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Autore: Cheonefer86    07/11/2011    4 recensioni
“Un vecchio ritratto mi trascina nel passato crudele e stanco dove ancora sento il suo profumo, un vecchio ritratto mi riporta nel ricordo di un amore che deve essere ancora vissuto dove il tuo profumo sta svanendo nell’aria.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Dopo la II guerra magica/Pace
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Osservo il fuoco, le fiamme che danzano mentre pian piano consumano il legno, le guardo e mi sento allo stesso modo: sono un pezzo di legno nel quale ardono fiamme che mi consumano, corrodono la carne bruciandomi l’anima

Nota: Storia scritta per il Concorso n°2 “La poesia ispira la prosa”del Magie Sinister Forum e ispirata alla poesia di Garcia Lorca “Sera”.

 

 

Sera (Garçia Lorca)


Sera piovosa in grigio stanco.
Tutto è così.
Gli alberi secchi.
La mia stanza solitaria.

E i ritratti vecchi
e il libro intonso...

Trasuda la tristezza dai mobili
e dall'anima.
Forse
la Natura ha per me
il cuore di cristallo.

E mi duole la carne del cuore
e la carne dell'anima.
E parlando
le mie parole restano nell'aria
come sugheri sull'acqua.

Solo per i tuoi occhi
soffro questo male;
tristezze del passato,
tristezze che verranno.

Sera piovosa in grigio stanco.
E va la vita.

 

 

Foglie d’autunno

 

 

Soltanto l’odore di pioggia accompagna questi miei pensieri, soltanto l’eco dell’acqua che scivola sul lago increspandolo appena.

La scuola è iniziata da quasi due mesi ormai, tanto è passato da quel giorno in cui ho rivisto tuo figlio, non più bambino di appena un anno che piangeva in una culla. Dieci anni sono passati da quella notte di morte, sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, sapevo che avrei dovuto nuovamente osservare i tuoi occhi.

Grifondoro come te, non poteva essere altrimenti.

“Il momento è arrivato, sei pronto, Severus?” questo mi aveva chiesto la sera stessa Albus, “Sì.” la risposta che voleva sentire prima di sparire silenziosamente com’era entrato.

Ero pronto?

Sono pronto.

Osservo il fuoco, lingue rosse danzano mentre pian piano consumano il legno, le guardo e mi sento allo stesso modo: un pezzo di legno nel quale ardono fiamme che mi consumano, corrodono la carne bruciandomi l’anima.

Mi è bastato vedere di nuovo i tuoi occhi per riaccendere l’incubo in me, un veleno che riprende a scorrere nelle mie vene; nel silenzio di questa mia stanza riesco a sentire il suo rumore, un fiume in piena di rimorsi che colpisce violento la mia mente.

L’autunno è ormai iniziato da tempo, il cielo grigio come il mio sguardo mi osserva piangere, già stanco di una battaglia che deve ancora cominciare, di una strada che ancora non ho iniziato a percorrere. Mi sentivo già vinto, ma è bastato vedere i tuoi occhi in quel bambino per tornare di colpo piangente in quella stanza, abbracciando il tuo corpo ormai freddo, il mio cuore si fermava di colpo.

L’ho visto seduto a quel tavolo che mi guardava, due profondi smeraldi mi trafissero dentro e sentii un battito più forte del mio cuore che mandò in frantumi il mio animo con un triste eco di morte.

Nel suo sguardo ho visto il tuo odio, così profondo da oscurare quello di chiunque altro, lo sguardo di quella mattina sul lago, lo sguardo vuoto di una madre morta per proteggere il figlio.

Tutto per colpa mia.

Una bestia vinta dall’invidia e dalla rabbia in cui il mio amore per te si era disciolto come una goccia d’acqua dolce in un mare salato, una bestia nel cui sangue scorre soltanto la sete di un rimorso che non potrà mai essere placata, una colpa che mi toglie ogni respiro.

Vivo una vita che non merito dove la mia unica gioia è soffrire per ogni sbaglio che ho commesso, per ogni esistenza che ho spezzato.

Le foglie scendono lente staccandosi dai rami, staccandosi dalla vita.

Mi sento un autunno che ha spogliato la tua esistenza, lasciando una piccola foglia verde in balia di un vento gelido e mortale.

