Nell’ultimo capitolo di “Così Lontani” Amy afferma di
aver regalato un viaggio a Luca.. Ecco la prima tappa.
London..
Un ringraziamento particolare va a Cinzia
perché i personaggi di Mia e Lily sono di sua invenzione.
E perché It's not easy to
be me mi ha fatto
immergere in un mondo meraviglioso per un anno intero..
LA NOTTE DEI DESIDERI
Good Morning London!
E’ il primo pensiero della giornata.
Visita della città!
Programma della giornata.
Breakfast!
E’ il primo pensiero del mio stomaco.
Quattro toast imburrati dopo, apro
l’armadio alla ricerca della maglietta rossa della Neff.
Tre minuti. E il gel doma alla
perfezione anche l’ultimo riccio ribelle. Cactus, che sia benedetto
l’inventore.
Cinque minuti. Il cappello che
preferisco in testa.
Sette minuti. E sono per le vie
londinesi.
London! Thames! London
Bridge! Buckingham Palace e Trafalgar Square!
Mi serve una guida!
Sono nella capitale inglese da una settimana. Ero stato
avvisato. Mi hanno regalato anche una cartina, che ho puntualmente perso. Un piccolo pensiero per il tuo tour. Stammi
bene. E torna! Così avevano detto.
Qualcuno, ripeto qualcuno, mi ha addirittura, ripeto
addirittura, consegnato un biglietto. Se
ti perdessi, e ti perderai, focalizza le tue forze sulla ricerca di questo
indirizzo. E’ segnato con una X cerchiata, non puoi sbagliare. A meno che non
perderai la cartina, e la perderai. Se ti perderai e ti perderai – ti
diverte sottolinearlo? – Sì, sai che succederà – risponde pure…
questo indirizzo sarà la tua salvezza. E
torna!
Ho davanti una topografia della città, un indirizzo nella
mano destra e la speranza di trovare la mia guida in casa nella sinistra.
Quella simpaticona aveva previsto tutto. Benedetto intuito femminile. La
fortuna vuole che l’indirizzo sia a cinque minuti di distanza. Fortunatamente
c’è qualcuno che le mostra la strada. Anche per me.
“Ciao!” saluto, cercando di ignorare il ciuffo rosa che
spicca sui capelli biondi. Ciuffo sicuramente risultato di una scommessa persa.
Donne: chi può scegliere come pegno il parrucchiere? Spero di non tornare a
Milano biondo cenere…
“Ciao!” ripeto, entrando senza aspettare inviti di alcuna
sorta. Lei si fa da parte e richiude la porta.
L’ingresso è pieno di ricordi. Una fotografia particolarmente
incorniciata.
Cosa ci troveranno in quel ragazzo, tutte quante? Io sono
meglio di quel tizio. Lo specchio conferma la mia teoria.
I ricci sono domati grazie al mio cappello preferito. La
maglietta rossa della Neff; i jeans neri e le scarpe
Adidas bianche fanno di me il migliore ragazzo in circolazione. Sono semplicemente…
Un colpo di tosse richiama la mia attenzione.
“Ciao, mi chiamo Pinco Pallino, e sono passato per chiederti
qualcosa che si avvicina ad un favore!” mi sta riprendendo? Sorridendo porgo
una mano che lei stringe senza presentazioni.
“Cosa ci trovi in M-Boy?” domando curioso “Cosa ci trovate
tutte quante in questo pezzo di marmo che con il David ha ben poco, se non
nulla, in comune? Cioè, io sono se non cento, infinite volte meglio!”
.“Sì, io vado in cucina eh?”
“Fai pure con calma, io ti aspetto in sala!”
“Grazie della concessione, padrone!” e con un inchino si
congeda. Si è appena presa gioco di me?
Donne: le comprenderò nella prossima vita. Eppure mi aveva
messo in guardia. Benedetto intuito femminile.
Il salotto è la continuazione dell’ingresso: fotografie
ovunque. Cosa potevo aspettarmi da una ragazza che di tutte queste immagini ne
ha fatto una professione; in fondo?
Ad attirare la mia attenzione è però un album aperto sul
tavolo. Un album dimenticato aperto. Vorrei
essere uno struzzo. In questo momento vorrei sotterrarmi.
Senza pensare ad altro mi siedo sul divano; sempre più in
imbarazzo! Che stupido sono stato! Sul bracciolo della poltrona c’è un libro di
cui non vedo la copertina; un libro molto familiare.
“Ehi!” mi sento chiamare. E’ tornata con un vassoio. “ Caffè
macchiato per te; caffè nero per me!”
“Bollente?” continuo automaticamente.
“Sì!” afferma lei, per niente stupita della domanda.
