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Autore: Scarcy90    07/11/2011    5 recensioni
-Questo è il tipo di tramonto che preferisco-, risposi senza guardarlo. –Un tramonto senza nuvole è qualcosa di scontato, ma questo è tutta un’altra cosa. Non sai mai che colore aspettarti perché le nuvole modificano ogni tua aspettativa. E’ bellissimo, non avrei potuto desiderare di meglio.-
Mi girai e fissai i miei occhi nei suoi aprendomi in un sorriso timido. Era la prima volta che trovavo il coraggio per guardarlo davvero negli occhi, fino a quel momento ero stata troppo presa dall’ansia e dal nervosismo per riuscire a farlo. Lui mi guardava e io sentivo che la pioggia non stava riuscendo a rinfrescarmi per nulla, avevo davvero troppo caldo.
-Mi faresti sentire se le tue labbra sono davvero così morbide?- chiese.
Il cervello mi si scollegò. Avrei dovuto rispondere, lo sapevo benissimo, ma probabilmente se avessi provato a parlare dalla mia bocca non sarebbe uscita neanche una parola sensata, non avevo assolutamente idea di cosa dire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Palcoscenico Di Un Bacio
Il Palcoscenico Di Un Bacio

 
 Quando arriva il momento, quel momento in cui capisci che stai per avere un primo appuntamento con una persona meravigliosa che ti ha cambiato la vita la prima cosa che ti viene in mente, anche se non sei un atleta, è correre. Correre il più lontano possibile, perché nonostante l’attesa e la gioia senti che un altro sentimento prende possesso di te: la paura.
 Per una donna la paura si tramuta in domande: gli piacerò? Andrà tutto bene? Mi vestirò adeguatamente? Succederà qualcosa? Mi bacerà? Dovrò baciarlo io?
 Potrebbero sembrare domande alquanto stupide e banali ma ogni donna, almeno una volta, se l’è poste con la speranza che per ognuna di quelle domande sarebbe riuscita ad ottenere la risposta che voleva ed anelava.
 Be’, io, Francesca, stavo vivendo proprio quel momento.  
 Il mio appuntamento con Jacopo si stava rivelando come tutti gli altri miei primi appuntamenti con ragazzi conosciuti in chat. Imbarazzante e anche stranamente adrenalinico. Era come il sentimento che prova un attore prima di andare in scena, l’attesa per quello che sarebbe potuto succedere e il nervosismo per la reazione del pubblico. Solo che nel mio caso lo spettacolo era già cominciato ma l’ansia non ne voleva sapere di svanire.
 Quell’attesa prima di salire sul palcoscenico rischiava di diventare eterna.
 Aveva detto di volermi portare in un posto “strategico” che tradotto significava in un luogo romantico. Tutto ciò contribuiva a rendermi ancora più nervosa e allo stesso tempo curiosa. Non avevo mai frequentato ragazzi che potevano in qualche modo tenere davvero a me e quindi non mi era mai capitato che qualcuno progettasse un primo appuntamento perfetto.  
 Durante il tragitto in macchina, che si stava rivelando quasi eterno a causa del traffico per il ritorno dei romani dalle vacanze estive, cercai in tutti i modi di non far mai scendere il silenzio tra di noi. Non sarei riuscita a sopportarlo: dentro di me ero l’imbarazzo fatto donna e reggere un silenzio glaciale non era tra i miei progetti più prossimi.
 Fortunatamente sembrò che neanche Jacopo avesse intenzione di chiudere la bocca e fui piacevolmente sorpresa nel comprendere quanto fosse piacevole parlare con lui. Eravamo diversi, inutile negarlo, eppure la nostra diversità ci univa in un modo strano. Non riuscii a spiegarmelo, era come se lo avessi conosciuto da sempre, come se il mio cervello non provasse alcun tipo di riserva nei suoi confronti. Con lui mi sentivo, per la prima volta in tutta la vita, libera di poter affrontare qualsiasi argomento senza provare il timore di essere giudicata.
 Era un sensazione piacevole, molto liberatoria, e assolutamente inebriante.
 Mi sentivo strana ma non in modo negativo, era come se avvertissi in me il bisogno quasi impellente di essere assolutamente me stessa con lui. In genere durante un primo appuntamento si cerca di mettere in risalto i propri pregi, di coprire i difetti per fare in modo che l’altra persona sia sempre più attratta, ma quella volta per me non fu così. Avevo raccontato tutti i miei difetti a Jacopo durante le nostre chiacchierate infinite in chat e questo mi rendeva stranamente tranquilla: il mio essere ansiosa, il mio non essere appassionata di musica, la paura che lui potesse restarci eccessivamente male perché magari non avevamo troppi interessi in comune. Tutto questo non mi spaventava, forse perché lui mi aveva assicurato che non gli importava nulla dei miei difetti. Ripensando a come me lo aveva detto mi venne quasi da ridere.
