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Autore: temishira88    03/11/2011    0 recensioni
Sono passati quattro anni da quando Draco è diventato un Mangiamorte. anno successivo all'entrata da parte del ragazzo fra le schiere di Voldemort, la professoressa McGrannit è diventata preside e cerca di riportare la scuola alla normalità.
Harry durante l'estate diventa maggiorenne, ma proprio la notte del suo compleanno sogna Silente che, dopo aver pianificato la sua morte con Piton, parla con la McGrannit chiedendole di creargli un clone da sacrificare; in questo modo lui ha più possibilità di aiutare l'Ordine della Fenice nella lotta contro Voldemort. La professoressa acconsente consigliandogli di rimanere nascosto per tre anni, in modo che le acque si calmino e Voldemort creda di averlo veramente ucciso.
Dopo questo sogno Harry rimane sconcertato ma decide di proseguire la scuola cercando di apprendere il più possibile sapendo che, se Silente non era davvero morto, sarebbe riapparso aHogwarts. Nel frattempo il ministero emana una legge per cui l'obbligo scolastico passa dai diciassette ai vent’anni.
Il rapporto fra Ron ed Hermione è ancora da delineare mentre Harry e Ginny continuano a stare insieme. I gemelli Weasley espandono la loro produzione di scherzi entrando, con discrezione, anche nel mondo babbano.
Due anni dopo Silente è visto al Ministero della
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Una ragazza dai capelli castani stava lavando i piatti in un piovoso pomeriggio autunnale. La giovane impiegò poco tempo a pulire le stoviglie poiché aveva preparato il pranzo soltanto per se: i suoi genitori, Sarah ed Alexander, erano ad una riunione di lavoro. La ragazza era rimasta un po’ perplessa quando suo padre glielo aveva detto, poiché era domenica e lei sapeva che gli uffici erano chiusi; tuttavia, Alexander le aveva spiegato che si trattava di una riunione straordinaria dato che, di lì a poco, sarebbe arrivato il Natale ed i grafici pubblicitari, come loro, dovevano essere informati di alcuni cambiamenti su dei nuovi giocattoli in vendita per quel periodo di festa.
Così la ventenne aveva preparato un pranzo poco semplice: arrosto di maiale con patate al forno e torta sacher, la sua preferita.
Quando ebbe finito di lavare i piatti e di riordinare la cucina, andò in sala e si accomodò nella grande poltrona vicino al camino acceso per leggere. Passarono così le ore, finché un timido raggio di sole non fece capolino ed andò a posarsi sulla pagina che stava leggendo, la ragazza alzò gli occhi dal libro e guardò l'orologio a pendola appeso sopra il camino: segnava le 17. “Detesto quando li chiamano così all'improvviso! Spero che riescano a tornare per andare a vedere l'opera, abbiamo prenotato i biglietti quattro mesi fa!” pensò, così prese il cellulare e compose il numero di sua mamma, dopo il primo squillo la voce che rispose non era quella di Sarah, bensì quella della segreteria telefonica. La ragazza pensò che i suoi genitori si trovassero in un punto dove gli apparecchi elettronici non funzionavano, infatti, suo papà le aveva detto che nei laboratori c’erano delle apparecchiature molto delicate e che quindi alcune aree erano schermate; così interruppe la voce della segreteria ed aspettò. Non appena sua mamma avrebbe acceso il cellulare, avrebbe visto che lei l’aveva chiamata e le avrebbe subito comunicato dove si trovavano dicendole di non preoccuparsi. O almeno così sperava.
Per distrarsi si rimise a leggere, ma dopo pochi minuti il rumore delle ruote di un’auto nel vialetto le fece alzare ed andare davanti alla finestra del salotto. La ragazza scostò le tende e vide una macchina nera piuttosto ammaccata. Non era quella dei suoi genitori. Un uomo alto circa un metro e ottanta scese dalla macchina guardandosi intorno con circospezione, chiuse la portiera della macchina senza fare alcun rumore e si diresse verso la cancellata di legno che circondava la casa davanti alla quale si era fermato. L’uomo, avvicinandosi allo steccato di legno, guardò a destra e, sulla cassetta della posta, lesse: “Split-Evans”.
Il cuore della ragazza aumentava velocità di secondo in secondo “Chi è quell’uomo? Cosa ci fa qui?” mentre si chiedeva queste cose osservava lo sconosciuto: indossava un completo grigio fumo di Londra molto rovinato, sotto la giacca portava una maglia con la scollatura tonda, anche questa non in ottime condizioni, tuttavia lo sguardo era vigile ed i suoi occhi azzurri, in qualche modo, la rassicuravano.
L’uomo fece qualche passo, aprì il cancello e proseguì sul vialetto di ciottoli fino alla porta principale. Prima di suonare il campanello guardò in alto per osservare la casa:
era di due piani, tutta in legno, al secondo piano un grazioso davanzale in legno abbellito da rose intarsiate, attirò la sua attenzione: “Quella dev’essere la sua camera” pensò e sorridendo suonò il campanello.
