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Autore: Ashbear    06/11/2011    0 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XVIII: Tempo di Lanciare Sassi - Parte I ~

2 giugno

Le particelle di polvere imitavano il moto discendente dei fiocchi di neve, nella luce che la finestra lasciava filtrare dentro la sala. Gli studenti di Trabia erano divisi in diversi gruppi, ognuno dai quattro ai cinque membri, e all'interno di ciascuno era stato scelto un leader, per mantenere la gerarchia militare. All'interno dei gruppi erano stati assegnati ad ognuno una specifica sezione e un compito, tenendo conto di qualsiasi abilità individuale che gli studenti potessero avere per contribuire alla ristrutturazione.

E come in una congiuntura dei tempi quando tutti i pianeti si allineano, e tutte le sabbie si rovesciano, e una grande potenza viene scatenata sul mondo... Zell Dincht era stato nominato capogruppo. Ed era per questo che aveva intenzione di godersi la sua nuova, anche se estremamente temporanea, posizione di comando per ogni prezioso istante.

L'esperto di arti marziali era stato designato per via della sua esperienza precedente, tre estati in cui aveva lavorato con suo zio nella sua impresa di tinteggiatura. Il destino di Zell sarebbe stato molto diverso se non fosse riuscito a diventare SeeD: invece di salvare il mondo, forse l'avrebbe riverniciato, una passata di primer alla volta. Era proprio in questo compito quindi che aveva provvisoriamente sorpassato il Comandante, almeno per l'apparenza. Ma, come dire, Zell se la stava spassando con la sua autorità un po' più del concesso. E ancora una volta, con Rinoa come sua complice, Squall avrebbe avuto più possibilità di essere trattato con riguardo dal Capostazione Dobe a Fisherman's Horizon.

"Squall."

"Che c'è?" rispose la voce di lui, in tono piuttosto piatto.

"Dovresti tinteggiare il muro facendo un piccolo movimento a 'N' con il rullo, e quello di sicuro non assomiglia alla lettera 'N'. Sembra più un piccolo arcobaleno bianco. Qui non dipingiamo arcobaleni."

"È una 'n' minuscola," fece inespressivo il Comandante, senza perdere una pennellata.

"Minuscola? Nessuno direbbe che quella è una lettera minuscola Squall! Stai solo facendo il difficile, non è vero?"

Squall non ebbe la possibilità di replicare, perché Rinoa decise che la cosa migliore era offrirsi come mediatore. Dopo gli ultimi giorni il suo cuore era andato un po' a Quistis, che ricopriva sempre il necessario ruolo di paciere; e qui si trattava solo di due dei 'ragazzi', non riusciva nemmeno a immaginarsi di buttare anche Seifer e Irvine nel mezzo di quel mix di follia. Squall aveva un dono sottile per dare sui nervi a Zell, con poche parole o nessuna; era quasi divertente. Eppure, la parte migliore era che Rinoa sapeva che stavolta era fatto involontariamente. E anche l'esperto di arti marziali era diventato esageratamente iper-geloso della sua provvisoria leadership, ma tutti si stavano facendo una vita di esperienza grazie a quei due.

"Ehi, vorrei cogliere l'occasione per inoltrare una formale protesta all'incaricato," cominciò Rinoa, cercando di spostarsi la frangia dagli occhi con gesto casuale. "Credo di aver diritto almeno ad un'opportunità per mettere alla prova le mie capacità... vorrei ripetere e mettere agli atti che la 'Questione del Vagone del Treno di Deling' non era una dimostrazione valida del mio lavoro. Come ho già detto allora, rispecchiava i miei sentimenti verso Vinzer Deling, e non la mia abilità nella pittura in generale."

"Sono sicuro che era così, Rin." Zell cercò di difendere la sua scelta in maniera diplomatica. "Ma in questo momento l'aiuto più grosso che puoi darci è quello di sciacquare i pennelli e i rulli, e in più riempire i secchi di vernice. So che il lavoro in sé è abbastanza noioso, ma hai una grande responsabilità nelle tue mani, tutti noi qui dipendiamo dalle tue abilità."

"Quello, e poi c'è che il tuo vagone del treno faceva proprio schifo," asserì una voce sommessa da sopra di lei.

Rinoa si voltò, guardandosi alle spalle con evidente irritazione, e poi si mise una mano sul fianco e guardò su. "Mi scusi signor Leonhart, sarebbe un'opinione quella che lei ha appena espresso?"

"Beh, ad essere precisi l'ho pensato sin da allora, solo che non l'ho detto. Quindi possiamo definirla semplicemente una reazione a scoppio ritardato. Ora, se avessi insegnato ad Angelo a dipingerlo..."

