Anime & Manga > Detective Conan
Ricorda la storia  |      
Autore: Sweet96    05/11/2011    5 recensioni
La luce del tramonto illuminava le persone che camminavano lungo la via.
Conan le osservava, chiedendosi se avessero qualcuno nel loro cuore, qualcuno a cui donare la propria vita, se necessario. Si rispose che probabilmente ciascuna di quelle persone aveva dato il proprio cuore a qualcuno per loro speciale, come lui.
Sesta classificata al “All you need is love ~ I° girone, L'amore fa male”, indetto da KikiWhiteFly
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: A Neverending Dream
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot
Genere: Drammatico, Malinconico (lievemente Dark?)
Personaggi e Pairing: Shinichi Kudo, Ran Mouri
Immagine di riferimento: #22 (le ombre, per capirci)
Note: Le ho messe alla fine della storia per non fare spoiler. ^^
 

A Neverending Dream 

La luce del tramonto illuminava le persone che camminavano lungo la via.
Conan le osservava, chiedendosi se avessero qualcuno nel loro cuore, qualcuno a cui donare la propria vita, se necessario. Si rispose che probabilmente ciascuna di quelle persone aveva dato il proprio cuore a qualcuno per loro speciale, come lui.
Ma la sua situazione era diversa, lo sapeva bene. Non poteva vivere come tutti gli altri, no, il destino non glielo aveva consentito. Un amore impossibile? Probabilmente, chi può dirlo con precisione?
Percepì dei passi dietro di sé e, giratosi, riconobbe colei per cui si sarebbe sacrificato senza esitazione.
“Ran-neechan?” La chiamò.
Quest’ultima si girò ad osservarlo e si stupì di qualcosa dietro il bambino.
Anche lui si voltò e vide che la sua ombra, allungata dai raggi del sole del tramonto, era incredibilmente simile a quella di Shinichi.
Posta accanto a quella di Ran, sembravano unirsi teneramente, come due innamorati.
Sorrise amaramente.  
Dopodiché, osservò nuovamente la giovane. Ebbe un sussulto. Guardandola meglio, notò che il viso della ragazza era molto pallido e i suoi occhi osservavano, fissi, un punto indefinito del cielo. Ed erano spenti, maledettamente spenti.
Che le stava succedendo?
“Sai, Conan-kun, io… Sono stanca…” Esordì lei, con voce piatta, spaventosamente fredda.
Il bambino scosse il capo, sia per negare ciò che sentiva sarebbe accaduto, sia per scacciare dalla testa una strana impressione che lo stava assalendo. – Va tutto bene! – Si ripeteva, ma la sensazione di disagio, come se qualcosa non fosse al posto giusto, persisteva.
“Sono stanca di aspettare il suo ritorno, Conan-kun… Voglio essere libera, non legata a qualcuno che non c’è mai.” Continuò.
Il piccolo spalancò gli occhi, un brivido freddo salì lungo la sua schiena.
“Per questo, ho deciso di smetterla. Smetterla di illudere me stessa, dicendomi che tornerà; smetterla di farmi illudere da false promesse, che non saranno mai mantenute; e smetterla di crogiolarmi nel suo ricordo, tentando di ignorare la morsa che mi attanaglia lo stomaco ogni volta che penso a lui.”
Conan chiuse gli occhi con forza, non voleva sentire una parola di più.
“No…” Sussurrò.
“Addio, Shinichi…” Aprendo un occhio, vide che Ran parlava rivolta verso il sole che stava tramontando, proprio come il loro amore.
Sentiva i sensi annebbiarsi, non capiva che gli stava accadendo.
“Ti prego, no!” Ripeté, stavolta a voce alta.
E poi, il buio.