La ragazza sobbalzò, si chiese se fosse il caso di aprire, poi sentì che la segreteria telefonica si era attivata, il telefono era nuovo, quindi non poteva essere un guasto causato dall'usura... nel frattempo l'uomo continuava a suonare alla porta; la ragazza si spaventò e si diresse verso l'apparecchio per chiamare il pronto intervento. Non appena alzò la cornetta si rese conto che non c'era la linea, senza pensarci su prese il suo cellulare e compose il 999, ma anche il telefonino non prendeva. A quel punto la giovane, pur essendo spaventata, cercò di mantenere i nervi saldi: corse vero la porta per chiuderla dall’interno ma non ci riuscì, infatti, non appena fu davanti alla porta, questa si aprì cigolando senza che lei avesse fatto nulla.
L’uomo, che era davanti a lei, disse: “Per favore, non ti spaventare, sono venuto a prenderti da parte dei tuoi genitori”
“Non è vero! Io non ti ho mai visto! Cosa credi, che sia una bambina?!” gli rispose lei
“Lo so che non mi hai mai visto e non credo che tu sia una bambina piccola”disse pacatamente l’uomo
“Bene, allora?”
“Beh, se ti facessi vedere questa mi crederesti?” e così dicendo estrasse dalla tasca un foglio rigido di modeste dimensioni e glielo mostrò.
Era la foto dei suoi genitori con lei in braccio. Era stata scattata nel giardino di casa sua. “Ma questa sono io!” esclamò sorpresa la ragazza, “Come fai ad avere una foto dei miei genitori con me in braccio se io non ti conosco e soprattutto se questa fotografia è stata scattata qui?” gli chiese
“Beh, così” e pigiò il dito sull’immagine, improvvisamente accanto ai suoi genitori apparve un uomo con una camicia bianca, un paio di pantaloni beige e gli occhi azzurri...
“Ma come…Ma sei tu…Io non capisco...” disse perplessa la ragazza, l’uomo le sorrise, voltò la foto e la ragazza lesse:
“Ciao Aly,
Se stai vedendo questa foto vuol dire che io e tuo padre non siamo più in grado di proteggerti. L'uomo nella foto si chiama Remus Lupin, è un amico di famiglia che tu non l' hai mai conosciuto perché si sarebbe dovuto presentare a te solo in caso di bisogno. Noi ti affidiamo a lui.
Ti vogliamo bene
mamma e papà".
Remus le diede qualche minuto per riordinare le idee e poi le disse: “Allora Alyssa, adesso ti fidi?”
“S-si” rispose la ragazza ancora scossa
“Bene, adesso ascoltami: fai una valigia con dentro l’essenziale, portati qualcosa per il freddo e una mantella scura se la possiedi. Io ti aspetto qui. Hai un quarto d’ora”
“Così poco?”
“Non abbiamo molto tempo, le domande è meglio rimandarle a dopo; se senti qualcosa di sospetto chiamami”
“Va bene” disse Aly.
La ragazza voltò le spalle alla porta, oltrepassò la sala e salì due rampe di scale di legno, arrivata sul pianerottolo entrò nella stanza alla sua sinistra: il copriletto con le rose ed un grande armadio di legno chiaro ornato da fiori dipinti la accolsero; gli altri arredi che completavano la camera erano una scrivania, un comodino ed una seggiola, anche questi in legno ed ornati da fiori.
Aly girò la chiave nell’anta dell’armadio, prese una valigia rossa non molto grande, fece scorrere la cerniera e la mise sul letto. Pian piano aprì i cassetti e fece una cernita degli indumenti da portare via, senza dimenticare la mantella nera col cappuccio, usata negli inverni più freddi, e qualche maglione. Dal comodino prese la foto dei suoi genitori ed il ciondolo che le avevano regalato per il suo undicesimo compleanno. Chiuse la valigia, la prese, si diresse verso la porta della sua camera, sospirò e la chiuse dietro di se. Lentamente scese le scale cercando di memorizzare ogni parte di casa sua, avendo la sensazione che non vi sarebbe più ritornata.
Quando arrivò in sala, Remus, che la stava aspettando le disse: “Bene, è tutto pronto?”
“Si”
“Non ti preoccupare, vedrai che ci tornerai qui” le disse con fare rassicurante
“Lo spero”
“Tranquilla. Adesso dammi la valigia e stai dietro di me qualsiasi cosa accada; in caso di pericolo corri verso la macchina, entraci e resta lì”
“Va bene” rispose Alyssa un po’ spaventata.
Lupin aprì la porta con cautela, si guardò attorno con circospezione e si diresse il più velocemente possibile verso la macchina seguito a ruota da Aly. Tutto andò per il meglio. Quando furono in auto Lupin le disse: “Allacciati la cintura e non ti preoccupare”
“Ok” disse Alyssa, Remus accese l’autoradio e la ragazza si rilassò, dopodiché l’uomo mise in moto.
Percorsero il viale dove abitava Aly ed in pochi minuti si ritrovarono nel parco dove la ragazza era solita giocare quand’era piccola; Lupin si guardò intorno, premette un pulsante argentato sulla sua sinistra e l‘auto prese magicamente il volo.