 “Io capisco le persone al volo e i tuoi difetti non m’interessano.”
 Questo mi aveva scritto quando io durante una delle mie crisi isteriche in chat cercavo di allontanarlo per paura di avere un’altra delusione. Era la mia tattica: cominciavo a descrivere tutti i miei difetti, sia fisici che caratteriali, per indurre l’altra persona a scappare, a non chiedermi un incontro.
 Lui non era scappato.
 Lui era lì, per me.
 Lui che aveva deciso di organizzare quell’appuntamento in modo che io stessi tranquilla e rimanessi stupita.
 Guardai con dolcezza il suo profilo mentre continuava a guidare e a parlare a ruota.
 Stava cercando di farmi sentire a mio agio, voleva che passassi una bella serata e lo stava facendo solo per me. Sorrisi mentre lui non la smetteva di parlare e io a malapena recepivo quello che diceva troppo impegnata ad analizzare il suo volto all’apparenza così rilassato.
 Osservandolo mi resi conto per la prima volta di quanto avessi desiderato incontrarlo in quel mese trascorso solo a chattare e il cuore cominciò a battere più forte mentre avvertivo con chiarezza che le mie guance stavano per diventare di un rosso così vistoso che se lui si fosse voltato mi avrebbe scambiata per un semaforo.
 Distolsi lo sguardo e puntai gli occhi dritto davanti a me.
 -Uhm…- disse lui pensieroso guardandosi intorno mentre continuava a guidare.
 Alzai un sopracciglio sorpresa e lo guardai.
 -Ti sei perso?- chiesi divertita.
 -Non mi sono perso è solo che ho qualche problemino con le strade. Non ricordo bene come arrivare a destinazione- rispose falsamente risentito.
 -Io non ti posso aiutare, è già tanto se conosco qualche strada. Quando distribuivano il senso dell’orientamento ero in bagno.-
 Lui rise e continuò a guidare cercando di capire che strada prendere. Arrivato ad un bivio, addirittura, decise a caso dove svoltare. Andò a sinistra e io cominciai a pensare che potevamo anche perderci, non mi sarebbe dispiaciuto restare in quella macchina a parlare con lui. Il luogo non era importante, non quanto sapere ancora qualcosa di lui e non quanto ascoltare la sua voce e i suoi racconti.
 Guardandomi intorno notai che eravamo arrivati in posto dove non c’era assolutamente nessuno, sembrava desolato.
 -Hai intenzione di portarmi in qualche vicolo per uccidermi?- chiesi curiosa.
 -No, sto solo cercando… Eccolo!- esclamò contento.
 Davanti a noi c’era un piccolo spiazzo in cui erano parcheggiate alcune auto. Sembrava tutto occupato ma per nostra fortuna c’era ancora un posto libero. Jacopo parcheggiò e, dopo aver spento la macchina, si voltò sorridendomi. Ricambiai il sorriso e scendemmo dall’auto.
 Eccola lì. Appena posai un piede a terra l’ansia stava tornando a bussare imperterrita alla porta della mia povera mente, e non solo: mi stava anche mandando la pressione alle stelle.
 Speravo veramente di uscire viva da quell’appuntamento.
 Avevo appena chiuso lo sportello dell’Alfa 156 di Jacopo quando mi voltai di scatto e per poco non urlai dallo spavento. Lui era alle mie spalle e non mi ero neanche resa conto di come ci fosse arrivato tanto ero presa dai miei pensieri. Mi fece un sorriso e chiuse a chiave anche il mio sportello.
 -Scusa, devo chiudere anche il tuo sportello.-
 -Ah, io… Certo…- risposi cercando di riprendermi mentre il cuore continuava ancora a battere velocemente per il piccolo spavento.
 Cominciavo a pensare seriamente che quell’appuntamento avrebbe sul serio attentato alla mia vita. Si stava rivelando meno strano di quanto avessi immaginato ma comunque sentivo che c’era ancora troppo imbarazzo nell’aria, e anche se lui lo avrebbe negato avevo la sensazione che quell’imbarazzo non proveniva soltanto da me.
 Adesso arrivava la parte più difficile: i centimetri di distanza. Erano una cosa che odiavo! Non riuscivo mai a capire, durante un primo appuntamento, a che distanza si dovesse camminare l’uno dall’altra. Insomma se la distanza era troppo breve c’era il rischio di sfiorarsi e per il mio stato d’animo era molto simile ad un’iniezione di adrenalina in un cuore tachicardico, perciò rischiavo la morte. D’altra parte non potevo di certo camminare a tre metri da lui, avrebbe potuto pensare che mi stavo annoiando o che non m’interessava. Quella di certo era l’ultima che volevo perciò cercai di trovare una via mezzo, restando vicina ma non troppo, quel tanto che bastava per far avvertire la mia presenza.
 Accidenti a me e a tutti i problemi che mi facevo!
