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Autore: Daequan    05/11/2011    1 recensioni
La perfezione non è di questo mondo. Ma non per questo è inesistente o irraggiungibile.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sai, nella vita m'è più o meno sempre andata male, vuoi per miei errori, vuoi per sfortuna.

E' per questo che ti amo. Nel tuo mondo è tutto controllato da un dio giusto. Me."

Lo scrittore stava ancora una volta indulgendo nel dialogo col suo personaggio-feticcio, Leslie, una giovane ragazza dallo sguardo puro.

Se n'era innamorato perdutamente, e quell'amore trascendeva il rapporto che si ha con una propria creazione, sempre e comunque sbilanciato a proprio favore. Quell'equilibrio assente si era fatto inizialmente strada nelle convinzioni che doveva a se stesso, come in un rapporto con un altro essere umano, per poi abbandonare ogni pretesa di logica e pendere tutto dalla parte di lei.

Così, ormai schiavo, continuava diligentemente a scrivere i propri intenti, le proprie sensazioni ed idee; poi, qualcuno bussò.

Era Miriana, una fastidiosa ragazza di cui già non vedeva l'ora di liberarsi.

 

"Sai, Fabio, dovresti scrivere di meno...e uscire di più, non credi?"

 

Quell'idea gli risuonò in testa come un ronzio insolente. Era stato sorpreso a casa, e già questo lo urtava, proprio da lei che un tempo era la sua fiamma. Non era accaduto nulla di più d'un bacio, ma a lui era bastato per risvegliarsi dal duro letargo di sentimenti a cui s'era costretto dopo l'ultima, lancinante relazione a lungo termine.

Ora quella ragazza, che aveva giurato di restargli amica, voleva dire la sua, ignorando che Fabio non intendesse ascoltarla.

 

"Già, Miry...stasera cosa fai?", le chiese. Sapeva che sarebbe uscita con Paolo, un ragazzo che lui detestava, e che così avrebbe potuto chiudere l'argomento in fretta.

"Ehm...stasera non posso, ma.."

"Capisco, vabbè, dai, ci sentiamo. Ora devo fare un po' di cose, ciao!"

 

In men che non si dica era riuscito ad accompagnare la sgradita presenza alla porta e tornare al suo amore.

Leslie.

 

"Carissima Leslie, vedi? E' così difficile vivere qua fuori, molto meglio la realtà che io, solo per te, ho costruito! Non sei felice?"

"Sì, amore, ma non voglio che tu faccia tutto questo! Perché non posso venire io lì da te?"

"Oh, no, Leslie! Sarebbe impossibile per te! Ti troveresti malissimo, non potrei difenderti!"

"Ma sei sicuro che il tuo metodo per venire da me funzionerà?""Ma cer..."

 

Un altro colpo alla porta. Fabio aprì svogliato: era ancora Miriana.

 

"Che c'è, Miry?"

"Senti...perché hai litigato con Paolo?"

 

Fabio raccolse le idee un attimo. Aveva litigato con Paolo perché...perché...

...perché l'aveva voluto. Fabio sapeva di odiare Paolo e non poteva sopportare la profonda ingiustizia nel non esser ricambiato. Ma non poteva dirlo a Miriana, e perciò dovette inventarsi una scusa.

 

"Perché...beh, per una questione di soldi. Scusa ma devo proprio lavorare.", e la porta si richiuse prima ancora che Miriana potesse dire qualcosa.

 

"Leslie, la realtà non mi lascia mai libero di stare con te, saremo felici!"

 

Fabio aveva pensato a tutto: giorni insonni a trovare il metodo, quel modo sicuro che non potesse essere deluso dalla solita, orrenda routine del mondo. La concatenazione infinita di eventi che non gli permetteva, secondo lui, di trovare pace, giustizia, bellezza. Non era vivere, e mai lo sarebbe stato.

Guardò l'ora: le 20:05, doveva chiamare Mauro e dirgli che non sarebbe uscito.

 

"Pronto, bello!"

"Mauro, ascolta..."

"No!"

"No cosa?"

"Non mi stai dando buca, neh?"

"Ehm..."

"Cazzo, sei prevedibile, Fabio! Ma non hai noia di te stesso ogni tanto?"

"Mah...suppongo di sì."

"Leslie non esiste, santo Dio! Smetti di pensare a lei!"

"Certo che esiste, e si può anche raggiungere."

"Sì? Hai trovato la cartina per arrivare al mondo della finzione o usi il navigatore?"

"Smettila, dai, stasera comunque non posso per un altro motivo."

"Ah sì?"

"Sì!"

"E quale sarebbe?"

"Devo lavorare!"

"Di sabato sera, certo. Se incontri i sette nani salutameli!"

"Va bene, lo farò. Ciao."

 

Mauro era l'unico vero amico che aveva, e aveva persino sentito tutte le sue elucubrazioni mentali su Leslie, per un certo periodo. Poi gli erano venute a noia e Fabio ne aveva preso le distanze. Evidentemente non poteva capire. Tuttavia aveva in lui il solo veicolo attraverso cui la realtà potesse di fatto parlargli.

Lasciata per un attimo la comunicazione con Leslie, il suo pensiero si spostò a ciò che non gli sovveniva da molto: la scuola.

Oscar, Federico, Camilla...i suoi compagni. Anni felici di lunghe e sincere amicizie. E le prime delusioni, che lo avevano convinto a cercare asilo politico nel mondo della finzione. Non poteva dire che non avesse funzionato: ora quell'universo fittizio per lui era l'anti-realtà, e come tale andava trattato mano a mano che la realtà stessa procedeva a deluderlo.

Erano passati anni, e gli era rimasto giusto Mauro, il solo scampolo di realtà che reggesse il confronto con la purezza di Leslie e del mondo di cui Fabio stesso le aveva fatto dono.

 

Tuttavia realtà e finzione sono contrapposti: o l'uno o l'altro.

Finzione è, per definizione, tutto ciò che non è reale.

Se Fabio, dunque, avesse smesso di essere realtà, sarebbe diventato nulla più che non-realtà.

Finzione.

La finzione di Leslie.

 

Fabio non aveva che da compiere la scelta giusta, la logica gli mostrava la via, lui doveva percorrerla.

Così, con il cuore malfermo per la preoccupazione di sbagliarsi, riprese il suo libro, scrisse una dettagliata descrizione d'una tavola imbandita che Leslie aveva preparato per lui (era ora di cena), richiuse il volumetto, si alzò dalla sedia, aprì la cassettiera e prese, sotto la biancheria intima, una pistola.

   
 
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