“Ma cosa?!” esclamò Aly spaventata
“Non ti preoccupare, questa è una di quelle cosa che ti spiegherò più tardi. Per favore non fare altre domande e soprattutto non raccontare a nessuno quello che è successo oggi. D’accordo?”
“Più tardi quando?”
“Quando sarai al sicuro”.
***
 
Il viaggio durò molte ore, Alyssa si addormentò a metà del tragitto e quando si svegliò vide il Big Ben illuminato. Lupin spense il motore e disse con dolcezza: “Siamo arrivati. Adesso stai ferma” e così dicendo estrasse da una tasca interna della giacca un sottile bastone di legno lungo circa venti centimetri puntando un’estremità alla testa di Aly, la ragazza sentì un’ondata di freddo invaderle il corpo; poi tutto tornò come prima: “Cosa mi hai fatto?” chiese un po’ impaurita
“Ti ho disillusa, in pratica ti ho resa invisibile” le spiegò Remus
“Www!” Ma tu sai fare gli incantesimi! Sei un mago?” Aly non seppe dire come mai quell’idea così bizzarra le fosse venuta in mente proprio in quel momento, eppure più ci pensava, più le pareva essere l’unica soluzione plausibile.
“Beh, si.” ammise l’uomo “Questo è uno di quei segreti che devi mantenere, intesi?”
“Certo!” esclamò “Lo aggiungerò alla lista”. Aly riconobbe di essersi sbagliata: dopotutto quell’uomo le era simpatico.
“Ora ascoltami: esci dalla porta del guidatore così la gente non si insospettirà vedendo aprire la portiera di una macchina senza che ne esca nessuno, poi seguirmi, non appena aprirò la porta di casa, tu entra subito. E non fare domande finché non siamo entrati”
“Va bene, qual è la casa?
“Vedi quell’edificio di fronte a te?”
“Si”
“Ecco laggiù in fondo al viale, dopo l’ultimo lampione c’è la casa dove sarai ospite per un pò ”. Aly cercava di vedere la casa che le aveva indicato Remus, ma le era impossibile a causa del buio, la ragazza ritornò ad essere timorosa ma bastò un sguardo di Lupin per calmarla.
“Sei pronta?”
“Si” rispose risoluta
“Bene, allora andiamo” e così dicendo aprì la porta e scese dall’auto. Aly lo seguì e, finché i lampioni gettavano luce sulla strada tutto andò bene; ma quando uscirono dall’area illuminata dall’ultima fonte di luce, un’ondata di freddo li investì. Lupin si fermò un attimo guardandosi intorno, poi sentì un grido dietro di lui. La scena che Remus vide quando si voltò lo colse di sorpresa: un uomo tarchiato aveva stretto le sue mani alla gola di Alyssa che, anche se invisibile, tremava come una foglia.
“Greyback, avrei dovuto aspettarmelo” disse Remus con voce dura
“Lupin, che fai? Proteggi un’innocente bambina oppure hai bisogno di un figlia?” gli chiese l’uomo
“Non sono affari tuoi, lasciala stare!” disse Remus arrabbiato
“Beh, per tua sfortuna non posso; vedi al mio signore serve” rispose Greyback maligno
“Non ti permetterò di farlo, Greyback!”
“E cosa vorresti fare per impedirmelo? Vuoi combattere? È questo che vuoi?” Remus ci pensò su: “Forse non riuscirei mai a batterlo però se Aly avesse il tempo di scappare ed entrare in casa…”
“Beh, la nostra non sarebbe una lotta ad armi pari; se preferisci lasciarti sfuggire questa ragazzina….” e così dicendo Greyback estrasse dalla tasca dei pantaloni una sciarpa rossa “Sai cos’è questa?” disse indicando il pezzo di stoffa “È una passaporta; mi bastano tre secondi per mandarla dal mio padrone: Uno, due...”
“No!” gridò Remus
“Allora la ragazza t’interessa.” disse Greyback “E cosa credi di fare? Non hai speranze contro di me”
“Si dice che la fortuna sorrida agli audaci”
“Sei un pazzo. Ad ogni modo l’hai voluto tu”
Pietrificus Totalus!
“No!” esclamò Remus
“Non avrai mica pensato che la lasciassi scappare così, vero?” disse Greyback. Remus si sentì perduto, il suo piano era fallito. Non aveva pensato che lasciasse libera la ragazza, ma che magari l'avesse legata; invece le aveva lanciato l’incantesimo di pietrificazione e quindi, anche se era viva, non si poteva muovere. Nei dintorni non c’era nessun mago, altrimenti sarebbe già accorso in suo aiuto: “Cosa faccio?” si chiese, la risposta arrivò da Greyback: “Non ti resta che combattere”
“Già” disse amaramente Remus
“Bene, allora iniziamo” affermò Greyback e iniziò la trasformazione da uomo a lupo mannaro.