 Proprio perché cominciavo a farmi tutti quei problemi iniziai a capire quanto Jacopo mi piacesse, avevo il terrore di fare qualche stupido errore e di lasciarmelo sfuggire da sotto le mani, come se potesse svanire nel nulla alla minima mossa sbagliata.
 Presi un respiro cercando di non farlo sembrare troppo evidente e lo seguì verso l’ingresso di quello che da fuori sembrava un giardino pubblico. Varcammo la soglia del cancello e notai quanto fosse bello, nonostante il tempo non ci stesse accompagnando visto che era tremendamente nuvoloso e il sole ormai era quasi tramontato. C’era un piccolo sentieri che a un certo punto svoltava da qualche parte, ancora non avevo fatto a caso alla fine di quel sentiero, ero troppo presa dalla voce di Jacopo che mi stava dicendo qualcosa.
 -E questo è il “Giardino delle Rose”- mi disse sorridendo e indicandomi il cartello con il nome del giardino. Lanciai un’occhiata distratta al cartello troppo impegnata a sorridergli per aver voglia di leggere.
 -Che ovviamente non è questo perché questo è il “Giardino degli Aranci”- disse con voce quasi mortificata. –Credo che il Giardino delle Rose sia quello accanto.-
 Un piccolo sorriso nacque sul mio viso mentre pensavo a quell’errore così tenero e in buona fede.
 -Va benissimo anche il Giardino degli Aranci. E’ solo un nome, sono certa che questo giardino è molto più bello di quell’altro.-
 Lui mi guardò e sorrise divertito mentre io confermavo mentalmente quello che avevo pensato in macchina. Il luogo non aveva importanza, quel giardino era bellissimo, per me era assolutamente il posto più bello dell’intero Universo.
 Continuammo a camminare e mentre parlavo con Jacopo di tutto che mi passava per la mente continuavo ad ammirare quel posto. Il sentiero curvava e finiva in un viale con degli alberi alti e maestosi al termine del quale c’era una piccola zona di osservazione. Ancora non riuscivo a vedere bene quale fosse il panorama ma appena cominciai a salire quei due gradini che mi separavano da esso mi sentii mancare il fiato. San Pietro e l’intera Roma erano ai miei piedi, sotto i miei occhi stupefatti che si fecero affascinare dai colori che quel tramonto conferiva alla città. Era impossibile non meravigliarsi davanti a quello spettacolo stupendo.
 Il tramonto era un po’ coperto dalle nuvole ma a me piaceva ancora di più perché i colori con le nuvole si modificavano. Diventavano stranamente più opachi e pacati, si potevano vedere le sfumature di blu e viola date dalla coltre sottile che copriva gli ultimi raggi del sole, e l’arancione dell’astro che cercava di vincere il cupo della notte che arrivava, brillando ancora di più nonostante le nuvole cercassero di impedirglielo.
 Era una lotta, una danza e un gioco. Quel tramonto era tutto questo e molto altro, era un rito che si ripeteva ogni giorno e che magari non attirava mai l’attenzione di troppa gente ma in quel momento, quel tramonto, dipinto in quell’esatto modo mi scaldò completamente il cuore e mi fece sentire bene come poche volte mi era successo nella vita.
 Tutto questo lo pensai in una frazione di secondo mentre Jacopo ed io ci dirigevamo verso il cornicione. Mi posai con la schiena al marmo e dandomi una spinta con le braccia mi sedetti e in quel momento mi ritrovai lo sguardo di Jacopo proprio dritto negli occhi.
 -E’ davvero bello qui- cominciai voltandomi verso il panorama.
 C’era una coppietta non molto lontano da noi che si scambiava delle effusioni di tanto in tanto che mi facevano sentire in imbarazzo, mentre il resto del cornicione era occupato da turisti che scattavano foto immortalando quel magnifico tramonto sperando di portare con loro un pezzo della Città Eterna.
 Osservavo Jacopo mentre parlava e si muoveva, si muoveva e parlava. Era una mia impressione o era diventato strano? Prima stava alla mia destra, poi passava alla mia sinistra, poi mi rimaneva davanti e alla fine decise di sedersi accanto a me sul cornicione. Sembrava quasi una tigre in gabbia ma forse era solo una mia impressione.
 Stavamo cercando di imbastire una conversazione quando mia madre decise di rompere le scatole telefonandomi. Risposi e provai a far terminare la telefonata il prima possibile ma non era facile con una chiacchierona come mia madre, senza contare che dovevo anche trovare un milione di scuse per mentire su dove fossi e soprattutto con chi fossi.
 Nell’istante in cui chiusi la chiamata capii che qualcuno lassù stava cercando di rovinarci tutto visto che lente e piccole delle goccioline cominciavano a cadere dal cielo. Chissà come poteva la pioggia diventare l’evento naturale più odiato da me in quel momento… Ma non poteva aspettare un’oretta prima di rompermi beatamente le scatole!
