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Autore: Botan    06/11/2011    3 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine erano giunti a casa

                                     Adunanza

                                         #23

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

Alla fine erano giunti a casa.

A Kaoru quasi non sembrava vero. Aveva assolutamente bisogno di darsi una sistemata e soprattutto di farsi un bel bagno.

Gonza si levò il cappello e la giacca, dopodichè posò le buste della spesa a terra. Le avrebbe sistemate più tardi e con calma.

Il signorino gli consegnò il soprabito che per via del morso di quella Chimera andava necessariamente riparato. Si sfilò anche la parte superiore della divisa nera, anch’essa lacerata nello stesso punto, il maggiordomo ripose il tutto in un sacchetto di carta. – Li farò riparare oggi stesso. – affermò, poi si rivolse ad entrambi – Volete che vi prepari un bagno caldo?

 

- Non aspetto altro, Gonza! – esclamò entusiasta la giovane Mitsuki, mentre si avviavano tutti e tre su per le scale.

Quando furono in cima il buon Kurahashi si bloccò nel mezzo del corridoio. A guardarlo dava l’impressione di colui che si sentiva a disagio. Si voltò verso i due, ma prima di aprire bocca ci pensò su ben tre volte. Doveva decidere come formulare al meglio ciò che stava per dire, e forse trovare pure una punta di coraggio.

- Volete che vi prepari un unico bagno? – ecco, l’aveva detto, non senza incertezze, ma Kaoru lì per lì non avendo afferrato il senso della domanda, quasi automaticamente rispose: - Che vuol dire un unico bagno? – aggrottò la fronte e storse un po’ la bocca, e solo dopo averci riflettuto con attenzione riuscì a risolvere l’enigma. Il termine “unico bagno” equivaleva a “bagno unico per due”, oppure “due persone nello stesso bagno” o meglio ancora “bagno insieme”.

“Volete fare un bagno insieme?” era questo che si celava dietro la domanda fatta da Gonza, e Kaoru sfortunatamente avendolo capito fu presa da un moto di vergogna improvvisa. Si portò entrambe le mani sopra la bocca affinché colta dall’agitazione non potesse più aprirla per dire chissà quale altra sciocchezza.    

Neppure Kouga osò dire la sua, ma Zarba sì!

- Gonza, temo che i due non siano ancora pronti per quello. – appuntò, ed aveva ampiamente ragione.

Kaoru fece seduta stante un dietrofront fulmineo.

 

- Ma… signorina?! Dove state andando? – biascicò il povero maggiordomo.

 

- Non si preoccupi… Mi preparerò il bagno da sola! – rispose frettolosamente, e per simulare che fosse tutto ok, riuscì ad emettere un finto sorriso. Tuttavia quel disagio fastidioso regalò al gesto una rigidità palese, la presenza di Kouga non le giovava affatto. Doveva assolutamente allontanarsi da lui, e alla svelta.

Tornò come una saetta nella propria camera, richiuse la porta e con la schiena appoggiata all’anta si lasciò scivolare verso terra.

Scosse il capo, si gettò ambedue le mani nei capelli. Pareva una persona in preda alla disperazione, aveva bisogno di parlare con qualcuno.

Sentiva la necessità di raccontare ciò che le era capitato ed essere rassicurata. Una ragazza normale lo avrebbe fatto con la propria madre o con una persona a lei molto cara, ma Kaoru non aveva più nessuno, e questo pensiero non poteva che arrecarle disturbo.

Certo, poteva afferrare il telefono e chiamare Asami, la sua migliore amica, però dubito che dalla Shinohara avrebbe ottenuto l’attenzione sperata. Di sicuro l’amica si sarebbe messa ad esultare per ciò che aveva “coraggiosamente” fatto.

Ma allora come avrebbe annullato interamente le sue paure? A chi avrebbe mai chiesto se fra lei e Kouga sarebbe da ora in poi tutto cambiato?

A Kouga stesso?

Già, ma in che modo, se non riusciva neanche a restargli accanto?

 

 

 

 

  

                                                                                    ***      

 

 

 

 

 

- Zero! – esclamò Silva all’improvviso. La Zanna d’Argento dell’Ovest rinfoderò le armi dopo avere egregiamente eliminato un Orrore, e riacquistò le proprie sembianze. Il Madougu proseguì: - Guarda. – fece, indicando un punto preciso della strada.

 

Rei sbuffò con accidia. – A quanto pare, temo che stasera non potrò vedermi quel film che davano alla tv. – si avvicinò con aria palesemente scocciata verso una figura maschile vestita di nero. Aveva i capelli molto lunghi e la pelle del viso assai pallida, quasi cadaverica. Indosso sfoggiava una sorta di lunga tunica e teneva le mani fasciate da guanti rossi di velluto. Si trattava di un “messaggero del Makai”, ovvero una sorta di corriere inviato personalmente dai Cani da Guardia che aveva il compito di recapitare comunicati molto speciali.

- Suzumura Rei – scandì il pallido essere – Sono qui per…

 

- Lo so- replicò l’altro, grattandosi la nuca con un fare proprio svogliato – C’è una riunione in vista.

 

- Questo è il suo invito. Si ricordi di rispettare l’orario stabilito.