"Squall Leonhart!" fece l'esperto di arti marziali in tono piuttosto fermo. "Non ti lascerò insultare uno dei miei lavoratori più efficienti. Questo non è l'atteggiamento 'di spirito di squadra' che mi aspetto dai miei SeeD veterani. Tra tutti, dovresti essere proprio tu a dare l'esempio migliore." Zell finì il suo discorso facendo l'occhiolino a Rinoa. Lei ridacchiò mentre Squall alzava gli occhi al cielo, mordendosi palesemente la lingua per non fare altri commenti.

Il gruppo continuò a lavorare per tutto il giorno, sorbendosi la selezione musicale di Zell, che variava dal country alla salsa. Rinoa era convinta che si trattasse solo di un ennesimo test per vedere quanto Squall potesse sopportare dal novello leader, eppure si ritrovò a spassarsela in silenzio per quella tortura. C'era da dire che era stata a contatto con fin troppi fumi di vernice quel giorno. La sua giornata non era stata altro che un aprire e chiudere vernici e primer, e lavare i pennelli, finché...

"Aaah!" strillò mentre il martello colpiva il pavimento con un sonoro 'thud'. Si strinse forte il pollice, facendo allo stesso tempo un salto per evitare il rimbalzo del martello; quello fu sbalzato sul pavimento e scansò di poco il suo dito del piede nella caduta. Rinoa bofonchiò qualche altra sillaba inaudibile, che voleva essere un piccolo 'scusa' per chiunque fosse a portata d'orecchio.

Solo gli spuntoni dei capelli biondi di Zell sbucarono da dietro l'angolo del muro. "Tutto ok? Che hai fatto?"

"Tutto... a posto... mi sono... fatta male... da... sola. Niente di che." Mentiva... faceva male... e parecchio.

Ma perché la gente non aspetta che il dolore passi prima di chiedere le ovvietà? Il martellamento del coperchio della vernice si ferma tutto d'un tratto, il martello cade a terra, e poi la persona si contorce dal dolore stringendosi un dito. Si trattenne dal fare commenti sarcastici, ma l'interrogativo le si ripresentava spesso. Ma c'era da dire che lei era specializzata nel farsi male spesso. Sapeva che Zell, come gli altri, lo faceva in buona fede, ma sapevano solo riconoscere l'evidenza?

"Non dovresti farti male da sola Rin."

O dichiarare l'evidenza.

"Grazie," bofonchiò lei a bassa voce, cercando di non far trapelare la poca sincerità.

Squall scese giù per la scala, allungando la mano verso di lei. "Fa' vedere."

Era chiaro da come si comportava che stava soffrendo, visto che aveva ritratto entrambe le mani in un gesto protettivo e se le stringeva al petto. Rinoa non voleva che lui pensasse che stava facendo la melodrammatica, e quindi cercava di nascondere il dito livido che una volta era stato simile a un pollice.

"Squall, sto bene... ha battuto poco." Non si sarebbe bevuto quella scusa; non se la beveva nemmeno lei mentre le parole le uscivano di bocca. Forse se non avesse urlato come una banshee nei secondi precedenti sarebbe stata un pochino più convincente.

"Ho visto del sangue. Dammi la mano."

"No, sto bene... davvero." Neanche per sbaglio... non se la stava bevendo proprio per niente. Avrebbe dovuto semplicemente arrendersi, ma adesso era questione di orgoglio.

Zell rimase ad ascoltare lo scambio di battute che continuava, sapendo che nessuno dei due avrebbe fatto un passo indietro dalla propria innata testardaggine. Sbirciò da dietro l'angolo, puntando contro di loro il pennello con un gesto accusatorio per aggiungere enfasi. "E che cavolo, Rinoa, dagli la mano e basta. È ovvio che avete sempre bisogno di trovare qualche scusa per tocchicchiarvi, quindi, finiamola con questa roba da piccioncini e risparmiate a qualcuno di noi la tortura. Questo è un ordine... da parte mia."

"E chissenefrega." Rinoa sollevò gli occhi al cielo realizzando che a ogni giorno che passava stava prendendo sempre di più dalla padronanza del vocabolario del suo ragazzo. Si arrese, sperando che Squall avrebbe ignorato gli inutili commenti dalla regia. "Vedi, ho solo battuto un pochino sul pollice, niente di che."

"Sei sicura? Non ha un bell'aspetto... sta già facendo il livido. Dovresti andare in infermeria, farci mettere una fasciatura o..."

"Sono sicura Squall, sto bene."

"No che non stai bene."

