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Autore: Deilantha    06/11/2011    8 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
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Capitolo 16







 

Trascorsi due giorni nel tentativo di non pensare a quello che era accaduto tra me ed Emile, ma l’impresa si rivelò ardua, soprattutto nel momento in cui andavo a prestare il mio solito aiuto a Claudine. Iniziai anche a maledirmi per aver deciso di scendere in quel seminterrato quel pomeriggio… Pensare che ero così determinata a pretendere un po’ di tempo per me e invece ero finita con l’essere messa alla porta... sarebbe stato meglio se fossi rimasta con Stè!

Le ore accanto a Claudine passarono lente: avevo sempre il timore d’incontrarlo, ben sapendo che in quell’orario era a lavoro… non volevo vederlo, o meglio avrei voluto che fosse stato lui a venire da me… d’un tratto mi risuonarono in testa le parole di Sofia:

“Come pensi che possa capire cosa ti aspetti da lui, se non gli mandi dei segnali?”.

Ripensai allora al periodo in cui comunicavamo tramite bigliettini e decisi di mandargli un sms… provai e riprovai tutto il tempo, cercai di trovare un modo per esprimere la mia rabbia ma senza recriminare, in modo da fargli comprendere senza offenderlo, quanto profondamente mi avesse ferito. Prima di andarmene diedi un saluto alla sua stanza con lo sguardo e sperai dentro di me che il suo occupante, capisse ciò che volevo dirgli.

 

Non voglio essere ancora arrabbiata con te, ma non riesco a dimenticare ciò che è accaduto. Ho voglia di parlarti, ho bisogno di discutere la faccenda a mente lucida e senza recriminazioni. Mi manchi.

 

 

*****

 

Intanto la situazione in comunità iniziò a precipitare: ci comunicarono ufficialmente che entro la fine del mese, avremmo dovuto abbandonare quel luogo e a conti fatti, restavano due settimane per trovare una nuova sede per i residenti e un nuovo lavoro per noi dipendenti.  In quei giorni pensai spesso alla proposta di Fede, soprattutto dopo quello che era accaduto con Emile, che avvalorava la mia decisione di non sentirmi una sua appendice, un qualcosa che dipendeva dai suoi spostamenti.

Gli avrei fatto vedere di che pasta ero fatta, gli avrei mostrato (ma l’avrei fatto soprattutto a me stessa), che avevo anch’io dei progetti, indipendenti dai suoi e dalla sua presenza nella mia vita.

Decisi di parlare a Fede per accettare di condividere il suo sogno e farlo mio.

Lo trovai in quella che doveva essere la sede della prima fase della nostra avventura: il mio amco non aveva perso tempo ed era riuscito già a trovare un locale per la nostra attività, provvisto di anticamera, bagno e altre due salette che sarebbero diventate i nostri “uffici”. Il progetto iniziale prevedeva che il nostro fosse un centro di ascolto e di orientamento, dotato di depliants informativi su psicologi e/o centri di aiuto mentale. Non potevamo avere già una figura professionale, non avendo carte in mano, ma almeno potevamo aiutare chi aveva problemi psicologici a scegliere la giusta strada.

Purtroppo questo sarebbe stato più che altro un impegno di volontariato, il che implicava che avrei dovuto cercarmi un altro lavoro e che probabilmente avrei dovuto anche rinunciare al mio appuntamento con Claudine!

La mia vita stava cambiando di nuovo radicalmente ed io ancora non avevo tutte le idee chiare su come affrontare questi stravolgimenti: non volevo lasciare Claudine, ma non volevo nemmeno tirarmi indietro, avevo fatto la mia scelta ed ora dovevo affrontarne le conseguenze!

