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Autore: ALEchelon    04/11/2011    0 recensioni
"Perché appena trovi la felicità, ci deve essere qualcosa che te la toglie?" Una One Shot sull'amore, quello vero. Una One Shot sul dramma di perderlo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia prima One Shot, spero che non vi appaia banale. Buona Lettura :)




Lonely hearts


Era una giornata piovosa, Los Angeles non è la stessa quando c’è un acquazzone. Ero dentro la mia fottuta casa cercando di creare qualcosa di buono, ma l'ispirazione non arrivava. Mi alzai dalla scrivania e andai nella piccola cucina, della quale non so che farmene dato che non so cucinare. Camminai avanti e in dietro per qualche minuto, il tempo di decidermi a prendere un qualsiasi cappotto e uscire da quella gabbia.
La poca gente in strada camminava frettolosa, altri probabilmente erano in casa, magari a bere una cioccolata calda con la loro famiglia. Pensavo molto spesso al concetto di famiglia, quello che io non ero mai riuscito ad avere. Forse è per questo che ho questo rapporto con i miei fans, loro colmano questa enorme assenza. Non presi un ombrello, a dire il vero non ci pensai nemmeno, e non sapevo neanche se lo avessi un ombrello..ma non aveva importanza. Camminavo molto lentamente quasi per far scorrere il tempo, in modo che trascorresse finalmente un altro giorno e poi un altro e così via. La verità è che mi sentivo solo. Vidi dal’altro lato del marciapiede dove stavo comminando ,un piccolo bar dove entrai. L’odore all’interno lo respirai a tutti polmoni, come se fino ad allora non lo avessi fatto. Mi sedetti su di uno sgabello rosso ed ordinai un drink. Non era mio solito bere, ma non aveva importanza. Mi guardai un po’ in giro e vidi due signore che parlavano sedute su delle poltroncine e un altro solo in un angolino che leggeva un giornale. Il barista mi diede il drink e incominciai a fissarlo perso nei miei soliti pensieri. Sentii un movimento affianco a me, doveva essere lo sgabello, qualcuno si era seduto. Mi girai e..me lo ricordo come fosse ieri.
Una ragazza si era appena seduta, per un attimo temetti che fosse un’Echelon, non mi andava di sorridere per delle foto o semplicemente per accontentarla, ma lei non mi disse nulla perciò non mi preoccupai più di tanto. Feci per osservarla ma i capelli biondi coprivano metà del viso, era vestita in modo sobrio con jeans e converse. Ordinò un drink, il mio stesso drink. Si girò verso di me svelando i sui bellissimi occhi azzurri, e mi guardò con una faccia sorpresa, poi fece finta di niente e bevve tutto d’un sorso quel concentrato di alcol. Il mio era ancora lì, pronto per bruciarmi la gola e farmi dimenticare almeno per un po’ tutto quello che volevo dimenticare, poi sarebbe ritornata la routine. Quel drink non serviva a niente. Pagai il barista e uscii fuori, dove intanto aveva smesso di piovere. Pensai dove poter trascorrere il mio tristissimo pomeriggio, ma non mi veniva in mente niente. Percepii un leggero tocco sulla spalla, così mi voltai.
‘Ciao!’ la ragazza di prima ora era ad un palmo dal mio naso che sorrideva.
‘scusami, è solo che ho la netta sensazione di averti già visto da qualche parte..’ Mi disse. La sua voce rimbombava nella mia testa che non riusciva ad elaborare una risposta.
‘ti sembrerò pazza..ma tu mi sei familiare’ incalzò lei. ‘oh mio Dio.’ Continuò.
‘Ora ricordo,certo che stupida che sono ’ fece una smorfia ‘sei Jared Leto..l’attore!’
Inarcai un po’ le labbra, cercando di simulare un sorriso, purtroppo non ben riuscito.
‘si.’ Risposi secco e a tono basso.
‘Ho visto qualche tuo film..’ silenzio. Silenzio di tomba. ‘scusami ancora’ mi sorrise e si diresse nella posizione opposta da cui ero venuto io.
Non mi conosceva come cantante, né volle un autografo. Potevo essere soddisfatto dato che non volevo nessuno tra i piedi..eppure non so perché lo feci, né perché mi passò quell’idea per la testa. So solo che mi andava. La fermai prendendola per un braccio.
‘Scusa, magari potresti consigliarmi qualche posto dove andare, sai la vita da attore è noiosa’ dissi, e non so come sorrisi. ‘e magari potresti anche farmi compagnia’ continuai.
‘vorrei tanto davvero, ma devo proprio scappare ora..magari potremmo trovarci qui domani che ne dici?’