L'esperto di arti marziali fece un sospiro di frustrazione. "Ok voi due... veramente... prendetevi una cavolo di stanza! Ce n'è una in una posizione perfetta qui due corridoi più in giù." Indicò col pennello verso dove si trovava la zona di detenzione del comitato disciplinare. "Mi sta venendo seriamente una gran nausea, qui. Sul serio."

"Zell!" protestò Rinoa indirizzandogli uno dei suoi sguardi arrabbiati, di nuovo con gli occhi stretti e la mano non ferita piazzata sul fianco.

"Ehi, sto dicendo solo che c'è abbastanza tensione in questa stanza da soffocare un Behemoth."

Il Comandante si girò verso l'amico, e la sua espressione era una di quelle da non prendere alla leggera.

"Va bene, d'accordo, un Behemoth piccolo, ma sempre un Behemoth."

"Behemoth 'sto..." bisbigliò scocciata Rinoa a Squall; il Comandante non poté trattenere il ghigno che gli passò sul viso per il significato sottinteso.

Prendendo la mano ancora dolorante di Rinoa, la portò dietro un angolo, sperando che fosse fuori dalla portata dell'udito di Zell. "Vai in infermeria, va bene? Non costringermi ad andare a dire a Zell che ne faccia un ordine."

Lei sospirò sconfitta. "D'accordo, ma qual è la cosa peggiore che può succedere? Ti dico che non è niente."

Lui le guardò di nuovo il pollice, e stavolta Rinoa si accorse di un minuscolo brivido che lui aveva avuto nell'esaminarlo. Squall riportò lo sguardo sui suoi occhi, cercando di rispondere con la massima serietà. "Potrebbe diffondersi una seria infezione batterica oppure... oppure potrebbe cadere l'unghia e..."

"Squall Leonhart!" lo interruppe Rinoa con un'occhiata sospettosa. "Tu non riesci a sopportare l'idea della caduta di un'unghia, sbaglio?"

Sapeva che non c'era modo di dissimulare, e quindi non tentò nemmeno. Era più facile guardare fuori dalla finestra e sperare che avrebbe lasciato cadere l'argomento, o almeno, che avrebbe parlato a voce più bassa in modo che Zell 'N Maiuscola' Dincht non sentisse.

"E quindi puoi fiondarti in battaglia, e vedere cose peggiori della morte, eppure non riesci a sopportare l'idea di un'unghia che si stacca?"

"È disgustoso, va bene?"

Rinoa fece una risatina mentre lui le lasciava andare la mano, e subito si portò al petto il pollice con gesto protettivo. "Ok, hai vinto tu... ci vado. Ma sappi che lo faccio per te, perché veramente, non è niente. Solo che non voglio che tu resti traumatizzato." In punta di piedi, si sporse a dargli un bacio sulle labbra. Lui esitò, prima di ricambiare per un attimo.

"Una stanza, vi dico... prendetevi una cavolo di stanza!" Una voce riecheggiò.

"Ma come ha fatto a vederlo?" si domandò lei ad alta voce.

"Credi che sarebbe poco nello 'spirito di squadra' lasciargli cadere in testa per sbaglio un secchio di vernice?"

Lei aggiunse con un sorriso "Sei proprio un cattivone, eh?"

"Ci provo."

*~*~*~*~*

Per un momento, Rinoa credette davvero di stare sperimentando una lieve forma di vertigini; la testa era annebbiata, e le stava cominciando a girare come una giostra che guadagnava velocità ad ogni giro. Nessuna stanza avrebbe dovuto essere così piccola, così luminosa, e nemmeno lontanamente così sterile. La stava portando sull'orlo del delirio... quella stanza era un'anomalia che andava contro le leggi della natura, e soprattutto, contro le leggi di Rinoa Heartilly.

Certo, era l'infermeria, però avrebbe potuto esserci lo stesso un cenno di colore o un tocco di personalità. Le faceva sentire la mancanza del reparto pediatrico di Deling. Okay, a essere precisi il Garden aveva delle illustrazioni di organi interni rosa e violetti attaccate dietro la porta, ma quelle non contavano davvero come 'colori', per come la pensava lei. Né gli spaccati trasparenti del corpo umano potevano essere classificati come arte: era una lezione di biologia malamente camuffata in modo da disonorare il nome dell'arte. Solo uno come Squall avrebbe potuto trovare qualche macabra curiosità nello studiare come funzionavano i meccanismi interni del pancreas. Finché non si trattava di qualcosa che spiegava come ricrescono le unghie. Non sia mai che mostrasse la formazione di un'unghia - quel pensiero almeno le fece fare una risatina.