Fede fu felicissimo di sentirmi convinta ed entusiasta del suo progetto e probabilmente si aspettava che gli dicessi di sì sin dall’inizio, poiché mi lasciò subito le chiavi del locale, la mia copia di chiavi, quando andò via lasciandomi a sistemare i primi mobili che era riuscito a recuperare. Tra questi c’era anche la cassettiera di Emile: evidentemente l’aveva reclamata a sé, essendo stato un suo acquisto ed ora si trovava lì con noi, a farci compagnia, a sostenerci e a ricordarmi quanto tremendamente mi mancasse quella stupida Testa di Carota!

 

*****

 

Tornai a casa, o meglio a casa di Rita, che come al solito non era presente: stavolta mi lasciò un biglietto spiegandomi che non sarebbe rientrata per la notte… considerando la fuga improvvisa di Fede immaginai dove potesse essere e soprattutto con chi. Quindi mi preparai a trascorrere un’altra notte solitaria e silenziosa. Mi faceva male essere in quella casa: probabilmente se avessi vissuto da sola avrei sentito meno la sensazione di essere stata dimenticata.

L’amarezza, la rabbia e l’idea di essere un peso per Emile, sommati al vuoto silenzioso che trovavo rincasando, davano alle mie notti un’agitazione e una disperazione che iniziavano a pesarmi: odiavo stare sola e in quel frangente la situazione era diventata insopportabile! Se solo Emile fosse comparso all’improvviso, chiedendomi scusa e dicendomi che ero più importante di ogni cosa per lui!

Ma quelle erano scene da film, nella realtà non sarebbero mai accadute. Mi buttai sul letto sconsolata e mi addormentai.

Il mio sonno però, durò poco: mi svegliai di colpo sentendo squillare il cellulare: era Emile!

«Pronto...»

«Sei in casa?»

«Sì.»

«Sono davanti alla porta.»

«Qui? Davanti alla porta di questa casa?»

«Sì… posso entrare o torno a casa e parliamo per telefono?»  Il solito acido… non si smentiva mai!

«Arrivo.»

Con il cuore in gola, fuggii in bagno per darmi una sciacquata al viso e sistemarmi i capelli (per quel poco che potevo, volevo rendermi presentabile!) e aprii la porta.

Era sempre un’emozione forte vederlo: la sua figura alta e snella, il suo viso sottile dagli zigomi alti, quegli occhi capaci di contenere sia il freddo del ghiaccio che l’impeto del mare e i suoi riccioli infuocati…

La sua espressione era seria e concentrata,  i suoi occhi di un azzurro intenso e il mio cuore sussultò di una dolorosa gioia nel vederlo.

Ci accomodammo sul divano dove settimane prima mi aveva stretto a sé, seduti accanto ma rivolti l’uno di fronte all’altra. Iniziò a crearsi della tensione: lui non parlava mentre io attendevo che lo facesse e dopo dei secondi infiniti, non ressi più ed iniziai la conversazione:

«Hai letto il...»

«Sì… ma sarei venuto comunque, se non oggi, domani… questa situazione non piace nemmeno a me, ma ho avuto problemi con la band in questi giorni e non ho avuto tempo per...»

«Problemi con la band? A causa di ciò che è accaduto l’altro giorno?»

Era mai possibile che quel litigio tra Claudio ed Emile avesse creato così seri problemi? Ed era vero che non c’entravo nulla in quella storia?

«Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, c’erano già attriti tra noi, che ora stanno esplodendo...»

«Ma proprio ora che dovete pubblicare l’album!»

«Pasi, non sono venuto qui per parlare del gruppo!» Mi freddò in un istante, ancora una volta non voleva che m’intromettessi nella sua vita professionale!

«Già, io non c’entro nulla con la tua musica, vero?»

Gli rivolsi uno sguardo amareggiato: non volevo arrivare a discutere animatamente, ma quell’argomento mi aveva ferito troppo per non mostrarlo così apertamente. Emile chiuse gli occhi e fece un sospiro, come a volersi dare forza e parlò:

«Lo so che ho sbagliato. L’ho ammesso sin dall’inizio di essere stato troppo brusco con te… e mi dispiace davvero di averti ferita e fatto sentire di troppo. Non era quella la mia intenzione.»

