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Autore: Xavisio Bluttemberg    07/11/2011    4 recensioni
"Hai freddo, Jèremie?"
Ah, la sua voce... se c'era una cosa che gli aveva fatto capire che colei che aveva davanti non era solo un'immagine, era proprio la sua voce. Lui che si era dovuto improvvisare artista per virtualizzare Ulrich, Odd, Yumi e infine sé stesso nel modo migliore possibile lo sapeva bene: per quanto si possa essere bravi, certe cose non possono essere create, nemmeno con il cuore. Devono esistere e basta e, fortunatamente, lei esisteva.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jèremie si sorprese un'altra volta ad accarezzare lo schermo mentre Aelita entrava nella torre.
"Vedrai" sussurró, piú che ad altri a sé stesso "Un giorno ce la faremo. Ti porteró fuori di lí, ti faró vedere il mondo, non piú sempre gli stessi ghiacci o lo stesso deserto digitale. Potrai guardare il tramonto, sentire l'acqua gelarti le dita, il fuoco scaldarti il viso, o anche semplicemente mangiare una pizza. Potrai capire davvero anche cos'é una carezza."
Il codice era stato inserito, la torre era ormai spenta. Jèremie si voltó verso le proiezioni di Ulrich, Odd e Yumi, ricambió i loro sorrisi e si rimise brevemente a trafficare con il computer; dopodiché, presosi una solenne pausa, accompagnandosi con il solito semplicissimo gesto, la banale pressione di un unico tasto che aveva giá fatto tante volte, ma mai gli era sembrata meno incredibile della prima, esclamó con il suo tono imperante come sempre, eppure allo stesso tempo insicuro: "Ritorno al passato!"
La ben nota luce bianca lo attraversó, per poi attraversare tutto il resto e privarlo della percezione del suo corpo. Un secondo dopo e otto ore prima, si ritrovó a mensa con i suoi amici... diversamente dal solito, era andato tutto bene.
"Certo, ne ha avute di idee strane, XANA, ma tu avresti mai pensato di mettere un virus in una mattonella del marciapiede? Jèremie?
La voce di Odd lo risveglió dal suo torpore abituale. Non poteva non riconoscere che a quel ragazzo l'energia non mancava mai.
"Ma dai!" lo precedette la sua nipponica compagna di classe "Oramai non mi sorprendo piú di nulla. Non ti ricordi quando taroccó una canzone che faceva impazzire chiunque ne ascoltasse un frammento?"
"No che non puó ricordarselo, Yumi." Ulrich parlava davvero poco, ma non se sbagliava una. "Quello schifo gli aveva del tutto sciolto il cervello!"
Mentre Odd grattava perplesso il traballante edificio dorato di lacca e capelli che copriva il suo cranio, gli altri presero a ridere di gusto. Tranne Jèremie ovviamente. Era da tanto tempo che Jèremie non rideva, visto dall'esterno pareva quasi che non riuscisse piú a vivere ma dentro, i suoi amici ne erano certi, e a ragione, dentro stava lavorando a qualcosa. Il suo silenzio peró era diventato pesante, cosí pesante da spaccare le risate, e in un attimo si era ritrovato addosso tre paia di occhi apprensivi. Li guardó tutti, incrociando gli sguardi uno a uno. Prima Ulrich, appoggiato alla finestra, poi Yumi, davanti a lui con le dita delle mani intrecciate fra loro sul tavolo. Sapeva bene che, finché fossero stati in presenza l'uno dell'altro, non potevano farci niente, non sarebbero mai stati del tutto concentrati su di lui, e un'occhiata rassicurante sarebbe bastata a dargli tutta la tranquillitá di cui necessitavano. Quando peró nel suo giro incontró un tesissimo Odd a braccia incrociate, capí che a lui avrebbe dovuto una spiegazione.
"Fratello, potresti una buona volta dirci che ti succede?"
Jèremie sospiró, ma poi si decise, seppur tremolante per l'eccitazione, a rispondergli.
"Ce l'ho fatta, Odd!"
Yumi parve come scossa, Ulrich spalancó i suoi enormi occhi rotondi e Odd assunse un'espressione decisamente innaturale, la bocca dilatata all'inverosimile.
"DAVVERO?" si sforzarono di non gridare tutti e tre.
"Si, devo ancora perfezionarlo, ma ho trovato un sistema per devirtualizzare Aelita, definitivamente." I suoi amici stavano strabordanti di gioia, e lui era, nonostante l'ansia, piú felice di tutti loro messi assieme. Eppure, quella era una cosa che doveva fare da solo, e appena fosse calato il sole. "Andremo domani notte." Si sentiva gelare il sangue nelle vene nel mentire ai suoi unici amici, a quelli che lo avevano sempre supportato anche nei suoi momenti peggiori, nei momenti in cui avrebbe dato fuoco a tutto solo perché non riusciva ad accettarsi per quello che era; eppure, non riusciva a non farlo. Si sarebbe avviato di nascosto, in barba a tutte le regole del collegio, in piena notte. Non ce la faceva piú ad aspettare.