Dopo qualche minuto la metamorfosi era completata, Greyback era un lupo mannaro di grosse dimensioni, Remus avrebbe dovuto usare tutta la sua abilità di mago per batterlo oppure per riuscire a liberare Aly e coprirne la fuga fino a casa.
La lotta incominciò. Aly era spaventata, seguire il duello senza poter intervenire la metteva ancora di più in agitazione, poi proprio mentre Greyback stava per afferrare Remus, un raggio del pallido astro illuminò meglio la scena: Lupin era a terra, perdeva molto sangue ed era quasi privo sensi. Negli occhi di Greyback si vedeva la soddisfazione di una vendetta quasi compiuta; tuttavia, non appena il raggio di luna sfiorò la pelle di Lupin, questi cominciò a trasformarsi poiché anche lui era un lupo mannaro.
Alyssa era sempre più spaventata soprattutto perché incrociò lo sguardo di Remus: i suoi occhi, che di solito avevano il potere di calmarla, in quell’istante le fecero più paura che mai: da azzurri erano diventati neri come la pece e crudeli come non lo erano mai stati. La trasformazione diede la forza a Lupin di alzarsi in piedi e combattere contro Greyback. La lotta si fece agguerrita: Remus, nonostante le ferite, riusciva a tenere testa al suo nemico; Greyback d’altro canto non accennava a cedere. Il combattimento era senza esclusione di colpi: entrambi volevano vincere. Nonostante i loro differenti scopi, i due mezzi uomini combattevano con ferocia, ben sapendo che uno solo uno dei due sarebbe sopravvissuto.
Greyback sferrò un ultimo micidiale attacco e scagliò il suo avversario contro il muro. Remus sbatté la testa e non riprese i sensi. Greyback rise, una risata arida, si voltò verso Aly che era ancora pietrificata dicendole: “Bene ragazzina, adesso tu verrai con me”, il lupo mannaro si ritrasformò, le si avvicinò, sciolse l’incantesimo che teneva prigioniera Aly e le fece prendere in mano la sciarpa rossa. Dopo pochi secondi scomparvero.
 
***
 
Quando Aly aprì gli occhi si sentì spaesata, il luogo doveva essere abbastanza grande ma era buio per tre quarti, la parte restante era fiocamente illuminata da una fonte di luce appesa al soffitto; la ragazza era seduta ma sotto non vi era nulla e per quanto tentasse di muoversi, le mani e le gambe erano legati da funi invisibili. Una fredda brezza le scompigliò i capelli ed un uomo vestito di nero da capo a piedi le comparve davanti: “Bene, Alyssa, non credo che tu sappia chi sono, tuttavia io conosco te molto meglio di quanto tu creda”
“Chi sei tu?” chiese la ragazza intimorita
“Io sono Lord Voldemort”
Aly cercò di ricordare se avesse mai sentito quel nome: “Non ti conosco”
“Oh, questo lo so. È buffo sai, ti facevo più informata sul mondo della magia ma a quanto pare i tuoi genitori ti hanno tenuta all’oscuro di tutto”
“Tutto cosa?”
“Beh, tu sei una strega”
“Io sono cosa?!”
“Sei una strega, e non una qualsiasi, ma una Purosangue”
“E cosa sarebbe?”
“I tuoi genitori discendono da un’antica famiglia e si sono sposati sempre fra Purosangue, cioè fra membri di famiglie di soli maghi”
“Di soli maghi?”
“Si, nessun Babbano fa parte della tua famiglia”
“Bab-cosa?”
“Sono le persone che non hanno alcun potere magico, in pratica la maggior parte della gente” le spiegò Voldemort
“Ah, e quindi?”
“Per farla breve, ci sono due tipi di persone: quelle che sono degne di arrivare al potere e quelle che non lo sono. Tu puoi far parte del primo gruppo, se vuoi”
“Non mi è mai interessato il potere” gli rispose Aly
“Beh, si può sempre incominciare…” disse Voldemort con voce suadente
“Non m’interessa, grazie”
“Come fai a dirlo se non hai mai provato?”
“Il potere rovina gli uomini” sentenziò la ragazza pensando a com'era cambiato suo zio quando aveva vinto al casinò
“Sta a noi decidere come usarlo”
“Beh, non penso che tu lo useresti bene”
“E come fai a dirlo?”
“Non so che fine abbiano fatto i miei genitori, hai ucciso un mio amico e mi hai fatta rapire; direi che mi basta per giudicarti”
“Il fine giustifica i mezzi”
“Il fine non giustifica mai i mezzi”
“Insomma non vuoi proprio unirti a me?”
“No” disse la ragazza risoluta
“Beh, in questo caso resterai qui, non mi va proprio che tu ti allei con le persone sbagliate e un giorno doverti ritrovare sulla mai strada” e così dicendo scomparve.
Aly era arrabbiata e nel contempo fiera di se: era riuscita a non lasciarsi sopraffare nonostante tutto quello che le era accaduto. Si sentiva sola, così cercò di pensare a qualcosa per distrarsi: il giorno del suo undicesimo compleanno festeggiato in giardino con i suoi nonni e degli amici dei suoi genitori, la torta di panna (che aveva preparato con sua nonna), il viaggio dopo l’esame di terza media, i suoi genitori l’avevano portata a Vienna, lì aveva mangiato la torta sacher che da quel momento era diventata il suo dolce preferito.
