enormi scatoloni disseminati per tutto il giardino. Avevo sentito parlare di un possibile nuova arrivato ma non mi ero interessata più di tanto nonostante in un paesino come Sweetgrass una cosa del genere fosse un grande scoop.
Senza curarmi troppo di quel particolare mi avviai per le stradine della città, diretta verso scuola e cioe' verso morte sicura.
  
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