 

- So anche questo, tranquillo. – Rei afferrò la busta tra le mani, e il messaggero avendo compiuto il suo dovere sparì nel nulla. L’umano sbuffò ancora – Mai una volta che mandassero una graziosa fanciulla. Perché nel Makai il gentil sesso viene preso poco in considerazione?

 

- Non ci sono molte candidate, tutto qui. – rispose Silva – Ad ogni modo ti rincuorerà sapere che il Cane da Guardia del Sud è rappresentato da una figura femminile.

 

Il ragazzino sollevò la mano e guardò la guida. – Allora non vedo l’ora di vederla!

 

Silva sorrise con malizia. - Dubito che sia il tuo tipo.

 

- E da cosa lo deduci?

 

-Lo scoprirai stasera! - Il Madougu rise ancora e lo lasciò sulle spine.

 

 

 

 

  

                                                                                    ***      

 

 

 

 

 

Dopo aver fatto un bagno rilassante, Kaoru notò che si sentiva decisamente meglio. Si era rivestita, pettinata per bene i capelli e poi era uscita fuori, in corridoio. Tra le mani stringeva una cesta con gli abiti della sera prima, li stava portando nel bagno di servizio dove avrebbe potuto comodamente lavarli.

Voltò l’angolo incappando nella solita armatura medioevale esposta nell’andito, ma stavolta non fu il pregiato oggetto a farla sussultare.

Vedendo Kouga la cesta con gli abiti le cadde a terra e finì con rovesciare il tutto sul pavimento. Ambedue si chinarono per raccogliere il contenuto sparpagliato, e quando il ragazzo fece per consegnarle una maglietta, lei continuando a mantenere lo sguardo in terra a stento riuscì a rispondere “grazie”. Afferrò la cesta e si alzò frettolosamente. Sentiva ancora il bisogno di andarsene perché aveva paura di scoprire che lui era veramente cambiato. Le sarebbe bastato anche un gesto, un movimento del corpo o del viso di quel ragazzo a farla finire in un baratro chiamato “paura”.

Fece per aggirarlo e voltarsi, ma lui di sguincio le afferrò il polso. Sussultò e voltandosi stavolta non riuscì ad evitare quello sguardo perentorio che la fissava con chiarezza. E poi successe ancora: Spezzò la presa e tirò verso di sé la mano.

 

Il gesto violento fece comprendere a Kouga la vera gravità della faccenda. Capì inoltre che non poteva più starsene in silenzio.

- Cosa ti sta succedendo? – disse mentre la fissava con incertezza, ma Kaoru dopo un primo sussulto scosse subito il capo.

 

- Nulla! – Si vedeva chiaramente che non era una risposta dettata dal cuore.

 

L’altro sempre più inquieto le rispose con un tono sostenuto. - Allora perché stai cercando di evitarmi?

 

- No, non è così, ti sbagli. – ribatté con affanno, ma quelle parole non convinsero neppure lei.

Fu a quel punto che Kouga per dimostrare il contrario provò ad avvicinarsi nuovamente a Kaoru, e per l’ennesima volta la sua reazione fu la stessa: come un gattino impaurito si fece indietro, confermando così che ella aveva torto marcio.

Colpevole, non riuscì a dire nulla. Al contrario, lui zitto non rimase.

- Quando questa mattina ti ho chiesto se ti eri pentita, tu hai risposto di no. – disse dapprima – Però il tuo comportamento sembra quasi dichiarare il contrario. – Kaoru lo guardò seduta stante. Non voleva che lui credesse a queste cose, ma... poi arrivò un quesito improvviso. – La mia presenza ti da fastidio?

 

Lei prese fiato, come a voler dire qualcosa, però riuscì solo a scuotere il capo. In realtà avrebbe desiderato esporgli le proprie paure ed ottenere in cambio una parola confortante, ma… Se non fosse stato così? Se Kouga non avesse capito a fondo il problema?

Tacque per tenersi tutte le ansie e le paure dentro, per non aggravare una situazione già confusa e difficile da gestire.

Reclinò mortificata il capo, fino al momento in cui lo stesso Kouga, dopo un silenzio durato anche troppo, apertamente le disse: - E’ inutile che tenti di nascondermi i tuoi occhi. Mi accorgo quando c’è qualcosa che non va anche se non riesco a vederti in viso.

Se Gonza, arrivato lì in tutta fretta non li avesse involontariamente interrotti, forse Kaoru gli avrebbe raccontato tutto.

Ma ormai non c’era più nulla da fare: il maggiordomo aveva attirato la loro attenzione.

Tra le mani stringeva con vigore una lettera. Kouga riconobbe l’incartamento e poi guardò la ragazza: - Devo andare. – disse, ma era come se per ciò fosse mortificato.

La figlia di Yuuji scosse la testa: - Non fa nulla, lo capisco. – Aveva intuito che si trattava di una questione importante, e infatti lo era.

 

 

 

I quattro Cani da Guardia si erano riuniti nel palazzo del Nord, luogo che per via dell’imminente adunata era invaso da Cavalieri Magici di ciascun rango e casata giunti da ogni parte del territorio.