"Bravo, sapevo che ci saresti riuscito! Te lo dicevo che era solo questione di tempo!" l'abbraccio di Yumi, che lo attanagliava con un braccio continuando al contempo a tenere per mano Ulrich con l'altra mano, lo fece sentire ancora di piú in colpa ma, per sua fortuna, un leggero flusso di pensieri lo portó di nuovo al sorriso. Non sarebbe mai riuscito, si disse, a capire perché tra quei due non fosse ancora mai successo nulla. Rispose debolmente alla stretta, toccandole quasi involontariamente i capelli. Non aveva mai toccato nulla di piú morbido in vita sua, lo ricordava molto bene. Da quando lei lo aveva quasi baciato, qualche tempo prima, per quanto lei agisse posseduta da XANA la sua timidezza da nerd gli aveva impedito di guardarla ancora allo stesso modo di prima. Non che questo significasse qualcosa di davvero importante. Semplicemente, da quel giorno, quel leggero sfiorarsi di labbra e lo sguardo attonito di Ulrich, che li aveva sorpresi, l'avevano reso terribilmente geloso del suo laconico amico. Non geloso perché voleva Yumi per sé, la cotta lo aveva distolto dal pensiero fisso di Aelita per meno di una settimana. Geloso perché un rapporto cosí profondo con una ragazza lui non solo non l'aveva mai avuto, ma temeva davvero di non averlo mai.
Non era come Ulrich, lui, non aveva il fascino del mistero. Né tanto meno sapeva essere un tipo alla buona, per non dire un farfallone, come lo era Odd. Era diverso. Sapeva di esserlo. E visto che invece, dentro di sé, si sentiva proprio uguale a tutti gli altri, non poteva che rattristarsene. Non era proprio null'altro che il semplice Jèremie.
************
Lasciare la camera e poi la scuola, raggiungere il tunnel, attraversarlo in monopattino senza far quasi rumore ed entrare di soppiatto nel laboratorio gli sembró estremamente semplice, ma il tempo stava cominciando a scorrere diversamente dentro di lui, e gli attimi si erano trasfigurati. Erano bestie orrende, macigni pronti a scagliarsi su di lui, ma doveva fare di tutto per resistere al panico. Era la loro serata, dopotutto.
Ripassó mentalmente le fasi del piano. Era semplice, in fondo. Per la prima volta in vita sua, si sarebbe virtualizzato: la cosa spaventava parecchio sia lui che Aelita, che lo stava aspettando, ma il suo avatar era programmato a prova di bomba. Poi si sarebbe agganciato alla CPU dai capelli rosa e le orecchie a punta, tramite un apposito programma rappresentato su Lyoko da un disco, grande quanto un palmo e sottile come un'unghia, che avrebbero dovuto toccare entrambi; infine sarebbero tornati entrambi nella loro forma umana. Anche se non c'era nessuno a controllare il computer, da parecchio tempo per sicurezza Jèremie ci aveva aggiunto un tool grazie al quale era possibile devirtualizzarsi autonomamente semplicemente pronunciando una password. Odd aveva insistito perché usassero Kiwi, il nome del suo cane, ed il suo ingegnere informatico di fiducia, nonché inquilino della camera a fianco alla sua, non aveva avuto nulla da ridire.
Avviata la procedura automatica, Jèremie si tuffó, letteralmente, nello scanner.
"Trasferimento Jèremie!" dopo tanto tempo, rise davvero di gusto... gli faceva davvero strano dirlo a sé stesso. "Scanner Jèremie! VIRTUALIZZAZIONE!"
E poi, finalmente, accadde. La sensazione era la stessa che gli faceva provare la luce bianca, ma questa volta era permanente. Il suo corpo non c'era piú, sostituito da uno fittizio, estremamente simile al modello e realizzato in grafica 3D poligonale. Si sentiva limitato, ma anche impressionantemente libero. Si guardó le mani, le dita prive di impronte digitali; con la destra si sfioró la spalla e non sentí nulla. Era indescrivibile, bello e terribilmente inquietante, come solo le immagini sanno essere. Solo le opere d'arte, per esattezza. Proprio lí infatti, nel non-luogo dove la creativitá dell'uomo aveva dato il piú incredibile risultato mai raggiunto, era palese la contraddizione interna all'arte stessa, l'arte che é pura vita, perché nasce dall'anima, ma che viva in fondo non é. Come un televisore spento. Un'emozione é viva, un'immagine no... ma allora perché ne subiamo cosí veementemente il fascino?
Come per cercare una risposta, il ragazzo fece un giro su sé stesso, scrutando l'orizzonte. Attorno, la Zona della Banchisa, con i suoi enormi blocchi di ghiaccio galleggianti e la sua sera perpetua, appariva estremamente familiare. Lei era seduta poco lontano su di un bordo, i piedi incrociati e parzialmente immersi in un finto gelo che non poteva sentire. Alla sua vista, per un istante a Jèremie parve di riacquistare il sistema circolatorio. Il suo sussulto fu chiaramente percepibile in quell'irreale silenzio, e Aelita si voltó, serena.
