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Autore: MaggieMurdock    07/11/2011    3 recensioni
Una serata diversa, una discoteca, una fan un po' troppo intraprendente..
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'This mess we're in '
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Altra one-shot con Jake e Heath che mi è scaturita dall'ascolto di una canzone, ''Undisclosed Desires'', dei Muse.

Sicuramente una delle più recenti e conosciute di questo gruppo, che sono una delle mie passioni ormai da alcuni anni.

Nel caso in cui proprio non abbiate presente, eccola qua.

L'ho scritta quasi tutta di notte, con queste note in sottofondo, purtroppo è l'unico momento della giornata in cui posso godere del silenzio assoluto della mia stanza e di un tempo dilatato che altrimenti non posso permettermi.

E' anche vero che scrivere a questi orari improponibili lascia il mio cervello un tantino annebbiato, quindi spero di essere stata abbastanza efficace nonostante il sonno e le occhiaie. LOL.

Stavolta ho cercato di inserire un elemento comico, spero di esserci riuscita, non vi anticipo nulla :D

Buona lettura e grazie ancora a chi ha avuto e avrà il buon cuore di recensirmi, per me è un onore e non lo dico per arruffianarvi, lo è davvero.

Ho iniziato anche a scrivere una long, se volete dare un'occhiata ne sarei felice!

Alla prossima :)

 

ps. L'Adam della storia è ovviamente ispirato ad Adam Levine, grande amico di Jake.

Il Vinyl esiste veramente come locale a New York, l'ho letto da qualche parte e mi è piaciuto il nome, quindi ho pensato di usarlo. La descrizione dell'ambiente però, è di fantasia. edit: rileggendola oggi, ho scoperto un discorso impostato male, quindi ho provveduto a correggere.

 

 

 

Facciamo qualcosa stasera? - mi chiese mentre stavamo seduti al tavolo della cucina.

Avevamo appena finito di pranzare, giocherellavo con un pezzo di pane avanzato, e Heath si era acceso una sigaretta.

Cosa hai voglia di fare? - dissi, lasciando perdere il pane e sfilandogli la sigaretta dalla bocca, per prenderne una boccata.

Io andrei in un locale, che ne dici? E' un po' che non lo facciamo – propose, buttando fuori il fumo.

Ok, per me va bene – risposi. Effettivamente eravamo stati parecchio a casa in quel periodo, noi due da soli.

Adoravo tutta la situazione, l'intimità, la tranquillità di stare sul divano con lui a guardare documentari o film, mi bastava stargli vicino per sentirmi completo.

Ma l'idea di fare qualcosa di diverso non mi dispiaceva, anche per non adagiarmi troppo nella routine.

Hai già pensato al posto? - dissi, spegnendo la sigaretta nel posacenere che stava sopra la tavola.

Pensavo al Vinyl, ti va? -

Sì – gli sorrisi

Mi stupì un po' che quella proposta arrivasse da Heath, solitamente non aveva molta voglia di stare in mezzo alla gente, a meno che non si trattasse di amici stretti, per via del suo carattere un po' schivo.

Ad ogni modo, fui piacevolmente sorpreso.

 

 

Appena uscito dalla doccia, mi avvolsi in un accappatoio e tornai in camera per vestirmi.

Heath era davanti all'armadio, con addosso solo dei jeans scuri e sembrava assorto.

Hai idea di dove sia finita la mia camicia blu? - mi chiese appena mi vide comparire

Sì mio caro, l'hai macchiata la settimana scorsa con il cappuccino ti ricordi? L'ho portata in tintoria proprio ieri -

Ah già.. uff, quindi, cosa mi metto? - fece con lieve lamento

Fammi spazio – dissi con piglio deciso.

E poi, dopo aver dato un'occhiata all'armadio – questa – tirando fuori una maglietta rossa

Uhm ok – non sembrava convinto

Ti dona il rosso – sottolineai facendogli l'occhiolino

Se piace a te, allora la metto –

Una giacca nera sopra e sei a posto, un figo da paura – aggiunsi con un tono di voce assolutamente eloquente.

Ridacchiò divertito per quella mia constatazione, si avvicinò e mi diede un bacio.

Adesso dobbiamo sistemare me – e tornai a guardare l'armadio – ti dispiace se la metto io una camicia blu? -

Affatto, questa dici? Ti sta bene – mi disse con un sorriso tirandola fuori.

Una volta pronti, uscimmo di casa e chiamammo un taxi.

Eravamo seduti uno accanto all'altro diretti a Chelsea, lui mi teneva una mano sul ginocchio, accarezzandomi lentamente.

