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Autore: evenstar    06/07/2006    17 recensioni
Riprendo dopo una pausa il ciclo delle avventure di Tonks, alle prese con la vita di tutti i giorni. Oggi si parla di regali di Natale (sì lo so che non siamo a Natale, ma fa niente, così leggendolo vi rinfrescate)
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Tonks'
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Come mi sia venuto in mente di scrivere una storia di Natale quando siamo nel bel mezzo di una torrida (era torrida qualche giorno fa quando l'ho scritto) estate... rimane un mistero anche per me. Comunque così è stato e quindi non mi resta che auguravi una buona lettura, sperando di allietarvi i prossimi 10 minuti. Se poi ve ne avanza uno per un commento, mi fate felice.

Grazie a tutti quelli che hanno letto e commentato anche le storie precedenti a questa!

 

Nel bel mezzo di un gelido inverno

 

Ninfadora Tonks era depressa.

Era il 24 dicembre, o più precisamente erano le 6 di pomeriggio del 24 dicembre e lei non aveva ancora comprato uno straccio di regalo per nessuno delle numerosissime persone che conosceva e a cui voleva bene.

Certo in queste occasioni le dicevano sempre che non era necessario nessun regalo, che l’importante era stare insieme, volersi bene, tutte le solite cose vietate ai diabetici che vengono dette da qualunque persona (in genere anche la più arcigna) sotto  le feste.  Ma Tonks alla ragguardevole età di 25 anni era arrivava a una tale conoscenza del mondo da poter capire perfettamente che quella era la teoria. Certo, nessuno l’avrebbe cacciata di casa se si fosse presentata da Molly Weasley a mani vuote ma gli sguardi adoranti di tutti verso i propri regali, l’eccitazione palpabile che si avvertiva tutti gli anni nel momento tanto agognato dello spacchettamento, la gioia nello scartare quella carta colorata incantata in modo tale che le figure che vi erano dipinte sopra si muovessero felici, salvo poi mettersi a sbraitare quando qualcuno, nella fretta, stracciava tutto e lo appallottolava da una parte, era troppo palese per essere ignorata. 

E questo era il motivo per cui Ninfadora era depressa.

Era ancora bloccata al Ministero, sommersa da un mare di scartoffie da controllare, firmare, bollare e infine inviare al suo capo entro il 27 mattina tale che non riusciva più ad appoggiare neanche un misero spillo sulla sua scrivania, non parliamo quindi di usarla come piano di appoggio per poterci scrivere sopra. Tonks fisso sconsolata il marasma che aveva davanti, lei era una persona ordinata, in fondo, ma proprio in fondo in fondo, talmente in fondo che spesso le altre persone non lo notavano neanche.

Alla fine prese la decisione più importante di quella smorta e noiosissima settimana lavorativa e decise di gettare da una parte quel mare di pergamene e uscire per recarsi a Diagon Alley per gli ultimi/primi acquisti di Natale. Si alzò dalla sua scrivania, spingendo con forza la sedia all’indietro e finendo contro qualcuno che le stava arrivando dietro le spalle, di soppiatto. Si girò con l’intento di farsi valere e scaricare la tensione nervosa contro il povero disgraziato che aveva osato avvicinarla così silenziosamente alla spalle, non rendendosi conto che, in periodo di guerra, non si dovevano fare scherzi simili o non ci sarebbe poi dovuti lamentare di perdere un occhio, una mano o qualche altra appendice corporea più o meno importante. Tonks aveva già la bocca spalancata in un urlo, momentaneamente, e a ben vedere dato quello che successe subito dopo, fortunatamente ancora silenzioso, quando si rese conto di trovarsi a faccia a faccia con il suo capo.

Sfoderò un sorriso a 32 denti e un volto angelico, che poco si abbinava ai capelli lilla. – Buona sera, signore.

- Tonks, - sbraitò lui, maligno, incrociando le braccia al petto.

- Sì, signore? – disse schizzando in piedi e sperando ardentemente che il maligno non la costringesse ad una lunga e noiosissima notte in ufficio.

- Si può sapere dove sono i documenti che mi dovevi consegnare due giorni fa?