Rei Suzumura, arrivato in perfetto orario, intravide in mezzo alla folla Kouga, ed affrettando il passò cercò di raggiungerlo. Un gruppetto di Cavalieri, tre per l’esattezza, avevano circondato minacciosamente il suo amico, impedendogli di avvicinarlo.

 

- Tu sei colui che detiene il prestigioso titolo di Garo? – gli chiese uno del trio. Dai modi si capiva che il tipo non aveva la minima intenzione di adoperare toni gentili.

 

Kouga li squadrò uno per uno. Non sì sentì affatto intimorito, anzi. – Che cosa volete?

 

- Fartela pagare per tutte le cacce che ci hai rovinato.

 

- E dire a tutti che sei un traditore! – risposero due di loro, quasi scherzando, ma dal tono della voce si capiva benissimo che avevano intenzioni parecchio serie. Il terzo senza tanti preamboli lo afferrò per il bavero del cappotto. – Sei venuto qui per cercare guai, non è vero? Sappi allora che li hai appena trovati! – caricò il braccio destro, chiuse la mano a pugno ma l’intervento inaspettato di Jin, il Cavaliere d’Argento, lo bloccò con una facilità impressionante.

 

- Non siete stati avvertiti? – disse, facendo nel frattempo abbassare all’altro il braccio.

 

- Di che diavolo stai parlando?

 

- Il Garo che rovina le vostre cacce è una copia dell’originale che sta davanti a voi.

 

Il terzetto guardò Kouga dritto in faccia. Adesso sembravano più disorientati che inferociti.

- Nessuno ci ha detto nulla. – dichiarò apertamente uno di loro, facendosi così passare alla svelta la stizza. Poi guardò i suoi compagni che meccanicamente abbassarono il capo.

 

Rei si avvicinò proprio nel momento in cui i tre andarono via. Portandosi entrambe le mani sui fianchi trasse un sospiro: - Quelli erano nuovi. Altrimenti chi mai avrebbe osato aggredire un altro Cavaliere del Makai proprio all’interno del palazzo dei Cani da Guardia?

 

- Nuovi o no, è bene che il regolamento lo imparino alla svelta. – replicò severamente Jin, e nel sentirsi poco dopo osservato da Rei, sbottò subito: - Che hai da guardare?

 

- Fai anche tu parte delle Zanne d’Argento, ho indovinato?

 

- Avevi forse qualche dubbio?

 

Il giovane Suzumura fece cenno di no con la testa: - Per niente! Riconosco ad occhi chiusi quelli che hanno il mio stesso sangue.

 

- Io invece riconosco a prima vista le belle fanciulle! – esclamò apertamente un’altra voce. Era di Danda, il bracciale magico di Jin.

Silva si sentì chiaramente chiamata in causa. – Ti stai forse riferendo a me?

 

- Oltre ad essere un gran bel pezzo di Madougu e ad avere un colorito fresco e raffinato sei anche perspicace! Dimmi, come fai a mantenerti così lucida alla tua età?

 

- Prego..?! – ribatté lei, allibita.

 

- Avrai come minimo un centinaio di anni, no? – Danda non era stato molto educato.

 

Silva lo ammonì immediatamente. – Ma come ti permetti, cafone!

 

- Ho solo detto che sei un Madougu antico, perchè te la prendi così tanto?  

 

- A-antico?! – la guida mistica di Rei non riusciva più a parlare per via della rabbia. – E tu perché non dici niente?! – sbottò rivolgendosi a Zarba. Voleva che almeno dicesse qualcosa in suo favore. – Hai perso di colpo la tua linguaccia?!

 

L’anello si fece una sana risata. - Per una volta tanto è bello sapere che non sono io il cafone di turno.

Se soltanto Silva ne avesse avuto la possibilità, oh sì, in quel momento li avrebbe strozzati entrambi.

 

- Un attimo di attenzione – proclamò ad un tratto la voce del Cane da Guardia del Nord, padrone del palazzo. I Cavalieri Mistici gli rivolsero la dovuta attenzione e in sala scese il silenzio.

Al suo fianco apparvero rispettivamente il sommo guardiano dell’Est, ovvero colui che aveva sostituito Ker, Ber e Ros, il guardiano dell’Ovest ed infine l’unica presenza femminile del quartetto, la custode del Sud.

 

- Adesso capisco perché mi hai detto che non era il mio tipo. – bisbigliò Rei a Silva. Decisamente la guardiana era troppo vecchia per lui. Se fosse stata umana, le avrebbe riconosciuto all’incirca una settantina d’anni, anche se doveva ammettere che se li portava bene.

 

- Sono trascorsi tre anni dalla nostra ultima adunanza. – proferì il Cane del Nord – Sapete benissimo che quando ciò accade, qualcosa di molto importante ci spinge a riunirvi. Ebbene, molti di voi ne sono già a conoscenza, altri lo scopriranno ora. Sto parlando di quell’individuo che ha preso le sembianze di un Cavaliere del Makai che si trova adesso in mezzo a voi. – Quando il guardiano puntò Kouga con lo sguardo, tutti i presenti lo seguirono. In un batter d’occhio il figlio di Taiga si sentì pesantemente osservato.

 

- Da questa sera, se quella copia dovesse manifestarsi sul vostro cammino, ognuno di voi sarà obbligato a dargli la caccia. – illustrò il sacerdote dell’Ovest.

