~Disperazione
L’uomo seduto alla scrivania aveva circa 40 anni e un volto molto segnato. Era evidentemente sconvolto: gli angoli della bocca erano leggermente incurvati verso il basso e tremavano impercettibilmente, lo sguardo era mesto e triste, aveva il capo chino, appoggiato sui gomiti, aveva i capelli spettinati e la barba sfatta, puzzava di alcool, indossava gli stessi vestiti da più di due settimane ed ormai erano indecenti. La camera d’altronde non era messa meglio: sul pavimento c’era sparso di tutto, il cestino e il suo contenuto era rovesciato per terra, il letto era sfatto, le tapparelle chiuse,la scrivania era ricoperta da fogli,documenti,penne,cartelle, giornali e quant’altro. Nella stanza aleggiava un odore di marcio, in giro si potevano trovare anche lattine di birra e qualche scatola di pizza e il tutto era illuminato solo da una fioca lampadina.
Improvvisamente squillò il cellulare. Lo prese
svogliatamente, guardò il numero e bruscamente lo lasciò cadere. No, non quel numero, non lei, non di nuovo.
Pensò.
Intanto il telefono aveva smesso di suonare; così lo prese
in mano, schiacciò un paio di tasti e in pochi attimi si ritrovò nel menù dei
messaggi.
Eccolo lì, l’SMS incriminato:
- Non voglio più stare con te. Voglio il divorzio, mi sono
stufata di te -
Poche, brevi, fredde parole : ecco come sua moglie,
ex-moglie ormai, l’aveva lasciato.
Che carogna! Spregevole, un essere meschino, ecco cos’era!
In uno scatto d’ira si alzò dalla sedia su cui era
accasciato, gridò e scaraventò per terra la scrivania e tutto ciò che c’era
sopra. Oh si, sono sempre stato un tipo
impulsivo. Fu tutto ciò che riuscì a realizzare. Era visibilmente
arrabbiato:stringeva i pugni così tanto che le sue nocche erano diventate
bianche, i suoi occhi erano diventati sottilissimi e penetranti, aveva le
labbra serrate e delle piccole rughe solcavano la sua fronte. Era così
furibondo che tirò un colpo al muro, sbucciandosi la mano.
Poi, si rese conto di cosa stava facendo.
E lentamente si lasciò scivolare sul pavimento.
Aveva il fiatone, ma almeno si era sfogato e si era
liberato, in parte, dal suo dolore.
Cosa sto facendo? Come
mi sono ridotto in questo stato? Si chiese.
«Era in ufficio ed
era appena stato convocato dal suo capo, e non si preannunciava niente di
buono.
- La sede centrale
ha deciso di tagliarci i fondi;- vide il suo principale prendere un profondo
respiro – e che questa filiale deve diminuire il numero dei dipendenti- altro
respiro – mi spiace, ma non possiamo rinnovarti il contratto. Sei licenziato. -
»
Mai come allora aveva percepito il mondo crollargli addosso,
si era dato del fallito; ma dopo non sapeva più come sentirsi. Ed ora era
afflitto, demoralizzato, costernato ed amareggiato dalla vita.
Si mise le mani tra i capelli e sospirò.
A questo punto rimanevano solo due soluzioni: abbandonare
tutto, o rialzarsi e combattere per ciò che gli rimaneva. E lui scelse la
seconda.
Sarebbe stata dura, lo sapeva.
Ma ci avrebbe provato.