 -Non ci posso credere- mormorò Jacopo sconsolato al mio fianco. -Sta piovendo.-
 Lo guardai e in un lampo tutta la mia preoccupazione per la pioggia svanì.
 -Dai tranquillo- dissi con un sorriso. –E’ estate, fa caldo. Un po’ d’acqua ci vuole così ci rinfreschiamo.-
 -Va bene, però… Non era così che lo immaginavo.-
 Mi sembrava un bambino imbronciato perché non aveva ricevuto il regalo che aveva tanto desiderato per Natale. Mi sembra il caso di cambiare argomento.
 -Allora- cominciai con fare curioso, -mi avevi detto che i posti in cui volevi portarmi erano due. Qual è il secondo?-
 -E’ vero. Andiamo allora…-
 Saltai giù dal cornicione e ricominciai a parlare del più e del meno. Eravamo quasi arrivati al grande cancello del parco che ci avrebbe condotti al di fuori quando vidi una coppia di sposi entrare. Guardai il viso di lei: sorrideva. Nonostante la pioggia che le rovinava il vestito e il fatto che le sue foto in quel parco non sarebbero state perfette come avrebbero dovuto, lei sorrideva. I suoi occhi prima rivolti verso il parco si spostarono sull’uomo che le teneva la mano, l’uomo che quel giorno era diventato suo marito, e d’un tratto s’illuminarono.
 Nel vedere quella scena venne anche a me da sorridere. La gioia di quella ragazza mi aveva contagiata e mi sentii così felice per lei, era bello vedere quanto l’amore potesse rendere belle le persone. E quella ragazza mi sembrava una delle donne più belle che avessi mai visto.
 Ci superarono e l’incanto di quel momento terminò ricordandomi che restare impalata a fissare una coppia di sposi non sarebbe stata una grande mossa. Per fortuna Jacopo non sembrava essersi accorto del mio piccolo momento di trans.
 Continuammo a camminare fino ad uscire da giardino, superammo la zona in cui avevamo parcheggiato. Era incredibile ma non smettevamo di parlare, ed era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere ad un primo appuntamento. Con lui non mi sentivo in imbarazzo, non mi venivamo blocchi per mancanza di argomenti, con lui c’era sempre qualcosa da dire, anche solo per mandarlo, neanche tanto velatamente, a quel paese.
 -E che cavolo! C’è la fila!-
 Alzai un sopracciglio stranita cercando di capire a cosa si riferisse. C’eravamo fermati in un grande spiazzo, e intorno c’erano solo edifici antichi. Certo un bel posto ma non capivo a che fila si riferisse. Poi vidi due persone ferme davanti ad un portone tutto di legno, e una di loro, la donna, guardava attraverso un buco che si trovava quasi al centro del portone.
 Era quella la fila?!
 Mi venne quasi da ridere, soprattutto perché non capivo per cosa stessimo facendo la fila. Smisi di farmi domande, non m’importava proprio niente. Vedere Jacopo così scocciato perché le cose non stavano andando come voleva mi riempiva il cuore di dolcezza: sarei potuta restare ore a guardare il suo viso imbronciato, era qualcosa di meraviglioso.
 Finalmente “la fila” scomparve e io seguii Jacopo fino a che non fummo davanti al portone.
 Guardai prima il buco e poi Jacopo. Ma davvero dovevo spiare lì dentro?
 Sembrava proprio di sì.
 Avvicinai il viso al portone fin quando non riuscii a vedere attraverso il buco.
 -Cosa vedi?- mi chiese Jacopo in attesa.
 Cosa vedevo? Be’ non era tanto difficile come risposta.
 -Una specie di tunnel formato da alberi- risposi semplicemente.
 -Ma no!- disse quasi esasperato. –Devi guardare lo sfondo!-
 -Lo sfondo?-
 Focalizzai l’attenzione su quello che c’era infondo al tunnel formato da alberi e mi si mozzò il fiato in gola.
 -E’… E’ San Pietro…- mormorai ammirata.
 Lo sfondo di quello strano tunnel era uno dei panorami più belli che i miei occhi avessero mai avuto davanti. Ormai era quasi sera e le luci della Basilica di San Pietro erano tutte accese, contrastando l’oscurità del cielo. Gli alberi che incorniciavano quell’edificio spettacolare, rendevano tutto così suggestivo, quasi magico.
 Mi sollevai da quella visuale e fissando Jacopo negli occhi dissi: -E’ davvero uno spettacolo meraviglioso.-
 Lui mi guardò sorridendo ma proprio in quel momento la pioggia cominciò ad aumentare. Ricominciammo a camminare senza aver deciso dove andare. Che avremmo fatto? Voleva riportarmi a casa? Voleva andare in macchina? Qualcuno voleva dirmi cosa sarebbe successo? Io non sapevo più che diavolo fare o pensare!