Quella ragazza aveva appena declinato il mio invito. Nessuno l’avrebbe mai fatto, ma lei si. Forse ero troppo sicuro di me, ma mi piacque. ‘certo..prepara l’itinerario allora!’ dissi. Mi sorrise e si allontanò ‘Non so neanche come ti chiami però’ urlai.
‘Già che stupida! Sono Ronnie! A domani, attore’.
Ronnie ripetevo nella mia mente. Tornai a casa e nello specchio del soggiorno mi accorsi che stavo sorridendo, ma non ero paralizzato dal freddo.
Mi alzai di scatto dal mio letto ad una piazza e mezza forse un po’ troppo grande per una sola persona. Ero sudato nonostante fosse Dicembre. Mi vestii velocemente vedendo che erano le 9:00. Non avevo un appuntamento preciso con Ronnie, perciò pensai di andare all’ora del giorno prima. Mi diressi al bar e lei era già lì, con un tenero cappello di lana rosso in testa e con un cappotto grigio scuro. Mi avvicinai velocemente.
‘ecco la mia guida’ dissi.
‘hei ciao!’ mi disse sorridendo. In quel periodo mi occorreva qualcuno di sorridente.
‘allora, mio caro attore io non ho preparato un itinerario perché sinceramente non vorrei portarti a visitare un museo o cose del genere’ rise di nuovo ‘perciò andiamo “all’avventura” se ti va’ disse.
‘certo che mi va’ sorrisi. Sorrisi sinceramente da più o meno qualche mese, o anno. In ogni caso non aveva importanza.
Camminammo per le strade deserte di Los Angeles. Quelle strade che non erano mai deserte, ma quella mattina si. Parlammo del più e del meno, come due persone normali, perché alla fine e quello che siamo, semplici essere umani. Ronnie mi raccontò che viveva lì da sola e lavorava in un negozio di abbigliamento. Gli piaceva la moda e sognava di aprire un negozio tutto suo. I suoi genitori non c’erano più, ma non volli chiedergli come fossero morti, non mi sembrava il caso dato che so che è una ferita che fa male. Io gli raccontai della mia, di vita. Parlando di mia madre, di mio fratello e dei miei trasferimenti, senza accennando però alla mia vita da musicista. Arrivammo in un parco e ci sedemmo su di una panchina. Per un attimo ci fu un silenzio tombale, che venne interrotto da lei.
‘nel racconto della tua vita hai omesso di fare il musicista’
Beccato. Sbiancai.
‘dai non preoccuparti! Ieri hanno passato un tuo video in tv e subito mi sono accorta di te ‘ rise ‘hai davvero tanti fans…’
‘famiglia’ la corressi io, quasi non me ne accorsi. Entrambi sorridemmo.
‘Famiglia..è una bella cosa.’
‘già’
‘e poi hai omesso anche che hai avuto una cresta rosa!’ continuò. Io risi.
‘era pomegranate…’ la corressi di nuovo.
‘scusami ma non sono una tua fan, certe cose non le so’ e scoppiò in una fragorosa risata che mi faceva così bene all’anima. Continuammo a parlare per altri minuti, ore. Si fece tardi così decidemmo di incontrarci ancora il giorno dopo, stesso posto, stessa ora. Non sapevo niente di lei, ma una cosa era certa: con lei stavo bene. I giorni passavano, il Natale si avvicinava e io ancora non avevo chiamato né Shannon, né Tomo. Volevo almeno avvisarli di non essere morto, poi pensai che non aveva così importanza. Buttai il blackberry sul tavolino davanti a me, e pensai che volevo fare un regalo a Ronnie.
Il mattino dopo ripresi a fare tutto automaticamente: feci una veloce doccia, mi vestii, presi le chiavi di casa e uscii. Lei era lì, di nuovo, con il suo solito sorriso.
‘Ronnie il Natale si avvicina’ dissi. Eravamo come due amici che si conoscono da una vita, o di più forse. Mi capiva meglio di chiunque altro.
‘mi piace il Natale’ rispose. In lontananza vidi un bel negozio d’abbigliamento.
‘senti voglio farti un regalo! Diciamo che è per il Natale, e per avermi salvato dalla mia noiosa vita’ presi la sua mano e la portai qualche passo più avanti. Ovviamente lei obbiettò, ma nessuno può farmi cambiare idea quando decido una cosa, così le feci provare diversi vestiti, uno più bello dell’altro. Alla fine misurò un vestito nero, scollato sulla schiena. Era bellissima.
‘Questo è bellissimo Jared’ mi disse sorridendo, come suo solito. ‘è tuo allora’
‘Jared è troppo caro, io non potrò mai farti un regalo così’
‘infatti non devi farmi un regalo, davvero.’