"Hai freddo, Jèremie?"
Ah, la sua voce... se c'era una cosa che gli aveva fatto capire che colei che aveva davanti non era solo un'immagine, era proprio la sua voce. Lui che si era dovuto improvvisare artista per virtualizzare Ulrich, Odd, Yumi e infine sé stesso nel modo migliore possibile lo sapeva bene: per quanto si possa essere bravi, certe cose non possono essere create, nemmeno con il cuore. Devono esistere e basta e, fortunatamente, lei esisteva.
"Ti sembrerá strano" replicó Jèremie, troppo imbarazzato per fare piú di un appena accennato passettino in avanti "Ma in questo momento mi piacerebbe. Sarebbe qualcosa."
"Dici?" Aelita sorrideva, ma una striscia di malinconia, tanto marcata da rendersi visibile anche in realtá virtuale, le aveva segnato il volto "A me sembra tutto cosí normale, invece! Se c'é qualcosa di diverso, Jèremie, é vederti cosí da vicino."
Per lui, peró, non valeva la stessa cosa. L'aveva inquadrata anche piú da vicino, tante volte, ed era rimasta sempre irreale come ora che la aveva davanti. D'istinto, aprí la mano ed invocó il dischetto. "Aelita..."
D'improvviso, una luce rossa si diffuse, rendendo l'atmosfera ancora piú surreale, e l'aria si riempí, respirando affannosamente, ma in modo regolare, il rombo di una potente sirena. I due si guardarono terrorizzati per un istante, poi la ragazza annuí.
Una torre...
Se XANA stava attaccando, sarebbe stato prudente dematerializzarsi subito, ma senza nessuno alla postazione di controllo, il loro ritorno era tutto fuorché assicurato... e lo stesso sarebbe valso se avessero finito i punti ferita. Jèremie si rese conto d'un tratto di essere in gabbia, proprio come lo era sempre stata Aelita.
"Dove?" domandó.
Una serie di informazioni le sfrecciarono velocissime davanti, mentre rispondeva "Nel Settore Foresta, protetta da due Polimorfi."
"Fammi indovinare, due cloni di Ulrich e Odd?"
"Quasi: Ulrich e Yumi"
"La Geisha e il Samurai, é un classico... beh, andiamoci!"
"Jèremie..."
"Che c'é!?" il disagio di dover sembrare forte, in un momento in cui avrebbe solo voluto fuggire lontano, lo fece apparire ancora piú seccato di quanto non fosse in realtá.
"Tu... tu non sei mai sceso quaggiú, sei sempre rimasto a controllare che tutto andasse bene... e lo hai sempre fatto benissimo. Credo che é lí che dovresti stare, magari mandandomi Odd, o Ulrich... sarebbe piú saggio"
In un altro momento il tremolio nei suoi occhi lo avrebbe forse commosso, ma Jèremie era piú che altro afflitto dal constatare che Aelita, con lui, non si sentiva al sicuro. Caló allora la testa e tese verso di lei la mano aperta con in vista il medaglione, dove ora apparivano ben chiari i loro volti, che aveva disegnato a mano. Il disco levitó placidamente sopra il suo palmo, ruotando su sé stesso.
"Se sono sceso qui stasera, Aelita, é perché volevo essere proprio io, ora che finalmente posso, a portarti via di qui. Ho dedicato tutto me stesso a questo programma, negli ultimi mesi. A te, per essere precisi." Anche se Jèremie non ebbe il coraggio di pronunciare l'ultima frase, il senso fu reso perfettamente. Strinse allora il pugno sotto alla sua preziosa creazione, e continuó, afflitto. "Ma se lo usassimo adesso, sotto attacco, senza nessuno a gestire il Supercomputer, rischieremmo di perderci nel mare di dati, il che sarebbe come..."
"... Come non esistere piú." Vedendolo tornare a guardarla, Aelita volle fare, pur conoscendo abbastanza il suo amico da rendersi conto dell'inutilitá della cosa, un ultimo tentativo. "Sei sicuro di farcela, Jèremie?"
"Non é importante. Quel che conta é che voglio, che devo farlo." E detto ció, mosse le dita nell'aria davanti a sé, selezionando nella schermata che apparve l'icona del Settore Foresta. Aelita, esitante, inserí le coordinate, e subito vi si materializzarono.
************
"Ulrich? Ehi, Ulrich! ULRICH!"
Il suo compagno di stanza si rivoltó nelle coperte per riuscire a guardarlo con gli occhi ancora semichiusi, spostando al contempo con un gesto lentissimo il ciuffo bruno dalla fronte: "Cosa diavolo vuoi, Odd? Sono le due di notte!"
"Ulrich... da quand'é che russi cosí tanto?"