«E qual era la tua intenzione?» Parlai con calma, ponderando bene le parole… sperai che la rabbia non mi assalisse e che riuscissimo a parlare civilmente senza offenderci, come la volta precedente.

«In quel momento volevo solo mandarti via.»

«Non capisco: se non ero di troppo, perché allora non volevi che fossi lì?»

Emile abbassò il capo, sembrava che stesse riflettendo su cosa dire e dopo qualche secondo rialzò il viso in mia direzione:

«Ricordi che quando ti ho detto di amarti, ho anche aggiunto che ne ero terrorizzato?» Ricordavo benissimo il suo volto tormentato mentre mi diceva d’amarmi, non l’avrei mai dimenticato!

«Sì, certo.»

«È ancora così Pasi, io ho paura di ciò che provo per te, perché mi fa agire diversamente dal mio solito.» la stessa situazione che vivevo io…

«Tu non ti rendi nemmeno conto di cosa ci sia qui dentro di me quando ti penso! Smetto di essere ciò che sono, il mio mondo cambia all’improvviso ed io perdo il senso delle cose! Tu diventi tutto ciò che mi fa muovere, tutto cade in secondo piano ed io abbandono ciò per cui finora ho vissuto.»

Se fossero state dette con un altro tono, quelle parole avrebbero costituito una delle dichiarazioni più belle che avessi mai sentito in vita mia e invece in quel momento, erano cariche di paura.

«Quello che ha detto Claudio è vero: ho sempre imposto al gruppo di pensare prima di tutto alla musica e alla carriera e invece io sono stato il primo a non farlo! Sia chiaro che non me ne pento: verrei da te altre mille volte, perché in quel momento sentivo che dovevo esserti accanto. Ma è vero anche che quel gesto mi ha mostrato quanto potere tu abbia su di me.»

Io avevo potere su di lui… io che fino a pochi secondi prima credevo di essere un peso!

«Quando sono venuto con te al cimitero, ho visto il forte legame e l’intesa che ti legano a Stefano, ho visto il modo in cui interagite, la confidenza che avete e mi sono sentito niente a confronto! Sì, sono geloso Pasi, perché io non sarò mai così spontaneo, perché gli anni che vi hanno legato li ho persi e non potrò recuperarli e non so nemmeno se riuscirò mai ad avere una confidenza così spiccata con te! E questa gelosia mi ha colpito all’improvviso come un pugno in pieno viso, perché in quel momento ho perso di vista tutto, la razionalità mi ha abbandonato… Così mi sono imposto di concentrarmi solo sulla musica, per non pensare al potere che avevi su di me…  ma più ti tenevo a distanza e più mi mancavi e questo mi ha fatto infuriare!»

La sua mano era serrata a pugno, stava trattenendo l’ira che gli era tornata ripensando a quei momenti.

«Le parole di Claudio stavano solo confermando ciò che già mi stavo rimproverando, per questo averti lì ha amplificato la mia ira. La rabbia che ho rivolto a te in realtà era diretta a me! Perché non sono capace di essere me stesso e perdo di vista i miei obiettivi!» Abbassò lo sguardo colpevole, come se le accuse che rivolgeva a se stesso le vedesse riflesse sul mio volto.

Incapace di tenere le distanze da lui ulteriormente, poggiai una mano sulla sua, prima di parlare:

«Anch’io sono arrabbiata con me stessa, per averti permesso di farmi sentire in quel modo. Quando sto con te divento una rammollita, sempre pronta a piangere invece che a far valere i suoi diritti ed io odio sentirmi così. Però ho fatto un giuramento con me stessa e so che anche se qualche volta inciamperò, non perderò la strada che ho intrapreso. Ciò che proviamo l’uno per l’altra è qualcosa che ci arricchisce e non deve toglierci nulla di ciò che siamo… ma probabilmente lo capiremo solo dopo aver fatto altri sbagli.»