 

- Ma il regolamento non vieta forse di assalire altri Cavalieri? – domandò un ragazzo, forse un novizio.

 

- Quell’essere non è un vero Cavaliere Mistico. Quindi il regolamento non lo impone. – gli rispose il Cane dell’Est, per poi aggiungere – Voi avrete il compito di catturarlo.

 

- Ma che sia ben chiara una cosa: non lo dovrete eliminare. – finì l’Ovest, e proprio come c’era da aspettarselo, in sala scese di colpo lo sgomento.

 

- Che cosa?! – tuonò uno dei presenti, ma non fu l’unico.

 

Ne seguirono altri due.

- Cos’è, uno scherzo?

 

- Ci sta rovinando il lavoro, ha ucciso perfino un Cavaliere di Bronzo e non possiamo eliminarlo? Questo è ridicolo!

 

 - Perché? – chiese inaspettatamente Kouga. Più che agitato sembrava abbastanza calmo. L’intera sala prese a fissarlo tra un brusio e l’altro. Dopotutto era lui il diretto interessato, quello a trovarsi al centro dell’attenzione.

 

- Abbiamo una ragione per credere che sia un essere umano.

 

- Un…

 

- Umano?! – dissero Rei e Jin, in preda allo sgomento.

 

- Come può un semplice umano evocare un’armatura mistica di quel rango? – il giovane Suzumura si sentì assalire da forti dubbi.

 

- Lo sanno tutti che i Cavalieri d’Oro sono la stirpe più conosciuta ed importante tra le diverse casate. Non tutti i Cavalieri possono aspirare a quel titolo. – precisò Jin.

 

Il Cane da Guardia del Sud per la prima volta prese la parola. – Ci sono ancora molte cose che non sappiamo. Tuttavia, una delle regole principali del codice indica chiaramente che un Cavaliere del Makai può uccidere un essere umano solo se posseduto da un Orrore.

 

- E’ assurdo! Anche se si tratta di un normale essere umano, sta intralciando il nostro cammino e creando problemi ovunque. Ci ha messi perfino l’uno contro l’altro, ha ucciso e di sicuro lo farà ancora. Come si può perdonargli tutto ciò soltanto perché il regolamento lo impone? – Jin veramente non riusciva a comprendere quella situazione assurda. Scosse con forte disapprovazione il capo, si sentì avvampare dalla rabbia.

 

- Ricordo a tutti voi che siete Cavaliere del Makai, e di conseguenza agite secondo le regole che questo mondo vi impone. Le regole che adottate qui, su questo vostro pianeta, non hanno nulla a che vedere con quelle del Makai.

 

- Ci penseranno le leggi della vostra terra a fare giustizia. – dissero rispettivamente il Cane da Guardia del Sud e dell’Est.

 

- Ci state forse dicendo che non siamo tenuti a farlo noi? – sbottò ancora Jin.

 

- Eppure, una delle principali regole del codice dei Cavalieri Mistici dice che è nostro dovere proteggere gli esseri umani che però fanno parte di questo mondo e non hanno nulla a che vedere con il vostro. – disse Kouga, e le sue parole portarono a riflettere gran parte dei presenti.

Il Cane da Guardia del Nord, nonché suo responsabile lo guardò silenziosamente.

Infondo sapeva che il ragazzo aveva ragione, tuttavia doveva mantenere un certo ordine in quanto guardiano. Esattamente come i suoi colleghi.

La cosa più importante in un momento simile era evitare rivolte o portare scompiglio tra le diverse fazioni.

Per fare ciò, bisognava ricordare ai Cavalieri che per loro il regolamento era come una sorta di codice d’onore da rispettare ad ogni costo.

Non si poteva rischiare che si venissero a formare gruppi che volevano dare la caccia a quel Garo unicamente per eliminarlo mentre altri che pur di rispettare le regole imposte avrebbero fatto del tutto per impedirlo.

Una situazione del genere avrebbe generato solo caos.  

 

- Cosa succederà se uno di noi violerà il regolamento? – domandò a quel punto Rei, cercando di indovinare la risposta.

 

La replica del Cane da Guardia del Nord fu inequivocabile: - Sarà radiato per sempre dall’ordine dei Cavalieri Mistici.

 

Con una punizione così severa a nessuno sarebbe venuto mai in mente di violare le regole.

 

Quelle furono le ultime parole del sommo guardiano. La riunione era giunta al termine. T

utti i presenti abbandonarono il palazzo tra mormorii e malumori vai, Jin si allontanò con una certa fretta, ovviamente lui non aveva mai tempo da parte. E quando Kouga e Rei si avviarono verso l’uscita, il Cane da Guardia del Nord invitò il Cavaliere dell’Est a restare.

- Devo parlarti di una cosa. – disse, facendogli capire che doveva trattenersi lì più del dovuto. Rei batté una pacca sulla spalla dell’amico, e poi andò via.

Kouga lentamente si girò verso l’arcana figura.

Si guardarono in faccia, ormai non c’era più nessuno.

Quello, aveva l’aria di essere un colloquio a due.