- Ehm…- disse cercando di prendere tempo, strizzando il suo amatissimo, ma in quel momento evidentemente impegnato altrove, neurone perché le facesse venire in mente di quale fogli, in particolare, stesse parlando. – Questi? – mormorò timidamente allungandogli il primo mazzo di fogli che le venne in mano, rendendosi conto troppo tardi che si trattava di compromettenti scritte, buttate giù per ingannare la noia, sui suoi sogni proibiti su un certo lupacchiotto di sua conoscenza. Arrossì violentemente strappando le pergamene piene di cuoricini e sigle T/L e T/R in varie varianti cromatiche e iconografiche dalle mani del capo, che la squadrò con cipiglio severo e aria truce. – Ehm no, non credo siano quelli.

- Le relazioni sulle tue missioni sotto copertura a Diagon Alley, - specificò burbero.

Tonks continuava a fissarlo a bocca aperta, senza ricordare di che cosa stesse parlando.

- Quelle che hai fatto 5 giorni fa… con Kingsley.

- Ah, quelle! – rispose ricordandosi improvvisamente di quando aveva deciso di rimandare la compilazione delle relazioni per organizzare la cena di inaugurazione del suo appartamento. – Non le avrei ancora fatte…

- Come?

- No, cioè, io… insomma, è successo che, sa…

- Tonks, non mi interessa come farai, né quanto ci metterai, ma le voglio per domani mattina sulla mia scrivania.

- Ma domani è Natale!

- Lo so.

- Non lavorerà mica a Natale, no? – disse lei molto praticamente cercando di fare ragionare l’uomo che le stava davanti.

- Come passo io il Natale non è affar tuo, Tonks, - rispose quello, sempre più arcigno, come se provasse un gusto perverso nel mettere in crisi quella giovane e piuttosto appariscente sottospecie di Auror che gli avevano affibbiato.

- Ma è…

- E’ niente. Per domani. Sulla mia scrivania.

- D’accordo, - sbuffò lei alla fine, mostrandogli la lingua non appena le girò le spalle, diretto verso il suo ufficio. Si risedette sprofondando nella sua poltroncina, ovviamente rosa, Tonks adorava il rosa,  fissando tristemente la marea di carte che le stava di fronte, mosse una mano, con l’intento di cercare una pergamena bianca su cui scrivere quel suo maledetto rapporto e poter schizzare a fare compere, sperando che i negozi rimanessero aperti per qualche ora ancora. Urtò con il dorso della mano la pila di pergamene che cadde rovinosamente al suolo, sparpagliandosi ai suoi piedi e allargandosi comodamente su tutto il pavimento disponibile. Tonks alzò gli occhi al cielo, non avendo neanche più la forza per reagire a una tale disgrazia, si chinò a raccogliere i fogli e quando riemerse da sotto la sua scrivania con le braccia ingombre tanto da non riuscire a vedere nulla di fronte a lei, si sentì chiamare.

Di nuovo.

Alzò la testa, sull’orlo di una crisi di nervi, chiedendosi quale altra festività avrebbe dovuto passare tra vecchie pergamene ammuffite, Capodanno? Pasqua? Magari Halloween, che era la sua festa preferita: adorava vedere i babbani che cercavano di esorcizzare le loro futili paure per quello che non conoscevano e non capivano, travestendosi in maniera assurda. Ma questa volta, a fissarla con un mezzo sorriso sulle labbra, non c’era il suo capo, ma il suo vecchio amico e collega Kingsley.

- Buona sera, Tonks.

- Buona, si fa per dire, sera a te.

- Problemi?

- No, nessun problema. No, no… beh, forse qualcuno, ma nessuno grave, almeno.

- Forse posso aiutarti…

- No, non credo proprio, ma grazie per il pensiero.

- No eh? E pensare che avevo qui… ma se dici di no.

Tonks, nonostante la sua precaria disposizione mentale al momento, cercò di convincere il suo neurone a fare attenzione, facendogli capire che la cosa poteva risultare utile anche a lui, e allungò il collo per cercare di vedere cosa fosse la pergamena che Kingsley nascondeva dietro la schiena. – Che cos’hai lì?

- Niente di importante… solo un rapporto sul nostro appostamento della settimana scorsa.

- Cosa? Hai il rapporto? Già scritto e pronto?

- Sì, stavo giusto per consegnarlo quando ho sentito quello che ti ha detto Bowen, così ho pensato che forse volevi darci uno sguardo, che so… prendere ispirazione per il tuo. Ma se dici che non hai bisogno lo consegno subito.

