03/11/2011
5 recensioniLa Croce di Ferro…
Elizabeta si stese sull’erba verde e soffice, guardò il cielo azzurro dove le nuvole giocavano a rincorrersi e sorrise rilassata.
«Non pensi che sia un po’ troppo presto per rilassarti in questo modo?» disse una voce al suo fianco.
Una voce stranamente distante e nostalgica che la fece sorridere divertita.
«Zitto o ti tiro una padellata» rispose lei, ma non smise di ridere, rasserenata dopo un tempo che a lei sembrava infinito. Il ragazzo sghignazzò.
«Ti porti dietro una padella anche per venire qui, in un prato?»
«Si… ti sto aspettando» mormorò lei tranquillamente, mentre lui continuava a fissare il limpido turchese che gli si stagliava davanti. Lei non lo guardava, non ne aveva il coraggio. Temeva che, incrociando i suoi occhi cremisi, sarebbe sparito. Troppo presto.
«Eliza…»
«No» lo interruppe prima del tempo, con un fremito delle labbra. «Non dire nulla… te ne prego»
L’albino rise sommessamente e avvicinò una mano a quella di Elizabeta, senza toccarla o sfiorarla, ma percependone comunque la presenza.
«Volevo solo sapere se stai continuando ad accudire Gilbird dopo tutto questo tempo…»
Ungheria sgranò gli occhi, colta alla sprovvista da quella richiesta. Dopotutto, lui restava sempre e comunque lui. Non sarebbe mai cambiato, pensò con un moto di stizza.
«Non hai nient’altro da dirmi?!?» sbottò leggermente delusa, poi si calmò e tirò un lungo sospiro «… Ovviamente si che mi prendo cura di lui» disse infine socchiudendo gli occhi.
«Eliza…» sussurrò il ragazzo dolcemente, con un leggero sorriso sulle labbra pallide.
Quanto le piaceva il suono della sua voce quando la chiamava per nome. Non “Ungheria”, non la Nazione che rappresentava, ma semplicemente Eliza. Semplicemente lei.
«Il Magnifico Me ti ringrazia» lo sentì dire, percependolo distante. Un brivido le percorse la schiena e cominciò a sentire un lieve freddo nonostante la temperatura non si fosse abbassata.
«E… ti chiede anche scusa» aggiunse lui. Elizabeta non ebbe il coraggio di muovere un muscolo sentendo gli occhi pizzicarle per le lacrime. No, non doveva piangere, se l’era promesso. Non dopo tutto quel tempo.
«Scusami, Eliza» quel sussurro, simile ad un delicato soffio di vento, ad un scricchiolio di foglie autunnali o all’acqua di un piccolo torrente, arrivò alle orecchie della ragazza nello stesso istante in cui un solo bocciolo trasparente le cadde sulle guance rosee e vellutate. Percepì un tocco indistinto farsi strada tra le sue dita, stringerle forte una mano e poi svanire come sabbia. Poi una risata lontana e strascicata la riportò alla realtà. Si alzò di scatto sentendo i lunghi capelli finirle sul viso arrossato e spalancò gli occhi.
«Gilbert!» gridò, con la giusta pacatezza di una donna il cui cuore è ancora pieno di quella speranza simile all’amore.
Nel cielo il sole mandava bagliori purpurei pronto a sparire dietro un’alta collina ed il vento sospingeva con grazia i fili d’erba e le foglie. Nella pianura, il silenzio… tutto ancora in quel luogo, piangeva la Croce di Ferro.
Note:
Niente, non penso di dover dire molto...solo che questa sotria mi fa un pò piangere. Mi fa venire il magone perchè Gilby non c'è più ;(
Ma a parte le cose drammatiche...spero vi sia piaciuta, l'ho scritta con il cuore in mano!!
Il disegno è stato gentilmente fatto da V e r m o u t h per me e la ringrazio molto perchè mi piace tantissimo!!
Spero commentiate numerosi :)
NoireNeige