 

 

 

 

  

                                                                                    ***      

 

 

 

 

 

Uscì dal bagno di servizio dopo aver lavato per bene i propri indumenti. Si sentiva un pochino stanca, camminando passò una mano sulla fronte e nell’andito vide Gonza chino ai piedi dell’antica armatura. Stava lucidando i gambali di quella corazza con un panno imbevuto da uno speciale detergente fatto apposta per ridare splendore ai metalli. 

La giovane passò proprio lì accanto, e avvicinandosi disse: - Non le fa male la schiena? Se vuole posso farlo io.

 

- Oh, no signorina, non si disturbi. Questo è un lavoro che richiede polso! – commentò il maggiordomo, mentre strofinava con energia il panno, ridando così al metallo una luce intensa e nuova.

Kaoru sorrise come per dire “va bene”, ma quando fece per andarsene si sentì trattenere dalla voce dell’uomo: - Signorina Kaoru – premise, cessando di lucidare – se c’è qualcosa che volete chiedermi, sappiate che io sarò ben lieto di ascoltarvi. - Ebbene sì, Gonza aveva intuito vagamente qualcosa, se non addirittura tutto. Sapendo inoltre che la giovane artista non aveva genitori o familiari con cui parlare, quello a prendere per un attimo le veci di un confidente caro non poteva che essere lui. 

 

La figlia di Yuuji lo guardò per un attimo soltanto, mordendosi il labbro fu così che finalmente prese la fatidica decisione.

 

Scesero entrambi nel salottino. Lì potevano parlare meglio, e non appena si furono accomodati sul divano Kaoru confidò a Gonza ogni suo dubbio, ogni sua paura. Disse che dopo quanto successo tra lei e Kouga aveva come il timore che qualcosa fosse cambiato. Si sentiva strana, ed era come se non riuscisse più a gestire come prima il rapporto che aveva con il ragazzo. Aveva paura che Kouga con lei non sarebbe stato più lo stesso. Questa faccenda la bloccava, non le permetteva più di essere spontanea.

- E se lui dovesse cambiare atteggiamento verso di me? Lo ha visto anche lei stamattina… era molto freddo. Più del solito. – disse amareggiata.

 

- Forse perché lo eravate voi, signorina.

 

- Io?

 

Gonza annuì con gentilezza. – Credo che il signorino avesse paura di arrecarvi fastidio. Avete detto o fatto qualcosa di strano prima di notare questo cambiamento?

 

Kaoru si mise pensierosa. - Veramente… sì. – ammise poi, e spiegò al maggiordomo la questione – Questa mattina ha cercato di avvicinarsi a me, ma io mi sono allontanata.

 

- Avevate paura che lui vi sfiorasse, è così? 

 

- Esatto. Ma ho reagito istintivamente, forse perché mi sentivo confusa.

 

- Vedete, è normale. Queste sono situazioni completamente nuove sia per voi che per il signorino Kouga. – cercò di spiegarle Gonza.

 

Kaoru storse le labbra. – Ma se la situazione non ritornerà più come prima? Io non voglio che questo accada e che Kouga pensi che io non voglia più averlo accanto. Tuttavia, allo stesso tempo ho paura che da adesso in poi non saremo più gli stessi. – reclinò il capo per nascondere un velo di malinconia che le aveva velato gli occhi. Fu a quel punto che Gonza le posò affettuosamente una mano sulla spalla.

 

- Se il vostro amore è sincero, nulla potrà mai cambiarlo. – disse con semplicità, ed il significato di quelle parole così cariche di speranza la colpì profondamente.

Forse quell’uomo aveva ragione. Forse non doveva farsi attanagliare dai dubbi, doveva dare fiducia a quel rapporto. Kaoru abbracciò Gonza così forte che a momenti non finì per travolgerlo. Per lei fu come abbracciare Yuuji, perché in un certo senso quel caro e vecchio maggiordomo le ricordava il padre che aveva ormai perduto.  

 

 

 

Il Cane da Guardia del Nord guardava Kouga accuratamente. Sembrava dovergli riferire una cosa importante. E quando aprì la bocca per parlare, il ragazzo capì che lo era.

 

- Io ho conosciuto tuo padre.

 

Come c’era da aspettarselo, il Cavaliere del Makai ebbe un sussulto. - Lei… - disse a malapena, lo stupore si era impadronito di lui.

 

- Ha lavorato per anni in questo settore, sotto la mia guida. Kouga – anticipò – Ho saputo che sei stato attaccato da un gruppo di Chimere Mistiche.

 

- Perché? – disse all’improvviso il giovane. Ma quell’espressione sembrava non seguire il filo del discorso legato alle Chimere.

 

- Perché…? – replicò il guardiano, senza capire.

 

- Perché me lo ha detto solo ora? Perché mi ha detto che conosceva mio padre soltanto adesso?

 

L’anziano emise un sospiro. Con lo sguardo sembrò ritornare indietro nel tempo di qualche decennio. – Un giorno Taiga mi sfidò a Barchess, facendomi promettere che se io avessi perso, e tu in futuro ti saresti ritrovato sotto la mia giurisdizione, avrei dovuto tenerti lontano da guai.

 

- E’ per questo che non voleva farmi indagare su quel Cavaliere d’Oro? Perché doveva rispettare quel patto?