"Va a quel paese, Odd! Lasciami dormire!"
"Come vuoi... Vorrá dire che mi faró un giro!" e lo lasció solo nella loro stanza. Uscito nel corridoio, poi, e resosi conto del buio pesto, si maledisse per non essersi portato il cellulare... ma di sicuro non sarebbe tornato a riprenderlo, o la lotta che sarebbe nata spontaneamente tra lui e Ulrich avrebbe svegliato tutta la Kadic. Cosí, avviandosi di soppiatto nella piú completa oscuritá, cercando di fare meno danni possibile, giunse in vista di una flebile e distante fonte di luce.
Il computer di Jèremie, pensó. Ma perché diavolo stava lavorando a quell'ora della notte? Si avvicinó per controllare, ma appena poté rendersi conto dell'assenza dell'amico, Odd trasalí nel sentire l'allarme echeggiare dall'apparecchio, nonché dal telefono poggiatovi accanto. Poi, mentre le schermate si moltiplicavano sul display del PC, sul cuscino di Jèremie comparve l'occhio di XANA. Dopo un rapido due piú due mentale, il biondo-violaceo tredicenne schizzó verso camera sua. La trovó chiusa a chiave.
"Ulrich, apri! ORA! C'é una torre attiva, Ulrich!"
Un istante dopo, uno schianto. Poi, un tonfo appena percepibile. Mentre si preparava a sfondare la porta, Odd sperava con tutto sé stesso di starsi sbagliando; alla terza spallata i cardini cedettero e la spinta lo fece cadere al centro della stanza, fra i due letti. Nel riprendersi, un istante dopo, notó del sangue che gli colava sul gomito: si era tagliato con un pezzo di vetro.
"Ditemi che non é vero..."
Diede un rapido sguardo in giro. Ci aveva preso... L'occhio di XANA splendeva minaccioso su entrambi i cuscini, la finestra era in frantumi e Ulrich correva nel cortile.
"Fantastico, peggio di cosí proprio non..."
Un'altro schianto, e Yumi saltó fuori da una finestra poco distante. Odd non ci pensó due volte a correre allo skateboard, che ovviamente non trovó. Ne era rimasta solo una ruota. Maledicendo il giorno in cui aveva seguito Jèremie nel laboratorio la prima volta, si mise a correre quanto piú poteva.
************
Il Settore Foresta appariva tranquillo, e il radar confermava questa apparenza, almento per quanto riguardava le vicinanze. Eppure, nemmeno la luce di un sole che non c'era riusciva a tranquillizzare i due avatar, che camminavano svelti, spalla a spalla nel sottobosco. La torre sarebbe stata in vista nel giro di un paio di minuti, a quel passo.
Jèremie si voltó e, come per infondere un po' del coraggio che avrebbe voluto avere in Aelita, le fece cenno con la testa nella direzione verso la quale stavano andando. Fortunatamente per lui, il gesto fu piuttosto plateale perché, un istante dopo, il punto in cui prima c'era la sua testa fu attraversato da un ventaglio rosa rotante, lanciato come uno shuriken, che andó dunque a mancare entrambi di pochissimo. Era quello un ventaglio che conoscevano alla perfezione e che, normalmente, avrebbero avuto molto piacere di vedere; in quel caso, invece, figurava tra i loro incubi peggiori.
"Ma é Yumi, Aelita! Perché non l'abbiamo vista?"
"Perché é appena entrata nell'area del radar!" gli rispose a tono la sua compagna di sventure, mentre correvano a nascondersi. "L'hai programmata tu cosí veloce, non certo io!"
"Oh, d'accordo, hai ragione. Ora resta qui, che se perdiamo te é finita."
"Jèremie..."
"Ti prego, fidati. Mi sono programmato da solo, dopotutto."
Fece per protendersi verso di lei, ma si ritrasse subito, correndo indietro sul sentiero. Non voleva toccarla per nessun motivo. Non in quel luogo.
"Dove sei, stupido Polimorfo!?" Urló Jèremie, non rendendosi evidentemente conto, in quel frangente, della stupiditá del gesto, che gli costó uno sfregio da ventaglio sulla spalla. Urló di dolore, ma almeno ora sapeva da dove venivano e, in un impeto rabbioso, vuotó un caricatore delle due pistole automatiche che si era creato sull'albero alla sua destra, tra le cui foglie era certo si nascondesse il clone di Yumi. Nessuno dei colpi colpí il bersaglio, ma uno intaccó l'albero stesso, staccando un ramo dal quale il Polimorfo per poco non precipitó. Mentre l'improvvisatissimo cecchino ricaricava le armi, poi, dietro di lui prese improvvisamente vita un altro grosso ramo, che lo puntó e gli schizzó contro.
"Jèremie, alle tue spalle! La telecinesi!" Aelita l'aveva intravisto dai cespugli, salvandolo giusto in tempo dalla minaccia.