- No! – sbottò lei schizzando in piedi e facendo ricrollare a terra le pergamene appena raccolte. – No, cioè se per te non cambia nulla, magari… giusto un’occhiatina, così per capire bene cosa scriverci.

Kingsley rise allungandole la pergamena. – Vedi di farmi un bel regalo per Natale, Ninfadora. 

- Contaci, ma tu non mi chiamare così. Grazie.

Kingsley annuì, girò sui tacchi e se ne andò per finire le sue compere e infine trovarsi con i parenti per un’abbondante cena in famiglia.

Tonks, prendendo vagamente spunto da quanto scritto dal collega, ossia copiando tutto quello che poteva al limite della decenza, ci mise relativamente poco a finire il suo rapporto e in meno di un’ora lo aveva già in mano diretta, verso l’ufficio di Bowen con un sorrisone di vittoria dipinto sul volto.

- Tonks, già finito? Sei stata veloce.

- Perché sono brava, capo.

- Ah sì? Io credevo che fosse perché lo hai copiato da quello di Shacklebolt

Tonk mise su un’espressione stupenda, risultato di un misto di sorpresa, innocenza, sdegno per un tale, insano pensiero da parte della persona che, più di altre, avrebbe dovuto fidarsi di lei. – Io? – rispose indicandosi con l’indice il petto.

- Lasciamo stare, dammi quei rapporti e sparisci dalla mia vista, prima che cambi idea e ti tenga qui tutta la notte.

- Certo, capo, - rispose lei allungando i due fascicoli e schizzando fuori dall’ufficio in meno di due secondi.

Pochi minuti dopo era immersa nella folla affaccendata che gremiva Diagon Alley: ovunque si girasse c’erano maghi e streghe che correvano da un negozio all’altro per finire, in tempi ragionevoli, gli ultimi, ritardatari, acquisti. C’erano così tante persone ovunque girasse lo sguardo che riusciva a malapena a camminare senza farsi travolgere da bambini urlanti che chiedevano in lacrime un ultimo regalo, mamme stressate che li tiravano verso il Ghirigoro mormorando frasi sconnesse su cosa comprare ai mariti, papà persi nella contemplazione dell’ultima scopa da corsa o dell’ultimo modello di spioscopio portatile. Tonks si fece largo spintonando a destra e a sinistra, guadagnando infine l’entrata del primo negozio della via.

Gli scaffali erano desolatamente vuoti, segno evidente del passaggio di orde di previdenti maghi che avevano fatto acquisti prima di lei, riuscì comunque comprare quello che voleva per i ragazzi Weasley, Harry, Hermione. Questi regali comportarono una notevole riduzione delle sue finanze, tanto che il suo portafoglio alla fine non voleva più saperne di concederle qualche altro spicciolo per gli ultimi acquisti; solo dopo un’incessante dialogo e la promessa che non avrebbe speso neanche mezzo zellino nei prossimi giorni, lo indusse alla fine a farle prelevare gli ultimi galeoni disponibili.

Si diresse al Ghirigoro, notando come ci fosse notevolmente meno gente per la strada principale, entrò nel negozio dove trovò un libro di ricette di cucina per Molly (che poteva anche suggerirti, nel caso fosse in vena di farlo, delle migliorie alle ricette che proponeva) e un libro illustrato sulla Nuova Zelanda per suo padre (da sempre fissato per quella terra esotica, soprattutto dopo che aveva saputo che vi avevano girato il suo film preferito). Naturalmente le foto erano magiche e, se avevi fortuna, beh diciamo tanta fortuna, potevi anche sperare che, cambiando paesaggio, vi si scorgesse qualche attore intento ad andarsene in giro per la campagna.

Aveva pensato di acquistare un libro anche per Remus, ma poi aveva era giunta alla conclusione che non fosse il caso: tutti quelli che lo conoscevano sapevano della sua passione per i libri, così finiva invariabilmente per ricevere solo quelli, cosa molto culturale, ma poco varia.

Uscì anche dal Ghirigoro, ormai la notte era calata inesorabile su Diagon Alley; Tonks rabbrividì rendendosi conto solo in quel momento di essersi dimenticata guanti, sciarpa e capello in ufficio; sbuffò, provocando la formazione di una nuvoletta di condensa davanti alla sua bocca. Si mosse, impacciata dalla marea di pacchetti e  pacchettini, diretta verso gli ultimi negozi della strada, non aveva idea di cosa comprare per sua mamma e Remus e ormai il tempo scarseggiva pericolosamente.

