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Autore: _f r a n c y_    05/11/2011    5 recensioni
Quello che secondo me può essere accaduto all'interno del team Gai dopo le semifinali per la selezione dei chunnin.
- Sarà perchè anche io non ho capacità innate e non appartengo a nessun clan prestigioso, - fissò le iridi nocciola in quelle incolori di Neji, con una determinazione che ricordò al genio di Konoha quella suicida di Hinata, - ma io ho stima totale di Rock Lee. -
[...] Piangeva. Per la crudeltà del ragazzo di cui era innamorata. Per l'ingiustizia del destino su una persona pura come Rock Lee.

* Per chi avesse letto la fanfic precedentemente: il terzo capitolo è stato riscritto e sostituito da due completamente nuovi. ...Speriamo sia stata una buona decisione, ahahah! *
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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N.B.) Questo capitolo, insieme al precedente, sostituisce il terzo capitolo della prima versione della fanfic. In altre parole, il finale della storia è stato riscritto!
Quindi, se avevate già letto i primi tre capitoli della fanfic, ora dovreste non soltanto leggere questo (il quarto), ma anche il precedente, poiché non è più lo stesso di due anni fa. ^ ^'







Due mattine dopo, Tenten fu dimessa dall'ospedale, con la calda raccomandazione di rimanere a riposo almeno altrettanti giorni.
Il bruciore della sconfitta agli esami ed il nervosismo per la discussione con Neji, tuttavia, strepitavano. Volevano essere proiettati fuori dal suo corpo e dalla sua mente, troppo piccoli per contenerli ancora a lungo.
Così Tenten reinterpretò le parole del medico come un invito ad evitare solamente gli sforzi eccessivi e trottò soddisfatta verso il campo di allenamento.
Naturalmente, Neji era già nel vivo dei suoi esercizi.
Non era più tornato a farle visita. Era la prima volta che si vedevano dopo quel pomeriggio.
Con noncuranza, Tenten lanciò nell'aria un "buongiorno" formale e distaccato, quello che si conveniva a due colleghi. La mancata risposta di lui, troppo concentrato nel combattimento figurato, ricondusse per un attimo la situazione alla normalità. Tenten dovette resistere alla tentazione di fermarsi e si impose di ritagliare per sé un'area il più possibile lontana da lui.
Desiderava sinceramente parlargli. Era ambiziosa di arrecare sollievo al suo spirito, torturato dalle stesse convinzioni che invece lui credeva lo temprassero.
Ma nulla al momento le suggeriva che Neji non sarebbe stato sordo alle sue parole. Nulla, fino a quando lui non avesse mosso il primo passo per intrecciare nuovamente i fili del loro legame, là dove si erano spezzati.
La ripresa degli allenamenti non fu particolarmente felice per Tenten. I muscoli delle braccia non sopportavano lo stress dei lanci più rapidi e minacciavano di tremarle in modo incontrollabile per minuti interi. Il polso destro, soprattutto, le doleva ancora troppo per assicurarle una presa salda sulle armi. Il segno impresso dalle dita di Neji, ora violaceo, dominava incontrastato sulla pelle chiara.
Un soffice fruscio tra gli arbusti la distolse dall'amara contemplazione dei propri limiti. Un incedere leggero, lento e a tratti esistante.
- Lee! -
Avrebbe dovuto essere una domanda, ma la brama di vederlo tornare al campo, specialmente in un giorno tanto silenzioso, era così ardente da tramutarla in un'esclamazione gioiosa.
La figura di Neji che emergeva dai rami rigogliosi fu un'autentica secchiata di acqua gelida.
Neji rimase immobile, una gamba ancora nascosta tra le foglie ed una ruga di disorientamento misto a disapprovazione ad increspargli la fronte.
Tenten trattenne il fiato ed attese, incapace di crearsi la minima aspettativa da quell'espressione.
Poi gli occhi di Neji scivolarono verso i manichini di paglia.
- Ah. - disse mollemente, - Li stai usando tu. -
- Già. - fece Tenten arricciando le labbra, mentre una vocina ormai nota dentro di lei la rimproverava di cedere troppo facilmente al succulento piatto dell'illusione.
Un secondo dopo Neji era di nuovo scomparso oltre la vegetazione.
Tenten era sufficientemente realista da ammettere a se stessa che lui non si sarebbe di sicuro prostrato ai suoi piedi entro le prime ventiquattro ore. Ciò nonostante, quando al tramonto si congedò, Tenten aveva svestito i panni dell'impersonalità, tradendo rancore e frustrazione.
Una volta fuori dal perimetro del campo, la sua rabbia era stata soppiantata dallo sconforto. Neji non avrebbe mosso neppure un dito per riconquistare il loro vecchio rapporto. Forse non aveva nemmeno realizzato di averlo perduto. Oppure aveva sempre ugualmente soppesato la sua esistenza e la sua assenza.
Il corpo di Tenten era tanto teso che al primo rumore improvviso trasalì come avrebbe fatto in un'imboscata. Arrossì imbarazzata quando scoprì che si trattava di un inoffensivo stormo di uccelli, che si disperdeva veloce nel cielo rossastro sopra Konoha.