Non cercava di provocarmi, non ancora, lo faceva usando una certa dolcezza.

Diventava sempre più importante per me e quella sensazione non si riduceva solo al sesso, sentivo chiaramente che la sua presenza mi aiutava ad affrontare meglio ogni cosa e che arricchiva ogni momento della mia vita.

Una volta scesi dal taxi, ci trovammo davanti una fila lunghissima che terminava all'angolo della strada, cosa di certo non rara per i locali di New York.

Ci guardammo ridendo e scuotendo la testa, come per dire: ma cosa ci è venuto in mente?

Poi, quando stavamo quasi per rinunciare, non avendo nessun aggancio all'interno del locale e non amando comportarci come i classici personaggi famosi che non fanno mai la fila ed entrano osservando schifati i comuni mortali che aspettano fuori, vidi qualcuno che non avrei mai pensato di incontrare – Adam! - gridai – Adam! Siamo qui! -

Adam era mio amico da anni, eravamo perfino stati a scuola insieme.

Per quanto ricordassi, aveva sempre sognato di fare il cantante, aveva messo in piedi diverse band nel corso degli anni e fui felicissimo per lui il giorno in cui mi telefonò per dirmi che finalmente avrebbe inciso il suo primo disco.

Avevo sempre pensato che prima o poi ce l'avrebbe fatta, aveva talento e dopo tutti gli anni di gavetta e porte sbattute in faccia, se lo meritava davvero.

Mi salutò facendo cenno di avvicinarmi.

Ciao! Cavoli, quanto tempo, come stai? Che ci fai qui? -

Sono arrivato ieri a New York per un tour di promozione e pensa, stavo proprio per chiamarti! Come mai da queste parti, baldoria stasera? -

Mah, diciamo di sì – rispondemmo all'unisono e praticamente con lo stesso tono di voce e Adam rise.

Sempre uguali voi due – constatò divertito

Sapeva di me e Heath, ovviamente, glielo avevo confessato praticamente subito e lui era entusiasta del fatto che stessimo insieme, diceva sempre che eravamo una coppia perfetta.

Anche Heath nutriva una grande simpatia per lui, ma del resto, era un ragazzo così simpatico, schietto, sincero e per niente montato che non si poteva far altro che volergli bene.

Adam si avvicinò al buttafuori, spiegò che c'era qualcuno che conosceva che lo stava aspettando all'interno del locale e che eravamo con lui e questo, un omone alto due metri, dall'aria vagamente minacciosa, spostò il cordone di velluto per farci passare.

Entrammo nel locale, le pareti a specchio presenti nella sala più grande riflettevano le luci stroboscopiche creando un effetto straniante, la musica assordante ci investì di colpo e mi ci vollero due minuti buoni per abituarmi a quella bolgia di persone che mi sbatteva contro.

Mi piacevano le discoteche, ma fino a un certo punto, né io né Heath eravamo frequentatori assidui di posti del genere.

Certo, l'ambiente era arredato con un certo gusto, il dj era uno bravo e piuttosto noto nel circuito dei locali newyorkesi, tutto era curato nei minimi dettagli e perfino i bagni erano bellissimi, lì dentro, ma insomma, non era il nostro ambiente ideale.

Ci mettevamo piede giusto qualche volta, per fare qualcosa di diverso.

Adam era decisamente più a suo agio e una volta entrato camminò davanti a noi e ci fece largo tra la folla.

In pista, una quantità di ragazzi e ragazze si muovevano insieme con la musica.

Heath mi indicò divertito una coppia che sembrava incollata assieme, per quanto ballavano stretti.

Gli sorrisi con malizia, quasi a volergli dire: se vuoi, dopo lo facciamo anche noi.

Chelsea era famoso per essere il quartiere gay di New York, nessuno lì avrebbe fatto caso al fatto che due ragazzi ballassero insieme, neanche in evidenti atteggiamenti intimi.

Purtroppo l'ignoranza della gente di fronte all'omosessualità la constatavamo ogni giorno, continuamente. Essere persone famose ci esponeva a una montagna di chiacchiere inutili, dopo Brokeback Mountain erano state spese pagine e pagine di giornali per fare allusioni sul nostro rapporto. Ma quella sera potevamo stare tranquilli. Almeno, così pensavo.

Adam ci porto al tavolo dov'erano seduti i suoi amici, ci offrì un bicchiere dello champagne che si trovava già a disposizione e chiacchierammo per quasi un'ora, aggiornandoci sulle nostre vite.