Dopo qualche altro minuto di frustrazione, sospirò e si lasciò ricadere sul lettino... ci mancava anche questa, dopo essersi fatta male al pollice. La carta sotto di lei fece rumore accartocciandosi, cosa che risuonò come se fosse stato un tuono nella stanza altrimenti silenziosa. La porta si aprì di colpo, facendola saltare su a sedere; e ovviamente, un classico, sbatté il pollice sotto il lettino, ma in qualche modo riuscì a trattenersi dal fare commenti inappropriati. L'ultima cosa di cui aveva bisogno al momento era un'ulteriore umiliazione.

"Signorina Heartilly?" La donna più adulta passava la penna sopra una cartellina, scrivendo veloce come se stesse annotando le posizioni minuto per minuto in una gara di chocobo. Ma senza mai alzare lo sguardo, o stabilire un qualsiasi tipo di contatto visivo con la sua paziente.

"Può chiamarmi Rinoa."

"Meraviglioso." La donna si risistemò gli occhiali con la montatura scura sul naso, fissando il foglio con aria severa; le catenine appese alle stanghette dondolavano avanti e indietro, producendo l'unico suono nella stanza. Rinoa ebbe improvvisamente dei flashback di momenti di richiamo a scuola che avrebbe preferito lasciare soppressi. "Signorina Heartilly, mi faccia dare un'occhiata a questa 'emergenza clinica' per esaminare la quale sono stata costretta ad allontanarmi dagli altri pazienti."

In quell'istante, Rinoa si fece un promemoria mentale perché Squall si pentisse di questa tappa all'infermeria. Come Comandante del Garden doveva aver avuto qualche informazione sullo staff medico di Trabia, no? Avrebbe trovato un modo per avere una qualche forma di vendetta - musica country, salsa. A questo punto, coglierlo di sorpresa con il nastro di lui che cantava poteva essere la cosa più vicina alla giustizia.

"Esattamente, com'è possibile che una persona si faccia male secondo questa modalità, mentre usa un pennello composto interamente di peli di moguri?"

"Non stavo proprio pitturando. Non... me lo lasciano fare dopo l'ultima volta con il vagone del treno del Presidente... voglio dire, non un vagone vero, un modellino. Non avrei dipinto quello vero, sarebbe stato poco pratico, quello lo lasciavamo fare a dei professionisti. Davvero." Avrebbe voluto riavere quel martello per picchiarsi in testa, la donna la stava guardando come se fosse un'idiota che blaterava... e beh, al momento lo era. Non sapeva perché, ma la gente che aveva un'autorità alle volte le faceva quest'effetto sul cervello.

"Chissenefrega. Lei non è certo un membro del gruppo di discussione."

"A-Ah... no," riuscì a dire alla fine Rinoa, mentre si chiedeva se ci fosse una possibilità che il suo ragazzo avesse una parente perduta attualmente impiegata nello staff di Trabia. Era stata seriamente convinta di aver chiuso con quell'atteggiamento impacciato, beh, con la notevole eccezione di quando si trovava con Squall. "Un martello. Io ehm... mi sono fatta male a un pollice mentre usavo un martello per chiudere un barattolo di vernice e non ho colpito nel punto giusto."

"Né membro della Divisione Tiratori Scelti del Garden."

"Veramente, non sono nemmeno una studentessa del Garden... sono un'assistente amministrativa di Balamb."

"Fantastico... una segretaria," commentò lei derisoria, pigiandole sul pollice ferito senza il minimo tatto.

"Ohi," esalò Rinoa, notando che le 'buone maniere' in quella donna sembravano essere assenti come i vestiti fatti su misura in sartoria nella moda degli ultimi due decenni. Eppure, nel tipico modo di fare da Rinoa, strinse i denti per cercare di proseguire una qualche sorta di conversazione. "Veramente, sono l'assistente personale del Preside Kramer. Sono qui per aiutare con la ricostruzione."

"Una segretaria con il rimborso spese, buon per lei. Ora, vorrei tornare a questo caso di infortunio sul lavoro che ho qui sottomano." L'infermiera fece seguire al suo pietoso tentativo di fare una battuta quello che poteva essere descritto nel migliore dei modi come uno 'starnuto ansimante'. Rinoa poteva congetturare solo che si trattasse di qualche bizzarra forma di risata che si irradiava da un universo parallelo. "Ogni tanto ci si deve divertire un po', no?"

"Ah-ah," rispose esitante Rinoa, constatando che lei e quella donna erano ancora le uniche due persone presenti nella stanza. Avrebbe finto una risata se avesse potuto, ma veramente, l'unica che avrebbe potuto tirare fuori in maniera convincente era una di quelle cose del genere 'terrore nervoso'. La ragazza inghiottì forte prima di trovare il coraggio, o la stupidità, di tentare di nuovo di imbarcarsi in una conversazione. "È molto che... lavora a Trabia?"