***

“…an-kun!”
Mh? Cosa?
“Conan-kun!”
Il bambino cominciò ad aprire lentamente gli occhi, ma li richiuse con forza subito dopo. Non voleva vedere, non voleva scoprire più niente, ormai.
“Conan-kun? Che cos’hai?” Domandò Ran preoccupata.
Con grande fatica, il piccolo si decise ad osservare che stava succedendo e ciò che vide lo lasciò sconcertato. La ragazza che tanto amava lo guardava con aria preoccupata e i suoi occhi non erano spenti come prima, erano normali, risplendenti di una luce che aveva visto molte volte.
Si guardò intorno. Si trovava in una grande sala e, disposti in fila, c’erano degli strani apparecchi. Conan si ritrovò a scoprirne la somiglianza con i simulatori nelle sale giochi.
“Che cosa… E’ successo?” Domandò, mentre si rialzava. Per qualche motivo, era sdraiato per terra.
Fu Ran a rispondergli. “Stavi provando il simulatore di paure, quando hai avuto delle forti scosse e sei svenuto. Eravamo così preoccupati!” Disse con apprensione.
Un signore, che dall’aspetto doveva essere un impiegato del posto, si chinò con il busto. “Sono davvero mortificato, non so come sia potuto accadere. La macchina era stata progettata per simulare una paura di chi vi si fosse sottoposto, ma non quella più grande, proprio per evitare che le persone si spaventassero troppo. Chiedo umilmente scusa.”
Ran gli sorrise. “Non si preoccupi, non è niente. Vero, Conan-kun?” Disse, girandosi a guardare il bimbo.
Conan sorrise, il suo solito sorriso da bambino. “Certo! E’ tutto a posto!”
Ma dentro di sé era ancora piuttosto scosso.

***

Sulla via del ritorno, Conan non riusciva a smettere di pensare all’accaduto. Gli occhi spenti di Ran si erano impressi nella sua mente e la loro vista lo spaventava.
I suoi pensieri furono interrotti dai raggi del tramonto, che gli procuravano un fastidioso luccichio. Per non esserne accecato, si girò di lato, dando le spalle al sole.
Proseguendo, notò che la sua ombra e quella dell’amata, che camminava poco più avanti, erano incredibilmente vicine, proprio come in quel sogno. Inconsciamente, rabbrividì.
Per qualche strano gioco di luce - o forse per ciò che era successo -, gli parve di vedere la sagoma fatta di buio di Ran sfumare sempre di più, fino a scomparire.
Voleva forse essere un brutto segno? Un presagio della fine del loro amore?
Conan non sapeva cosa pensare. Non era mai stato tipo da credere a superstizioni e cose del genere, ma in quel momento non era sicuro di niente.
La ragazza gli si avvicinò, fino a far coincidere le due ombre. Il bambino la osservò: sembrava aver qualcosa da dire.
“Sai, Conan-kun…” Cominciò.
Il piccolo strabuzzò gli occhi e sul suo volto si dipinse un’espressione di puro terrore.
No, non può essere!
Eppure, la scena era così simile… Il tramonto, i giochi di luce e buio, le parole di Ran, tutto era uguale!
Ma che stava succedendo?
Non ci capiva più nulla, la testa gli stava scoppiando!
“Io sono…”
Fermati! Basta!
Non ce l’avrebbe fatta a rivivere quel momento, no, non poteva!
“Stanca…”
Ti prego, no!
“Sono stanca di…”
Non continuare, ti scongiuro!
“Aspett…”
“No! Basta!” Urlò.
Era stato più forte di lui, non aveva resistito.
L’espressione di terrore sul suo volto non accennava a sparire, tanto che un passante qualunque avrebbe detto che aveva visto un fantasma.
Prima che succedesse qualcos’altro, Conan scappò via.
Scappò senza neppure pensarci, da quella situazione troppo complessa perché lui la potesse capire. Per la prima volta in vita sua, si sentiva completamente confuso.
Giunse fino a un parco deserto. E mentre correva, la stanchezza cominciò a farsi sentire. Ma, oltre a quello, accadde qualcosa d'inaspettato. Una fitta al petto lo prese, violentemente. Cadde sulle ginocchia.
Ma cosa? Questa fitta…!
Il dolore si espanse attraverso il suo corpicino di sette anni, senza lasciargli un attimo di tregua. E nel frattempo, si sentiva sempre più debole.
Che mi succede?! Perché sto così male?!
Sentiva un qualcosa attraversargli il petto e altre fitte, sempre più forti, lo colpirono.
Crollò a terra, svenuto, e una parola morì sulle sue labbra, stroncata sul nascere.
Ran!

