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Autore: rimmel    05/11/2011    1 recensioni
Lene, giovane donna indipendente, incontra per questioni di lavoro un artista misterioso. O almeno così credeva.
Incontri e litigi sfociano in un rapporto tanto interessante quanto rischioso.
[In realtà la storia originale prevedeva che questo misterioso artista fosse Morgan o comunque palesemente ispirato a lui, ma dato che su EFP è vietato pubblicare FF riguardanti personaggi italiani... anche il personaggio maschile è inventato. Sappiate comunque che l'ispirazione per Marco, è venuta pensando a Morgan inizialmente!]
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quant'era bella Torino in inverno. Non vedeva più una vera e propria nevicata da almeno 10 anni, e l'antico splendore della Mole innevata era solo più un vago ricordo per la città.
Eppure, a distanza di anni, anche una leggera spolverata la rendeva magica, nonostante lo smog, il traffico e la gente indaffarata.
Passare davanti al maestoso Teatro Regio suscitava una grande emozione a chiunque. Aveva qualcosa di magico. Era meraviglioso.
In inverno il pesante cancello del cortile interno si apriva solo per le autorità, quella sera era aperto. Quella sera, si sarebbe tenuta la prima della Boheme.
Da anni non mi concedevo un biglietto per l'opera... ogni volta che passavo davanti al cancello, pensavo che avrei dovuto rimediare al più presto, e ogni volta rimandavo.
Erano anni che non entravo in quel Teatro, ma lo ricordavo bene. Il mio felice passato da attrice mi aveva offerto più volte l'opportunità di recitare lì, su quel palco spazioso e imponente, col suo cornicione viola, l'enorme lampadario di cristallo lucente e davanti al difficile pubblico torinese, accomodato sulle poltrone di velluto rosso.
Eppure, ero lì, in un freddo Dicembre torinese, di fronte all'elaborato cancello del Regio, sognavo di trovarmi dentro all'edificio, nella labirintica struttura dietro al palco, a correre per i sotterranei nel tentativo di trovare la sala costumi... al ricordo di quei momenti allegri non potei certo trattenere un sorriso, sebbene fosse rigato da qualche lacrima solitaria.
Fu un clacson a riportarmi lì, davanti al cancello, alla realtà... non più dentro, ma fuori. L'arrogante autista di una Mercedes mi borbottò qualcosa, capii di dovermi levare dai piedi. Così feci, riprendendo a camminare, diretta verso l'ufficio.
Non avevo voglia di stare a casa e le mie amiche erano tutte occupate. Era quasi Natale. mancava una settimana o poco più. Tra pochi giorni Torino si sarebbe svuotata, andavano tutti in montagna per buttarsi nella neve. Beati loro.
Io mi sarei accontentata di una triste pista da pattinaggio sul ghiaccio, ovviamente a Torino. Neppure mi piaceva pattinare sul ghiaccio. Preferivo i roller. Pattinare sul ghiaccio metteva in risalto quanto poco fossi aggraziata.
Cambiai indirizzo ai miei pensieri ed entrai in ufficio. Avevo poco lavoro da fare, tutti i clienti avevano chiamato con settimane di anticipo per gli aggiornamenti pre-natalizi dei loro siti web.
Avrebbero richiamato dopo Gennaio. A Natale nessuno aveva bisogno di un sito web, nè di un dépliant, né di biglietti da visita, né di altri gadgets e sciocchezze varie... al massimo qualcuno di estremamente ritardatario con i regali, disperato perchè senza idee per rimediarvi.
Il mio ufficio in centro, era una web agency. Ero io ovviamente la proprietaria e avevo un solo collega.
Una gran fortuna, considerando che le arti grafiche digitali erano una mia passione fin da quando avevo 12 anni! In realtà, il mio lavoro non mi soddisfaceva, per niente. Certo, potevo dirmi più che fortunata: lavoravo in proprio, in una situazione di relativa tranquillità, non agiatissima, ma tranquilla... avevo sempre desiderato occuparmi di arte vera e propria, non potevo che essere insoddisfatta.
Ero un'artista a tutti gli effetti: mi esprimevo, mi sfogavo, mi emozionavo e soprattutto, creavo. In continuo.
Questo ovviamente non poteva in alcun modo diventare una professione con la quale provvedere a tutto, ma era il mio "piccolo grande desiderio nel cassetto".