 -Comunque dai, te l’ho già detto che morirò a 27 anni- disse ridendo.
 Mi voltai di scatto a guardarlo fulminandolo con lo sguardo.
 -Ancora con questa storia?! Ma non ti avevo detto che non ti permetterò di morire a 27 anni?! Guarda che quando dico una cosa la faccio!-
 -Ho capito ma è la maledizione della J, io che ci posso fare?- rispose lui con semplicità.
 -Potresti essere più ottimista tanto per cominciare.-
 -Ottimista? Ma se ci sono le prove: Jim Morrison, Janis Choplin, Jimi Hendrix, Jeff Buckley ne sono un esempio. E poi vogliamo parlare di Amy Winehouse? Anche lei è morta a 27 anni.-
 -Ma il suo nome inizia con la A- risposi io sorpresa.
 -Sì, ma la chiamavano Amy J Winehouse.- Il suo tono era incredibilmente serio.
 -Sì, adesso mi pare un po’ esagerato però. A sto punto nessuno dovrebbe più avere nomi con la J altrimenti la sua condanna a morte sarebbe decretata.-
 -Infatti se non mi chiamassi Jacopo sarei molto più tranquillo.-
 -La dovresti proprio smettere di dire certe scemenze- dissi esasperata alzando gli occhi al cielo.
 Intanto, tra una chiacchiera idiota e l’altra, non sapevo come, ma ci eravamo ritrovati a varcare di nuovo il cancello del Giardino degli Aranci. La pioggia era cessata, ma ormai ero abbastanza bagnata quindi anche se avesse ricominciato il danno era fatto. Fortuna che non avevo uno specchio sotto mano altrimenti mi sarei suicidata: non mi ero mai ritrovata ad essere così orribile durante un appuntamento.
 Eravamo ancora intenti a chiacchierare quando alzando lo sguardo vidi che la coppia di sposi di poco prima si stava dirigendo verso l’uscita.
 Di nuovo i miei occhi si posarono sul volto della sposa quando mi passò accanto: era incredibile ma mi sembrava che stesse sorridendo ancora più di prima.
 Venne anche a me da sorridere e mi sentii così leggera e tranquilla, in tutta la serata non mi ero ancora sentita così. Pian piano stavo cominciando ad abituarmi alla presenza di Jacopo e l’imbarazzo stava cominciando a scivolare via.
 C’era un problema però: l’imbarazzo andava via ma cominciava ad essere sostituito da altro. Meno impaccio c’era più alte le erano le probabilità che arrivasse il momento del bacio. Che dovevo fare? Dovevo agire io? Dovevo aspettare che fosse lui a farlo? Dovevo incoraggiarlo in qualche modo? Probabilmente la soluzione era cambiare continente, o meglio ancora, pianeta.
 Così per la seconda volta mi ritrovai sul cornicione che mi permetteva di godere di quella vista meravigliosa, e ancora una volta mi issai su sedendomi.
 La nostra chiacchierata continuava mentre il mio sguardo si posò su quel meraviglioso tramonto che stava per giungere alla fine.
 Sentivo l’attesa di quel bacio attanagliarmi lo stomaco e impedirmi di respirare regolarmente. L’ansia mi stava divorando e nel frattempo facevo finta di nulla parlando normalmente di qualsiasi cosa stessimo parlando, non ero neanche certa di aver seguito completamente il discorso.
 Avevo urgentemente bisogno di rilassarmi.
 -Senti, ti dispiace se fumo?- chiesi a un certo punto.
 -No, no. Fai pure, lo sai che fumo anch’io.-
 Accendemmo le nostre sigarette e continuammo a parlare mentre mi accorsi che Jacopo ricominciava ad agitarsi. L’agitazione cresceva anche in me e come per un gesto di difesa verso me stessa sollevai le gambe sul cornicione e mettendomi di lato le strinsi a me. La pioggia continuava ad aumentare mentre nel mio cuore sentivo una stranissima sensazione di attesa, come se il tempo stesse rallentando.
 Era incredibile ma davvero con lui non la smettevo mai di parlare, e tra una chiacchiera e l’altra la sigaretta era ormai finita. Gettai il mozzicone a terra ma non potevo spegnerlo perché non avevo per niente voglia di scendere dal muretto, anzi più che altro non volevo rovinare tutto muovendomi. Avevo come la sensazione di poter fare un passo falso in qualsiasi momento.
 -Potresti spegnere il mozzicone?- chiesi gentilmente a Jacopo che era in piedi davanti a me con le mani poggiate sul cornicione.
 -No, scusa ma io non le spengo le sigarette con i piedi- aveva un tono davvero serio.
 -E perché?- chiesi sorpresa.
 -Meglio se non te lo dico.- Mi guardò e iniziò a ridere.