La mattina successiva, Tenten si era di nuovo armata di grande pazienza e di un pizzico di ottimismo. Non era nella sua indole arrendersi alla prima sconfitta.
Salutò Neji con professionalità, si compiacque del suo silenzio e riprese gli esercizi del giorno precedente.
Nel pomeriggio, si chiuse nel capanno degli attrezzi. Poiché sul piano delle relazioni umane non si erano ancora riscontrati miglioramenti, aveva deciso di andare alla ricerca di qualche arma mai utilizzata, che potesse elettrizzare almeno la sua natura di kunoichi.
Nel locale regnava il disordine assoluto. Ogni volta che Gai sensei e Lee avevano un'illuminazione per un nuovo, estenuante allenamento, buttavano all'aria mensole e armadi. Travolti dalla foga del momento, si fiondavano all'esterno con l'oggetto tanto ambito senza mettere mai a posto. Al termine della sfida, ovviamente, erano troppo logorati per cimentarsi nell'opera.
Fu inevitabile, quindi, che Tenten si imbattesse in qualcosa di loro appartenenza. Per riportare alla luce alcune armi, dovette spostare un ingombrante foglio di cartoncino, che aveva riconosciuto ancor prima di girarlo.
Colonna dopo colonna, elencava le sfide tra Lee e Gai sensei, indicando per ciascuna il vincitore. Tenten era certa che intorno a lei doveva esserci anche un'altra versione, riguardante le sfide tra Gai sensei e Kakashi sensei.
Esaminò la tabella minuziosamente, scoppiando a ridere davanti ad alcune delle prove o leggendo i propositi per la volta seguente che Lee aveva scritto.
La volta seguente...
Quando Neji aprì la porta del capanno, Tenten si rese conto di quanto tempo avesse trascorso lì dentro. Era l'imbrunire e la lampadina che pendeva sgraziata dalle travi del tetto illuminava troppo poco per poter riprendere la ricerca.
- Che c'è? - chiese con voce instabile, mentre asciugava le lacrime, - Ti servono i manichini? Prendili pure, sono nello stesso posto di ieri. -
- No. - rispose lui, dopo alcuni istanti.
Tenten abbozzò una risata amara.
- Certo. Tu vuoi me. Sei venuto qui per costringermi con la forza? Ho un altro polso su cui puoi ritentare. - disse, sollevando il braccio. Lo sguardo invece era magneticamente attratto dal ricordo che giaceva sulle sue gambe. Un ricordo.
Prima che Neji potesse replicare, venne trafitto dai suoi occhi, così scuri e profondi che vi sarebbe potuto annegare.
- In fondo, che differenza c'è tra me ed un manichino? Siamo entrambi oggetti, non è così? -
Neji mantenne superbamente la propria impassibilità. Ma per la prima volta in vita sua non pensò ad essa come ad una corazza di superiorità. Bensì, come ad una maschera per rifuggire una domanda scomoda.
- Sai, io una differenza l'ho trovata. - proseguì Tenten, pregustando la propria rivelazione, - Un manichino può essere sostituito con un altro. Io no e, purtroppo per te, tra i due sono io ad esserti indispensabile per perfezionare la Rotazione Suprema. -
Lo fissò di sbieco, provocatoria:
- Eppure, io sono una perdente, non è vero? Spiegami, Neji, come è possibile che un eletto come te abbia ineccepibilmente bisogno di una perdente? -
Entro le quattro pareti calò un silenzio inedito. Si udiva senza difficoltà persino il chiacchiericcio di alcuni ragazzi, lontano nella strada.
- Io ho deciso di non credere in un disegno immutabile, Neji. Credo nelle scelte che il destino ci propone lungo il cammino. La mia scelta, tanti anni fa, è stata diventare una kunoichi che Konoha possa ricordare con orgoglio. Fino ad ora, nulla si è frapposto tra me ed il mio sogno al punto di dissuadermi. -
Neji ebbe la sensazione di barcollare. Un presentimento gli sussurrava, maligno e sadico, che quelle parole non sarebbero svanite nei meandri della sua memoria, come era invece accaduto con le altre persone.
Tenten si alzò, finalmente più leggera. Prese due kunai dal borsello ed appese il foglio alla parete di fronte alla porta.
- A domani. - salutò con indifferenza, pregando implicitamente Neji di liberare la soglia.
Lui la fissò, stupito di trovarsela davanti.
Non le avrebbe permesso di andarsene, non ora che aveva quasi raggiunto il proprio scopo.
- Ti accompagno a casa. - borbottò spazientito.
Tenten non trattenne un sorriso interdetto ed al contempo intimorito. Neji non si era mai offerto di accompagnarla a casa.
- Suonava piuttosto come una minaccia. - confessò, - Ehm, è forse una strategia per prendere tempo prima di vendi...? -
Tenten non ebbe tempo di finire la frase che Neji aveva spento la luce e, uscito, si apprestava a chiudere la porta.
- A-aspetta! -