La sua mente continuò a vagare arrivando fino al giorno in cui si era iscritta alla Edgar Allan Poe’s High School. Lì si era trovata molto bene, tuttavia, stando molto distante da Bath, città in cui si trovava la scuola, aveva pochi amici e più cresceva più gli amici diminuivano; alla fine di quell’ultimo anno scolastico Simon, il suo migliore amico, si era fidanzato con Kate e da quel momento Aly lo aveva perso di vista.
Quell’estate Alyssa l’aveva passata a studiare, in quanto da settembre fino ad estate inoltrata avrebbe avuto compiti in classe ed esami a non finire; successivamente ci sarebbe stata l’iscrizione all’università. Aly sulla scelta dell’ultima tappa dei suoi studi era ancora indecisa: leggere le piaceva molto e quindi aveva pensato di diventare correttrice di bozze, ma anche la sua passione per la cucina non era da sottovalutare. La rivelazione di Voldemort però l'aveva fatta pensare, dopotutto anche Lupin era un mago, quindi perché lei non poteva essere una strega? “Se fossi una strega, però potrei schioccare le dita ed uscire di qui” pensò “Perché non provare?” si disse, così schioccò le dita ma non accadde nulla “Bene Aly, cos'altro vuoti tentare? Ti metti a fare abracadabra e vedi se succede qualcosa?” . Dopo poco sentì gli occhi pesanti e si addormentò.
Al suo risveglio trovò davanti a se un piatto con pasticcio di carne, un bicchiere di succo di zucca, una fetta di torta sacher e le posate. La ragazza rimase sconcertata: “Chi mi ha portato da mangiare?!” pensò “Non certo quel Lord Voldemort, anche perché non sa che mi piace la sacher” Aly si guardò attorno, poi con cautela allungò la mano verso il pasticcio di carne e notò con sorpresa che non era più legata, ancora stupita si alzò e si sedette sul pavimento di pietra a mangiare.
All’inizio mangiò lentamente perché temeva che nel cibo ci potesse essere qualche veleno ma dopo i primi bocconi si rese conto che non c’era niente che non andasse in quelle pietanze.
Dopo che ebbe finito di mangiare cercò una via d’uscita nel raggio illuminato dalla candela appesa al soffitto ma non ne trovò; decise così di seguire il muro più vicino a lei, ma anche questa volta non ebbe successo, continuò appoggiando una mano sulla parete cercando di trovare una qualsiasi fessura o una piccola corrente d’aria. Aveva percorso circa metà della seconda parete quando inciampò in una pietra e cadde nel vuoto. Percorse alcuni metri nel buio e poi atterrò su delle foglie “Per fortuna sono atterrata sul morbido” pensò, si sedette sui talloni e si guardò intorno: era sempre tutto buio ma un forte odore di muffa impregnava l’aria: “Se c’è della muffa, dovrebbe esserci anche dell’acqua” si disse, fece per alzarsi ma il terreno sotto di lei cedette e questa volta cadde rovinosamente sulle pietre. Le ginocchia le facevano parecchio male dato che aveva appoggiato su di esse tutto il peso e si era anche sbucciata una mano. Si fece coraggio e cercò di alzarsi ma una fitta al ginocchio glielo impedì. Aly era sconsolata: “ Speriamo che non si siano andate fuori posto le rotule. Cavolo ma tutte a me oggi? Comunque qui non sembra che ci sia una via d’uscita” pensò“Forse se avessi aspettato, Voldemort si sarebbe stancato e mi avrebbe lasciata andare...o forse no, forse mi avrebbe uccisa senza pensarci su due volte… Ma non l’ha fatto. Perché?” si chiese.
All’improvviso una brezza fredda la fece tremare: “Ti avevo dato una possibilità” le disse una voce tagliente come il ghiaccio “e tu non l’hai accettata. È stato sciocco da parte tua, Alyssa” la ragazza aveva i brividi, stava perdendo molto sangue e la fitta al ginocchio non accennava a diminuire. “Posso darti un’altra possibilità, se vuoi” Aly, per la prima volta prese seriamente in considerazione l’idea di unirsi a Voldemort, il mago le lasciò del tempo per pensare. “Se fossi veramente una strega potrei usare i miei poteri in modo da contrastarlo... E poi voglio assolutamente trovare Greyback e fargliela pagare per quello che ha fatto a Remus!” Dopo qualche minuto le chiese: “Allora, hai deciso da che parte stare?”
“Se sono veramente una strega voglio imparare ad usare miei poteri, voglio vedere di cosa sono capace” a sentire questa frase Voldemort, per la prima volta in tutta la sua vita, sorrise; non era un sorriso maligno, bensì allegro. Per suggellare il patto Voldemort le tese la mano ed Aly l’afferrò.