 -No, dai. Lo voglio sapere.-
 -No, non posso dirtelo.-
 Davvero pensava che mi sarei arresa così facilmente? Povero illuso, se volevo qualcosa la ottenevo e in quel momento volevo una spiegazione.
 -Dimmelo, dai. Su, che c’è di male nel dirmelo?-
 Lui mi guardò e poi alzò gli occhi al cielo.
 -Si dice che se spegni i mozziconi con il piede… Ecco… Come dire? Perdi una possibilità di fare sesso.-
 Sbattei le palpebre incredula e poi fu spontaneo, davvero provai a trattenermi, ma iniziai a ridere come una matta.
 -E tu ci credi?- chiesi continuando a ridere.
 -Non si sa mai, meglio non rischiare- rispose con un sorrisone stampato in faccia.
 -Probabilmente hai ragione, meglio non rischiare- risposi ammiccante.
 Si stava imbarazzando, lo avevo capito. Forse era un po’ stupido credere in una cosa del genere ma io non ero nessuno per giudicare le convinzioni della gente, e poi magari aveva ragione lui.
 Mi voltai di nuovo verso il tramonto, ormai mancava davvero poco e poi il sole avrebbe perso la battaglia facendosi inghiottire dalla notte che avanzava.
 Sentii qualche gocciolina bagnarmi il viso ma per il momento non mi dava fastidio, era anche piuttosto piacevole in effetti, mi faceva rilassare.
 -Mi dispiace così tanto che stia piovendo. Non puoi neanche vedere un bel tramonto- mormorò lui con tono triste.
 Sorrisi a quelle parole.
 -Questo è il tipo di tramonto che preferisco- risposi senza guardarlo. –Un tramonto senza nuvole è qualcosa di scontato, ma questo è tutta un’altra cosa. Non sai mai che colore aspettarti perché le nuvole modificano ogni tua aspettativa. E’ bellissimo, non avrei potuto desiderare di meglio.-
 Mi girai e fissai i miei occhi nei suoi aprendomi in un sorriso timido. Era la prima volta che trovavo il coraggio per guardarlo davvero negli occhi, fino a quel momento ero stata troppo presa dall’ansia e dal nervosismo per riuscire a farlo. Lui mi guardava e io sentivo che la pioggia non stava riuscendo a rinfrescarmi per nulla, avevo davvero troppo caldo.
 -Mi faresti sentire se le tue labbra sono davvero così morbide?-
 Il cuore mi si fermò: non solo ricordava di quando parlando in chat gli avevo detto di avere le labbra morbide ma voleva davvero baciarmi.
 Il cervello mi si scollegò. Avrei dovuto rispondere, lo sapevo benissimo, ma probabilmente se avessi provato a parlare dalla mia bocca non sarebbe uscita neanche una parola sensata, non avevo assolutamente idea di cosa dire. Sapevo soltanto che lui continuava a guardarmi e che io imbarazzata sorrisi e strinsi di più le gambe attirandole completamente verso il mio corpo. Il viso di Jacopo si faceva sempre più vicino, era così vicino che ormai non riuscivo neanche a vedere chiaramente il suo volto. Chiusi gli occhi, preda di un calore che partiva dal cuore e si espandeva per tutto il corpo fino ad arrivare alle guance, e muovendomi un po’ verso la sua bocca finalmente sentii le sue labbra sulle mie.
 Improvvisamente tutto l’imbarazzo, l’ansia, il timore… Sparirono. Non ricordavo neanche cosa stessi pensando fino a quel momento, avvertivo solo le sue labbra e senza starci troppo a riflettere aprii la bocca e iniziai ad assaporare le labbra di Jacopo. Erano morbide e umide, il loro sapore era buono e sentivo il cuore battere sempre più forte. La mia mano si mosse da sola fino a posarsi sulla sua guancia in modo da poter approfondire di più il bacio e perdermi in quel momento che stava diventando molto più intenso di quanto avrei mai potuto immaginare.
 Avvertii le sue grandi mani posarsi sulla mia schiena per attirarmi a lui e presa dal momento le mie finirono dietro al suo collo permettendo alla parte superiore dei nostri corpi di entrare in contatto. Mi strinse ancora di più e poi con molta delicatezza mi spinse in basso, e prima che ne accorgessi mi ritrovai completamente stesa sul cornicione con lui che continuava a baciarmi senza separarsi da me neanche per un secondo.
 Sentivo la pioggia diventare un po’ più forte… La sentivo, sì la sentivo ma in realtà l’unica di cui ero davvero cosciente erano le labbra, la bocca e l’intero corpo di Jacopo. Mi stringeva a sé, e io mi aggrappavo a lui in quel bacio che non sembrava avere una fine, era come se stesse andando avanti da ore, giorni o mesi… Non mi rendevo neanche conto di cosa fosse accaduto fino a quel momento, ero come persa in quello che stava accadendo, e insieme a me si era persa anche la mia percezione di spazio e tempo. Non esisteva nulla, non sentivo nulla, non c’era nulla. Eravamo solo noi in quel nostro piccolo paradiso, in quella bolla di passione e sentimento che si era venuta a creare nell’esatto istante in cui le nostre labbra si erano incontrate.