Quindici minuti di silenzio. Questa fu la passeggiata di Tenten e Neji verso l'appartamento di lei.
Le strade deserte ammaliavano l'olfatto con un caleidoscopio di aromi. Metro dopo metro, abitazione dopo abitazione, cucina dopo cucina, si susseguivano scie profumate di carne, pesce, zuppe e spezie.
Tuttavia, ciò che Tenten più adorava di quel momento al crepuscolo non era la sinfonia di invitanti fraganze. Piuttosto, l'atmosfera domestica che le univa tutte, il direttore d'orchestra. Sedere solitari ad una tavola imbandita non sarebbe mai stato gustoso come condividere quello stesso cibo con i propri cari. Tenten poteva ben immaginarlo.
Quelle medesime riflessioni la indussero a dubitare di imbattersi in qualcuno lungo la strada. Specialmente, si augurava che non accadesse in prossimità del suo quartiere.
Così, quando lei e Neji incrociarono una donna lungo la scala esterna del condominio, Tenten sospettò che il destino la stesse punendo per averlo oltraggiato.
Nobara-san, una donna sulla cinquantina, quasi incespicò sui gradini mentre i suoi occhi rimbalzavano da Tenten a Neji. Tenten trascorreva la maggior parte delle giornate al campo di allenamenti, tornando a casa esclusivamente per dormire. Vivendo da sola, aveva presto attratto l'interesse materno delle vicine più anziane, preoccupate di quanti pochi vizi si concedesse, pur essendo ancora una ragazzina.
Pertanto Tenten colse con fin troppa facilità la punta di malizia implicita nella meraviglia di Nobara-san. Salutò con una riverenza impacciata e proseguì spedita, sotto lo sguardo contrariato di Neji, che non era neppure stato presentato.
Solamente quando Nobara-san rispose con un "Buonasera a voi, ragazzi" tutt'altro che circostanziale, anche lui fu inaspettatamente preso dal medesimo impulso di Tenten.
- Beh... Siamo arrivati. - balbettò lei pochi metri dopo, sulla soglia dell'appartamento, - Grazie. A domani. -
Tenten rigirava le chiavi tra le dita, come un premio conteso tra due fazioni in lotta. L'inguaribile adolescente, sognatrice e svenevole, si era ridestata dal sonno impostole. Neji era pentito. Il modo in cui stava cercando di provarglielo era sinceramente tenerissimo.
Sul fronte opposto, torreggiava la kunoichi incorruttibile, la donna disillusa. Neji era astuto, fiero ed egoista. Sapeva che Tenten avrebbe ceduto al primo, insolito gesto di cortesia. Uscire dai ranghi dell'uomo glaciale era un costo che poteva sostenere, considerato il beneficio che ne avrebbe tratto.
Il polso di Tenten fremette con violenza, rimproverandole di non sottovalutare il compagno. Neji aveva giocato la carta della forza fisica ed aveva scoperto che non era quella vincente, non con lei. Ma l'obiettivo che perseguiva, il riscatto dalla condizione avvilente di membro del ramo cadetto del clan, non era di così semplice rinuncia.
Stordita dallo scontro in atto dentro di sé, Tenten inserì la chiave nella serratura con fare abitudinario, senza ragionare. Ricordò che era stata manomessa solamente quando la chiave bloccò bruscamente la propria rotazione.
Qualcuno doveva essersi introdotto in casa sua, durante i giorni in cui era stata in ospedale. Le trappole oltre la soglia lo avevano dissuaso dal muovere ulteriori passi all'interno, tuttavia la serratura era stata compromessa.
Sempre troppo di fretta per azzardare una riparazione, Tenten finora l'aveva fatta scattare più per caso che per ingegno.
Lo sguardo allibito di Neji, inoltre, non aiutava certamente.
- Sicura che sia casa tua? - non poté evitare di chiederle.
- Mi hai preso per una scassinatrice? - abbaiò lei, offesa. - Fa così tutte le volte, sono abituata. Puoi anda... -
Tenten trasalì spaventata: la mano di Neji si era accostata alle sue.
Alzò lo sguardo verso di lui e scoprì che aveva attivato il Byakugan. Soltanto a quella ironica distanza Tenten svelò malcelati segni di spossatezza appesantire i suoi lineamenti.
Ritrasse le dita silenziosamente e si stupì che quelle di Neji si fossero fermate a pochi millimetri dalla sua pelle. Forse era uno scherzo giocatole dal neon guasto e intermittente sopra le loro teste, eppure ebbe l'impressione che tremassero.
Neji si spostò di fronte alla serratura ed armeggiò con pazienza. Presto per aiutarsi schiuse l'altra mano sulla porta, un intreccio di graffi rosso vivo sulle nocche.
