Neve di agosto…
New York. 31 agosto 2005.
Il cielo sopra Manhattan aveva assunto ormai da giorni una
noiosa tonalità grigiastra. Era estate, o almeno il calendario così diceva. Ma
la pioggia che sferzava la Grande Mela da una settimana aveva reso quell’ultimo
scorcio d’estate più che altro un assaggio dell’autunno che ormai era alle
porte.
-Maledizione!- una giovane donna era appena uscita dal
sottopassaggio della metropolitana e dopo pochi passi si era ritrovata
inzuppata dagli schizzi sollevati da un’auto della polizia che sfrecciava sulla
strada a sirene spiegate. La donna alzò il cappuccio della felpa sopra la testa
cercando di coprire i suoi lunghi capelli castani dalla furia della pioggia.
Detestava la pioggia, e in tutta sincerità quella mattina
avrebbe di gran lunga preferito restarsene a poltrire sotto le coperte nel suo
comodo appartamento. Ma anche se in vacanza il detective Kate Beckett non
poteva restarsene troppo chiusa in casa: nonostante si fosse presa qualche
giorno di riposo, ogni mattina Kate si alzava di buon ora per una leggera corsa
nel parco. Si affacciava alla finestra della propria stanza e vedendo la
quantità di pioggia che il cielo continuava a riversare sopra New York decideva
di optare per un salto nella palestra del distretto per mantenersi in
allenamento. E immancabilmente ogni mattina dopo l’allenamento, distrutta ma
soddisfatta, si concedeva una tazza di caffè.
Lo stesso aveva fatto anche quella mattina: si era recata al
17mo distretto, dove aveva lavorato fino a qualche giorno prima, si era
allenata con Ted, l’istruttore messo a disposizione dal dipartimento, ed ora si
stava velocemente avviando verso la solita caffetteria alla ricerca della sua
unica droga…il caffè! Cosa poteva esserci di più
rigenerante dopo tanta attività fisica di una buona tazza di caffè bollente?
Con quel tempo, poi…
La pioggia aumentò improvvisamente, costringendo Kate ad una
leggera corsa che però le fece sentire quanto tutti i muscoli delle sue gambe
fossero indolenziti. In pochi secondi arrivò davanti alla caffetteria tanto
agognata:
-Ma che….? Oh, grandioso! Chiuso per
festeggiamenti! Ma che diamine di scusa è questa?- protestò la donna arrivata
davanti alla porta della caffetteria e trovandola chiusa. Fortunatamente
l’entrata del negozio era riparata da una piccola tettoia così che almeno per
qualche istante la pioggia non poteva raggiungerla.
-Sapevo che saresti venuta!
Una voce maschile alle sue spalle la fece sussultare. Kate si
girò cercando la fonte di quella voce.
-Mi scusi? Ci conosciamo?- Kate vide davanti a sé un uomo
alto e abbastanza snello, capelli castani perfettamente pettinati salvo per un
ciuffo ribelle sulla fronte. Occhi azzurri come il mare. Rimase a fissarlo per
qualche istante convinta di aver già visto quel volto e soprattutto quegli
occhi.
-In un certo senso. Vieni qui tutte le mattine, alla stessa
ora. E ordini immancabilmente lo stesso caffè. Tutte le mattine…caffè
macchiato freddo con due bustine di zucchero di canna! E una brioche! Ops, a proposito…questo è per te!
È il tuo preferito, no? L’ho preso in una caffetteria della stessa catena a
qualche isolato da qui.
Kate guardò l’uomo con aria confusa: perché un uomo
completamente sconosciuto le stava porgendo una tazza di caffè, anzi no, una
tazza del suo caffè preferito? Era forse pazzo? O un maniaco? Eppure quegli
occhi le dicevano che era sincero.
-Oh…penserai che io sia pazzo, o meglio ancora un maniaco, vero? Niente di tutto
questo. Solo che ti osservo, ogni giorno. Ti vedo arrivare sempre con lo stesso
sguardo corrucciato immersa nella lettura di qualche quotidiano che
distribuiscono in metro, ti dirigi al bancone e ordini sempre lo stesso caffè.
E poi te ne vai. Non alzi mai gli occhi, non credo che tu abbia mai nemmeno
guardato in faccia il proprietario del bar… Così ho pensato che non ti fossi
accorta del cartello che ieri Chris ha messo in vetrina…oh,
Chris è il nome del proprietario, se te lo stessi chiedendo. Ed il locale è
chiuso perché Chris, sempre il proprietario, oggi si è sposato con Louise…la cameriera…quella
biondina, con i piedi un po’ a papera. Ok, intuisco dal tuo sguardo che non te
ne frega niente della storia di Chris e Louise. Però il caffè è buono…e se non ti sbrighi si fredda!
Kate a stento stava cercando di trattenere un sorriso
divertito. Era una situazione surreale.