 

- Al contrario… quella partita la vinsi io, ma dopo la morte di Taiga decisi ugualmente che quel suo desiderio andava rispettato.

 

- Ma se ha deciso di rispettarlo, allora perché non ha rispettato anche le mie scelte se sapeva che erano giuste?

 

- Giuste forse sì, ma azzardate. Se ti avessi concesso più libertà, non avrei più potuto mantenere fede a quella promessa.

 

- Ma io non mi sarei mai cacciato nei guai! – asserì all’istante Kouga, negli occhi gli brillava una luce intensa, carica di tenacia, ma ben presto l’intensità di quello sguardo fu smorzata.

 

- Per l’onore di tuo padre, sono sicuro che lo avresti fatto. – E dopo le parole del sacerdote dai capelli bianchi, colpito profondamente il figlio di Taiga abbassò gli occhi.

Si rese conto solo in quel momento che quell’uomo non aveva torto. 

Se quella figura all’apparenza così severa non gli avesse impedito di agire come aveva più e più volte richiesto, il suo essere impulso, il suo essere ostinato lo avrebbe condotto alla rovina.

Se non era neppure stato capace di lottare contro un mucchio di stolte Chimere, come avrebbe fatto a fronteggiare tutto il resto?

 

- Cosa dovrei fare adesso? – chiese, con un timbro flebile, demoralizzato da quei pensieri.

 

- Dimostra a tuo padre che si sbagliava – disse senza esitazione il guardiano – perché tu non ti cacceresti mai nei guai.

 

 

 

Rimuginava sulle parole dell’anziano custode del Nord e in quello stesso frangente si apprestava a fare ritorno verso casa. Spalancò l’uscio del portone, Gonza lo accolse come sempre, gli sfilò il cappotto e con cura andò a riporlo.

Erano scoccate da poco le dieci di sera, solitamente a quell’ora Kaoru si trovava nei paraggi, tant’è che quando sentiva il portone principale della villa chiudersi di botto in un certo modo, accorreva nell’atrio come una bimba in festa perché riusciva ormai a distinguere la maniera in cui Kouga lo accostava.  

Stavolta però lei non era venuta a dargli il bentornato.

E quella mancanza a Kouga pesò parecchio.

Si guardava attorno silenziosamente, senza dare troppo nell’occhio, ma Gonza non poté fare a meno di notare che sembrava essere alla ricerca tacita e discreta di qualcuno.

- E’ nella sua stanza. – disse ad un tratto il buon Kurahashi, cogliendolo di sorpresa.

 

- Non sta bene?

 

- In parte. – rispose l’uomo, rendendosi conto che anche per Kouga era giunto il fatidico momento. – Penso sia opportuno che adesso parli anche con voi, signorino. – disse, e proprio come aveva fatto con Kaoru, il maggiordomo iniziò il discorso.

Kouga per tutto il tempo rimase ad ascoltarlo. E lo faceva con interesse, non lo interruppe neanche quando si sentì posare da lui una mano sulla guancia. – Adesso siete diventato veramente un uomo, anche se il vostro cuore continua a mantenere la purezza di quello di un bambino. – Gonza lo guardò con amorevolezza. Per lui che mai aveva avuto figli, Kouga rappresentava un pezzo importante della sua vita. Si era preso cura di lui dopo la morte di Taiga, gli voleva un bene sconfinato e anche per lo stesso ragazzo era così. Quella persona gentile e servizievole era molto più che un semplice maggiordomo. Era come un padre putativo, una presenza fissa che mai gli avrebbe voltato le spalle.

Gonza lo guardò ancora, e fu certo di una cosa: sarebbe stato disposto anche a vendere la propria anima al diavolo pur di vederlo sorridere.

 

 

Se ne stava seduta sul letto con il capo spostato verso il basso, e si guardava le scarpe. 

In realtà non è che Kaoru le fissava, dato che aveva lo sguardo perso nel vuoto. Con i pensieri rivolti chissà dove, proprio non ne voleva sapere di ritornare sulla terra ferma. Pensava e ripensava alle parole di Gonza, e per come si era comportata nei riguardi di Kouga, adesso si sentiva una sciocca. Aveva interpretato male le parole di Rei, si era fatta prendere stupidamente dal panico ed aveva combinato un pasticcio.

Pensava e ripensava a quanto era stata sciocca, ingenua. Proprio una ragazzina noiosa, come l’avrebbe chiamata il suo Kouga.

Un suono improvviso la riportò di colpo a terra. C’era qualcuno che bussava alla sua porta. Senza staccare gli occhi da terra e con un timbro mogio rispose: - Avanti – e convinta che si trattasse di Gonza, neppure si voltò verso l’entrata. – Ha bisogno di qualcosa?

 

- Da quando mi dai del lei? – rispose ad un tratto una voce che non era certamente quella del maggiordomo.

 

Si voltò ma prima ancora trasalì. Con un nodo di agitazione in gola abbassò il viso: – Scusa, non ti ho sentito rincasare, altrimenti sarei scesa. 

 

- Lo so. – rispose Kouga, come a sottolineare il fatto che fosse a conoscenza dell’abitudine che aveva Kaoru. Si avvicinò al bordo del letto, poi chiese: - Posso? – e lo accennò con uno sguardo. Lei annuì, così si sedette lì accanto. Accidentalmente lo sguardo le ricadde sulla mano sinistra del giovane, nel notare l’assenza dell’anello chiese:

 

- Dov’è Zarba?