"No. Sono dell'Ospedale dei Caduti di Deling, sono stata mandata qui per un programma di supporto per gli infermieri/tirocinanti. Odio i bambini, odio il freddo, e odio i SeeD. Ma per non so quale ragione i miei capi hanno deciso che ero proprio io la candidata perfetta per questo compito. C'è da giurare che avranno fatto una festa, è tutta una manovra politica glielo dico io."

"Sembra proprio che lei fosse la scelta più logica," cercò di dire Rinoa con una faccia seria. Beh, magari quella donna era al top nel suo campo quando lavorava.

"Fantastico, quando vorrò un'opinione di una 'porta-caffè' strapagata, saprò proprio a chi chiedere."

Ma magari invece questa donna aveva qualche foto da ricatto di qualcuno da qualche parte nella sua cartellina medica.

"La buona notizia è che sembra che ci sia solo un livido sotto la superficie, questa macchia violetta è sangue. Andrà tolto, farò venire qualcuno per farlo in un minuto. Non pare che sia stato separato dalla matrice, quindi non dovrebbe perdere l'unghia, né dare altre complicazioni. Sarebbe una tragedia nazionale, lo so. Sul campo non abbiamo proprio bisogno di quelle impreviste 'emergenze dattilografiche', non è vero?"

Rinoa fece un respiro profondo, ed espirò lentamente mentre raccapezzava un sorriso. Ci voleva molto per far perdere la pazienza a lei, ma quella donna, quella stanza, e l'ultima mezz'ora stavano cominciando a mettere alla prova i suoi limiti.

"Grazie." Rinoa si sforzò di tirare fuori quella parola. Non era sicura nemmeno del perché lo stesse dicendo, ma era molto meglio dei veri pensieri che le stavano passando nella testa.

"Aspetti qui, faccio venire qualcuno del personale interno ad occuparsi della sua mano... certo, sempre se non deve correre subito alla sua tastiera."

Passandosi la destra tra i capelli, Rinoa si chiese se quella 'visita' sarebbe mai finita; almeno, era contenta di essere di nuovo da sola. A ogni momento che passava, sentiva che era stata una colossale perdita di tempo, e si chiedeva anche come avesse fatto a farsi influenzare così facilmente sin dall'inizio per andare in infermeria. Ma uno sguardo negli occhi di Squall, e sentire la voce a cui pensava così spesso prima di scivolare nei sogni, che la pregava di venire lì...non aveva potuto non ottemperare alla sua richiesta.

"Rinoa Heartilly?" la chiamò una voce estranea dalla porta, risvegliandola dai suoi sogni ad occhi aperti.

"Oh... sì... scusi."

"Nessun problema." La ragazza del personale interno rise appena. "Mi creda, non è la prima persona a perdersi nei suoi pensieri in una di queste stanze. Metà dei pazienti sono addormentati, e ultimamente, l'altra metà è a fare bamboline vodoo di Agnes... quindi non si preoccupi."

"Davvero non sono l'unica a pensarlo?"

La giovane donna sorrise, tirando fuori il necessario da un armadietto lì vicino. "Ma neanche per sogno."

"Il suo nome è Agnes? Non mi ricordo che mi abbia detto..."

"Beh, mi creda... ne ha diversi, ma questo è l'unico che le possa ripetere."

"Mi sa che allora non sono stata poi così male." Rinoa fece una piccola risata.

"No davvero. Non abbiamo dovuto chiamare la sicurezza per lei, scrivere un rapporto sull'incidente, o inviare un richiamo ufficiale al Preside... quindi direi che lei rientra nell'ottantacinque percento buono di tutti i nostri pazienti."

"...Avete dovuto chiamare la sicurezza? Non riesco a credere che un membro del Garden sia stato veramente così tremendo... non che non condivida un po', però..." Rinoa sorrise.

L'infermiera si avvicinò a Rinoa, prendendole la mano con attenzione e esaminando il pollice prima di cominciare a pulire la ferita. "A dire il vero, è stato giusto ieri. Non abbiamo proprio dovuto chiamarli... è stata più o meno solo una minaccia. Invece abbiamo finito per somministrare al signor Almasy un leggero sedativo... per essere onesti, la cosa peggiore è che la maggior parte dello staff di stanza qui faceva segretamente il tifo per lui... qualcuno ha finalmente avuto il coraggio di dire quello che abbiamo pensato tutti."

"...Seifer Almasy?"