***
 
Il mese di dicembre era appena cominciato, fuori nevicava ed una coltre bianca ricopriva tutto il parco del castello di Hogwarts; Harry, un ragazzo dai capelli corti castani un po’ ribelli, Ron, dai capelli rossi e Hermione, con i capelli castani ricci, stavano pranzando al tavolo del Grifondoro quando la porta della Sala Grande si aprì lentamente ed entrò una ragazza di circa vent'anni, alta, magra, con grandi occhi verdi ed i capelli castani, non molto lunghi. Indossava un paio di pantaloni neri, una maglia a maniche lunghe arancione con lo scollo a v ed una mantella tutta nera con il cappuccio ricoperta di neve.
Dopo essersi strofinata energicamente gli occhi un paio di volte esclamò: “Non ci posso credere, l’ ho trovato!”, si guardò attorno intimorita, tra i mormorii degli alunni, Albus Silente, un uomo abbastanza alto con lunghi capelli bianchi, si alzò dal tavolo degli insegnanti e si diresse verso la ragazza, mentre passava accanto al tavolo del Grifondoro disse sottovoce a Harry: “Potresti venire un attimo nel mio ufficio?”, più che una domanda era un’esortazione; poi rivolgendosi all’assemblea disse: “Continuate pure a mangiare”, si voltò verso Harry e la nuova ragazza e li osservò: il primo era un po’ sospettoso, mentre la seconda aveva le gote rosse per l’imbarazzo. Silente sorrise e, avvicinandosi alla ragazza disse: “Seguimi, per favore” e si diresse verso l’uscita della sala.
I tre percorsero lunghi corridoi e salirono molte rampe di scale, infine arrivarono davanti ad una statua di pietra che disse: “Parola d’ordine?”
Marmellata ai mirtilli” rispose Silente; Aly era stupita più che mai e quando entrarono in una stanza circolare la confusione divenne totale.
L’ufficio del preside era ancora come Harry lo ricordava: pieno zeppo di cianfrusaglie! Albus Silente si sedette sulla sua poltrona e, con un gesto, fece apparire due sedie davanti alla scrivania. I ragazzi si accomodarono e si scambiarono uno sguardo stupito, ma si voltarono immediatamente poiché i loro occhi, benché diversi nel colore, avevano un qualcosa di simile, e ciò li metteva a disagio.
“Bene, a quanto pare sei riuscita a trovare Hogwarts!” esordì Silente rivolgendosi alla ragazza, “Ciò mi fa presumere che tu non sia una Babbana…ed è per questo che ho convocato anche te, Harry. Avete già notato che vi somigliate, perciò adesso dovrò eseguire un incantesimo per verificare se le mie deduzioni sono esatte”.
Detto ciò si alzò, estrasse la bacchetta e la poggiò sulla fronte della ragazza: tutta la stanza s’inondò di una luce blu e sopra il capo della ragazza apparve una “A” maiuscola ed il ciondolo che la ragazza aveva al collo s’illuminò; al termine di quest’operazione il preside disse: “Bentornata nel tuo mondo, Alyssa Evans”. Harry guardò il preside sconcertato: “Evans? Ma vuol dire che siamo parenti?!?” il preside rimase un attimo in silenzio, poi disse: “Per il momento era meglio che nessuno lo sappia, ma voi due siete gemelli, non di sangue, certo, ma pur sempre gemelli. Le uniche persone che ne possono essere a conoscenza sono, ovviamente, il signor Weasley e la signorina Granger, per tutti gli altri, insegnanti compresi, tu sarai Alyssa Potter. Inoltre ho deciso di... “Ma perché non può mantenere il suo cognome? Se non vuole che nessuno sappia che siamo gemelli, il fatto di avere lo stesso cognome desta dei sospetti no?” disse Harry “Come cognome Potter è abbastanza diffuso tra i babbani americani per cui non dico che non desterà sospetti, ma se qualcuno te lo chiederà tu dirai che sei americana e che ti sei trasferita qui per il lavoro dei tuoi genitori” Alyssa annuì, Silente disse: “Bene, ora come stavo dicendo ho deciso di svolgere la Cerimonia dello Smistamento nel mio studio”, prese dal ripiano di uno scaffale, un vecchio cappello pieno di toppe e piuttosto malconcio: “Questo è il Cappello Parlante” aveva detto il preside posandolo sulla testa di Alyssa, il Cappello non aveva avuto dubbi: non appena sfiorò il capo della ragazza esclamò: “Grifondoro!”, Harry le aveva sorriso e le aveva detto: “Anch’io, Ron e Hermione apparteniamo a quella casa”.
Il preside aveva chiesto a Harry di recarsi nel suo dormitorio, quando il ragazzo uscì Silente disse ad Alyssa: “So la tua storia, e sappi che mi dispiace molto per quello che hai passato, ricordati che finché resterai qui sarai al sicuro, ti prego però di non uscire dalla scuola. Nella tua stanza sono stati portati alcuni abiti che spero ti piacciano”. Il preside aveva poi chiesto ad un ritratto alle sue spalle di accompagnare Aly fino alla Sala Grande.