Tra le altre cose, ci disse che la sera prima era uscito con le stesse persone ed aveva puntato una ragazza, ci indicò con discrezione una mora seduta su uno dei divanetti.

Era decisamente bella, lunghi capelli neri, occhi scuri, lineamenti delicati, un vestito corto fantasia sul verde che lasciava poco spazio all'immaginazione e scarpe nere dal tacco vertiginoso.

Aveva due gambe strepitose.

Stava seduta a parlare con un'altra ragazza bionda e mi accorsi che cambiò decisamente espressione quando vide Adam.

Gli diedi una gomitata e gli feci uno sguardo d'intesa come per augurargli buona fortuna.

L'unico difetto di Adam, se così si poteva definire, era quello di essere decisamente propenso alle relazioni seriali, collezionava un numero imprecisato di avventure delle quali non sapevo tenere il conto.

Da quando aveva conquistato un po' di fama poi, le ragazze non si facevano certo pregare per uscire con lui.

Confidavo che una volta trovata quella giusta, avrebbe messo la testa a posto, ma nemmeno io sapevo dire quando mai sarebbe successo.

Ci disse di scusarlo e si mise a sedere di fianco alla prescelta per la serata.

Dopo poco lo vidi sussurrarle qualcosa all'orecchio mentre lei gli rimandava uno sguardo decisamente interessato.

Guardai Heath facendo spallucce, come a dire: che gli vuoi dire, è fatto così!

E lui rise.

 

Dopo qualche secondo mi accorsi della canzone che stava mandando il dj, la conoscevo più che bene, sapevo le parole a memoria e seppi distinguerle anche in mezzo a quel casino.

 

I know you've suffered, but I don't want you to hide, it's cold and loveless I won't let you be denied..

 

Trascinai Heath per un braccio, portandolo in pista.

Lui mi guardò un attimo interdetto, ma quando gli misi le braccia al collo e me lo strinsi addosso, non ebbe più niente da obiettare.

Sapeva che quella canzone mi piaceva, mi ricordavo di avergli detto che trovavo il testo molto sensuale.

Sentivo i suoi fianchi muoversi a ritmo contro i miei.

 

You may be a sinner, but your innocence is mine..

 

Con il volume sparato a quei livelli sarebbe stato in grado di leggere solo il mio labiale, ma cantai questa frase guardandolo negli occhi quanto più intensamente potevo.

Vidi cambiare la sua espressione.

 

Please me, show how it's done.. tease me, you are the one..

 

Continuai, accarezzandogli la schiena con uno sguardo decisamente allusivo..

 

I want to reconcile the violence in your heart

I want to recognize that your beauty is not just a mask

I want to exorcise the demons from your past

I want to satisfy the undisclosed desires in your heart.

 

 

Ci piaceva comunicarci attraverso la musica quello che sentivamo l'uno per l'altra, era una cosa solo nostra, un nostro modo di corteggiarci.

Finita la canzone ebbe giusto il tempo di dirmi – Quanto mi piace quando fai così – continuando a tenermi stretto, prima che partisse un altro pezzo.

Continuai a fissarlo, come se lì dentro esistesse solo lui e tutte quelle persone intorno fossero sparite.

Non mi importava di niente, tranne che di Heath.

Purtroppo però, non avevo fatto i conti con una certa cosa.

Ok, nessuno avrebbe fatto caso a due maschi che ballavano stretti, ma noi non eravamo due sconosciuti.

C'era andata bene fino ad allora, avevo ancora i sensi in brodo di giuggiole, e ovviamente avevo completamente dimenticato gli effetti collaterali dell'essere un attore.

Improvvisamente, mentre eravamo ancora avvolti in quell'idillio di sguardi ammicanti, una ragazza palesemente ubriaca travolse Heath facendolo quasi cadere a terra.

Guarda un po' dove metti i piedi! – Si girò di scatto a guardarla allibito, e lei riuscì solo a balbettare – Scu-scusa! - faticando a stare in piedi.

Heath se ne accorse e fece per lasciar perdere, ma lei lo riconobbe e gli saltò praticamente al collo gridando – Oddioooooo ma tu sei Heath Ledger, oddiooooo io ti adooooroooo -

Realizzò in un nanosecondo che non era una semplice ragazza alticcia, era una fan alticcia. E anche particolarmente esuberante.

Non riusciva ad abituarsi a quelle manifestazioni d'affetto così accentuate da parte di sconosciuti, non gli davano fastidio, più che altro lo mettevano in imbarazzo.