«Pasi, questa è la prima volta in vita mia che mi faccio travolgere così dai miei sentimenti! Finora non ho mai aperto il mio cuore alle ragazze che ho avuto. Erano solo un divertimento che finiva in breve tempo, un trastullo senza coinvolgimenti… tu sei la prima che mi abbia mai fatto un effetto simile!»

Il cuore mi balzò in gola: l’intensità del tono di Emile, le sue parole, mi stavano scombussolando interiormente, sentivo in qualche modo la sua sensazione di essere travolto da un tifone che gli aveva messo a soqquadro le idee e i sentimenti, che gli faceva mettere in discussione tutte le priorità a cui si era aggrappato in quegli anni: ero stata in grado di farlo vacillare, di distoglierlo dalla musica, che era la sua unica ragione di vita!

«Io non voglio perderti Pasi, perché sei troppo importante per me, ma ho paura che la tua luce abbagli tutto ciò che ho dentro e che io finisca col perdermi in quella luminosità.»

A quel punto tutta la mia rabbia svanì: lo capivo, comprendevo le sue paure perché le avevo anch’io e avevamo permesso entrambi che quei timori ci dividessero. Eravamo proprio due sciocchi! 

Accorciai d’improvviso la distanza tra noi gettandomi su di lui per abbracciarlo: volevo sentirlo tra le mie braccia, volevo sentire il suo cuore accanto al mio, volevo diventare un unico essere con lui e non separarmene mai più!

«Siamo stati due stupidi Emile! Abbiamo permesso che le nostre paure ci dominassero invece di bloccarle! Io ti amo Emile, ti amo! E non voglio perderti, non voglio più sentirmi di troppo, non voglio più sentirmi lontana dal tuo cuore!»

Lo strinsi ancora più forte a me, se avessi potuto fondere i nostri corpi in uno solo l’avrei fatto all’istante, per non sentire mai più quella fredda distanza tra noi.

Sentii le braccia di Emile circondarmi a loro volta, le sue mani premere sulla mia schiena:

«Anch’io ti amo Pasi, ti amo come non ho mai amato nessuno da quando sono al mondo e anche se ho una paura atroce di ciò che provo, non potrei mai più concepire la mia vita senza di te.»

Iniziai a piangere di felicità, la solitudine che avevo sentito negli ultimi giorni si sciolse come neve al sole, scaldata dalle parole del mio astro personale. Emile mi accarezzò i capelli e dopo un po’ mi allontanò da sé per asciugarmi le lacrime dal volto con un una mano, mentre le sue labbra baciarono i miei occhi, prima di raggiungere la bocca. La gioia per esserci chiariti, per esserci riappacificati aprendoci senza alzare barriere, esplose in quel bacio in cui sentii di desiderare Emile come mai prima: gli avvolsi le mani intorno al collo e mi feci trasportare da una passione che stava annullando ogni mio pensiero razionale.

I nostri baci divennero sempre più profondi, le mie mani affondarono nei suoi ricci mentre lo stringevo a me, desiderandolo con sempre più intensità. Le mani di Emile premevano sulla mia schiena e un brivido mi attraversò quando sentii le sue dita delicate che avanzavano sulla mia pelle nuda, al di sotto del pigiama. Sospirai di piacere mentre le sue labbra scesero lungo il collo: erano calde, morbide e appassionate, ogni suo bacio lasciava una traccia di ardente calore sulla mia pelle e iniziai a perdere il contatto con la realtà. Le mie mani cercarono la sua pelle, s’insinuarono sotto gli abiti fino a raggiungere la sericità della sua schiena, sentendo la tensione dei muscoli sottostanti… Con un gesto rapido gli tolsi la maglia per poter sentire il sapore della sua pelle sulle mie labbra: era un nettare delizioso per la mia bocca assetata, ogni volta che poggiavo la bocca su quella pelle delicata e fresca m’incendiavo di desiderio e ne venivo travolta, non c’era altro che comprendessi in quel momento, dentro di me c’era solo passione: quella che sentivo in me e quella che ricevevo da Emile. 