Questo ritratto stretto tra le dita pallide come la luna che non c’è, mi fa sorridere il cuore mentre una lama mi attraversa la carne, le lacrime scendono ad incontrare le altre, che prima di loro hanno posto un bacio salato sulle tue labbra di carta.

Un ritratto che conservo gelosamente da anni, da quando lo trovai per caso tra le foglie d’autunno. La tua amica era molto brava a disegnare, sono sicuro te l’abbia fatto lei, ma nessun ritratto potrà mai imprigionare la tua bellezza, il tuo profumo che ancora riesce ad accendere il mio desiderio, la tua voce che ancora rimbomba nella mia testa facendomi sorridere, il tuo sguardo vuoto e spento che ancora mi tormenta lasciandomi sveglio notte dopo notte, affamato giorno dopo giorno.

Fa freddo.

Un freddo che non riesco a scaldare, del ghiaccio che non riesco a sciogliere, un dolore che non passa.

Un dolore che cerco di nascondere in questo libro ancora nuovo, dove soltanto queste due pagine sono sbiadite, un caldo abbraccio di carta che conserva il tuo ritratto per me, un abbraccio di lacrime nere che non sfocano i tuoi occhi.

Non più.

Ormai sono il mio presente, giorno dopo giorno a ricordare il mio triste passato di colpe da espiare con nient’altro che sofferenze e tormenti.

Gli occhi di tuo figlio mi trafiggono l’anima.

Piange il cielo fuori il castello, piange il mio cuore di sorrisi che hai smesso di donarmi, di parole che non potrai più dire.

Della vita che ti ho tolto.

In questa stanza sono solo con me stesso, lasciando fuori tutto il resto riesco a fare a meno di questa maschera che porto a fatica: è difficile cercare di addormentare ogni emozione.

Solamente questa vecchia libreria e questi vetri sanno chi sono in realtà, osservano in silenzio le mie lacrime da anni ormai, se ne nutrono custodendole con gelosia.

Così rare per il mondo al di là di queste pareti.

Fuori la natura disegna il mio stato d’animo, fuori nessuno mi conosce.

Nessuno deve conoscermi.

Sono una delle tante foglie d’autunno che cadono.

Sulla nuda terra bagnata siamo tutte della stessa forma, svaniamo in nient’altro che polvere.

Soltanto questo ritratto conosce i tristi lamenti di un uomo solo, soltanto questa carta accoglie il mio pianto.

E il mio amore se ne va, tra il vento d’autunno che lo porta via.

Chiudo questo libro di Rune Antiche che mai nessuno toccherà, chiudo per sempre i tuoi occhi di carta per sorridere e piangere ai tuoi occhi custoditi da un bambino.

Ho promesso di proteggere il frutto del tuo amore in nome del mio amore chiuso tra le pagine di questo testo, una foglia sospinta dal freddo alito d’ottobre, che mai cadrà tra le tue mani.

La mia vita va avanti per quella promessa e la manterrò per poi essere libero di aspettare il mio autunno, di morire come una foglia bruna, abbracciato da nient’altro che la terra.

 

***

 

È sceso di nuovo l’autunno, un autunno che sa di rinascita, quella con cui ognuno di noi deve fare i conti da quando è finita la guerra.

Sono vivo, per uno strano scherzo del destino sono ancora vivo, salvato dalla donna che continua a gridare il suo amore per me, mentre dalla mia bocca non escono parole, dalle mie mani non vengono carezze.

Non so perché mi ha salvato, non so perché mi ama.

Non faccio domande per non riceve risposte di cui ho paura.

Questa vita non mi appartiene, ma sono costretto a viverla e nonostante io sia innamorato di questa ragazza che si è insinuata con prepotenza nella mia vita, non riesco ad essere sincero con lei.

Non riesco a dirglielo, ho paura di essere sincero con me stesso.

Che vita potrei mai offrirle?

La trovo a cercare un libro tra gli scaffali del mio studio.

Da quando abbiamo iniziato questa strana relazione fatto soltanto di sguardi e parole non dette, corre qui per prendere i miei libri, sa quanto sono preziosi per me e per lei è come avvicinarsi ogni giorno di più a me; conoscere quello che amo le permette di conoscere meglio quello che ama, così mi aveva detto un giorno, io avevo sorriso a qui boccoli cosi lucenti e morbidi.