"Ce ne sono altri?"

"Credo di no..." ammise Rinoa con un filo di voce, divisa fra i ricordi del passato e le preoccupazioni del presente. Una parte di lei non avrebbe voluto chiederlo, ma doveva sapere. "Come mai...come mai è qui? Sta bene?"

"Mi spiace, non posso assolutamente darle nessun dettaglio sulle condizioni di un paziente..." rispose l'infermiera con imbarazzo mentre cominciava a bendare l'unghia. Anche la Strega si rendeva conto che la donna stava evitando il suo sguardo, essendosi accorta dell'errore che aveva fatto nel menzionare il nome di Seifer. Sembrava che la vita privata di Rinoa fosse... beh, poco privata, anche lassù. Ma comunque a Trabia gli studenti dovevano avere problemi più importanti che non il Comandante e la sua ragazza.

"Signorina Heartilly, non volevo davvero dire quello che ho detto... mi è solo sfuggito per sbaglio. Ma quello che posso dirle è che quel particolare paziente è ancora due porte più in qua..." La giovane guardò la Strega, e in qualche modo capì che era sinceramente preoccupata. Vista la situazione attuale, l'infermiera intuì che la donna seduta di fronte a lei sembrava avere ancora a cuore la salute di un vecchio amico; o almeno, qualcosa nel suo cuore credeva veramente che Rinoa fosse quel tipo di persona.

Forse alle volte le regole erano fatte per essere piegate un po', per tranquillizzare un altro paziente. "In via ufficiosa, non si preoccupi troppo del signor Almasy... glielo assicuro, l'unico 'vero' pericolo che corre è beccarsi qualche procedura medica parecchio invasiva se non impara a comportarsi bene... Agnes ha un senso dell'umorismo molto malato."

"Capisco, grazie." E almeno questa volta lo diceva di cuore.

*~*~*~*~*

La Strega trattenne il respiro mentre varcava la porta della stanza di lui. Veramente, questo era uno di quei momenti che non aveva programmato di affrontare oggi, e che forse sperava anche di evitare per il prossimo millennio o qualcosa del genere... anche se Rinoa e Seifer stavano nello stesso edificio, c'era stato un tacito patto di mantenere le distanze; se si erano visti passando, non c'era stato nulla più di un cenno col capo e un sorriso da parte sua. Magari da un lato avrebbe voluto parlare, dire di più, capire di più, ma dall'altra, non era pronta... o era Squall che non era pronto... o Squall e Rinoa come coppia non erano pronti.

Ma con Seifer ferito, in un certo qual modo si era spezzata la tregua non scritta su cui si erano implicitamente accordati. Sapeva che Seifer e Squall avevano parlato dopo il Centro Addestramento, forse anche lei e Seifer avrebbero dovuto avere almeno quella possibilità prima che lei partisse per Balamb, però in un certo senso... sentiva che avrebbe dovuto farlo sapere a Squall.

"Fantastico... non credo tu sia qui per distribuire le ultime copie di Armi del mese o Dormitori migliori ai Garden? Se non è così, spero che tu abbia almeno delle sigarette... o proprio come minimo dovresti aver portato di nascosto una barretta di cioccolato... l'ultima me l'ha presa 'Squallzilla'."

"Seifer, che... che è successo?"

"A dire la verità è semplice, ha detto che non era sulla 'lista approvata' della mia dieta. Non entrava nella flebo... o qualche scemenza del genere. Mi sono immaginato la cara Agnes come il frutto dell'amore di Squall e Godzilla molto facilmente..."

"Smettila, lo stai facendo di nuovo!" lo interruppe Rinoa, incrociando le braccia e con l'espressione del tutto seria. Si avvicinò per mettersi a sedere sul letto, con aria di sfida al suo comportamento. Lo conosceva troppo bene: il suo sarcasmo era un meccanismo di difesa quando si sentiva vulnerabile, o non voleva che qualcuno gli si avvicinasse.

Rifece la stessa domanda con forza. "Seifer, che è successo?"

"A me? Non ti sei tenuta aggiornata con le notifiche l'anno scorso? Non mi sono accorto che il Comandante Furbega ti ha messo in trance? Versione promemoria: tradimento, Strega, Lunatic Pandora... gran brutto casino..."

Rinoa gli afferrò il braccio, costringendolo a guardarla negli occhi. Lui resse il suo sguardo solo per un istante, prima di rompere il contatto visivo e voltarsi verso il muro. Un braccio era ingessato, e una flebo gli correva nel polso sinistro. Aveva diversi lividi ed escoriazioni, un'ampia fasciatura gli circondava la testa.