-Dunque, se ho capito bene, tu mi stai aspettando sotto la
pioggia da quanto? Cinque minuti?- la parte razionale di Kate sapeva bene che
doveva tenersi alla larga da quel tizio. Nella migliore delle ipotesi era solo
uno scocciatore, ma nella peggiore poteva essere uno squilibrato pronto ad
ucciderla. Ma per la prima volta nella sua vita, Kate decise di mettere a
tacere quella vocina razionale nella sua testa.
-Almeno 20 minuti…ma il caffè non è
freddo! Ho chiesto che mi venisse messo in un termos. Per mantenere la temperatura…
-Sono 20 minuti che mi aspetti sotto la pioggia? Con in mano
un caffè, il mio caffè?
Gli occhi di Kate scrutavano il suo interlocutore con curiosa
attenzione. Era davvero uno strano soggetto: forse perché era raro trovare a
New York una persona che si interessasse a qualcun altro senza averne un
tornaconto personale.
L’uomo ormai fradicio per l’immenso quantitativo d’acqua che
era grondato sulla sua testa continuava a sorriderle.
-A proposito…io sono Rick…Rick Castle!
Kate lo fissò ancora per qualche istante indecisa se
rivelargli il proprio nome e così esporsi ulteriormente a quell’uomo che già
sembrava conoscerla fin troppo bene. Decise infine di fidarsi di lui, ma non
appena aprì la bocca per presentarsi venne interrotta dallo squillo insistente
del telefono di lui.
-Ops…scusami! È mia figlia…devo scappare! Le avevo promesso
una piccola battaglia con i laser tag! Ehm…goditi il caffè! E…ci vediamo
domani. Solito posto, solita ora!
Kate vide l’uomo allontanarsi velocemente cercando di fermare
il primo taxi disponibile. Rimase a guardarlo anche attraverso il lunotto
posteriore dell’auto fino a quando sparì completamente dalla sua vista.
Avvicinò la tazza di caffè al viso e un brivido le attraversò
la schiena quando il fumo caldo che saliva dalla bevanda le accarezzò il viso.
Sorrise involontariamente pensando a quel bizzarro Rick Castle…dopotutto
a New York c’era ancora qualcuno che sapeva sorprenderla strappandole un
sorriso.
New York. 31 agosto
2009.
Il detective Kate
Beckett aveva intuito che quella sarebbe stata una pessima giornata sin dalle
prime ore del mattino: tanto per cominciare la sveglia non aveva suonato,
complice il black-out che aveva coinvolto l’isolato in cui abitava durante la
notte, certamente causato dalle continue piogge di quei giorni.
La donna si alzò
rapidamente dal letto dirigendosi di corsa verso l’angolo cottura al piano di
sotto, nel vano tentativo di prepararsi qualcosa che fosse anche solo
lontanamente paragonabile ad una colazione. Ma il caffè solubile era terminato
e il tempio di polistirolo nel suo frigorifero (già di per sé disgustoso) era
divenuto immangiabile sempre grazie al black-out notturno.
-Fantastico! Mi toccherà
attraversare la città per un caffè decente!
O almeno questo è
quello che avrebbe voluto fare! Se non che l’auto di servizio aveva deciso di
non mettersi in moto quella mattina.
-OK, Kate, adesso
calmati. Prendi un bel respiro e calmati!
Scese dall’auto in
panne decisamente contrariata affondando il piede sinistro in una enorme pozza
d’acqua.
-Perfetto! Davvero perfetto!-
disse cercando di scrollarsi un po’ di acqua dal pantalone e dalla scarpa. Ora a
migliorare la sua giornata c’era un viaggio nella superaffollata metropolitana
di New York che con la pioggia riusciva persino a peggiorare! Pensò alla sola
cosa che avrebbe potuto rendere leggermente migliore quell’inizio di giornata:
un buon caffè macchiato freddo con due bustine di zucchero di canna e una
brioche! Non fece in tempo a gustare con la mente quella bevanda calda che il
suo cervello maledettamente razionale le ricordò che la sua caffetteria
preferita era a troppi isolati di distanza e di certo non poteva andarci a
piedi con quella pioggia senza infradiciarsi da capo a piedi. Tutto quello che
le sarebbe stato concesso era il caffè del distretto.
-Farò lo sforzo di
bere il caffè del dodicesimo…- ma al solo pensiero di
quella brodaglia scura, il viso di Beckett si contrasse in una smorfia di
disgusto.
Con l’aria ancora
disgustata Beckett era arrivata davanti alle porte del distretto; tirò un profondo
sospiro di sollievo ed entrò, consapevole che la sua giornata non sarebbe
potuta che peggiorare.