- Mm… “Rune Antiche livello super avanzato – Alla larga maghi inesperti!”, dovrebbe essere interessante. – spezza il silenzio della stanza. – Ma è nuovissimo, non lo hai mai letto? – mi chiede iniziando a sfogliare il pesante tomo.

Un foglio di carta cade dalle pagine e un forte morsa allo stomaco mi spezza il respiro, la guardo raccoglierlo da terra e osservarlo.

Lei lo sa.

- Perché ti sei nascosto tutti questi anni? Perché non hai permesso che tutti vedessero la parte più bella di te? – parole che mi trafiggono all’istante.

- Non sono affari tuoi e nessuno ti ha autorizzato a ficcanasare nelle mie cose! Dovresti vivere la tua vita, ragazzina invece di starmi continuamente tra i piedi. – nonostante tutto sono sempre il solito Severus che non riesce a non spezzare ogni cosa bella, che non permette intromissioni nella propria vita di cui nessuno sa nulla.

Ma lei sì.

- Continua pure a nasconderti, Severus. Sono stanca di dover combattere contro la tua ostinazione, sono stanca di dover cercare di abbattere quel muro che ancora ti circonda nonostante sia del tutto inutile. Sono solo stanca di dover amare qualcuno che non si lascia amare. – parole soffiate con rabbia mentre getta il libro e il ritratto a terra, lasciandomi solo nella stanza.

Di nuovo solo.

Lei ti conosce.

Cosa ne può sapere una ragazzina.

Lei ti conosce, Severus.

Un vecchio ritratto mi trascina nel passato crudele e stanco dove ancora sento il suo profumo, un vecchio ritratto mi riporta nel ricordo di un amore che deve essere ancora vissuto dove il tuo profumo sta svanendo nell’aria.

Hai bisogno di lei.

Raccolgo il tuo ritratto, Lily, dove ci sono ancora le mie lacrime a farti compagnia, ti guardo sorridere tra questi tratti di matita mentre io avrei solo voglia di gridare.

Vai da lei.

Io sono innamorato di quella ragazzina, non voglio tradirti, Lily, non voglio farti soffrire ancora, ma…

Tu sei innamorato.

Mi dispiace, Lily, ma devo andare da lei, ho bisogno di lei, del suo sorriso, della sua voce, del suo profumo, del suo amore.

- Addio, Lily, ti porterò per sempre nel cuore. – sussurrò alle fiamme mentre bruciano il tuo ritratto permettendomi di vivere quella vita che non ho mai vissuto per proteggere ogni tuo ricordo.

Ma ora c’è lei.

Ma ora c’è lei.

 

Ti vedo seduta sotto un albero avvolta nel mantello mentre la piuma leggiadra scorre sulla pergamena.

I tuoi occhi fissi su di essa mentre ogni tanto volgi lo sguardo verso un pesante libro, la tua piccola mano ad accarezzarlo, a percorrere le lettere che cerchi di imparare.

Ti vedo felice tra i libri e i tuoi amici e ogni certezza che avevo guardando della carta carbonizzata, svanisce, lasciando posto nuovamente alle paure.

Come vorrei essere quel libro in questo istante.

Ho sempre amato quei piccoli oggetti colmi di mistero e sapere, ed ora ne invidio addirittura uno.

Ma non posso essere l’oggetto dei tuoi tocchi.

Ormai non posso più.

Sono stato io stesso a mandarti via dalla mia stanza.

Ti ho ormai mandata via dalla mia vita.

L’ho fatto per te.

Sei cosi giovane e innocente che hai tutto il diritto di avere una vita felice, una vita lontana da dolore e solitudine.

Una vita che io non posso donarti.

Per questo ti lascio andare.

Ti lascio alla tua vita che sarà migliore lontano da me.

Le foglie d’autunno continuano a scendere lente, mentre le tue mani concedono ancora carezze a quelle pagine ormai gialle di tempo passato.

I tuoi amici ti deridono perché sei di nuovo con dei libri in mano, vedo le gote già rosse di freddo avvampare ancora di più per la rabbia.

Sei bellissima mentre ti alzi raccogliendo tutte le tue cose con rapidità per allontanarti da lì.

Mi ricordi me stesso quando ero un giovane studente come te.

Vi somigliate.

 

Sei venuta a prendere le cose che avevi lasciato nelle mie stanze in questi mesi, stanze che erano diventate anche le tue per quanto tempo passavi qui.