 Lo strinsi ancora di più a me e lui non accennava neanche a far terminare il bacio, era come se entrambi volessimo farlo durare il più possibile. Non volevamo che finisse e mi resi conto per la prima volta che nessun bacio avrebbe mai potuto eguagliare quel bacio. Nessuno mi aveva mai baciato in quel modo, nessuno mi aveva mai baciato come se fossi davvero importante, e io in quel bacio sentivo tutto quello che Jacopo non mi aveva detto in quei mesi, tutto quello che aveva provato conoscendo solo la me dietro lo schermo.
 Alla fine, molto lentamente, lui allontanò leggermente le sue labbra dalle mie, quel tanto che bastava per aprire piano gli occhi e perdersi nei miei. Quello che ci vidi in quelle iridi scure quasi mi travolse: desiderio e voglia di stare con me, solo con me. La potevo vedere chiaramente e questo mi fece battere le palpebre un po’ incredula.
 -Bellissima- mormorò lui continuando a guardarmi.
 Il cuore per poco non mi si fermò. Ma chi aveva dato a quel ragazzo il potere di decidere del mio cuore? Perché era in grado di stabilire quando farlo battere e quando ordinargli di fermarsi? Come ci riusciva? Come?!
 -Non sono bella- risposi imbarazzata e felice allo stesso tempo.
 -Sì, che lo sei. Non voglio sentire discussioni.-
 Prima che potessi ribattere le sue labbra erano di nuovo sulle mie. Questa volta il bacio iniziò in modo più delicato rispetto al primo per poi sprigionare tutta la sua intensità divenendo sempre più profondo, e aumentando di foga man mano che continuava. Quel bacio stava risucchiando via tutte le mie energie ma non me ne importava nulla, sentirmi così in balia di qualcuno mi rendeva la persona più completa sulla faccia della terra. Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei davvero sentita così.
 Dopo qualche secondo Jacopo si staccò di nuovo e mi guardò preoccupato.
 -Comincia a piovere di brutto e hai tutte le gambe bagnate- disse passando una mano sulla mia gamba nuda. Visto che indossavo degli shorts avere le gambe bagnate era davvero il minimo con quella pioggia.
 -Non m’importa- dissi sorridendo senza smettere di guardarlo negli occhi. Mi sollevai un po’ e unii ancora una volta le nostre labbra. Jacopo capii immediatamente l’antifona e mi diede il via libera per rendere quel bacio ancora più intimo.
 Sinceramente se fossi stata una passante in quel momento avrei pensato di certo che quei due che stavamo pomiciando su quel muretto avrebbero dovuto darsi una seria regolata, stavano dando spettacolo! Non avrei mai pensato che sarei stata io un giorno a dare spettacolo in quel modo! Il bello era proprio che non me ne rendevo conto, in quel momento sarebbe potuto arrivare il Papa con tutta la curia al seguito e non me ne sarebbe importato proprio nulla.
 -Almeno mettiti seduta così non continui a bagnarti le gambe.-
 Mi venne quasi da ridere a quelle parole. Non mi aveva detto di andare via, voleva semplicemente cambiare posizione per evitare di farmi prendere freddo. Come me neanche lui voleva lasciare quel posto e di certo io non lo avrei convinto a cambiare idea.
 Seguii il suo consiglio e senza smettere di guardarlo negli occhi mi misi seduta sul cornicione con le gambe penzoloni. Senza che io dicessi nulla lui mi si avvicinò e ricominciò a baciarmi delicatamente mentre lo stringevo ancora di più a me mettendo le mani dietro al suo collo. Sentivo i corti capelli di lui bagnati entrare in contatto con le mie dita mentre queste viaggiavano dietro il suo collo spingendo il suo viso ancora più verso il mio, approfondendo quel bacio ricolmo di desiderio.
 Senza pensarci avvolsi le gambe intorno ai suoi fianchi facendo aderire completamente i nostri corpi e intensificando ancora la forza di quel bacio. Inebriante, sconvolgente, assurdamente bello, meraviglioso… In quel momento nella mia mente erano questi gli aggettivi che apparivano per descrivere quel momento e soprattutto quel bacio.
 Aprendo leggermente gli occhi vidi una coppia che si stava avvicinando al cornicione. Un po’ imbarazzata misi fine al bacio e posando la testa sulla spalla di Jacopo sussurrai:
 -Ci sono un ragazzo e una ragazza. Forse è meglio se facciamo una pausa.-
 Non potei vederlo ma avevo la sensazione che stesse sorridendo.