Entrò in uno che sembrava promettente, rischiando di inciampare sul tappetino dell’ingresso e riuscendo solo miracolosamente ad evitare di finire lunga distesa per terra, la strega al bancone le lanciò un’occhiata educatamente perplessa. – Stiamo per chiudere.

- Ma non lo siete ancora, per fortuna, - replicò la giovane che si stava cominciando a stufare di fare compere e non vedeva l’ora di tornarsene a casa e farsi un bagno bollente con il suo nuovo bagnoschiuma al cioccolato bianco.

- Che cosa le serve? - sbuffò la strega, fissandola come se le avesse fatto un gravissimo torto a presentarsi nel suo negozio.

- Un regalo.

La strega la guardò, come per accertarsi che non fosse una pazza scappata dal San Mungo. - Certo cara, questo lo immaginavo.

- Per mia mamma.

L’altra annuì, come se quell’informazione non le fosse di nessuna utilità, anzi le avesse solo fatto allungare di ben 10 secondi la scomoda permanenza nel suo negozio della giovane e strampalata strega.

- Ha… ha qualcosa che potrebbe andare bene? – chiese Tonks, cominciando ad essere intimidita da quella strega (nel senso babbano del termine).

- Certo, - sbottò quella come se Tonks le avesse appena chiesto se che nel Quidditch ci sono 7 giocatori per squadra.

- Posso vederlo? – chiese in un sussurrò Ninfadora.

La strega sbuffò e si chinò per prendere una spilla d’oro, molto bella ma anche molto, molto, molto costosa.

- Sì… insomma, non è che ha qualcosa di più…ehm come dire, abbordabile?

- Abbordabile? – chiese la strega schifata.

- Sì insomma ho avuto una mezza lite con il mio portafoglio oggi e, insomma, non credo che…

La strega sollevo una mano e le bloccò le parole in bocca. – Ho capito, che mi dice di questo? – chiese prendendo un ciondolo su cui era raffigurata una ragazza su una roccia, in mezzo al mare.

- Bello, mi piace. Ma perché la ragazza è sulla roccia? – chiese Tonks, perplessa.

- Quella “ ragazza ” è la principessa Andromeda…

- Ma no? – la interruppe Tonks. - Ma lo sa che mia mamma…

Fu interrotta a sua volta dalla strega al bancone. – Cara, è tardi, la vuole o no?

Tonks rimase a bocca aperta, lievemente scocciata dalla donna ma troppo stanca e in ritardo per replicare alcunché non fosse la risposta alla scortese domanda. – Sì, la prendo, grazie.

Dieci minuti dopo usciva nella notte, aveva iniziato a nevicare e solo qualche sporadico negozio rimaneva ancora stoicamente aperto: si guardò intorno, rabbrividendo, sconsolata.

Mancava il regalo per Remus, non aveva idea di cosa prendergli che non fosse terribilmente stupido o mortalmente banale. Dopo qualche attimo di profonda e accurata riflessione, in cui passò in rassegna di tutto, dai libri (… no per i motivi detti prima), ai vestiti (… no aveva la più pallida idea della taglia), agli accessori da Quidditch (… ma Remus non giocava), infine ad un cucciolo (…ma forse non avrebbe gradito molto avere un gattino miagolante per casa) si illuminò. Le venne in mente di un segnalibro argentato che aveva visto quando aveva comprato i regali per i ragazzi e decise di tornare nel negozio. Si mosse incerta, carica all’inverosimile di pacchi e pacchetti, con le mani gelate e gli occhi che le pizzicavano per il freddo pungente.

Naturalmente il negozio stava chiudendo, il proprietario stava facendo scorrere la saracinesca, pronto per godersi il tacchino al forno cucinato dalla moglie. Tonks gli si avvicinò cercando di fare una faccia distrutta, in modo da potergli fare sufficientemente pena, cosa che tra il freddo, la stanchezza e il panico di rimanere senza il regalo a cui teneva di più, non le venne affatto difficile.

- Ehm, scusi… - mormorò tristemente, gli occhioni arrossati e lacrimanti (più per il freddo pungente che per altro, ma questo l’uomo non lo sapeva).