 
***
 
“Come sarebbe a dire la tua gemella???” Hermione e Ron posero questa domanda all’unisono non appena Harry raccontò loro ciò che aveva detto Silente; “Beh, ecco…È complicato da spiegare ma…è così anche se non siamo gemelli di sangue…qualcuno deve aver fatto un incantesimo strano per il quale siamo gemelli…so che non vi è molto chiaro ma non lo è neppure per noi!” Detto ciò si allontanò e, ricordandosi che Alyssa lo stava aspettando nella Sala Grande già da un po’, affrettò il passo e la raggiunse.
“Alla buon’ora Harry, sono già venti minuti che ti aspetto!”, Alyssa si finse scocciata “Ma…io…” cominciò il fratello “E dai, scherzavo!” ribatté lei.
“Bene Aly,” esordì il ragazzo indicando i suoi amici, che nel frattempo gli erano corsi dietro, “questi sono Ronald Weasley e Hermione Granger, i miei migliori amici!”
“Piacere di conoscervi, io sono Alyssa!” disse lei stringendo cordialmente la mano ai due ragazzi “E noi” esordirono due baldi giovani dai capelli rosso fuoco, spuntando alle sue spalle, “siamo i fratelli di Ron: Fred e George… attenta a non confonderci, mi raccomando!”
“Ma voi non dovreste essere a Diagon Alley?” domandarono Harry e Ron stupiti “In effetti si…ma abbiamo pensato di venire a trovarvi” risposero in coro i gemelli Weasley strizzando l'occhio e facendo un cenno in direzione di Aly. Fred e George poi dissero che avrebbero fatto un giro per la scuola per parlare con i loro amici, mentre il quartetto si recò nella sala comune del Grifondoro.
Verso sera arrivò Edvige, la civetta di Harry, con un biglietto; Ron fece per prenderlo ma non appena la sua mano toccò la pergamena, venne scaraventato qualche metro più in là “Ehi ma che roba è questa?” disse Ron spaventato “Dev'essere magia nera” gli rispose impaurita Hermione, Edvige si diresse però verso Harry, il ragazzo prese il biglietto senza che succedesse nulla “Ma perché io sono stato scaraventato via?” chiese Ron indignato “Non c'è scritto il mittente” disse Harry, e con cautela lo aprì:
 
Scusate se qualcuno di voi si è fatto male per leggere il biglietto, ma per precauzione ho dovuto fare degli incantesimi.
Vi scrivo via gufo, perché non posso venire di persona dato che al momento sarebbe rischioso. So che vi state facendo molte domande, ma risponderò solo a quella che mi sembra più importante; sicuramente vi starete chiedendo come mai tra‘ l’amico di Hagrid’ e la vostra compagna c'è un certo legame: quando siete nati, un centauro ha detto alle vostre madri che voi sareste stati legati per sempre da un’antica magia invocata il giorno della vostra nascita. Adesso non posso dirvi altro. Mi farò risentire io, siate prudenti.
Lunastorta
 
P.S. Per la vostra nuova amica: stai tranquilla, sto bene
 
I ragazzi rimasero un po’ perplessi, Harry sapeva che i centauri studiavano il movimento degli astri ma aveva anche imparato che non erano molto inclini a condividere le loro conoscenze con gli umani…l’unico che l’aveva fatto era stato Fiorenzo, il centauro che due anni prima aveva insegnato Divinazione al posto della professoressa Cooman; tuttavia egli aveva pagato caro questo suo gesto, infatti, era stato bandito dal suo branco.
Con la mente ancora confusa, i ragazzi si recarono a cena e, dopo aver gustato i cibi preparati dagli elfi domestici, i terzetto presentò Aly a tutti gli altri Grifondoro senza però dire che era la sorella di Harry. Mentre si recavano in biblioteca, Harry, Ron e Hermione le spiegarono molte cose sul mondo magico e le raccontarono tutte le avventure che avevano vissuto. Alyssa rimase affascinata dalle loro imprese, tuttavia, quando Ron la invitò a raccontare la sua storia, sul volto di lei passò un’ombra di tristezza e le si velarono gli occhi; il ragazzo, vedendo il suo cambiamento, si affrettò a scusarsi assicurando che non era sua intenzione farla piangere e così dicendo si avvicinò a lei e l’abbracciò. Dopo alcuni attimi si staccò da lei, imbarazzato, Aly si asciugò le lacrime e disse: “Grazie Ron, ma non credo di essere ancora pronta per raccontare la mia storia”.