Ovviamente, portava ancora la garza sul naso del primo 'incontro' con Squall. Nei documenti del Garden andava sotto la dicitura 'il signor Almasy è inciampato in un ramo caduto di un albero nel centro di addestramento', ed era la storia di Seifer... ma non quella di Squall. Cid sapeva la verità. Con un cenno del capo, con una mano posata sulla spalla di Seifer in un gesto di comprensione, Cid aveva ascoltato il resoconto. Forse c'era qualcosa tra due ex cavalieri che Squall e Rinoa non avrebbero mai potuto capire. Forse questo era un bene.

Ma in quel momento, lei voleva risposte. Rinoa strinse di più il braccio del ragazzo, non per rabbia, ma per frustrazione. "Smettila, Seifer! Smettila, basta."

"Va bene... alcuni studenti di qui condividevano i sentimenti del tuo fidanzato. Non posso dargli torto, direi che c'era da aspettarselo. Se mandarmi a Trabia fosse stata una cosa semplice, non credo che sarebbe stata un'opzione."

"Ti hanno... picchiato?"

"Già... degli studenti... non so quali... prima che cominci a farmi il terzo grado. E anche se sapessi chi è stato, non credo che li coinvolgerei... anche adesso provo solo una parte del dolore che sentono loro... e io ho le medicine. Senti, non ho proprio voglia di parlare. Ho passato tutto il giorno a parlarne a gente sempre diversa, non ti ci mettere anche tu, ok?" Le sue parole avevano un tono basso, e i suoi occhi si rifiutavano ancora di tornare a guardarla.

"Ok," rispose lei, lasciandogli finalmente andare il braccio. Capiva sinceramente che era una cosa che gli faceva male, non il fatto di essere stato picchiato, ma conoscere il dolore che aveva causato. Questo era molto peggio che non marcire in una cella di prigione a Deling, perché questa punizione lo avrebbe lentamente distrutto... ma forse alla fine sarebbe diventato una persona migliore. Lei non avrebbe potuto dimenticare mai, ma in un certo qual modo era convinta che forse lui avrebbe potuto trovare un qualche tipo di pace.

Finalmente tornò a guardarla, con un'occhiata inquisitiva. "Non dovresti tornare da qualche parte? Non credo che Mr. Personalità sarebbe troppo contento se ti trovasse qui oltre le linee nemiche. Credimi, sono sotto antidolorifici, ma non sono così forti... non penso di poter reggere un altro assalto diretto oggi."

"Stiamo pitturando... voglio dire, Squall e Zell stanno pitturando... è tutto a posto, a lui non importa."

"Credi a me, gli importa."

"Di cosa stai parlando?"

"Perché a me importerebbe." Lui sospirò, decidendo di lasciar perdere qualunque spiegazione ulteriore sull'argomento. "Comunque, perché sei qui? A meno che il tuo solo scopo non fosse quello di venire in infermeria a rompere le scatole fisicamente ai pazienti."

"Io..." Si interruppe, non voleva veramente ammettere la verità, ma ad ogni modo sollevò il pollice per sottolineare la ragione per cui si trovava là. "Mi sono fatta male mentre pitturavamo, ma io non stavo pitturando, stavo usando un martello, ripeto non era pitturare! Comunque, non pensano che perderò l'unghia... insomma, sì, mi sono fatta male da sola."

"Che shock."

*~*~*~*~*

Squall entrò in infermeria, controllando ancora una volta l'orologio. Una parte di lui era preoccupata per cosa potesse averle richiesto così tanto tempo; era semplicemente un dito, no? Non era abituato a questa cosa del 'preoccuparsi' per qualcun altro, e c'era un lato di lui a cui sinceramente la cosa non piaceva. Certo, gli piacevano tutte le altre occasioni che non comprendevano il preoccuparsi, quindi avrebbe preso anche il lato negativo, insieme all'incommensurabile quantità di buono che lo accompagnava. Quando entrò nell'infermeria, c'era una donna di una certa età che esaminava una cartellina. Non aveva visto nessuno seduto al banco della reception, e così si avvicinò lentamente...

"Signora, mi spiace interromperla, ma sto cercando una persona che dovrebbe essere passata questo pomeriggio, Rinoa Heartilly."

"E chi sei?"

"Sono Squall Leonhart, Comandante del Garden di Balamb."

"Ma certo... e ora tornano tutti i pezzi del puzzle, vero? La signorina Heartilly era in cima alla nostra lista delle priorità," rispose lei canzonatoria, anche se lui non colse del tutto il commento. "L'ultima volta che l'ho vista, un'infermiera le stava bendando la mano, e poi c'era lo staff medico che decideva se trasportarla in elicottero a Esthar."

