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Autore: PattyOnTheRollercoaster    07/11/2011    1 recensioni
Senza pensare troppo Mark si ficca in un bar, si arpiona al bancone e ordina una bionda media. Quando gli arriva di fronte inizia a bere come se ne andasse della sua vita. [...]
«Wow. E’ per una giornata storta o per una giornata buona?»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una mancanza





   Mark esce dall’edificio con la borsa del pc sottobraccio e s’incammina lungo la strada affollata. E’ sera, è già sceso quel buio pallido che non ti permette di riconoscere i volti al primo colpo. Il processo è finito, sia quello contro i Winklevoss, sia quello contro Eduardo.
   Non sa come si sente, Mark. Forse è sollevato, perché si è lasciato tutto alle spalle. E’ come poter ricominciare da capo con la consapevolezza che, questa volta, tutto andrà bene. Ma non dovrebbe sentirsi male? Tutto quel che aveva di importante, o almeno ciò che le gente dice essere importante, è stato così facilmente cancellato. Gli dà fastidio ammetterlo ma, cazzo, Eduardo aveva ragione. Lui era un suo amico, il suo amico. L’unico, in effetti. Fregarlo in quel modo non era stato il massimo, davvero. La gente se la prende per molto meno.
   Senza pensare troppo Mark si ficca in un bar, si arpiona al bancone e ordina una bionda media. Quando gli arriva di fronte inizia a bere come se ne andasse della sua vita. La birra fresca scende giù per la gola che è un piacere e Mark vorrebbe che la vita fosse semplice come farsi un bicchiere. Niente trucchi, niente inganni: solo il sapore vellutato in bocca, il fresco in gola e la mente tranquilla.
   «Wow. E’ per una giornata storta o per una giornata buona?» Una voce lo raggiunge e Mark si gira a vedere chi ha parlato. Una ragazza con i capelli lunghi e neri, con indosso vestiti larghi e un cappellino colorato, sta leggendo una rivista e all’apparenza non lo ha degnato di uno sguardo.
   Mark rimane interdetto per qualche secondo ma infine decide che una chiacchierata non può fare che bene, se non altro per non dover pensare ancora per un po’. «Direi che è per entrambe», dice abbandonandosi allo schienale dello sgabello alto.
   «Interessante.»
   «Per quale motivo?»
   «Mi chiedo come una giornata possa essere tanto buona da bersi una birra con tanta enfasi, eppure tanto brutta da farlo nello stesso modo.» La ragazza si gira e lo guarda. Nemmeno l’ombra di un sorriso, nemmeno per cortesia, le sfiora il volto.
   «Vuoi sentire tutta la storia?», domanda Mark. E’ retorico ovviamente, non racconterebbe mai tutta la storia. Ci ha già messo troppo tempo per farlo davanti agli avvocati e alla giuria.
   «Da come ne parli sembra una storia lunga.»
   «Infatti lo è.»
   Rimangono un po’ in silenzio, alla fine la ragazza sorride e tende una mano. «Phoebe.»
   «Mark», dice il ragazzo stringendola e facendo un sorriso. «Che cosa fai Phoebe?»
   Lei rotea un po’ gli occhi lungo il locale e alla fine risponde: «Leggo. Prendo un caffè».
   «E più in generale?» Mark riprende il boccale e ne dà un altro sorso. Questa volta si sofferma sul sapore.
   «Studio. Lavoro in una galleria d’arte. E tu?» Phoebe ha un bel viso, Mark crede che sia grazioso.
   «Sono informatico. Immagino che un’artista non lo trovi così eccitante quanto un misterioso pittore.» Mark fa un sorrisino di circostanza.
   Phoebe sorride e si alza, mettendo un paio di dollari sul bancone e ripiegando il giornale che stava leggendo. «Non si può mai dire. La conversione è stata breve ma stimolante.» Mette la borsa in spalla.
   Mark assume un’aria compiaciuta. «Se vuoi posso venire a trovarti dove lavori.»
   «Magari», dice Phoebe ritta in piedi, pronta ad andare.
   «Allora… se ci sentissimo su Facebook?» Mark è abbastanza soddisfatto della sua conquista. Pensa a quando avrà un po’ di tempo libero per andare a trovarla.
   Phoebe assume un’aria incerta, ma alla fine sospira con un sorrisino di scuse stampato in faccia. «Non ce l’ho Facebook.»
   Per un attimo, solo per un attimo, Mark rimane spiazzato. Se ne esce fuori con un: «Ma ce l’hanno tutti».
   «Evidentemente non è così.» Phoebe comincia ad incamminarsi e gli dice: «Se ti va passa per il Monet Foundation». Fa un segno di saluto e scompare.
   Mark si appoggia al bancone, frastornato. Non ha considerato bene la situazione, è peggio di come si aspettasse. Eppure è sicuro di aver fondato il sito del secolo, non è stato definito un fenomeno mondiale? E comunque deve smetterla, cazzo, di chiedere il contatto Facebook alle persone! Per qualche motivo si sente uno scemo quando lo fa.
   Mark sospira e guarda la sua birra. Finita. Forse ne prenderà un’altra.










   Dedicato a coloro che non hanno Facebook.
   
 
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