“Caffè nero bollente anche in pieno agosto? Complimenti!”
“Non è mia abitudine!” ribatte sottolineando il non è. Ridicolo.
“Non è una tragedia. Anche se fosse non sei sotto esame. Non
devi giustificarti!” ribadisco sottolineando i non è. “Tu hai lavorato in una caffetteria, giusto?”
“Sì, ma con questo?”
Faccio spallucce, ringrazio per il caffè e riporto il vassoio
in cucina senza chiedere il permesso. Ho come il presentimento di essere
seguito dal suo sguardo. Che caspio di impressione
sto dando? Vorrei essere uno struzzo! In questo momento vorrei sotterrarmi.
L’orologio della cucina indica che le dieci sono passate solo
da venti minuti. Vai così bro: come hai fatto a presentarti a casa di una ragazza
praticamente sconosciuta alle dieci di mattina? Avevo bisogno di una guida,
non è abbastanza? Poi non è sconosciuta. Non
ti sei ancora presentato. SHUT UP!
“Tutto ok lì dentro?”
“Sì, arrivo!” Non bastava Elinor?
No, anche Edward! Asciugo l’ultima tazza e ritorno in salotto.
“Perdono, stavo finendo di lavare le tazze!” come risposta
gli occhi di Miss Adoro-le-fotografie si spalancano e
dopo due secondi ritornano sull’album. Mi sento osservato. Da dietro. Mi volto
con discrezione ma non vedo nessuno. Siamo soli. Io e lei. Eppure…
no, non può essere la fotografia. Edward ride. Io un po’ meno. No, non Cullen. Edward the Original.
“Scusami! Io non avevo intenzione di disturbare!” che pessima
sensazione. “Stamattina mi sono svegliato con un programma ben preciso. Avrei
dovuto visitare London City. Conosco poco purtroppo. Il mio orientamento è pari
a zero. Hai presente Zoro, lo spadaccino di One Piece? Ecco sono lui. Ho
perso le cartine che mi hanno regalato. Non avevo niente in mano, se non questo
biglietto con il tuo indirizzo” continuo, mostrandoglielo automaticamente “Qualcuno sapeva che mi sarei perso, così mi
ha scritto il tuo indirizzo dicendo che saresti stata la mia salvezza!”
“Io? La tua salvezza? Ma stiamo scherzando vero?”
“No, sono nelle tue mani!” mi inginocchio implorando un
piccolo aiuto. “Solo per oggi, solo una giornata! Sono nelle tue mani, ti
prego!” .
Mi sento osservato. Ancora. Non da lei.
“Ehi che succede qui? La gente vorrebbe dormire!” una Miss La-fotografia-è-la-mia-vita in miniatura si avvicina a me. La fotografia cammina eh? Stai zitto,
per favore. “ Tu chi saresti? Cosa vuoi da mia sorella?” però, ha carisma la
piccola.
“Florent, il mio nome è Luca Florent, vorrei che la tua sorellona
mi facesse da guida. Ho il tuo permesso?”
“Mh… Potresti andare!” è perplessa.
Nonostante l’analisi del testo, girandomi intorno, da capo a piedi passando per
il pizzetto. Nonostante il saggio di tipologia D; standomi di fronte immobile
per dieci minuti abbondanti. Nonostante il tema argomentativo che ho appena
esposto davanti alla commissione. E’ perplessa. “Sembri ok!” sembro ok. Ho
passato l’esame.
Ma perché mai, con tutte le capitali del mondo, sono dovuto
venire a Londra? Perché sono così vulnerabile quando si tratta di lei?
Benedetto intuito femminile.
“Grazie…” non so il suo nome.
Ripeto, chi mi ha fatto venire a Londra?
“Lily!” sussurra la maggiore, venendomi in soccorso.
“Grazie Lily!” adorabile. “Perdonami se ti ho svegliato!”
“Florent, Luca Florent!
E ti presenti così? Cioè… stai scherzando?” ed ecco
che Aurora si risvegliò dalla lunga meditazione.
“Scusa eh? Come dovrei presentarmi? Oh…
!” come ho potuto non pensarci prima. “Mi perdoni!” Pancia in dentro, petto in
fuori. Braccio sinistro dietro la schiena. Con il cappello nella mano destra disegno
una scia a mezz’aria. “Luca Florent, Miss! Con chi ho
l’onore di parlare?”
“Mia, Signore!” si presenta così, con un inchino appena
accennato. Mia.
Semplicemente Mia.
“Un ballo, Miss! Per una giornata soltanto!” immobile attendo
la sua risposta.
E settimana prossima sarà
il turno di New York.. Luca Florent nella città della
Grande Mela..