 

- Nella sua teca. – rispose, e per una qualche strana ragione l’artista si sentì stranamente a disagio. La risposta le provocò un flashback fulmineo: rivide una scena in particolare della mattinata, e poi ricordò per filo e per segno ciò che Kouga aveva detto a Zarba quando quest’ultimo gli aveva chiesto di non essere più lanciato a terra. Ebbene, se fosse successo ancora qualcosa tra lui e Kaoru, l’anello non sarebbe stato lì.

La giovane fu di una rapidità impressionante a collegare le due cose. Così, si alzò di scatto dal letto e raggiunse nervosamente la finestra.

 

- Cosa è successo? – le domandò il Cavaliere del Makai, fissandola in modo strano. Ma lei non seppe cosa dire.

Poteva inventare una scusa, o rispondere semplicemente con “nulla”, ma la verità era che ella provava il bisogno di esternare ciò che sentiva fluire dentro, perciò rimase sospesa, contesa tra il dire e non dire. Dal lato opposto, Kouga aveva capito che forse lei non sarebbe stata mai capace di rispondere, e per non metterle pressione anziché riformulare la domanda pronunciò quello per cui era giunto fin lì. – Ho parlato con Gonza, mi ha spiegato tutto.

 

Kaoru ebbe un altro sussulto e si girò improvvisamente. – Tutto? – biascicò agitata. Abbassò ancora lo sguardo poi nervosa prese a mordicchiarsi il labbro inferiore. Per “tutto” lui intendeva veramente tutto? Si sentì avvampare. Adesso era veramente in imbarazzo. – Ecco – disse inizialmente, giusto per iniziare un discorso. Sperava di riuscire a mettere una parola dietro l’altra, ma poi dopo quell’ “ecco” non le uscì nient’altro che un sospiro.

 

- Sei piuttosto disordinata. – fece all’improvviso Kouga, guardandosi intorno. Viste le circostanze, Kaoru storse il naso. Quell’affermazione le era parsa piuttosto inappropriata.

 

Rispose ma solo per dargli una giustificazione.

- Vado sempre di corsa, ma quando posso rimetto in ordine.

 

- Quando puoi?

 

- Sì, quando posso… perché?

 

- Se una ragazza non riesce neppure a tenere in ordine la propria camera, non diventerà mai una buona donna di casa né tanto meno una brava moglie.

 

- Prego?! – biascicò allibita, sembrava proprio non capire il perché di quell’affermazione.

 

- Ti sto solo facendo notare che sei disordinata.

 

- Beh – premise, e adesso più che allibita Kaoru era stizzita - Ci sono modi molto più gentili per fare simili annotazioni. – alzò lo sguardo al soffitto e scosse il capo – Non ho tutti i torti quando dico che sei un vero asociale. – sbottò, ostentando un tono seccato. Successivamente si accorse che Kouga la fissava in modo strano. – Cosa c’è adesso che non va? Le tende della stanza non ti piacciono? Il letto è troppo morbido? Oppure…

 

- Se riesci a reagire alle mie provocazioni come hai sempre fatto, non c’è nulla che non va. – e grazie al suono di quella risposta, Kaoru si rese conto che se Kouga era stato scortese con lei, lo aveva fatto per farle capire che le cose tra loro due non erano affatto cambiate.

Più imbarazzata che indispettita reclinò il mento. – Già – disse dapprima, e cominciò ad avvicinarsi a lui. Si sedette lì affianco, stavolta notò che non era più tesa. Il disagio pareva essersi dissolto. – Se riesco ancora a tenerti testa, significa che non è cambiato nulla. – si voltò verso Kouga e finalmente ci riuscì. Kaoru riuscì a guardarlo negli occhi come aveva sempre fatto – Siamo sempre gli stessi io e te. E continueremo ad esserlo, giusto?

 

Lui assentì, tuttavia c’era ancora una cosa che doveva appurare.  

- Se adesso provo a toccarti, non cercherai di scappare?

 

Kaoru sorrise seduta stante. – Mettimi alla prova, coraggio!

 

Il signorino provò ad accostarle una mano accanto alla guancia, ma ancora prima che egli potesse sfiorarla, la giovane Mitsuki si lanciò verso di lui e lo abbracciò. Quel gesto la fece rinascere. Anche Kouga provò una sensazione di quiete, si sentiva più calmo ma… stanco. Riuscì ad occultare uno sbadiglio, poi posò un’occhiata sull’orologio appeso al muro. Era esausto a causa della lunga giornata, ma non poteva andare a dormire. C’era ancora un’ultima questione che prima doveva sistemare.