***

Dentro un edificio, in uno dei quartieri più malfamati di Tokyo, un uomo dai capelli lunghi e dallo sguardo spietato osservava con un sorriso sadico un bambino, svenuto dopo essere stato costretto ad ingerire del veleno.
Il corpo del piccolo ebbe qualche scossone e l’uomo gli puntò contro una pistola.
“Ma guarda, pare che tu abbia gli incubi! Dovresti ringraziarmi, allora, adesso finirà tutto!” Disse, rivelando la sua voce, bassa e fredda.
Il ghigno sul suo volto crebbe.
“Addio, Kudo Shinichi!”
Il suo dito esercitò una lieve pressione sul grilletto e uno sparo partì, dritto e preciso.
Poi, solo una risata, perfida e sprezzante, mentre l’ombra di una vita finita troppo presto scivolava via dal suo proprietario.

 

 
 

 
 

 

Note: Questa fic è una specie di esperimento – malriuscito, questo è ovvio!
Diciamo che l’idea di base era completamente diversa: ero partita pensando ad una drabble, poi sono passata a questa, ma non trovavo un finale decente (non che questo lo sia!). Prima pensavo di concludere con un momento romantico ShinxRan (Ummm, troppo banale!), poi ho pensato che Conan sarebbe corso via, come qui, avrebbe incontrato Ai e poi non so (No, troppo complesso!) e alla fine sono arrivata a questo! Se dobbiamo essere drammatici, facciamolo fino in fondo, no? ^^
Poi, il titolo ormai non c’entra più niente con la storia, ma lo lascio comunque perché non ne trovo un altro! u.u
Per le ombre, ho cercato di inserirle il più possibile, ma non sono proprio il centro della storia, spero che vada bene comunque!
Infine, l’amore tormentato: allora, per me il loro amore è già difficile di per sé, comunque qui Conan sogna che Ran non vuole più aspettare Shinichi, andrebbe bene? No, perché alla fine qui mi è uscito tutto il contrario di ciò che volevo! xD
Infine, spero che si sia capito che era tutto un sogno di Conan, svenuto (e poi morto) a causa di Gin, sia la parte iniziale, sia quella dopo, per strada e al parco. Sorvoliamo sul fatto che nei sogni non si dovrebbe sentire dolore! ^^
Tutto questo poema per dirti che non c’è bisogno che mi dica che la fic fa schifo perché lo so già! Però te la invio lo stesso! Evviva il masochismo! xD
Grazie mille per la pazienza!
Un bacio! <3



 

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

 

Sesta Classificata.



”A Neverending Dream” di Sweet96

Valutazione finale: 7,40

Dunque, grammaticalmente avrei da correggerti diverse cose.
Anzitutto, urge fare un discorso: “per cui” e “per la quale” sono due termini chiari e distinti; nello specifico, nella tua storia: “... riconobbe colei per cui si sarebbe sacrificato senza esitazione”.
Il “per cui” in realtà è un errore nella tua frase, dovresti sostituire con “per la quale” – in riferimento a lei, la protagonista femminile.

Altro errore che mi sento di segnalarti, inoltre, è una forma ricorrente: “E'” non vuole la forma apostrofata, bensì quella accentata “È”.
Un'altra cosa che ho notato nella tua fan fiction, dal punto di vista della punteggiatura, è che tendi ad inserire la lettera maiuscola dopo un discorso. Dunque, se chiudi un discorso o inserisci una virgola e metti la descrizione in lettere minuscole o inserisci un punto fermo, vai a capo e metti la maiuscola.
Altra cosa che ci terrei a segnalarti è la presenza della lettera grande tra i trattini (così: – Testo – ), i trattini servono per inserire una descrizione, una specificazione e quant'altro ma di certo la lettera non va scritta in maiuscolo.
Poi, nel tuo caso specifico, inserire il punto esclamativo ( – Va tutto bene! –) mi è sembrato azzardato, è pur sempre una descrizione non un dialogo. A meno che, certo, tu non volessi scrivere l'espressione sotto forma di dialogo ma in tal caso avresti dovuto inserire le virgole come da prassi.