"Come accidenti ho fatto a dimenticarmene?" riuscí a risponderle schivando l'affondo, per poi afferrare un bastone poco lontano, ingaggiando un rozzo corpo a corpo contro la scherma perfetta gestita tramite il ramo da Yumi, e quindi da XANA. La forza della disperazione portó tuttavia Jèremie a bloccare ogni singolo attacco, finché il ramo non perse improvvisamente il soffio vitale e nello stesso istante, tradendosi involontariamente per un fruscio di troppo, la falsa Yumi si gettó col ventaglio aperto alla gola del suo avversario. Incredibilmente i riflessi di Jèremie furono tali da anticiparla, cosicché si trovarono entrambi a rotolare nell'erba alta, per allontanarsi il piú possibile dalla gittata l'uno dell'altro.
"Stavolta non hai scampo, mostro!" urló ancora, ma prima che la seconda scarica potesse toccare qualcosa di solido, tra l'altro molto lontano dall'obiettivo, un violento terremoto li disorientó completamente. La terra tremó come scossa da un brivido di freddo intenso, i sassi saltarono in mille direzioni e soprattutto diversi alberi caddero, tra i quali due a fianco a Jèremie e uno sul Polimorfo, che si dissolse all'istante in un rivolo di byte. Mezzo secondo, mezzo infarto e mezzo respiro dopo, al sopravvissuto parve di sentire una voce familiare nelle orecchie.
"Ehi, capo, ma che diavolo fai laggiú?"
"Odd!" lo riconobbe. "Tu piuttosto cosa ci fai nel laboratorio? Cos'era quel terremoto? E soprattutto... MIO DIO! Che fine ha fatto il sentiero dal quale siamo arrivati?" In effetti, a pochi passi da loro non vedeva altro che una lunghissima stringa di 0 e di 1.
"Ulrich e Yumi. Sono controllati da XANA, ed é un miracolo che non lo siamo anche io e te. Li ho trovati nella tua postazione e, con un minimo di effetto sorpresa, sono riuscito a chiuderli negli scanner, ma non credo che li terranno a bada per molto. Per quanto riguarda il resto, beh non ci capisco granché, ma qui c'é una grossa scritta "ERASE". Hai mica idea di cosa voglia dire?
La aveva eccome. "Jèremie, non so come, ma XANA sta cancellando tutto il settore!" Aelita gliela confemó.
"Dobbiamo correre! Odd, barricati e cerca di resistere. Passo e chiudo."
"Passo e chiudo? Come chiudo? Ma io non ho idea di come si usi questo coso!"
"Non devi, infatti!" E con questo si fiondarono verso la torre.
Odd sbuffó guardandoli correre come inseguiti dai leoni. Certe cose proprio non cambiavano mai, si disse, e Jèremie era senz'altro ai primi posti dell'elenco.
Il terreno, intanto, iniziava a ritirarsi minacciosamente. Avrebbe voluto aiutarli, ma non aveva proprio idea di dove mettere le mani. Provó allora a verificare un paio di dati, ma erroneamente mise in evidenza le telecamere puntate sulle altre zone del laboratorio. Fu allora che lo vide.
"Ci mancava solo lui..."
La porta d'ingresso automatica si spalancó, rivelando un piú che sorpreso William.
"Della Robbia!? Ma che ci fai qui?"
"Potrei farti la stessa domanda, non credi?" Odd voltó la sedia girevole nella sua direzione e lo guardá con un sopracciglio alzato. "Ah no, non é vero, lo so giá! Stavi seguendo Yumi, eh? Beh, complimenti, l'hai trovata! É chiusa in una di quelle cabine. Peccato che rischia seriamente di fare una brutta fine, se non..." Dovette fare un grosso sforzo per finire la frase "Se non mi aiuti, imbecille."
"Che? Una brutta fine?"
"Si, ecco, é che... ha un'infezione!" La sua fantasia non era mai stata eccezionale, e questa era davvero una situazione difficile da spiegare.
"Che razza di infezione puó averti spinto a chiuderla in una cabina, deficiente decolorato?" William era visibilmente impallidito.
"Hai presente Resident Evil?"
"ODD! Tirala fuori o ti faccio a pezzi." Sbraitó l'ultimo venuto, senza apparire tuttavia minaccioso come avrebbe voluto.
L'altro intanto aveva avuto un'idea. "Sí, sí, aspetta un secondo! Jèremie, come va lí sotto?"
La voce risuonó metallica nelle casse del Supercomputer "Ehi, Odd! C'erano delle mantidi e le abbiamo fatte fuori in un'attimo! Devo ricordarmi di programmare qualche arma da fuoco anche a voi, se non appesantiscono troppo il database. Il fatto é che non riesco proprio a sparare a Ulrich..."
Odd, percependo l'orecchio di William in ascolto accanto al suo, gli tiró una poco cortese testata per convincerlo a farsi i fatti suoi. "Perché no?" rispose poi, tornando a concentrarsi su Lyoko.