La sua mano mi sfiorò il seno e gemetti: la maglia del pigiama volo via e la sua bocca fece friggere la mia pelle con scariche sempre più intense di piacere… mi adagiò sul divano portando una delle mie gambe intorno alla sua vita e a quel punto persi totalmente la lucidità.

I baci di Emile, le carezze di Emile, la pelle di Emile, le mani di Emile: tutto di me rispondeva a lui, il mio cuore risuonava all’unisono con i battiti del suo, i nostri due corpi si stavano unendo per tornare ad essere un’entità sola: non esisteva più alcun problema, alcuna tristezza, ero una cosa sola con Emile, eravamo diventati un essere unico, e la mia felicità in quel momento fu indescrivibile.

 

Trascorremmo quella notte a far l’amore e a parlare, senza più maschere a dividerci, senza più inibizioni, timori o dubbi a separarci: abbracciati pelle contro pelle, cuore sul cuore, ci ripromettemmo di non permettere mai più alle nostre paure di aver la meglio su di noi.

 

 

*****

 

Quella mattina ebbi uno dei più bei risvegli della mia vita: aprii gli occhi con la sensazione di non essere sola, che già di per sé, dopo le ultime tre notti, era una grande consolazione. Ma quando girai il capo alla mia destra e vidi accanto a me il viso addormentato di Emile, mi scoppiò in petto la felicità. Fu un’emozione così forte, così inattesa che sentii il mio corpo tremare e gli occhi si velarono.

Quel viso così bello, screziato da spaurite efelidi sul naso che gli davano l’aria di eterno ragazzino, quel viso tanto amato era lì accanto al mio, sereno e rilassato nel sonno: l’accarezzai delicatamente sperando di non svegliarlo e ringraziai Dio per avermi concesso una tale gioia.

Il tempo di ricompormi e far sparire le lacrime ed Emile aprì gli occhi e dopo il primo battito di ciglia mi sorrise con dolcezza:

«Buongiorno.» disse con gli occhi ancora assonnati ed io travolta dalla gioia incontenibile, ruppi qualsiasi atmosfera romantica potesse esserci, balzandogli direttamente addosso per svegliarlo:

«Buongiorno dormiglione!»

«Ahiiiii! È questo il modo di svegliarmi? Accidenti sei proprio una streghetta!» Sorridendo Emile prese il mio viso tra le sue mani, mi osservò per un istante e mi chiese:

«Quale incantesimo mi hai fatto?»

Ero arrampicata a cavalcioni su di lui: poggiandomi sul suo petto, avvicinai di più il mio viso al suo per stuzzicarlo:

«Semplice, ti ho fatto innamorare di me perché hai offeso i miei TresneT

 

Gli occhi di Emile si spalancarono con finta sorpresa mentre con un sorriso astuto mi fece rotolare su me stessa, ribaltando le nostre posizioni.

«Ah, è così allora, è una vendetta! Dimentichi però che anch’io ti ho ammaliato, non sono forse straordinariamente bravo?!»

Sapevo che prima o poi mi sarei pentita di averglielo detto, quel complimento se l’era legato al dito in attesa di rinfacciarmelo, quel diavolo rosso!

Ma non gli avrei dato quella soddisfazione una seconda volta e sorridendo mostrai la migliore delle mie facce da poker:

«Non ricordo di averlo detto!»

I suoi occhi balenarono pericolosi, il suo sorriso si fece furbetto:

«Ah, così non ricordi, eh? Vediamo se riesco a farti tornare la memoria!»  E prese a farmi il solletico.

«Ahahah! Emile basta! Smettila! Ahaha!»

«Avanti, dillo che sono straordinariamente bravo!»

Non l’avevo mai visto così: il suo volto era sereno e vitale come non mai, i suoi occhi emanavano una luce febbrile di gioia:

«No! Non lo dico!» Sgranai gli occhi sfidandolo, emanando la stessa tensione che percepivo nel suo sguardo: non mi avrebbe avuta così presto!