Anni prima decisi che appena avessi avuto l'opportunità, mi sarei trasferita. Decisi di laurearmi, lavorare, risparmiare per poi trasferirmi.
I miei genitori desideravano che li raggiungessi in Danimarca in un paio d'anni, una volta raggiunta la cifra necessaria per potermi sistemare autonomamente, all'estero.
Parigi era il mio sogno, oppure Londra, Berlino, Copenhagen... Avevo ancora molto da risparmiare, prima di decidere, ma continuavo a fare in modo che i miei genitori fossero tranquillamente convinti che la Danimarca sarebbe stata la mia scelta. In fondo, in ogni caso, un breve periodo con loro a Copenhagen avrei dovuto passarlo, quindi tanto valeva lasciarli tranquilli fin quando avessi potuto.

Entrai nell'ufficio, accesi il computer e iniziai ad ascoltare un po' di musica. Guccini. In quel periodo ascoltavo solo lui.
Controllai la posta, nessuna importante novità, chiusi la finestra. Girovagai per qualche sito straniero di arte a cui ero iscritta, commentai dei lavori veramente ben realizzati -casualmente tutti di ispirazione pop: stava tornando di moda- e poi controllai la mia galleria. "1 new comment".
Cliccai e lessi un messaggio in inglese, scritto sicuramente da qualcuno che conosceva ben poco la lingua con cui tentava di spiegarsi.
Parlando, capii che era un italiano così gli risposi nella sua lingua madre, sperando che almeno in quella, le sue conoscenze grammaticali fossero migliori.
Mi aveva rintracciata questo misterioso signor T. perché aveva bisogno di un grafico che si occupasse di una cover, ma non ero riuscita a capire se si trattasse di una copertina per un dvd, un libro o un cd. Gli lasciai la mia mail nella speranza che avesse qualche proposta interessante.
Più volte avevo ricevuto proposte da quel genere di "artisti" poco compatibili con i miei gusti, ma -tranne agli inizi, e nei periodi critici- le avevo sempre rifiutate. Potevo permettermi il lusso di rifiutare lavoretti extra, di tanto in tanto.
Accettavo raramente copertine per libri o film se non ne conoscevo benissimo il contenuto, idem per i musicisti.
Dopo pochi minuti ricevetti la mail, da questo signor T. Mi chiese il numero di telefono, dicendo che mi avrebbe chiamata il lunedì mattina.
Rimasi parecchio sorpresa da questa bizzarra richiesta. Non sapevo cosa aspettarmi. Non mi era mai capitato di essere contattata tramite un sito di fan-art, straniero... da un italiano.
Curioso.
Continuai a vagare per il web senza uno scopo preciso, dopo una decina di minuti, il telefono squillò. Numero privato.
-Pronto?
-Lena M...? - chiese una voce maschile
-Lei chi è?
-Sono un cantante, cantautore, musicista e paroliere. Il mio manager mi ha detto che ha intenzione di chiamarla lunedì mattina. Essendo io il diretto interessato, preferirei parlare con lei prima che i discografici si intromettano.
"Pomposo spocchioso", pensai.
-Complimenti per i numerosi titoli..!- esclamai sarcastica. -Mi dica...- ripresi tentando di rimediare.
Non sembrò apprezzare.
-La ringrazio. Si suppone quindi che lei, essendo stata scelta dal mio manager, sia in grado di rendere dare il giusto volto al mio prossimo disco. Io non voglio interferenze dalla mia casa, nè ho visto sue creazioni e dunque non conosco il suo modo di lavorare. Potremmo incontrarci per parlare anticipatamente del contratto che le potrebbe essere offerto?
-Oh. Sì, va bene.
-La avverto che lavorare con me le costerà qualche sacrificio per quanto riguarda gli orari, ma... - la voce era falsamente dolce e suadente, ma non mi ingannò.
-Lei dà per scontato che accetterò. O meglio, che io abbia già accettato. E non ho neppure idea di cosa dovrò, o dovrei, fare. - lo interruppi.
Rimase interdetto. Poi rispose:
-Ha ragione. Le chiedo scusa. - breve pausa - Ma la pagherò il doppio, se ne ha bisogno. Per tutto quanto rigua...-
-Scusi, spero di aver sentito male - iniziai calma - Spero veramente di essere ben pagata a questo punto, e che il suo lavoro sia degno del mio, se proprio devo avere a che fare con un tale arrogante! -
Avevo notevolmente alzato il volume della voce verso la fine della frase... ero furiosa. Non sopportavo che un artista dei miei stivali che - per quanto ne sapevo - poteva pure essermi inferiore ma comunque pieno di soldi, si rivolgesse a me con quel tono e con quelle parole!
E non mi importava neppure della paga, né del suo diavolo di disco, né di chi potesse essere. Fosse stato Guccini in persona - mio idolo - a rivolgersi così non solo a me, ma a chiunque, gli avrei risposto allo stesso modo.