"Ci ho provato, ma ogni volta é sempre capace di anticiparmi, parando il colpo con la katana, e anche se non si muove dall'ingresso della torre é riuscito a colpirmi rimandandomi un proiettile contro. Se mi prende di nuovo non credo di reggere il colpo. Ah, a proposito, la torre é protetta, ma tutto il resto tra poco scompare!"
"Uhm, d'accordo, ti mando i soccorsi! Credo di aver capito come fare..." Poi, alzando il tono, guardó William, che si era ormai ripreso dalla botta e si stava preparando a tirargli un pugno. "Ehi, ehi, frena, te lo apro, non preoccuarti! Guarda, é quello lí!" Indicó lo scanner piú lontano, che si aprí all'inserimento del codice.
"Yumi!" William corse nello scanner, vi entró e in una frazione di secondo si ritrovó chiuso dentro.
"Ops! Devo aver fatto confusione!" Odd riusciva a stento a trattenere le risate. "Trasferimento William! Quanto mi gasa questa cosa... Scanner William! VIRTUALIZZAZIONEEEEEEEE!! Yuu-huu!"
"Odd, ti prego, dimmi che ho sentito male." Jèremie lo spense completamente.
"Beh, non vedevo altra scelta."
"Eccolo che arriva!"
"Jèremie, chi é quello?" Aelita fissó con interesse il personaggio appena virtualizzatosi, alto, moro e dotato di giacca, mantello e bastone di ferro. Dapprima il residuo energitico del processo lo trattenne in aria per qualche secondo, poi peró non poté non rovinare a terra, estremamente vicino ai piedi di Aelita e Jèremie. Quest'ultimo gli tiró un laggero calcio, che ovviamente non gli avrebbe mai fatto male. "William, Yumi é lí dentro, ma Ulrich non ci fa entrare, vuoi provare a convincerlo tu?"
William notó prima l'assetto digitale dei due che aveva davanti, poi quello dell'ambiente circostante ed infine il suo, e quando realizzó a grandi linee quello che era successo per poco non gli venne un colpo. Poi tutto, improvvisamente, si trasformó in rabbia. E Ulrich aveva una spada sguainata. Ma era tutto ancora troppo assurdo.
"Io... Ma cosa... No! Perché dovrei crederti! E poi che razza di posto é questo?"
"Puoi crederci o no, ma se non ti sbrighi ad aiutarci ad entrare, non avrai piú un suolo su cui camminare, cadrai nel mare di dati, perderai coscienza di té stesso e dopo ben poco cesserai di esistere. Ti basta?"
Lo odió con tutto il cuore, ma appena si rese conto che il terreno dietro di lui stava oggettivamente sparendo, William non se lo fece ripetere due volte. Una breve rincorsa gli consentí, nel suo nuovo pseudo-corpo, un balzo tale da piombare direttamente su Ulrich, il quale riuscí a stento a controllare la lama per deviare il fendente che gli stava arrivando in testa. L'impatto fu comunque durissimo e passó una frazione di secondo prima che il combattimento potesse riprendere. In questo breve lasso di tempo, Jèremie ricaricó le armi. La lotta fu durissima e, nonostante al contrario del samurai il nuovo venuto non si dimostró affatto un bravo schermidore, quando alla fine fu disarmato da un precisissimo montante, il suo nemico aveva, a sua insaputa, una coppia di pistole puntate addosso e, mentre vibrava un tentativo di colpo di grazia, dal quale William si difese rotolando sul fianco destro, fu crivellato da ben sei munizioni prima di eclissarsi.
Un solo momento dopo, un momento peró troppo lungo perché la reazione potesse avere a che vedere con lo scontro, Aelita fu mossa da un sussulto. Jèremie sentiva il pericolo pervadere l'aria, poi ci fece caso anche lui.
Un'altra torre, vicinissima eppure pericolosamente distante, si era attivata.
D'istinto, appena prima che la paura li trattenesse troppo a lungo in un punto che stava cessando di esistere, raggiunsero di corsa il loro rinforzo e con lui superarono la barriera attorno alla prima torre, mettendosi in salvo. Dopodiché, Aelita entró, sotto lo sguardo di un confuso quanto esterrefatto William.
"Non preoccuparti," gli si rivolse Jèremie, sinceramente grato. "Un giorno ti spiegheró. Per adesso, abbi un po' di pazienza. Un minuto e recuperiamo Yumi, dai. " SI interruppe bruscamente. "Un momento, qualcosa non torna! Odd, vorrei sapere..."
Rumori di estrema violenza, distanti, ma forti abbastanza da incutere terrore, si diffusero improvvisamente, da un lato e dall'altro dello schermo. Ad un certo punto furono nettissimi uno schianto metallico, un urlo ed un qualche meccanismo elettronico che si rompeva.
"Dannazione Jèremie, le barricate non sono bastate! Arrivano!!" Pur angosciato dai talloni alle meches lavanda, il ragazzo riuscí a recuperare il microfono prima di parlare ed il messaggio arrivó.