Mi piaceva guardarti studiare, così concentrata, così bella.

Sei venuta senza posare il tuo sguardo su di me nemmeno per un istante.

Fai ogni cosa noncurante di me, come se non ci fossi.

Guardami, ti prego!

Chiedimi di cancellare quelle parole! Chiedimi di ripensarci e di stringerti forte tra le braccia!

Chiedimelo, ti prego!

Non lasciarmi in questa casa da solo.

Non riuscirei a camminare su questo suolo che ha accolto i tuoi passi.

Non riuscirei ad inspirare l’aria che tu stessa hai respirato se tu non ci sei.

Perché non riesco a dire una parola? Perché ogni voce mi muore in gola?

- Dimmi che mi ami, Severus! – grida ad un tratto sorprendendomi, mentre il suo sguardo si posa su di me.

I suoi occhi nocciola brillano d’amore, mentre una lacrima le fugge via percorrendo lenta il roseo viso.

Brillano d’amore per me.

Posso sentire il battito del suo cuore che piange, piange per me, nella speranza di una risposta al suo accorato appello.

Vorrei stringerla e gridarle tutto il mio amore, vorrei baciare quella lacrima per poterne assaporare ogni essenza.

Vorrei, ma non ho il coraggio di farlo. Non ne ho diritto.

- Chiedimi di non andarmene, Severus! Chiedimi di rimanere qui per sempre, con te.

Nessuna risposta esce dalle mie labbra che rimangono immobili tra la consapevolezza che l’avrei persa per sempre, scivolata via come le foglie nel vento d’autunno.

Hermione mi guarda per un istante con gli occhi gonfi, le lacrime avrebbero ripreso presto a rigarle il volto.

Mi fa male vederla così, ma non riesco a fare nulla.

Sono paralizzato.

Sto per perdere la donna che ha preso il mio cuore tra le dita ridestandolo da un sonno d’amore che dura da parecchio tempo. Da troppo tempo.

Ma rimango fermo a contemplare quella fragile creatura che mi è davanti.

È delusa, ferita, arrabbiata, riesco a percepire la sua delusione e il dolore che sta afferrando il suo cuore riducendolo a brandelli.

È quando sento lo scricchiolio della sua anima, che comprendo. Comprendo che non posso perderla, non posso fare a meno di lei.

- Hermione!

Continua ad avanzare verso la porta, mentre tra un passo e l’altro, i suoi singhiozzi echeggiano nella stanza.

- Hermione ti prego fermati!

Si blocca d’improvviso davanti alla porta, la mano protesa verso il pomello pieno di polvere.

Mi avvicino a lei, piano, cautamente, le sfioro delicato i capelli che si muovono ribelli sprigionando quel profumo che sempre mi faceva impazzire.

- Non andare via, non lasciarmi! Hermione, ama quest’uomo che non sa cosa sia l’amore. – sento i suoi singhiozzi acquietarsi, si volta verso di me.

- Rispondi alla mia domanda, Severus, quella che ti ho fatto quando ho trovato il ritratto della madre di Harry.

- Perché meritavo di essere visto come un mostro, ero un assassino e meritavo che la gente mi guardasse con odio.

A questa risposta sorride, sento i suoi occhi carezzarmi l’anima.

- Perché sorridi? – le chiedo.

- Hai parlato al passato, Severus, il che significa che non meriti più di essere guardato in quel modo.

- Ma… - non riesco a pronunciare altre parole che le sue labbra morbide si posano sulle mie lasciandomi per un attimo spaesato, ma il suo sapore è così dolce che la stringo forte a me per approfondire quel bacio così puro e intimo.

Per un attimo il viso di Lily mi appare nitido davanti agli occhi, il battito di un istante in cui scompare per lasciar spazio agli occhi nocciola di Hermione che mi guardano con amore, illuminati da un sentimento che mai nessuno ha provato per me.

- Hermione… - sussurro il suo nome, – quel mostro farà sempre parte di me, il mio passato non si può cancellare, ma voglio meritare il tuo amore. Insegnami come si ama. – sento la sua mano stringere la mia. – Ti amo, Hermione.

- Lo so. – ride chiudendosi la porta della mia camera alle spalle.

Fuori le foglie d’autunno cadono, non più lacrime osserverà questa stanza, ma solo sorrisi di un amore che fa nascere per me una nuova primavera.

 

   
 
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