Rimase qualche istante
a ciondolare davanti all’ascensore in attesa che questo arrivasse a piano terra
e le desse modo di salire. Un leggero trillo le annunciò che le porte si
sarebbero spalancate a breve e sempre sovrappensiero entrò andandosi ad
appoggiare con la schiena sulla parete dell’ascensore.
Ormai compiva tutti
questi gesti senza nemmeno pensarci…forse perché erano
4 anni che li eseguiva automaticamente. Erano infatti 4 anni che lavorava al
12mo…esattamente dal 1 settembre del 2005. Il capitano Montgomery l’aveva
voluta personalmente e questo era stato un grande onore per lei.
E da quel momento ogni
giornata al 12mo era sempre stata identica a quella precedente…omicidi,
finti suicidi, criminali che entravano e uscivano, interrogatori, i battibecchi
di Ryan ed Esposito…insomma sempre tutto uguale e
ordinario.
Un momento…no,
non era più tutto uguale e ordinario. Da alcune settimane Montgomery le aveva
assegnato un cagnolino da riporto, uno scrittore, Richard Castle.
Era irritante dover ammettere che le piaceva averlo intorno, che aveva reso la
sua giornata felicemente imprevedibile. Ma era stato altrettanto irritante
notare che lui, il grande scrittore, non si ricordava di aver mai incontrato
Beckett prima dell’indagine per l’omicidio di Alison Tysdale.
Beckett ricordava
perfettamente di quell’incontro sotto la pioggia davanti alla caffetteria
chiusa. Addirittura, appena arrivata a casa quella mattina si era fiondata
nella sua libreria alla ricerca di quel nome e quel volto che sapeva così
familiari. Ed infatti rovistando tra i libri che aveva comprato poche settimane
prima figurava anche uno dei libri della collana del famoso Derrick Storm. Si era messa a leggere quel libro all’istante e
avendolo trovato fantastico poche ore dopo si era fiondata nella prima libreria
della zona e aveva arraffato tutti i libri scritti da Richard Castle.
Si era innamorata di
Rick attraverso i suoi libri, ma certo tutto questo non sarebbe stato possibile
se lui non fosse stato quell’uomo così pazzo e gentile che l’aveva attesa fuori
dalla caffetteria per 20 minuti sotto la pioggia solo per offrirle il suo caffè
preferito.
Era stata una
piacevole sorpresa poterlo rincontrare per lavoro…e
nello stesso tempo era stata anche una grande delusione. Delusione perché lui
non si ricordava del loro unico incontro, delusione perché dopo averlo
conosciuto meglio il grande Rick Castle si era
dimostrato un bambino viziato con una mente fin troppo incline alle
cospirazioni della Cia e alle manifestazioni ultraterrene.
Eppure, nonostante
tutto questo, lei sapeva che dietro l’infantile Richard doveva esserci ancora
quell’uomo con la tazza di caffè in mano. Era da qualche parte, solo non aveva
ancora capito come fare ad arrivarci, a ritrovare il suo Rick.
Un nuovo leggero trillo
le annunciò che l’ascensore era arrivato a destinazione e che le porte si
sarebbero aperte. Si staccò dalla parete e si preparò ad uscire. Ma non appena
le porte si aprirono venne bloccata da una tazza di caffè fumante che si era
piazzata davanti a lei.
Beckett alzò lo
sguardo e vide Castle sorridente davanti a lei. Per un
istante le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, di essere di nuovo
davanti a quella caffetteria dopo il suo allenamento mattutino al vecchio
distretto.
-Spero che tu non
abbia cambiato gusti, detective!
Il sorriso sornione di
Rick le faceva capire che anche lui non si era mai scordato il loro primo
incontro, ma evidentemente lo scrittore aveva aspettato la situazione più
teatrale per farglielo sapere. In perfetto stile Richard Castle.
Beckett prese in mano
la tazza di caffè mordendosi il labbro inferiore per tentare di trattenere un
sorriso che avrebbe tradito quello che provava per lui.
-E chi ti dice, Castle, che io non abbia già avuto la mia dose quotidiana
di caffè?- lo provocò Kate. Provocarlo era la cosa che meglio le riusciva e che
di certo più le piaceva.
-Beh, è il 31 agosto e
piove!- rispose Rick altrettanto provocatorio.
-Sei proprio un grande
investigatore Rick Castle! Non c’è che dire…
-Ahah, puoi prendermi in giro quanto vuoi,
ma non puoi negare che io abbia ragione! Desideravi questo caffè, te lo leggo
negli occhi…a me non puoi mentire!
-Davvero, Castle? Tu credi che io non sappia mentirti guardandoti
dritto negli occhi?- rispose la detective avvicinando il suo volto a quello
dello scrittore. Era così vicina che poteva sentire il respiro dell’uomo sulla
sua pelle. Forti brividi le attraversarono la schiena: è vero, non sapeva
mentirgli, ma lui questo non avrebbe mai dovuto saperlo! Si allontanò
rapidamente da lui cercando di non mostrare quanto quella vicinanza l’avesse
turbata.