"Resisti!" fu la risposta di Jèremie. "Manca poco! Prendi tempo!"
Odd recuperó un vecchio tubo e un estintore, spense la luce e il monitor e, nascostosi in un angolo, si preparó al peggio. Arrivarono neanche dieci secondi dopo, lenti ma inesorabili nei loro passi fra le tenebre. Per arrivare al computer dovevano per forza passare davanti a lui... ecco, si avvicinavano. Strinse tra le mani la sua clava improvvisata e con essa, nell'esatto momento in cui furono sulla perpendicolare dei suoi occhi, menó un tondo al piú vicino. Ulrich finí a terra, ma da lí con una mano sola ed una forza sovrumana gli strappó il tubo di mano, facendolo sbilanciare in avanti e cadere ai suoi piedi. Riuscendo a distinguere la vibrazione dell'aria, Odd rotoló su un fianco, mancando di poco il colpo vibrato a terra da quella specie di non-morto, che con quel gesto aveva crepato il pavimento; vicino alla sua testa, trovó l'estintore.
Il getto fu mandato alla cieca e il ragazzo amplicó il raggio d'azione del cono alzandosi in piedi e prendendo a girare su sé stesso, urlando come un matto al contempo. Nonostante il fracasso infernale prodotto dal cilindro rossastro, udí poi dietro di sé un tonfo e, senza troppi complimenti, inizió a tirare calci alla rinfusa, riuscendo al terzo tentativo a colpire Ulrich, appena scivolato, facendolo urlare dal dolore. Subito dopo, una coppia di occhi di XANA gli lampeggió accanto e Odd avvertí una fitta lancinante al fianco destro, a forma di ellisse, che gli fece perdere il controllo di sé tanto soffriva: in preda al delirio prese a scuotere tutti e quattro gli arti, facendosi cadere l'estintore che aveva in mano e che finí, miracolosamente, proprio sulla testa di Yumi, che cadde tramortita prima di riuscire a strappargli la carne.Prima che Odd potesse finire la sua riflessione interiore sui morsi che concedeva alle ragazze, tuttavia, Ulrich si riprese e gli piombó addosso, ruggendo come una belva.

Mentre tutto questo accadeva, intanto, su Lyoko Jèremie e Aelita, lasciato William al sicuro nel perimetro protetto, avevano corso come mai prima in vita loro, fino al ponte sospeso oltre il quale si trovava la seconda torre, in una radura circondata dall'edera. Correvano a perdifiato, incuranti del frammento di mondo che si sfasciava attorno a loro, approfittando del fatto che anche i pochi mostri presenti nell'area tendevano a scomparire prima di diventare pericolosi. Solo sul ponte, e una sola volta, una specie di grosso uccellaccio provó a sbarrar loro la strada, ma seppur stravolto dalla fatica Jèremie riuscí a centrare anche quello. Infine, esausti, si fermarono sull'ultima asse di legno. Purtroppo gli avatar erano pieni di parametri e per loro la fatica era tutto fuorché virtuale... si concessero una manciata di secondi per riprendere fiato, poi incrociarono gli sguardi, annuirono contemporaneamente, come se fossero stati sincronizzati sullo stesso orologio, e ripresero a correre. Salvo poi fermarsi subito rendendosi conto che la torre non c'era piú, sparita, sparita nel nulla come stava sparendo tutto ció che avevano intorno, una buona metá del ponte compresa.
"Lo sapevo! Non c'era mai stata una torre lí, dovevo guardare la mappa per capire da dove si alimentava!" si rimproveró Jèremie.
"Era una trappola..." Aelita appariva davvero troppo impaurita, considerando che potevano teletrasportarsi quando volevano.
"Adesso capisco! XANA si tiene attivo dai corpi di Ulrich e Yumi! Vedendomi qui, nel tentativo di uccidere me e te assieme, ci si é trasferito! Per questo gli funzionano ancora. Ora torna tutto... Ma che importa, andiamocene ora che possiamo!". Era tornato a sorridere.
"Jèremie, ho corso troppo, non ce la faccio a muovere entrambi!"
"Ma non in un altro settore, Aelita! Via di qui, via da Lyoko!" Ed estrasse nuovamente il dischetto, fremente.
Aelita appariva paralizzata. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ne era certa, e in fondo ci sperava, ma aveva sempre voluto posticipare il momento in cui avrebbe dovuto mettersi d'accordo con sé stessa e accettarlo. E ora che stava accadendo, e aveva solo pochi istanti per pensare, prima di scomparire in un blocco di cifre, non riusciva a trovare il coraggio. Ricordi che non pensava nemmeno di avere riaffioravano nella sua mente, e nel piú dei casi non erano per niente belli. Non voleva ammetterlo a sé stessa, era del tutto contro i suoi principi, ma era soffocata dalla paura di vivere.
Ma Jèremie era troppo eccitato per badarvi. "Odd, sei pronto?"