 Osservai quei due senza essere vista: ammiravano il paesaggio e parlavano tranquillamente tenendosi per mano. Si guardarono un attimo, molto velocemente, negli occhi e si scambiarono un fuggevole bacio sulle labbra.
 Sollevai un po’ la testa fino ad incontrare gli occhi di Jacopo e sorrisi.
 -Sì, sono dati un bacetto- mormorai divertita.
 -Ah, sì?- chiese lui ridendo.
 -Sì, e sai che ti dico? Forse è il caso di far vedere a quei due come ci si dovrebbe baciare.-
 In realtà non me ne fregava proprio nulla se quei due si erano dati un bacio che non avrei dato neanche a mia nonna per quanto era casto, volevo solo baciare Jacopo. Era una necessità, avevo appena cominciato a conoscerlo eppure sentivo di non poter più fare a meno di lui e del suo corpo.
 Le nostre labbra si incontrarono ancora una volta rendendo subito profondo il bacio e sentivo le sue mani, posate sulla mia schiena, cominciare a muoversi. Cercavano il mio corpo, volevano scoprire ogni centimetro della mia pelle e io non sapevo se, arrivato il momento, avrei avuto la forza di impedirglielo. Sinceramente iniziavo a pensare che impedire una qualsiasi cosa a Jacopo sarebbe stato come trafiggermi il cuore con un pugnale. Quello che voleva lui lo desideravo anche’io, e su questo non avevo nulla da ridire.   
 La pioggia aumentava sempre di più mentre cercavo ancora di capire quanto di quello che stava accadendo fosse reale e quanto solo frutto della mia fantasia incontenibile. Il suo sapore, il suo odore, il suo calore erano troppo veri per farmi credere che si trattasse solo di un mio sogno. Era tutto reale, vero, tangibile… Ed era mio. Sì, tutto quello che stavo vivendo era mio e nessuno avrebbe mai potuto portarmelo via. Il ricordo di quell’incontro, la forza delle mie emozioni, la bellezza di quel momento… Sarebbe rimasto tutto dentro di me, per non essere mai cancellato.
 Dopo diversi minuti dall’inizio di quel bacio, aprii lentamente gli occhi e notai che i due ragazzi erano andati via. Ero talmente impegnata nel bacio da non accorgermi che la pioggia si stava davvero trasformando in un acquazzone.
 Guardai Jacopo negli occhi e sorridendo dissi: -Forse è meglio andare.-
 -Sì, direi che è arrivato il momento. E’ anche diventato buio.-
 Non lo avevo notato! Ormai il tramonto era finito da un pezzo e io non me n’ero neanche accorta.
 -Sinceramente io avrei anche fame- dissi un po’ imbarazzata.
 -Cosa? Potevi dirlo prima- esclamò lui con tono quasi preoccupato. –Ti porto subito a mangiare. Va bene il Mc?-
 Mi venne quasi da ridere.
 -Be’ un po’ strano come posto per mangiare ad un primo appuntamento- cominciai saltando giù dal muretto. –Ma va bene. Mi piace il Mc.-
 Cominciammo ad avviarci verso l’uscita e tranquillamente, senza sapere che mi stava procurando un infarto, Jacopo prese delicatamente la mia mano lasciando che s’intrecciassero in modo automatico come se fossero fatte per restare unite.
 Eravamo quasi all’uscita quando mi voltai verso Jacopo perdendomi ancora una volta nei suoi occhi. Lui si chinò leggermente verso di me e io mi sollevai un po’ sulle punte. Le nostre labbra s’incontrarono e ci baciammo ancora una volta in quel luogo. Quel luogo che era stato il palcoscenico del nostro primo bacio, e il palcoscenico del ricordo più bello che avrei mai potuto desiderare.
 
 
 
 
Fine








***L'Autrice***
 Salve a tutti! Prima di tutto una piccola precisazione: tutto quello che avete letto, fino all'ultima lettera, è successo davvero... a me... Anche i nomi sono quelli originali quindi vi ho messo a parte (ovviamente con il consenso del mio ragazzo Jacopo ^^ ) di uno dei momenti più belli della mia vita che ho deciso di mettere per iscritto. L'ho fatto per non rischiare di dimenticare neanche il più piccolo particolare di quella giornata.
 Spero davvero che vi sia piaciuta, io ci ho messo tutta me stessa nello scriverla.
 Per quanto riguarda tutte le altre storie che sto scrivendo e che sono ancora in sospeso... Mi dispiace tantissimo ma un po' per problemi di ispirazione un po' per problemi familiari non sto riuscendo a continuarle. Questa storia l'unica cosa semi-decente che sono riuscita a scrivere in questi mesi. Vi chiedo di perdonarmi dal più profondo del cuore...
 Per il resto ringrazio chiunque sia passato a dare un'occhiata a questo piccolo scorcio della mia vita... ^^

Un bacio!

 
   
 
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