Un secondo dopo, Tenten scorgeva finalmente il proprio salotto. Il fatto che fosse stato Neji a permetterglielo, però, la sorprendeva ben maggiormente.
- Io... Gra... -
- Non inserire completamente la chiave. - la interruppe Neji, porgendogliela, - E tieni la maniglia leggermente sollevata, mentre giri. -
- O-ok. - mormorò lei, in imbarazzo, - Ti ringra... -
- Non volevo. -
Tenten fece tanto d'occhi e sbatté le palpebre.
- Scusa? -
- Non volevo. - ripeté Neji. Lo sguardo incostante, la voce malferma. La presa ancora salda sulla chiave.
- Allora perché l'hai fatto? - esclamò lei, interdetta.
Le iridi nivee osarono sfiorare, per un istante, il polso livido di Tenten.
- Quello. - specificò, - Non volevo. Davvero. -
Quando gli occhioni sbarrati di Tenten gli provarono che aveva compreso, Neji lasciò scivolare la chiave nel suo palmo e se ne andò, i pugni serrati dentro le tasche.
Tenten non mosse un sol muscolo. Una finestra d'un tratto si era aperta, da qualche parte nella sua mente, ed uno spiffero tiepido stava gettando all'aria i ricordi degli ultimi due giorni.
Neji che si offriva di accompagnarla a casa. Neji che entrava nel capanno degli attrezzi. Neji che era venuto a cercarla, il giorno precedente.
Tutto per rincorrere due parole. Una lotta di quasi quarantotto ore contro se stesso e la propria immobilità. La stessa frustrazione che aveva schiantato il suo pugno contro la corteccia di un albero, dimora di uno stormo di uccelli.
Tenten lo chiamò, così debolmente da solleticare appena persino le proprie orecchie. Pronunciò di nuovo il suo nome, più forte, incoraggiando i propri piedi a posizionarsi uno davanti l'altro.
Lo raggiunse in fondo alla prima rampa di scale e lì si fermarono entrambi.
- Stai andando ad allenarti? - chiese apprensiva alla sua schiena, invano. - E' controproducente, anche rigenerarsi è importante. So che vuoi approfittare di tutto il tempo a disposizione, prima della finale. Ma da domani potrai sfruttarlo meglio: mi sono rimessa in forze quasi del tutto. -
Neji masticò amarezza e riprese a camminare, sibilando a Tenten che poteva tornare indietro, se l'aveva seguito per dirgli quello.
- Cosa? - balbettò Tenten, affannata, - Perché reagisci così? -
- Perché non ho fatto ciò che ho fatto per ottenere qualcosa in cambio! -
Il cuore di Tenten piroettò dall'emozione su quelle note insperate.
- Lo so. - confessò in un sospiro rotto, - Lo so. Per questo sono qui e non oltre quella soglia. -
Neji si arrestò di nuovo, una decina di gradini sotto di lei. Si sentì come catturato da un campo magnetico. Avvertiva una tensione al centro del petto, la medesima che percorre un filo disteso, da un estremo all'altro. La sensazione di un legame.
- Adesso so anche che sei migliore di quello che ti ostini a mostrare. - proseguì Tenten, - Chiedere scusa è la missione più ardua che una persona possa intraprendere. Io credo che... Non conosco con esattezza il passato del tuo clan, ma credo che non saresti stato capace di uccidere tua cugina senza essere perseguitato dal rimorso. -
Tenten era anche persuasa che Neji stesse morendo dal desiderio di domandarle di Lee, ma il suo orgoglio glielo impediva. Cercava di addomesticare Neji come sempre era riuscito a fare, innescando un conflitto che lo lacerava dall'interno.
Tuttavia, all'irrigidirsi improvviso di Neji, la voce di Tenten si era affievolita, sopraffatta dalla paura che un'altra parola lo avrebbe allontanato. Un passo troppo lungo ed affrettato verso di lui avrebbe potuto significare perderlo definitivamente.
- Non sai di cosa stai parlando. - commentò lui, baritonale.
- Hai ragione. - rispose subito Tenten, il fiato sospeso, - Posso... Posso soltanto supporre che manifesti freddezza e disprezzo perché è ciò che finora hai ricevuto dagli altri. Però sono sicura che la tua natura non è cattiva, Neji. Hai solo bisogno... Hai solo bisogno di qualcuno che ti dia fiducia. -
Il calore che Tenten gli stava trasmettendo era tanto discreto che Neji non ritenne di dover innalzare alcuno scudo. Ciò che lei gli stava offrendo non era compassione: non erano frasi gettate al vento, per saziare la fame di azioni caritatevoli della propria coscienza. Era una scommessa e Tenten avrebbe potuto perdere, eppure era disposta a correre il rischio.