La gente come lui, che credeva di poter passare sopra a chiunque solo per un po' di soldi, mi faceva perdere la pazienza, senza eccezioni.
In realtà, subito dopo mi accorsi di aver esagerato, avevo ragione e ne ero convinta, ma la mia reazione era stata esagerata... la questione denaro per me era troppo delicata, la verità era questa.
Inoltre ero terribilmente orgogliosa. Sì, una pessima combinazione.
Attese qualche altro terribile secondo e riprese.
-Mi scusi per il disturbo. Non importa. - non seppi dare un significato a quel tono. Forse era arrabbiato, forse mortificato, forse offeso. Di sicuro era asciutto e veloce, ma so dire per quale motivo. Ancora oggi, a distanza di anni me lo chiedo. A lui, non lo chiesi mai.
Stava per riattaccare, ma in tempo risposi
-Non ho detto che non sono disposta a sapere di cosa si tratta.-
risposi secca a mia volta. -Vediamoci domani.-
-Dove?
-Torino, centro.
-Potrebbe essere un po' scomodo per me, arrivo da Milano...
-Guardo gli orari dei treni se ne ha bisogno.
-Grazie. Domani sono libero tutta la giornata quindi se per lei non è un problema, vorrei venire di mattina.
-C'è un treno alle 8.10 da Milano, arriva a Torino alle 9.37, prima classe. Con la seconda impiega circa 2 ore.
-Prenderò la prima classe. Io non so orientarmi a Torino, può' aspettarmi in stazione?
-Sì. Arriverà al binario 16, la aspetterò a fianco della fontana, appena sceso dal treno, dritto davanti a lei.
-Altri segni di riconoscimento?
-Vorrei chiederli io se non le dispiace.
-Diffidente! - di nuovo il tono scherzoso - Ma non si preoccupi, avrò una giacca a righe verticali, mi riconoscerebbe anche con un abbigliamento più sobrio e discreto... Lei è bionda o mora? Mi dica almeno questo. Io sono brizzolato.
-Mora. A domani allora. Arrivederci...
-A presto.
Stavo per chiudere quando il misterioso personaggio esclamò -Aspetti! Fa la diffidente e neanche ci diciamo i nomi?
-Oh, diamine, ha ragione. Il mio nome è Lena.
-Bene, Lena, io sono Marco. A domani, binario 16.
Arrivederci!
Entrambi arrestammo la chiamata.

Marco. Giacca a righe verticali, brizzolato, spocchioso, arrogante ed entusiasta, altalenante.
Probabilmente anche lui in quel momento stava facendo una sorta di analisi.
Sbuffai.

Troppo bizzarro. La rabbia era già scemata.
"Giacca a righe verticali? Mah." Pensai.
Spensi il computer e buttai un occhio al mio elaborato wallpaper su una coppia di artisti che adoravo da adolescente. Guardai il mio lavoro con dolcezza, non era poi tecnicamente soddisfacente, ma a me piaceva da impazzire. L'avevo realizzato all'età di 15 anni, ero così giovane. Ormai erano passati quasi 10 anni.
Guardai con maggiore attenzione i dettagli dei soggetti, i colori, le ombre un po' sballate, e mi fermai sugli occhi del soggetto maschile.
Ripensai alla telefonata e rimasi a fissare il wallpaper. C'era qualcosa nella mia testa che mi suggeriva di fare più attenzione, sempre più maniacalmente, ai dettagli in quel lavoro.
Poi qualcosa si mosse. Rimasi seriamente sconcertata.
Non poteva davvero essere così...

Tentai inutilmente di riflettere, il risultato fu una serie di frasi prive di senso logico, spensi il computer, uscii e tornai a casa.
Entrata nel mio piccolo appartamento esclamai
"Probabilmente ho appena avuto una specie di litigio con uno dei miei artisti preferiti a cui da anni dedico molti miei lavori. Sono un genio, non c'è che dire. Merda."
   
 
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