Questa volta lui colse il sarcasmo. Si stava per voltare e dire qualcosa, quando la donna indicò con la penna verso il corridoio.

"È laggiù in fondo al corridoio e poi a sinistra, stanza cinque, almeno l'ultima volta che l'ho vista... e, amico, prima che tu dica una parola... prima di tutto, non sono dello staff del Garden; sono qui per un servizio semi volontario/semi forzato. Sto lavorano da venti ore di fila, e se continua così, sarò fortunata se riesco ad ritagliarmi un paio d'ore di sonno... la mia unica fonte di nutrimento oggi è stata una barretta ai cereali, che era scaduta da cinque mesi. Mi hanno vomitato addosso due volte nelle ultime cinque ore, e sarei grata se riuscissi a uscire di qui con un pochino di sanità mentale ancora intatta... quindi scusa se sembro un po' irritata... la tua ragazza è una persona a posto, ok? È solo che i fidanzati iperprotettivi non sono proprio al top nella mia lista delle cose che mi rendono carina e coccolosa, comprendi."

"Uh huh." Adesso era il turno del Comandante di rimanere ammutolito. Sinceramente, quel fiume di parole era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato. Anche se una grossa parte di lui era risentita del fatto che quella donna mostrasse così poco rispetto del suo rango, c'era anche una certa strana parte di lui a cui piaceva essere definito un 'fidanzato iperprotettivo' - due parole che non avrebbe mai pensato potessero essere usate per descriverlo.

Decise che era meglio avviarsi nel corridoio, senza mai voltarsi indietro... non sapeva perché, ma non voleva guardarla negli occhi. Anni di addestramento gli avevano insegnato a lasciar perdere certe cose, e ora come ora 'Miss Carina e Coccolosa' pareva essere una di quelle. Arrivò nella stanza cinque solo per trovare un letto vuoto.

E poi la sentì... era strano, la sentì ridere e questo lo fece sentire meglio. Non che ci fosse stato bisogno che lui si preoccupasse, ma era semplicemente una cosa che non poteva evitare, che gli piacesse o no. Tipico da Rinoa, passare un po' di tempo in infermeria, probabilmente con uno dei tanti cadetti che aveva cominciato a conoscere nelle ultime settimane. Non l'avrebbe sorpreso; nulla lo faceva più.

Ok, dimentichiamo l'ultima affermazione, alcune cose riuscivano ancora a scioccarlo, e parecchio.

Fece un passo nella direzione della sua risata, e si ritrovò incapace di muoversi. Il suo cuore era improvvisamente lacerato tra fiducia e dubbio. Aveva fiducia in lei, ne aveva davvero. Ma c'era ancora quel lato infantile di lui che conosceva Seifer, e lo vedeva solo come il bullo che lo aveva tormentato non soltanto a parole, ma con azioni che andavano molto al di là di qualunque cosa fosse stata mai detta. Quello faceva molto più male.

Sentire la risata di Rinoa che risuonava dentro l'infermeria fece sollevare e schiantare il suo cuore tutto in un unico, fugace istante. Sentire l'innocenza di qualcosa che nella sua mente era così puro, che veniva sporcata da qualcosa che per lui era macchiato del male più autentico. Era un'alluvione di sentimenti nuovi, tutto entro pochi, pochissimi battiti del cuore.

Il Comandante vide Rinoa allungarsi verso il tavolino per prendere un bicchiere d'acqua, prima di passarlo all'uomo che stava disteso di fronte a lei. Lui lo prese. Ridevano mentre il ragazzo riceveva il piccolo contenitore dalla mano di lei. Le loro dita si sfiorarono. Squall sapeva che non significava niente, aveva giurato a se stesso di poter accettare cose come quella.

La rivalità e l'astio... appartenevano al passato, dovevano costituire un capitolo chiuso nella sua vita, qualcosa di relegato nei ricordi più oscuri. Era arrivato ad una faticosa 'tregua' col suo vecchio rivale, ma era solo un concetto, non da prendere alla lettera. Nella sua mente sentiva sempre che Seifer non aveva nessun diritto di stare lì seduto con Rinoa, o di ridere insieme a lei. E per tutto quello in cui avesse mai creduto... non poteva assolutamente toccarla. Rinoa era sacra.

Non lo sapeva, lui?

Non lo sapeva, lei?

*****
Nota delle traduttrici: scusate il ritardo :) vi ricordo come sempre la newsletter, aggiungo anche la pagina facebook dedicata ad Ashbear, da cui potete seguire gli aggiornamenti in italiano e inglese, e come sempre ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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