Al filo invisibile se ne intrecciò un secondo. In due erano più forti, ma anche più facili da recidere.
Solo un'altra persona, prima di Tenten, aveva creduto fermamente in Neji. Ma lui avrebbe preferito condurre un'esistenza in solitudine, per scelta propria o degli altri, piuttosto che concedere nuovamente al destino di calare la propria spada. Era altamente probabile che accadesse. Se il fato non aveva scrupoli a separare un padre dal figlio, allora mai avrebbe risparmiato loro due. Neji era stato marchiato come eletto e Tenten come perdente. Non era permesso loro di essere più che colleghi di lavoro. Se avessero ardito contravvenire alle regole, il destino si sarebbe divertito a tessere il loro rapporto, pregustando il momento più doloroso per spezzarlo.
Il richiamo di Tenten risuonò inaspettatamente vicino e Neji non potè evitare di voltarsi. Tenten lo fissava da due scalini più in alto, il viso illuminato dal sorriso infantile ed energico che non sfoggiava da troppi giorni.
Prima di respingere la sincera amicizia che gli stava proponendo, Neji dovette comunque riconoscere di aver equivocato. Tenten non era affatto ingenua. Era sensibile ed empatica, ma non debole e fragile. Esternava il proprio affetto, senza tuttavia sconfinare nella sdolcinatezza o nella civetteria. Aveva una consolidata autostima, però mai si vestiva di vanità e superbia. Aveva sempre adulato Neji, ma non aveva esitato a criticare i suoi metodi, durante l'incontro in ospedale. Lo aveva evitato per giorni, eppure adesso aveva dato tutta se stessa per supportarlo.
Tenten era straordinariamente eterogenea e meravigliosamente onesta. Era una creatura rara.
- Neji, posso invitarti a cena da me? -
Per la prima volta, sebbene per pochi minuti, Neji percepì il destino come un peso, come una stanza che cominciava ad essere angusta ed asfissiante. Ciò che la ragione gli suggeriva sembrava non coincidere con ciò che lui desiderava. I suoi piedi non accennavano a ruotare su se stessi e portarlo distante da lì, tendendo quei fili invisibili fino a strapparli.
In equilibrio tra due forze uguali ed opposte, Neji non fu capace di alcuna reazione. Rimase dov'era, ritto sulle scale, la fronte corrugata e la bocca schiusa, benché vuota.
Ma forse anche la passività si poteva considerare una decisione e Neji decise di osservare la mano di Tenten stringergli il braccio e trascinarlo verso l'appartamento. Una breccia si aprì nel muro della prigione: troppo stretta per permettere a Neji di uscire, ma sufficientemente larga per far entrare aria fresca e pulita.
- Che ne dici delle polpette di riso? Altrimenti, dovrei avere ancora dei ravioli in frigo... O forse del pesce? -
Abbandonarsi alle carezze della brezza, chiudere gli occhi ed affidarvisi completamente, rilassando le membra, liberando la mente, anche solo per un breve, effimero lasso di tempo. Da quanto tempo Neji non provava quella sensazione primordiale di benessere?
- I ravioli. - mormorò alla nuca di Tenten, - I ravioli andranno bene. -
Lei ruotò il capo e si sciolse in un altro dei suoi sorrisi.
Qualunque cosa il destino avesse in serbo per Tenten, Neji si augurò che fosse quanto di più buono esistesse al mondo.
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Originariamente, la fanfic contava tre capitoli: il primo ed il secondo sono rimasti immutati, mentre il terzo (dopo due anni o più) è stato eliminato. Lo conservo ancora, ma dubito che vedrà di nuovo EFP. In quella prima versione del finale, infatti, era Tenten a muovere il primo passo verso Neji, superando il dolore per i torti subìti e pensando solamente al suo bene. La morale, in breve, era che lei lo avrebbe sempre sostenuto, anche se lui avesse finito con lo sputarle veleno addosso, perché Tenten nonostante tutto non era capace di odiarlo. In effetti, alcuni anni fa era questa l'opinione che avevo di Tenten: una specie di santa che passa oltre le cattiverie del ragazzo che ama. Poi però è arrivata una critica particolarmente costruttiva (grazie, Crybaby!), nonché nuovi capitoli del manga, e... Beh, secondo me Tenten sa sfoggiare un bel caratterino! Credo sappia essere una rompiscatole, in senso positivo. Non lascia correre ciò che accade, ma vuole chiarire; è testarda e può mostrarsi anche molto impulsiva (direi persino violenta!). Che donna...