«Non lo dici? Allora la pagherai!» Tornò nuovamente a farmi il solletico e nonostante gli dicessi  di smetterla, continuò imperterrito finché negoziai la mia resa:

«Ok, ok, ora ricordo; va bene? L’ho detto!»

«Dillo di nuovo!»

«No!»

«Dillo di nuovo!»

«Cosa mi dai in cambio?»

«Cosa vuoi?»

Presi il suo viso tra le mie mani e lo avvicinai a me, gli diedi un bacio appassionato e la mia risposta non arrivò più.

 

Avrei voluto che quel mattino non avesse avuto mai fine, ma la vita ci chiamava a sé e dovevamo rispettare i nostri impegni. Tra mille baci e una tazza di latte, consumammo la nostra colazione, ci rendemmo presentabili per il resto del mondo all’esterno e uscimmo da quella casa, ognuno diretto al proprio dovere quotidiano.

 

 

*****

 

A lavoro fui una specie di automa: il mio corpo agiva come sempre, ma la mia mente era occupata a pensare alla notte appena trascorsa. Ero felice. Sentivo un calore immenso irradiarsi dal mio cuore, sorridevo ogni istante nel ricordare i momenti condivisi e il modo in cui le nostre reciproche barriere erano state annientate.

Quella notte per la prima volta vidi l’anima di Emile.

Ripensai alle nostre paure che ci avevano diviso in modo così infantile e mi ripromisi di non farmi più prendere da esse. Sarei stata forte, non mi sarei più fatta dominare dalla paura e dai dubbi.

Emile mi amava. Io ero importante per lui e il vederlo così felice quella mattina, era valso quanto mille prove a sostegno di ciò che provava per me.

In quella notte qualcosa era cambiato in noi e tra di noi. Avevamo messo a nudo corpo e anima, non c’era più alcuna maschera, nessuna barriera, alcuna paura a dividerci. Sentii che il nostro legame si era rafforzato e che avevamo acquisito una maggiore fiducia in noi stessi. Sapevamo che le paure di una erano le stesse paure dell’altro e con questa consapevolezza e la comprensione reciproca, ci saremmo sostenuti per non cedere ad esse e non deluderci reciprocamente.















_________________________________________
NDA
*fa una risatina soddisfatta*
*fa un'altra risata felice*
*Muhauhauahauahaauau*
ALLOOOORA, siete contente???? C'è stato abbastanza fuoco? (e sentì un NOOOOOOO di proporzioni epiche) Aspettavate qualcosa di più?
Spero che l'attesa sia stata ripagata con una lettura che vi abbia soddisfatto, ma in caso contrario per rimostranze, lamentele e (spero di no) insulti vi aspetto nelle recensioni xD
Siate gentili please, non sparate all'autrice! *me fa gli occhioni languidi*



Angolo dei Ringraziamenti.
È con estrema gioia che annuncio il ritorno della mia beta-nonché-madrina-di-questa-storia Iloveworld, a cui vanno i miei ringraziamenti per essersi messa a recensire ogni capitolo precedente, per rifarsi del tempo perso quando non era in linea. Tesoro sei stata un amore come sempre, non ti smentisci mai, grazie infinite!!!
E grazie come sempre all'infinito alle mie sorelle sempre presenti: Niky, Vale, Concy ( se siete delle Echelon, non vi perdete le sue FF: qui su EFP lei è Echelena, e da molte soddisfazioni a tutte le fans dei Mars, provare per credere!), Saretta (che anche se fuori casa non manca di chiedermi se ho aggiornato <3). E grazie mille alle mie sorelline più latitanti: Cicci, Ana-chan, Ely.

Grazie a tutti voi che mi seguite, grazie a chi ha inserito questa storia tra le preferite e chi tra quelle da ricordare. Ogni vostro segno d'apprezzamento è linfa vitale per me e per questa storia. ARIGATOU GOZAIMASU!

   
 
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