Un rumore secco, un lamento e poi rispose. "L'ho messo al tappeto, ma non durerá, quindi se devo fare qualcosa dimmelo adesso!"
"Odd, quando te lo dico io, premi Invio per l'Inversione Temporale."
"Quello che vuoi, ma fai presto!"
"Sí, certo! Forza, Aelita! Aelita?"
"Non ce la faccio, Jèremie! Fuori non é per me, sono fatta per stare qui. So poco, di fuori, é vero, ma per quello che so, fuori é un inferno!"
In seguito la avrebbe considerata la piú grande debolezza di tutta la sua vita, ma in quel momento Jèremie non poté non farsi sopraffare dalla rabbia. Era davvero troppo dover sentire qualcuno che aveva vissuto tutta la sua vita, o quasi, in un computer lamentarsi di quanto é dura la vita. Soprattutto qualcuno con cui avevi passato, dopo giornate di mensa scolastica e bullismo, nottate in videochat a chiacchierare di tutte le belle cose che avreste potuto fare assieme. Soprattutto qualcuno di cosí dannatamente speciale da farti passare tutto il tuo tempo a cercare di aiutarlo.
"Cosa ne sai tu! Che diritto hai di parlare di cosa sia meglio per te, tu che del mondo non hai nemmeno un ricordo! Credi davvero che io, IO avrei lavorato per mesi per portarti all'inferno? Davvero pensi che fuori possa essere peggio di QUESTO? Sei davvero cosí egoista da voler restare sotto la tua campana di vetro, lasciando a noi XANA? Lo avrei spento da una vita questo dannato aggeggio, avrei un milione di problemi in meno e non rischierei di morire quasi ogni settimana! E lo sai perché non lo faccio? LO CAPISCI O NO?"
In quella occasione, Jèremie non ebbe il tempo di dirle le due parole che costituivano il motivo: se Aelita avesse potuto, avrebbe iniziato a piangere da tempo, era evidente. Quello che invece poteva fare era smaterializzarsi, e lo fece proprio quando arrivarono le ultime due domande. Lui non fece neanche in tempo di chiamarla.
"Aaaah!!! Non di nuovo, NO! LA MIA GAMBA!" Stavolta era stato Ulrich ad addentare Odd, il quale ora stava peró perdendo le forze, oltre che molto sangue, e non riusciva in alcun modo a levarsi quel mostro di dosso.
Ma tanto Jèremie non lo avrebbe chiamato. La ragazza aveva ragione, in fondo. Sarebbe stato cento volte meglio lí, a farsi cullare dal flusso del nulla. La terra attorno a lui aveva ormai un raggio inferiore al metro, e andarsene non aveva alcun senso, a meno che ovviamente Aelita non fosse ricomparsa proprio vicino a lui.
Vicina da poterla abbracciare senza dover fare un passo.
Vicina da sembrare vera.
"Odd, forza!"
Il biondo guardó il suo compagno di stanza cercando disperatamente di odiarlo, invano. Poi pensó a XANA che lo possedeva.. lí l'odio veniva fuori molto piú facilmente. Sul punto di impazzire per la sensazione di non sentire piú parte della gamba, raccolse le forze nell'altra e, con un calcio ben oltre le sue normali potenzialitá, lo scaraventó dalla parte opposta. Poi ignorando gli spilli gli pareva sentire lacerargli la carne, saltelló al computer, e si accasció sulla tastiera.
"Pronti? Lo spero per voi! Ritorno al passato! A-HA!"
L'invio fu premuto proprio mentre Ulrich gli saltava alla gola, strozzandolo.
Intanto, le mani virtuali di Jèremie e Aelita si strinsero sulle immagini dei loro volti.
Per l'ultima volta, non sentirono nulla.
Dopo di ció, la luce bianca cambió ogni cosa.
******************
Due giorni dopo, Jèremie era seduto sotto un grosso albero nel giardino di scuola. Pioveva molto forte, ma la chioma lo riparava quasi del tutto; solo poche gocce, di tanto in tanto, gli si rovesciavano addosso, regalandogli leggeri brividi. Dal suo cellulare, in effusione, stava ascoltando "Un Monde Sans Danger", nella versione cantata da William, che in quel monento tentava di approcciarsi a Yumi sotto un porticato, con Ulrich che li fulminava, poco distante, con lo sguardo.
La vista di quella scena intensificó ulteriormente il suo sorriso. Era una mattina di aprile, e il vento non era piú tanto freddo.
Stretta tra le sue braccia, Aelita divideva tutte quelle sensazioni con lui, bevendo una cioccolata calda. Non c'era bisogno nemmeno che si guardassero, per capire che erano felici.
XANA era ormai un ricordo, cosí come il Supercomputer.
Impalpabili, ma veri capelli rosa si rovesciarono sulla spalla di Jèremie, mentre Aelita vi si appoggiava e lui la abbracciava ancora piú forte con il braccio destro, accarezzandole una guancia con il sinistro.
Ce l'avevano fatta.
  
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