Insomma, dopo questo excursus sulla genesi della conclusione (quanti paroloni, mi sto perdendo!), posso solamente sperare che questi ultimi due capitoli vi siano piaciuti. E' stato molto difficile scriverli. Neji non avrebbe mai potuto inginocchiarsi sui ceci davanti a Tenten, però era indispensabile che facesse il primo passo. Inizialmente, avevo pensato di farlo agire solo perché aveva bisogno dell'aiuto di Tenten negli allenamenti, non perché effettivamente si sentisse meschino per ciò che le aveva fatto. Dopo mi sono resa conto che questo non avrebbe cambiato nulla: Tenten non avrebbe mai potuto accettare, se non concedendogli un perdono che lui non meritava. Ma allora, riscrivere da capo il capitolo non sarebbe servito a niente...

Doverosa precisazione: Neji non ammette di essere innamorato di Tenten, nelle ultime righe. Accidenti, anche questo è stato difficile da spiegare! In poche parole, non vuole perderla. Non potevo scriverlo così direttamente nella fanfic, perché Neji non direbbe mai a se stesso una frase tanto forte (non in questo punto del fumetto, almeno). Poi, beh, certamente si pongono le basi per un sentimento più grande. Magari, inconsciamente, Neji inizia ad amarla, chissà...!

A chi aveva recensito il vecchio terzo capitolo (tenny_93 e Dryas): ho conservato le vostre recensioni! ^ ^ Se volete ripostarle oppure semplicemente conservarle, posso spedirvele!

Ringrazio Dryas, Kisa_chan, Lady_Mou, Revan e sushiprecotto_chan per aver inserito la fanfic tra le preferite. Ringrazio BON, Herborist, Thomas Mordechai e zombiecch per averla inserita tra le storie da ricordare. Infine, ringrazio eilinn, Willow e Filira Hyuga per averla inserita tra le seguite. Grazie infinite a tutti ^ ^

Ultimo, ma non meno importante, grazie a tutti: ai preziosissimi lettori ed ai gentilissimi lettori-recensori!

Uff, l'angolo dell'autore è più lungo dell'intera storia, possibile?! (Se si tratta di me, sì!)

francyXD
  
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