Si oppose ancora, ma alla fine gli comprai quel vestito. Il tempo era grigio e si preannunciava pioggia. Los Angeles stava cambiando, non è mai stata così. Passò l’intero pomeriggio, ed arrivo presto la sera. Come previsto incominciò a piovere. Presi Ronnie per la mano e senza fiatare la portai a casa, stava arrivando una vera e proprio tempesta e non mi andava di bagnarmi. Nessuno parlò. Tuttora penso che il nostro era un rapporto fatto di gesti, di sguardi più che di parole. Accesi il riscaldamento e mi sdraiai sul letto, guardando il soffitto. Ronnie fece lo stesso. Non so dire cosa provavo in quel momento. Non ero mai stato così eppure non ero più un ragazzino al suo primo appuntamento. Non so cosa mi spinse a farlo, ma con Ronnie ogni cosa era inaspettata. Mi alzai sui gomiti e la baciai, senza pensarci due volte. Forse era affrettato..ma non aveva importanza. Potevo sentire le sue labbra calde premere sulle mie, le sue mani sul mio collo e i nostri fiati caldi. Ci distendemmo sul letto, continuando a baciarci. Ci infilammo sotto le lenzuola e ci addormentammo abbracciati. Lei era quello di cui avevo bisogno, lei amore puro. In quel letto ci passammo i giorni, i mesi, gli anni. Io ero in pausa dal mio tour. Shannon, Tomo, Emma, Vicki erano chissadove. Non mi importava di niente. Sentivo di essere un fottuto egoista per non star progettando un nuovo album. Mi sentivo così in colpa nei confronti degli Echelon, ma non potevo farci niente. Stavo ricominciando finalmente ad amare, e non avrei rinunciato per nulla al mondo alla cosa più bella di questo mondo.
Mi ricordo che era una sera molto fredda quella in cui uscimmo, forse ignari di tutto, proprio come due ragazzini, ci baciavamo sotto la luna che vegliava su di noi e camminavamo mano nella mano. Ronnie era solare come al solito. Era il mio sole anche nel buio più totale. Ricordo solo che ero felice. Poi ricordo l’asfalto ghiacciato, forse troppo. Ronnie che stava attraversando, mi aveva lasciato la mano e mi sorrise, io feci lo stesso. Ricordo un rumore di freni, uno schianto, il volto di Ronnie, la corsa per l’ospedale, le facce serie dei dottori. Poi buio.
Sono passati alcuni giorni, ed ora sono qui, non avrei mai pensato di poter piangere così tanto. Avevo chiamato Shannon, gli avevo raccontato tutto, mi ha detto che sarebbe venuto al più presto ma non sapeva quando. In fondo non aveva importanza. Niente più aveva importanza. Mi avvicino a questo schifoso letto d’ospedale che ospita la creatura più bella della terra. La stanza è buia, totalmente buia. Il bip di quel macchinario che permette a Ronnie di respirare è straziante. Mi siedo su una sedia, anch’essa gelata. E’ strano come tutto sia così brutto in sua assenza. Apre gli occhi.
‘Ronnie, sono io..Jared’
‘Jared, ho dormito molto?’
‘non preoccuparti ’ sorrido debolmente
‘Jared..’
‘Ronnie..’
‘Ti amo.’
‘Ti amo anch’io..non sai quanto’ forse quella è la prima volta che ce lo confessiamo, così esplicitamente, faccia a faccia. Una lacrima mi solca il viso, ma è buio e Ronnie non se ne accorge.
‘Jared devi fare una cosa per me. Io non posso sopportare di stare in questo stato’ prende fiato ‘ e non posso sopportare vederti ridotto così. Parliamoci chiaro. Io sto morendo.’
Queste parole mi feriscono più di una lama conficcata in petto. Perché appena trovi la felicità, ci deve essere qualcosa che te la toglie?
‘Non dire così..Ronnie’ singhiozzo.
‘Jared ora devi fare una cosa..per me. Jared fallo per me.’ Si ferma un secondo. Piange. ‘stacca la spina di questo fottuto macchinario.’
Non posso credere alle sue parole. Piango più forte e lei lo sente. Non sono così forte come sembra. La bacio, come non ho mai fatto.
‘Ronnie…’
‘Jared..un giorno ci rivedremo’ mi dice, ed io riesco a percepire il suo debole sorriso.
Non riesco a dire niente. Non so dove trovo la forza. Non so perché lo faccio, ma ancora una volta lo faccio perché me lo ha detto lei. Mi alzo dalla sedia e prendo in mano quel filo che conduce l’aria a Ronnie, me lo giro tra le mani. Lo piego.
‘G..grazie’ dice.
La bacio e le nostre lacrime si uniscono. Sento la sua pelle diventare sempre più fredda, come se fosse di marmo.
‘Addio Ronnie.’ Mi asciugo un’ennesima lacrima, poi biascico un ‘Ti amo’ che lei probabilmente non sente.
  
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