In ogni caso, anche la presenza dei punti esclamativi – ad un certo punto della storia sono disseminati quasi in ogni frase –, mi è sembrata poco idonea al contesto. Visto che avevi iniziato una narrazione leggera, scorrevole, i punti esclamativi non hanno fatto altro che appesantirla. Il mio suggerimento, quindi, è quello di inserire semplicemente un punto fermo – anche più gradevole stilisticamente.

Comunque, anche per quel che riguarda la forma ci sarebbero delle annotazioni da fare: avrei da proporti molti esempi, invero, visto che ci sono dei termini poco idonei al contesto in cui sono inseriti. Mi permetto di farti poche note per non essere troppo noiosa e, comunque, anche per ragioni di spazio: “il fastidioso luccichio” a cui tu alludi, ad esempio, altro non sono che i raggi del sole; sì, va bene, sono sempre delle “scintille” ma definirli “luccichio” mi è sembrato azzardato, magari avrei inserito il termine “bagliore”, proprio perché i raggi “abbagliano alla vista” più che brillare.
Così, sul finale, l'anima a cui tu alludi – quella di Conan, ovviamente – che “scivolava via dal suo proprietario” – perdonami ma con il termine “proprietario” ho avuto l'impressione che tu ti sia staccata improvvisamente dalla narrazione iniziale; “proprietario” è un termine formale, freddo se vogliamo, per designare una persona che magari vende una casa o, non so, il proprietario di un locale. Insomma, uno sconosciuto sostanzialmente ai nostri occhi.
Visto che tu avevi già presentato ampiamente Conan, mi è sembrata una scelta azzardata.
In ultimo, mi permetto di darti un piccolo consiglio stilistico – perseguibile o meno, senza rancore – , in modo da rendere la lettura più scorrevole: vai a capo più spesso, specie dopo lunghe descrizioni. Credimi, stilisticamente è molto gradevole.

Dal punto di vista dell'introspezione, comunque, ho trovato questa storia meritevole: i tuoi personaggi sono presentati attraverso dei gesti o delle azioni e sono molto IC. Conan, ad esempio, benché palesi una certa freddezza dentro di sé è molto fragile – beh, non dev'essere affatto facile vivere una situazione di questo tipo – così Ran, una donna forte ma al tempo stesso sensibile, desidera solo l'amore del ragazzo di cui si è innamorata.
E, per tornare al contest, è un amore che fa male: urta, cioè, le pareti del cuore eppure, per ovvie ragioni, nessuno dei due può porvi rimedio.
Questo mi porta all'attinenza: sicuramente “le ombre” sono state trattate in modo molto originale e, diciamolo, anche surreale.
Ma è proprio il “senso irreale” delle cose a rendere la tua storia unica nel suo genere, senza dubbio.

Parere personale: sebbene mi è sembrato di capire che tu non nutrissi grandi aspettative in questa fan fiction a me, al contrario, è piaciuta molto.
La tua storia è quasi “mistica”, passami il termine, avvolta da un alone di oscurità e mistero che, come ben sappiamo, è la principale tematica del manga.
Sostanzialmente, ho trovato la tua storia intrigante: si presenta in modo ben diverso, non si legge solo il dolore di Ran ma anche quello di Shinichi/Conan, costretto a vivere dentro panni che non sono suoi – nel senso metaforico e letterale del termine –, vivendo giorno dopo giorno con la consapevolezza che la speranza di Ran si potrebbe affievolire.
E sebbene tu abbia narrato tutto “sotto forma di sogno” io ho trovato tutto ciò davvero reale: questo è un bene, credimi, significa che sei riuscita a “trasportare” un lettore direttamente nel racconto.
Un buon lavoro, quindi, nel complesso.


 


 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Sweet96