Non voleva assolutamente essere scortese, ma a volte i fan si dimenticano che i personaggi famosi sono prima di tutto persone e anche a loro capita di voler trascorrere una serata tranquilla a divertirsi, di avere la luna storta, di aver bisogno di un po' di privacy.

Un conto era avvicinarci tranquillamente, un altro mettersi a sbraitare in mezzo alla pista di un locale pieno di gente.

 

Ah ehm.. sì sono io – fece con un mezzo sorriso imbarazzatissimo cercando di staccarsela gentilmente di dosso, ma la ragazza neanche se ne accorse, a causa dei sensi alterati e del chiasso intorno, continuava ad agitarsi davanti a noi.

AAAAAAH ho visto tutti i tuoi film, dioooooooo quanto sei figoooooooooooo –

Ah, grazie – disse Heath – sei gentile -

Cercò nuovamente di togliersela di dosso, ma lei non mollava la presa.

ODDIOOOOO ti prego, facciamo una fotoooooo – distinguevo le sue parole nonostante la musica a palla, quanti decibel stava usando per urlare in quel modo?

Heath mi lanciò uno sguardo che diceva: questo è troppo! Poi acconsentì a fare la foto con lei, probabilmente sperando di placarla.

Ma non contenta di ciò, la ragazza continuò a stargli incollata appresso, tempestandolo di domande.

Stavo per accorrere in aiuto di Heath per cercare di liberarlo da quella insistenza, ma l'isterica riconobbe anche me e in quel momento pensai: Ecco, ora siamo proprio a posto. Che bella idea abbiamo avuto a venire qui!

AAAAAAAAAAAHHHHHHHH ma tu sei Jake – si bloccò e immaginai che con tutto quell'alcool in corpo il mio cognome, già di per sé complesso da pronunciare, le creasse dei problemi – Jeillenool, Jillenheeel.. insomma sei tu! -

Ecco appunto – pensai, ed emisi un sospiro di rassegnazione scrollando le spalle e cercando di fare buon viso a cattivo gioco.

 

OOOoddiooooooo è la mia giornata fortunataaaaaaaaaa – continuava a biascicare urlante, – Fammi l'autografoooo! Posso darti un bacioooooooo? -

Era davvero fuori di sé, non capivo se per la gioia o piuttosto per l'alcool, ma cominciai a preoccuparmi.

Tirò fuori dalla borsa un foglietto e una penna, non senza difficoltà, lo presi e lo firmai alla velocità della luce, ma ancora questa non si schiodava da noi.

La gente intorno ancora non si era accorta di quello che stava accadendo, ma pensai che non mancasse ancora molto prima che qualcun'altro si rendesse conto.

In un nanosecondo potevamo ritrovarci a passare il resto della serata a firmare autografi e fare foto.

Di certo non eravamo usciti per quello.

Non era per cattiveria, pur essendo grati alla gente che spendeva soldi per vedere i nostri film, era iscritta ai fan club e ci supportava con grandissimo entusiasmo, sarebbe stata una situazione inaffrontabile per noi in quel frangente, così presi Heath per un braccio e lo trascinai via.

La ragazza per tutta risposta cercò di seguirci, senza darsi minimamente per vinta, ma dopo due passi scivolò a terra.

Mi voltai indietro per verificare che fosse intera, la vidi rialzarsi e guardarsi intorno per cercarci e a quel punto io e Heath ci precipitammo fuori dal locale.

Ci guardammo visibilmente scossi, per poi scoppiare a ridere nello stesso momento.

Dio che paura, per un attimo ho temuto che quella avrebbe scatenato un vespaio tremendo! -

So che è brutto da dire, ma meno male che che è precipitata – convenni con un sospiro di sollievo.

Che dici, ce ne torniamo a casa? -

Non vedevo l'ora che lo chiedessi – e gli lanciai uno sguardo allusivo.

Riuscì a fermare al volo un taxi, e una volta seduti mi chiese – Come faceva quella canzone? -

I want to satisfy the undisclosed desires in your heart – canticchiai in un bisbiglio avvicinandomi al suo orecchio.

Mi piace – confermò guardandomi con evidente malizia – allora una volta tornati a casa, mi aspettò una dimostrazione concreta -

Puoi contarci -

Mi tenne la mano, massaggiandola dolcemente per tutto il viaggio, ma non fece di più, vista la presenza del tassista.

Una volta a casa, si chiuse la porta alle spalle e mi attirò a sé per baciarmi, finalmente lontano da occhi indiscreti.

  
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