- Mi dica, - le rispose con tono gioviale, sfoderando un sorriso che Tonks non credeva un negoziante potesse ancora trovare la forza di fare a quell’ora della vigilia di Natale..

- Sta chiudendo? – domanda scema, lo sapeva, ma da qualche parte doveva iniziare.

- Sì, le serviva qualcosa?

- Sì, l’ultimo regalo, non è che… - chiese facendo un cenno alla saracinesca.

- Per chi è? – chiese interessato l’uomo, usando però un tono gentile e ammiccandole come se sapesse benissimo che l’unica persona che potesse tenere fuori, in una tormenta di neve, una giovane e stanchissima strega, era l’uomo per il quale aveva perso la testa.

- Il mio… un mio amico, un mio caro amico, - rispose sinceramente lei continuando a tremare e cominciando a temere seriamente di rimanere ibernata a Diagon Alley fino al disgelo primaverile.

L’uomo annuì come se avesse capito tutto di lei, fece un gesto della bacchetta e rialzò la saracinesca, permettendole di entrare nel negozio. – Entri, fuori si gela.

- Grazie, davvero, - rispose Tonks trascinandosi dentro insieme ai suoi mille sacchetti.

- Allora cosa voleva?

- Quello, - disse Ninfadora indicando sicura il segnalibro. Lo ricordava bene, era argentato, ma dubitava che fosse d’argento, aveva incisa sopra una scena, tratta forse da qualche favola Babbana, che rappresentava una ragazza con un grosso cane, o forse un lupo, entrambi illuminati dalla luce della luna piena che splendeva su di loro.

- Ottima scelta, - disse l’uomo prendendolo e mettendoglielo in mano perché lo vedesse da vicino.

- Sì, mi piace, lo prendo, - rispose lei stranamente decisa.

L’uomo le sorrise incartando il segnalibro e facendole un sorriso contento, infine glielo porse. – Buon Natale.

- Grazie, Buon Natale anche a lei, - Tonks rispose al sorriso, fissò incerta la neve che cadeva e cominciava ad accumularsi agli angoli della strada, infine sbuffò e uscì.

Rimase qualche minuto a fissare la strada deserta, gli addobbi natalizi facevano bella mostra lungo tutto il percorso: c’erano bolle di sapone incantate che fluttuavano per tutta la strada, cantando carole natalizie, alberi di Natale ornati con decorazioni di ghiaccio, fatine che girellavano creando giochi di luce e la neve che scendeva a fiocchi giganti, inzuppando gli abiti e gelando le ossa. Tonks rabbrividì violentemente ma non dette segno di volersi muovere, respirando a pieni polmoni l’aria gelida di dicembre.

- Ninfadora?

Sentì una voce che la chiamava e si girò di scatto per trovarsi a faccia a faccia con Remus, che la fissava incuriosito da sotto un malandato ombrello scuro.

- Ciao, Remus, - rispose lei complimentandosi con se stessa per come, questa volta, fosse riuscita a non insultarlo, forse anche grazie all’atmosfera natalizia e alle struggenti canzoncine che facevano da sottofondo alla scena.

- Che cosa ci fai qui a quest’ora, sotto la neve? – chiese avvicinandosi a lei per coprirla con l’ombrello che, notò Tonks, era piccolo, dannatamente piccolo, talmente piccolo che dovette aggrapparsi al braccio di Remus e stringersi a lui per riuscire a ripararsi senza che lui rimanesse fuori a sua volta. Fu un vero sacrificio per lei, soprattutto perché, dopo che gli si fu praticamente spalmata addosso, sentì il calore del corpo vicino al suo e rabbrividì (questa volta non di freddo) mentre i capelli le passavano da un pallido violetto ad un rosa acceso.

- Gli ultimi acquisti e tu?

Lui sfoderò una serie di sacchetti molto più modesta di quella che sfoggiava Tonks, ma lo stesso piuttosto notevole e fece un sorrisone. – Lo stesso, - rispose, sfiorandole una mano con la sua. – Sei gelata, Tonks.

- Mi sono dimenticata i guanti e il cappello in ufficio, per la fretta di uscire. Ero un po’ in ritardo con gli ultimi acquisti… un po’ tanto in realtà, - aggiunse vedendo che Remus la stava fissando curioso. - Sto morendo di freddo.