-Grazie per il caffè, Castle!
-E’ sempre un piacere,
detective! E così….sono 4 anni che sei follemente
innamorata di me!- annunciò Castle con una
incredibile tranquillità.
A Kate invece il caffè
che aveva appena incominciato a sorseggiare andò immediatamente di traverso.
-Co…come scusa?- riuscì a dire dopo qualche
secondo.
-Sì, mi sembra ovvio! Io
ti ho portato il caffè quattro anni fa dicendoti che erano settimane che ti osservavo…e tu il giorno dopo che fai? Sparisci, cambi
abitudini!
-E in che modo questo
è indice del fatto che mi sarei innamorata di te?
-Beh, è chiaro no? La mia
bellezza, il mio savoir faire,
la mia intraprendenza ti hanno spaventata. Non credevi di poter essere notata
dal grande scrittore…
-Ti devo deludere, Castle, non ti ho riconosciuto quel giorno…non
sapevo chi fossi!- mentì Kate.
-Oh, certo, Kate! Questo
è quello che vuoi far credere! Ad ogni modo capisco…insomma,
non ti sentivi all’altezza, non ti sentivi pronta…è
normale!
-Castle, frena la tua fantasia! Non vorrei
mortificare troppo il tuo ego, ma si da il caso che il solo motivo per cui non
mi hai più vista in quella caffetteria non ha assolutamente niente a che fare
con te e con quello che tu pensi io provi per te!
-Mia cara detective,
non devi vergognartene! È normale…non hai idea di quante
donne si innamorino di me ogni giorno…tu non…
Ma Castle
venne interrotto da Beckett che gli mise una mano sulla bocca.
-Ho cambiato
caffetteria perché il giorno seguente ho iniziato a lavorare qui. E quindi mi
era troppo scomodo arrivare fin lì solo per un caffè! Ho cambiato le mie
abitudini solo per lavoro.
Castle aprì la bocca per replicare, ma in
effetti Beckett lo aveva spiazzato. La donna dal canto suo sorrise soddisfatta
per averlo messo a tacere e soprattutto per essere riuscita a nascondere il
fatto che lei era innamorata di Richard Castle da 4
anni!
-E comunque,
detective, ti innamorerai di me! Te lo assicuro!- concluse infine Castle.
-Questa è una promessa
o una minaccia, Castle?- rispose Kate divertita.
-E’ la realtà…impazzirai per me!
-Oh quello lo faccio
già, fidati! Tu mi fai impazzire ogni santo giorno…tanto
che ho un irrefrenabile istinto di ucciderti almeno 3 o 4 volte al giorno!
-Ahahah, non sei divertente!
-Non volevo esserlo!
Castle incrociò le braccia al petto con
aria offesa.
-Ok, facciamo così, Castle! Prometto che mi innamorerò di te quando….quando nevicherà ad agosto!- Kate Beckett rise
soddisfatta per come era riuscita a prendere in giro Castle
e per come era riuscita per una volta ad avere l’ultima parola.
-Dici sul serio,
Beckett?
-Sul serio…
-Ok…allora farai meglio ad alzare il volume del
televisore…- disse Castle
indicando l’apparecchio che era acceso nella saletta relax del 12mo.
Kate fissò lo schermo
stranita e prese il telecomando. Alzò il volume avvicinandosi al televisore.
-“E’ un evento meteorologico estremamente raro…è
accaduto in passato, ma si parla di centinaia, forse migliaia di anni fa. Un fronte
particolarmente freddo sta transitando sopra i cieli di Manhattan in questo
momento e....santo cielo, è incredibile, stanno scendendo alcuni fiocchi di
neve! Neve ad agosto, gentili telespettatori. Questo è qualcosa che ci
ricorderemo per molto tempo!”
Beckett fissava il
televisore incapace di credere a quello che sentiva.
-Dicevi, detective? “Prometto che mi innamorerò di te quando….quando nevicherà ad agosto!”- disse Castle simulando la voce di Kate che lo fissò paonazza in
volto.
-Sta’ zitto, Castle!
Innanzitutto….sono tornata!!!
Con una storia un po’ assurda…la
neve ad agosto! È altamente improbabile lo so, ma mi piaceva!
Allora, per prima cosa so di aver modificato molte cose
accadute nella serie: dal primo caffè di Rick e Kate, alle date in cui Kate ha
cominciato a lavorare al 12mo…però ecco secondo me questo rito del caffè tra i
due è importante e quindi ci voleva qualcosa di più particolare!
Il resto è venuto un po’ da sé!
Spero vi sia piaciuto e vi abbia anche divertito. Aspetto di sapere cosa ne
pensate!
A presto!
Laura