Ron diventò rosso e disse a bassa voce qualcosa del tipo: “Figurati”; si mise a sedere e guardò la faccia di Hermione, la quale non sembrava molto contenta di quello che era successo. Scese un silenzio imbarazzante, così Harry cercò di dire qualcosa, senza riuscirci; per fortuna i gemelli Weasley arrivarono giusto in tempo per salvare la situazione: si avvicinarono di soppiatto alle spalle di Alyssa, le coprirono gli occhi con una mano ciascuno, chiedendole poi di indovinare a chi appartenessero e Aly, con grande stupore di tutti, indovinò alla prima. Quando Fred e George le chiesero come aveva fatto, lei rispose con un sorrisetto e si andò a sedere vicino a due ragazzi che, al posto di studiare, stavano giocando ad un gioco simile agli scacchi, tuttavia, con grande meraviglia di Aly, i pezzi si muovevano da soli. La ragazza strillò quando un alfiere particolarmente violento colpì un pedone. I ragazzi risero ed i gemelli le spiegarono come funzionavano gli scacchi magici, mentre Aly ascoltava, notò degli scarafaggi che camminavano sul tavolo “ARGH!” urlò saltando letteralmente in braccio ai gemelli. Fred e George furono molto felici di ciò, anche se, a dire il vero, Fred diventò viola come il cardigan che portava la professoressa Cooman quella sera a cena.
Ron e Harry risero dicendole: “E meno male che ti piacevano…”
“Beh” rispose lei “certo che mia piacciono è solo che…volevo vedere se... se qualcuno di voi avrebbe avuto il coraggio di... di salvarmi… in caso di pericolo…”
“Si, si certo…” rispose George, spostandosi e lasciando che suo fratello la tenesse in braccio “Non è che per caso ti piace Aly?” disse rivolto al gemello; i due diventarono bordeaux e Fred mollò la presa facendola cadere rovinosamente al suolo: “Ma che dici George??? A-a me non piace nessuno, chiaro?”.
“Ehi, chi è quel biondo da paura?” esclamò Aly alzandosi in piedi e fissando un ragazzo che aveva appena varcato la soglia della sala di lettura “Malfoy…è un Serpeverde…” mormorò frustrato Fred
“Beh, cosa c’è, sei geloso?” chiese George a Fred, “Io, geloso di quel moccioso? Quello sporco Mangiamorte che…” Fred s’interruppe vedendo la faccia di Aly che sbiancava, “Cosa c’è?” le chiese “È un Mangiamorte? Ma avrà più o meno la mia età!! Quelli che c'erano al castello erano tutti molto più grandi! Magari sarà un novizio... beh vediamo di sfruttare la situazione in mio favore... ” pensò, io chiese “Io…ecco…lui è davvero un Mangiamorte?”
“Si, perché?” lo sguardo di lei si fece duro, poi abbassò gli occhi e una lacrima scese sul suo viso, Fred rivolse uno sguardo spaventato a George, che ricambiò con un’espressione altrettanto impaurita; la sorella di Harry continuava a piangere, così Fred fece l’unica cosa ragionevole: la abbracciò e la strinse a se. “Maschi” pensò Hermione “Grandi e grossi ma appena vedono una ragazza piangere vanno subito in panico” .
Aly si appoggiò a lui, in quel momento Draco Malfoy passò vicino a loro e disse: “Weasley come mai sei tornato? Non dovevi restare in quel buco di negozio, cercando di guadagnare qualcosa per aiutare quei pezzenti dei tuoi genitori?” Fred lasciò subito andare Aly, avanzò verso di lui, ma lei fu più veloce e diede un ceffone in piena faccia a Malfoy che rimase scioccato; subito Crabbe e Goyle, i due ''bodyguards'' di Draco, comparirono al suo fianco pronti ad attaccare. Fred nel frattempo si era messo davanti ad Aly con la bacchetta puntata verso Malfoy, il quale non voleva né perdere la faccia, né attaccare briga con Fred perché sapeva che anche il terzetto avrebbe preso le sue difese.
Per fortuna l’arrivo della professoressa McGrannit, la vicepreside, appianò ogni cosa: “Signor Malfoy, signor Weasley, mettete via quelle bacchette, non mi sembra il momento per una scena di virilità!”
Fred e Draco fecero come aveva detto loro e Malfoy, insieme a Crabbe e Goyle, si diresse verso l‘uscita della biblioteca borbottando.
Anche la professoressa McGrannit uscì dalla sala ed Alyssa posando una mano sulla spalla di Fred disse: “Mi dispiace che tu ti sia messo nei guai per colpa mia, scusa”
“Figurati, nessun problema” le disse diventando di un fucsia acceso, Aly lo guardò diventando rossa, poi lui, lentamente, le cinse i fianchi e la stinse a se; i loro nasi si sfiorarono, gli occhi di lei si riflettevano nei suoi…
Dopo quella che per entrambi era sembrata un’era, si sciolsero dall’abbraccio fra scoppi di applausi e pacche sulle spalle.
Hallie guardò fredda il fratello: “E tu cos’hai da ridere?”
“Niente è solo che…beh…mi ci devo abituare…”; Fred sussurrò qualcosa all’orecchio di Hallie e lei disse ridendo “A quanto pare abbiamo un debole per la famiglia Weasley” Harry arrossì violentemente pensando al giorno in cui si era fidanzato con Ginny, la sorella di Ron.
Quando fu ora di andare a dormire Fred e George tornarono a Diagon Alley, mentre il quartetto si diresse nelle proprie stanze.
 
  
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