- Beh allora credo che sia necessario che ti dia subito il regalo per te. Avevo pensato di dartelo domani alla Tana, ma dato che ti potrebbe salvare la vita…

- Oh, - disse Tonks, sorridendo compiaciuta nel prendere il pacchetto che Remus le stava tendendo. – Grazie, - continuò cominciando a manipolarlo e schiacciarlo per vedere di capire cosa contenesse.

- Meno male che non ti ho preso nulla di fragile, - disse lui vedendola armeggiare con il pacco senza aprirlo.

- Eh? Ah sì…, - i capelli virarono dal rosa al rosso fuoco mentre Tonks finalmente si decideva a finire l’esplorazione del pacchetto e ad iniziare la complessa opera dell’apertura.

Ninfadora era stata sempre affascinata da quelle rare e perfette persone che riuscivano ad aprire un regalo in maniera calma e ordinata (come faceva Remus, insomma), togliendo prima il nastrino, in un modo misterioso che non prevedeva forbici, coltelli o altri oggetti potenzialmente letali; per poi passare a scollare con calma la carta, senza minimamente scalfirla nè spiegazzarla, forse con l’intento di sembrare calmi, di riutilizzarla o di fare vedere che del regalo si apprezza tutto, anche il pacco dono. Lei in genere, dopo aver rigirato il pacco in tutte le posizioni possibili e immaginabili, aver tentato di capire dove stava la colla o il magiscotch che lo teneva saldamente chiuso, come se fosse una succursale della Gringott, e essersi quasi staccata un dito cercando di rompere il fiocchetto, cominciava a strappare tutto senza ritegno, ansiosa di vedere il contenuto e assolutamente disinteressata al contenitore.

Quella volta non fu diverso, dopo qualche secondo di complesse operazioni, Tonks decise che aveva speso abbastanza tempo per salvare le apparenze, prese la carta e cominciò a ridurla in brandelli, scatenando le proteste degli elfetti e dei folletti che la ornavano. Ne emerse un pacco rosso fuoco, ansiosa lo aprì facendone uscire un cappello, una sciarpa e un paio di guanti coordinati. 

- Rem, grazie!, - disse subito, provvedendo a infilarsi i guanti  mettersi la sciarpa addosso.

- Prego, adesso se non sbaglio dovrebbero…, - disse lui fissandola pensieroso, poi improvvisamente le accarezzò una guancia, scatenando un turbine di emozioni nella giovane e un rapido cambiamento dei capelli che tornarono rapidi al fucsia, preferito da Remus. Allo stesso istante anche i guanti, la sciarpa e il cappello virarono colore, intonandosi alla perfezione con quello dei capelli. – Bene, funzionano.

- Oh, - mormorò lei sorridendo felice e fissandosi le mani inguantate. – Non ne avevo mai visti di simili, dove li hai trovati?

- E’ un segreto. Ti piacciono?

- Sono bellissimi, grazie mille, - di slancio gli si buttò addosso abbracciandolo e stampandogli un bacio sulla guancia. Al contatto tra le sue labbra e la pelle ruvida del volto di lui il nuovo completo sembrò letteralmente impazzire virando dal rosa al rosso, al giallo e infine all’arancione. – Ops.

- Anche io ti ho preso un regalo… ma, dato che nel mio caso non ti salva la vita, te lo do domani.

- Ma se vuoi…

- No, i regali si aprono il 25.

- Guarda è mezzanotte e dieci, puoi anche darmelo.

- Eh no, il 25 mattina.

- Solo quando fa comodo a te però, il tuo l’hai aperto.

- Perché era questione di vita o di morte. I regali di Natale si aprono la mattina di Natale, punto, - disse lei risoluta. – Però se vuoi, nel frattempo ti offro una cioccolata calda, cosa dici? – chiese cominciando a tirarlo verso il Paiolo Magico, inciampando sulla strada resa scivolosa dal nevischio e rischiando di cadere.

Per fortuna Remus era pronto, la tenne in piedi e sorridendole le disse. – D’accordo, accetto. Ma offro io.

- No, non se ne parla neanche.

- Sì invece.

- No.

- Sì.

- No.

Continuando a discutere si allontanarono dalla via, diretti verso le stanze accoglienti del locale, senza accorgersi che dal negozio dal quale era uscita Tonks una figura li stava guardando sorridendo, prima di scomparire in uno schiocco.

 

  
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