Gocce di memoria
Sono
accovacciata su me stessa davanti alla lapide di mia madre.
Le
mie ginocchia sfiorano appena l’erba bagnata.
Con
una mano reggo l’ombrello che, in questa posizione, mi copre
quasi del tutto.
Con
l’altra stringo uno straccio e lo passo delicatamente sul
marmo. Sulla tua
foto.
Tutto
questo piovere ha smosso la terra e schizzi di fango hanno sporcato il
bianco
della lapide.
Pulisco
meglio che posso ma so che fra qualche ora sarà tutto da
rifare.
Avrei
dovuto aspettare che smettesse di piovere, ma questo è il
momento che
preferisco per venire a trovarti.
Quando
piove il cimitero si svuota e possiamo restare sole.
Nessun
sorriso di circostanza, nessuna chiacchiera inutile con persone che non
conosco.
Solo
io e te, mamma.
Avrei
così tante cose da dirti in questo momento. Non so se ne
sarò in grado.
“L’ho
preso mamma” sussurro accarezzando il tuo nome.
È
così, l’ho preso. Ho arrestato l’uomo
che ti ha tolto la vita e che ha
distrutto la mia.
È
in prigione ora, da una settimana. Ma io sono riuscita a venire a
dirtelo solo
ora.
Lo
so, di certo da lassù già lo sapevi.
Però avevo bisogno di elaborare la cosa
prima di venire qui. Di chiudere i conti con il passato.
Di
abbattere il muro dietro al quale mi ero trincerata.
Ma
volevo essere io a dirtelo. Volevo darti la bella notizia.
“Siamo
libere adesso, mamma” dico mentre le lacrime cominciano a
cadere calde dai miei
occhi.
Strizzo
quel pezzetto di stoffa e lo appallottolo in tasca.
Mi
alzo lentamente, salutandoti.
Tornerò
una volta finiti questi giorni di pioggia e ti porterò dei
fiori.
Quando
alzo gli occhi da terra la figura di un uomo, poche tombe
più avanti, mi coglie
di sorpresa.
È
in piedi e fissa la lapide di fronte a sé. Senza ombrello,
incurante della
pioggia.
Anche
lui, come me, preferisce un momento di solitudine e riservatezza con il
suo
caro.
Il
cielo sopra di noi borbotta e si fa sempre più scuro.
L’uomo
si sposta di poco e si infila le mani nelle tasche del cappotto.
Il
nome di Roy Montgomery mi appare ora chiaro sulla lapide.
Mi
rendo conto solo ora che è a pochi metri da mia madre. Non
so se esserne
contenta o pensare ad un bizzarro scherzo del destino.
D’un
tratto un lampo illumina il profilo dell’uomo e finalmente ti
riconosco.
Accenno
un sorriso e abbasso di nuovo gli occhi su mia madre “Avrei
voluto fartelo
conoscere”
Lentamente
cammino verso di te.
C’era
una specie di patto tra noi giusto? Un tacito accordo, se vogliamo.
So
che non sarò in
grado di essere la persona che vorrei, so che non
potrò…non potrò avere il tipo
di relazione che desidero fino a che quel muro non cadrà..
Ti
avevo detto così. E so di averti ferito molto quel giorno.
So di averti chiesto
tanto.
Ma
è andata esattamente come mi avevi detto tu.
Quel
muro dentro di
te, non sarà lì per sempre.
E
ora sono qui, libera da un macigno enorme che avevo sul cuore.
Libera
di lasciarti entrare completamente, senza riserve. Senza altri pensieri
in
testa.
Libera
di amarti come meriti.
Sono
dietro di te. La pioggia batte violenta e non ti sei ancora accorto di
me.
Ho
deciso, è vero, ma non so da che parte cominciare a parlarti.
Non
so bene come comportarmi ora.
Mi
metto al tuo fianco alzando un po’ l’ombrello per
ripararti dall’acqua.
“Ti
prenderai un malanno Rick” ti dico sorridendo.
Ti
volti sorpreso. Forse perché non ti aspettavi di vedermi,
forse perché ti ho
chiamato per nome. O magari entrambe. Sorrido al pensiero e mi sorridi
anche
tu.
Poi
torni serio a fissare la tomba di Montgomery.
“Sai,
odio fortemente questo posto” dici senza togliere gli occhi
dalla sua foto “Eppure
ora che è tutto finito ho sentito il bisogno di
tornarci”
“Credo
che a nessuno piacciano i cimiteri” dico dolcemente
“Non
è quello che intendevo” rispondi serio, quasi
freddo, fissandomi negli occhi.
Mi
sembra di stare in uno di quei film in bianco e nero dove
però il regista
lascia qualche elemento a colori. Ecco, l’unico colore che
vedo in questo
momento è quello
dei
tuoi occhi.
Non
credo di averli mai visti così azzurri, così
accesi.
Puntati
nei miei, feriti. Lo vedo bene, sono feriti.
Mi
hai vista morire qui. Mi hai detto che mi ami qui.
“Ho
capito cosa intendi” non lascio il tuo sguardo nemmeno un
secondo mentre infilo
la mia mano nella tua tasca raggiungendo le tue dita.
E
ora so da dove devo cominciare. So come parlarti. So cosa dirti.
La
verità.
“I
remember everything” dico con un filo di voce.
Ti
dirò tutto. Ti spiegherò perché ho
mentito.
Ti
racconterò ogni cosa di me. Altre invece le
scoprirò io di te.
Libero
entrambe le mie mani ma solo per avvolgere le braccia attorno alla tua
schiena
e stringerti forte.
Hai
preso al volo l’ombrello, non so nemmeno come hai fatto, e
con il braccio
libero mi stringi a tua volta.
Un
anno fa, in questo punto, mi hai quasi persa.
Oggi,
in questo punto, sono tua per sempre.
Angolo
dell’autrice:
Innanzitutto,
un sentito abbraccio a tutti coloro che vivono nelle zone
più colpite dal
maltempo! Vi siamo tutti vicini.
Lo
special turn di novembre dei CSA, ovvero la PIOGGIA, è stato
deciso da un
pezzo, ancora ad agosto mi sembra, se non prima. Ma mai mi sarei
aspettata che
diluviasse veramente e con questa intensità poi..
Seconda
cosa, più frivola e leggera, quanto mi piace scrivere della
pioggia?? Taaanto!
Devo
ricordarmi di usarla più spesso!
Su,
Marlow, fai piovere un po’ a NY please!! Dacci una bella
scenetta caskett sotto
l’acqua (anche l’acqua della doccia va benissimo,
non mi lamento mica.. xD)
Terza
cosa, grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono, il Vostro
parere mi fa
sempre un immenso piacere!
Buona
lettura e buona visione della 4x08 domani!! ;D
Ivi87