- Allora, cosa vuoi fare? – disse all’improvviso. Kaoru prese per un istante a guardarlo. Aveva l’aria frastornata. Corrugò appena la fronte ma subito dopo sempre dallo stesso Kouga ottenne un chiarimento. – In origine questo letto era legato a quello che c’è in camera mia. – le rivelò, e a lei fu tutto veramente più chiaro: Kouga la stava invitando a “trasferirsi” nella sua stanza. O perlomeno le stava dando la possibilità di scegliere. Non voleva farsi vedere agitata, confusa, ma cominciò a sentire sempre più calore salirle verso il viso. Emise un sorrisetto, un pochino agitata lo era. Se Asami fosse stata lì, di sicuro le avrebbe urlato “accetta subito prima che cambi idea!”. Le parve perfino di sentire la sua voce, tant’era frastornata! Ormai aveva più senso dormire in camere separate? Non molto, pensò. Tuttavia doveva esserne sicura. Per lei era una cosa importante.         

Rivolse uno sguardo all’orologio.

- Mi sembra tardi per fare un trasloco.

 

- Non lo è.

 

- Tu però sei stanco.

 

- Non così tanto.

 

- Ma daremo di sicuro fastidio. 

 

- Non mi risulta che abbiamo dei vicini. – rispose a quel punto Kouga, dopotutto abitavano pur sempre in un luogo circondato dal verde e lontano da altre abitazioni. Iniziò a sentirsi veramente stanco o semplicemente spazientito dalle continue risposte tentennanti di Kaoru. Si alzò all’improvviso dal bordo del letto e con passo sostenuto raggiunse la porta.

 

Seguendolo con gli occhi lei non poté fare a meno di chiedergli: - Dove vai?

 

- Nella mia stanza.

 

- E… - Kaoru deglutì – del trasloco?

 

- Non mi sembra il caso di disturbare dei vicini immaginari.

 

- Dai, non scherzare!

 

- Ne riparleremo quando ti sentirai pronta. – disse, ed aprendo l’anta andò fuori.  

 

Adesso Kaoru doveva prendere una decisione. Una decisione importante che avrebbe cambiato per davvero la sua, anzi, la loro vita. Non rimuginò a lungo, ed anzi, in realtà sapeva già cosa fare.

Lasciò che fu il suo cuore a parlare per lei e così afferrando la spalliera del letto con entrambe le mani, affinché Kouga potesse udire il suono di quella risposta urlò: - Ma io sono già pronta!  

Lo spostamento rumoroso del letto che Kaoru si apprestava a portare di peso e con affanno fuori, fece tornare Kouga sui suoi passi.

 

- Ma che stai facendo? – disse nel vederla così presa e decisa.

 

- Penso che sia arrivato il momento di ricongiungerli questi letti, tu che dici? – replicò a stento, mentre tutta affaticata si asciugava il sudore dalla fronte con il dorso della mano – Se soltanto fosse un po’ più leggero… Spostare un elefante sarebbe meno faticoso.

 

Kouga sorrise, appoggiò anch’egli le mani sulla sponda in ferro battuto del letto e fu così che quel tanto voluto trasloco ebbe inizio.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                           

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Finalmente sono riuscita ad aggiornare senza farvi aspettare troppo tempo!

Se tutto va bene, da adesso in poi pubblicherò un capitolo ogni settimana perché vorrei riuscire a finire la fanfic prima che trasmettano l’ultima puntata della seconda serie di Garo (quella vera) prevista mi sembra per febbraio/marzo. Spero di farcela!

Intanto sto scrivendo gli ultimi capitoli di questa fanfic, e ho già le lacrime agli occhi, anche se… forse è un po’ troppo prematuro per parlarvene, ma da qualche mese sto “lavorando” ipoteticamente ad una possibile ma non certa Garo Third Season… Per ora ci sono solo delle idee, dei possibili e nuovi personaggi, i nemici ed una trama più o meno delineata, ma tutto è ancora in cantiere.

Prenderò una decisone non appena la Garo Second Season sarà terminata. Nel frattempo godiamoci questi nuovi capitoli!

 

 

 

Per MiKiUs SaN: Grazie infinite e continua a seguire che ne vedrai delle belle soprattutto nei capitoli successivi!

 

Per Iloveworld: Sì, c’è una serie nuova, se cerchi su internet troverai sicuramente tutte le informazioni che una fan di Garo si aspetterebbe di trovare. Provare per credere! Riguardo alla tua fanfic, a causa del lavoro durante il tempo libero riesco solo ad aggiornare il mio blog e questa fanfiction, ma quando arriveranno le vacanze natalizie mi dedicherò a tutto il resto. E non vedo l’ora!!

 

Per DANYDHALIA: Ti dirò, io la seconda serie di Garo ho deciso di non vederla. Primo perché vorrei aspettare l’uscita dei dvd, in modo da godermela seduta sul divano, con la giusta comodità e per darle soprattutto la giusta importanza, e secondo per evitare che in qualche modo possa influenzare la stesura di questa mia seconda serie. Ti ringrazio per la fiducia e per l’appoggio prezioso che mi dai, sapere che questa mia seconda serie piace ed è seguita come quella vera mi fa molto piacere! 

 

 

 

Per ora è tutto.

Mando un saluto affettuoso a tutto voi e alla prossima!

Botan

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Gli Orrori hanno fattezze e poteri diversi. Alcuni di essi riuscirebbero perfino a far regredire un essere umano grazie a questa abilità speciale. Una creatura dotata di un simile potere riemergerà nel territorio posto sotto la giurisdizione di Kouga creando una situazione davvero difficile da gestire.     

Prossimo episodio: #24 Involuzione

 

 

   
 
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